Libri e AI: la sentenza USA tra diritto d’autore e fair use
Indice degli argomenti
- Introduzione
- La sentenza della Corte federale californiana
- Gli aspetti tecnici: cosa prevede il fair use negli USA
- Il caso Anthropic: digitalizzazione legale dei libri
- Addestramento dell’IA con testi piratati: i dubbi giuridici
- Le implicazioni della sentenza sulla ricerca e lo sviluppo dell’IA
- Le reazioni degli editori, degli autori e del settore tech
- Confronto con la normativa europea
- Prospettive future e questioni aperte
- Sintesi e riflessioni finali
Introduzione
La relazione tra intelligenza artificiale e diritto d’autore rappresenta oggi uno dei principali terreni di confronto tra innovazione tecnologica, tutela dei diritti e libertà d’uso delle opere. Il recente pronunciamento della Corte federale californiana, pubblicato il 25 giugno 2025, ha segnato un punto cruciale in questa dinamica, sancendo che i libri acquistati legalmente possono essere utilizzati per addestrare sistemi di AI, inquadrando tale pratica come fair use secondo la legge statunitense sul copyright. Al contempo, la sentenza distingue nettamente il caso dell’uso di testi piratati – oggetto di un processo separato – su cui il giudice ha espresso forti riserve. Questa decisione, che riguarda direttamente la società Anthropic ma tocca potenzialmente tutto il settore, apre scenari inediti e alimenta il dibattito internazionale su come coniugare giurisprudenza copyright libri AI, esigenze di ricerca e rispetto dei diritti degli autori.
La sentenza della Corte federale californiana
Il caso in questione nasce dalla denuncia di alcune case editrici statunitensi contro Anthropic – una delle principali società nel settore dell’intelligenza artificiale e famosa concorrente di OpenAI – accusata di aver utilizzato libri coperti dal diritto d’autore per addestrare i propri modelli linguistici. L’accusa si è concentrata in particolare su due fronti: l’uso di copie legalmente acquistate e l’utilizzo di testi ottenuti da fonti pirata.
La Corte federale californiana ha distinto nettamente tra le due pratiche. Da un lato, ha riconosciuto ad Anthropic il diritto di digitalizzare e impiegare ai fini di training i libri regolarmente acquistati, ritenendo questa attività compatibile con il concetto di fair use previsto dalla legge americana. Dall’altro, il giudice ha espresso dubbi concreti circa la liceità dell’uso di opere piratate, demandando tale aspetto a un procedimento separato e sottolineando che la legalità della fonte è decisiva nel valutare la legittimità dell’impiego da parte delle AI.
Questa distinzione, apparentemente tecnica, ha impatti rilevanti sulla giurisprudenza copyright libri AI e sulla prassi del settore.
Gli aspetti tecnici: cosa prevede il fair use negli USA
La nozione di fair use costituisce uno degli elementi più peculiari e discussi della legge copyright USA AI. A differenza del diritto europeo, fortemente vincolato al consenso dell’autore per ogni forma di riproduzione, il diritto d’autore statunitense prevede eccezioni per talune attività considerate di pubblico interesse: tra queste, l’uso per scopo di istruzione, critica, ricerca o innovazione tecnologica.
Nel caso dei libri digitalizzati e utilizzati dalle AI, il fair use viene valutato sulla base di quattro criteri principali:
- La finalità dell’uso – se commerciale o di ricerca/innovazione
- La natura dell’opera protetta
- La quantità e sostanzialità della parte utilizzata
- L’effetto sul mercato potenziale dell’opera o sul suo valore
Secondo il tribunale californiano, l’utilizzo di libri acquistati legalmente da Anthropic non costituisce concorrenza diretta né danneggia il mercato primario delle opere. L’attività di digitalizzazione e impiego dei contenuti per addestrare algoritmi di intelligenza artificiale sarebbe dunque coperta dal fair use, purché i testi non vengano riprodotti integralmente nei risultati generati dall’AI.
Questa decisione costituisce un precedente di rilievo e rappresenta, di fatto, una parziale legittimazione dell’uso legale libri AI per i fini di addestramento e sviluppo.
Il caso Anthropic: digitalizzazione legale dei libri
Anthropic, fondata da ex membri di OpenAI, è una delle voci di punta nella corsa allo sviluppo di modelli linguistici avanzati e ha costruito parte dei suoi dataset proprio grazie alla digitalizzazione di libri acquisiti tramite canali ufficiali. Questa scelta strategica è stata al centro della controversia giudiziaria, ma la sentenza della Corte federale le riconosce – almeno per quanto riguarda i testi acquistati legalmente – il diritto di proseguire su questa strada.
La Corte ha sottolineato come l’operazione di digitalizzazione sia intrinsecamente diversa dalla riproduzione a fini di lucro o dalla distribuzione illegale: in questo caso, l’atto non mira a privare i detentori dei diritti della loro giusta remunerazione, ma si colloca in una logica di trasformazione e rielaborazione del dato. Il fatto che Anthropic abbia effettivamente pagato per l’acquisto dei libri appare determinante nella valutazione di legittimità dell’attività, secondo la giurisprudenza emergente e in coerenza con le finalità di ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico riconosciute come di pubblico interesse.
Questo punto sarà ora materia di studio e di riflessione per tutti coloro che operano nella filiera della pirateria testi digitali AI e della digitalizzazione per training AI.
Addestramento dell’IA con testi piratati: i dubbi giuridici
Accanto al riconoscimento del diritto di digitalizzare libri legalmente acquisiti, la sentenza della Corte californiana getta una luce controversa sul nodo – tuttora irrisolto – dell’utilizzo di materiali piratati per il training dell’AI. Secondo le indagini e le testimonianze raccolte durante il processo, Anthropic sarebbe stata coinvolta anche in attività di impiego di opere scaricate da fonti non autorizzate, fornendo così un secondo terreno di confronto cruciale.
Il giudice ha scelto di affrontare questa questione in maniera autonoma, avviando un procedimento separato e sottolineando in motivazione come l’uso di testi piratati potrebbe non rientrare nella categoria di fair use, anzi, potrebbe costituire una violazione della legge copyright USA AI. L’accento posto sulla legalità della fonte rappresenta un indirizzo chiaro per il futuro, destinato a incidere profondamente sulle prassi correnti di aziende e ricercatori.
La linea di demarcazione tra libri acquistati legalmente intelligenza artificiale e materiale piratato è dunque sottile ma sostanziale, e la decisione delle corti federali sarà chiamata a definire, con precisione e con impatto sull’intera giurisprudenza copyright libri AI, il confine tra legittimo e illecito.
Le implicazioni della sentenza sulla ricerca e lo sviluppo dell’IA
L’impatto di una simile decisione si fa sentire ben oltre il caso Anthropic. Le università, i centri di ricerca e le aziende private che sviluppano sistemi di intelligenza artificiale sono ora chiamati a ridefinire le proprie strategie di acquisizione, selezione e trattamento dei dati.
Vantaggi introdotti dalla sentenza:
- Maggiore certezza giuridica per chi digitalizza opere legalmente acquisite
- Possibilità di costruire dataset ampi e articolati, investendo nell’acquisto da canali ufficiali
- Riduzione del rischio di contenziosi sul fronte del diritto d’autore
Tuttavia, la sentenza lascia aperti interrogativi sulla quantità di testo utilizzabile, sulle modalità di rielaborazione e sulla reale protezione degli autori e degli editori.
Criticità e perplessità espresse:
- Possibile elusione del diritto morale dell’autore
- Impatto sul mercato delle opere e sulle royalties
- Rischio di marginalizzazione di editori e scrittori meno noti
Le reazioni degli editori, degli autori e del settore tech
Non sono mancate, all’indomani della sentenza, le prese di posizione decise delle principali associazioni di categoria. Gli editori statunitensi hanno espresso preoccupazioni sulla difficoltà di controllare la reale destinazione d’uso delle opere digitalizzate, chiedendo più trasparenza sui dataset e la possibilità di negoziare diritti secondari. Gli autori, riuniti attorno alla Authors Guild e ad altri sindacati, temono un’eccessiva “commodificazione” dei loro contenuti e paventano che il fair use venga interpretato troppo estensivamente, a discapito della creatività.
Viceversa, molte realtà tech – tra cui le principali Big Tech e startup innovative – hanno salutato come positiva la maggiore chiarezza sul terreno dei diritti, sottolineando l’importanza della sentenza per garantire competitività al settore statunitense dell’AI rispetto all’Europa e ad altre regioni con legislazioni più restrittive.
Confronto con la normativa europea
È importante notare che la sentenza californiana si inserisce in un quadro internazionale estremamente eterogeneo. In Europa, la legislazione sul diritto d’autore è generalmente più restrittiva: la direttiva DSM del 2019 consente il text and data mining solo in casi molto circoscritti e subordina quasi sempre qualsiasi riproduzione di opere protette al consenso espresso dell’autore. La Nozione di fair use è sostanzialmente assente e l’eccezione per attività di ricerca o per scopi educativi, pur presente, risulta assai meno ampia di quella statunitense.
Questa differenza di approccio rischia di creare un gap competitivo tra USA e UE, generando pressioni sulle istituzioni europee per una riforma in senso più favorevole all’innovazione e allo sviluppo dell’AI.
Prospettive future e questioni aperte
Se la sentenza segna probabilmente un cambio di paradigma per la sentenza corte federale californiana AI, la questione è ben lontana dall’essere chiusa. Restano sul tavolo interrogativi fondamentali:
- La quantità di testo prelevabile per addestrare i modelli senza ledere i diritti degli autori
- Le modalità per garantire che le AI non restituiscano output coincidenti con le opere originali
- La trasparenza sul contenuto dei dataset e la tracciabilità delle fonti
- L’opportunità di introdurre licenze collettive o forme di remunerazione supplementare
- Il rischio che la pirateria testi digitali AI venga ancora praticata in modo occulto
Le future decisioni dei tribunali, ma anche la regolamentazione legislativa, dovranno chiarire questi punti critici e offrire un quadro condiviso che tuteli sia innovazione e ricerca sia diritti economici e morali di chi crea i contenuti.
Sintesi e riflessioni finali
La recente sentenza della Corte federale californiana sembra segnare per ora una svolta a favore della possibilità di impiegare libri acquistati legalmente intelligenza artificiale a scopo di addestramento, riconoscendo il principio del fair use e offrendo maggiore certezza giuridica alle aziende innovative del settore. Resta aperto, e anzi, si rafforza, il contrasto verso ogni forma di pirateria testi digitali AI e di utilizzo di contenuti piratati, su cui il giudice ha espresso chiaramente dubbi e preclusioni.
Il futuro della giurisprudenza copyright libri AI si giocherà sull’equilibrio tra promozione dell’innovazione tecnologica e difesa dei diritti d’autore, in un dialogo sempre più stretto tra tribunali, legislatori, settore privato e soggetti che partecipano all’ecosistema della conoscenza.
In un contesto di rapida evoluzione, la sentenza californiana offrirà una base di confronto per le giurisdizioni di tutto il mondo, chiamate ad affrontare la sfida di regolamentare la relazione tra AI e copyright, proteggendo autori, incentivando l’acquisto legale e contrastando la pirateria, nel rispetto degli equilibri fondamentali che stanno alla base del diritto d’autore nel XXI secolo.