Collegio docenti nella natura: il dirigente di Vernole e Castri rilancia la 'scuola lenta' nella Riserva WWF 'Le Cesine'
Indice
- Introduzione: un collegio docenti fuori dagli schemi
- Perché un collegio docenti nel bosco?
- La 'scuola lenta' come risposta educativa
- Le motivazioni del dirigente scolastico
- La scelta della Riserva Naturale WWF 'Le Cesine'
- Implicazioni pedagogiche dell'incontro tra natura e scuola
- Dalla teoria alla pratica: didattica all'aperto e innovazione
- Sfide e opportunità della 'scuola lenta' oggi
- La voce dei docenti e della comunità
- Modelli europei e buone pratiche a confronto
- Lentezza come strumento per il benessere scolastico
- Sintesi e prospettive future per la scuola italiana
---
Introduzione: un collegio docenti fuori dagli schemi
Il primo settembre 2025 si svolgerà un collegio docenti che resterà nella storia della scuola italiana. Non solo per la particolarità della location scelta, ma perché simboleggia un cambiamento profondo nel modo di intendere l’educazione e la relazione tra scuola e ambiente. Presso la Riserva Naturale WWF 'Le Cesine', il dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo 'A. Diaz' di Vernole e Castri di Lecce ha convocato i propri insegnanti per una riunione collegiale fuori dagli edifici scolastici, nel cuore del bosco.
Convocare il "collegio docenti nel bosco" non è solo una scelta logistica, ma la dichiarazione di un’intenzione pedagogica forte: rilanciare il valore della lentezza contro la frenesia della società contemporanea. L'evento, già discusso fra gli addetti ai lavori e nel territorio salentino, solleva quesiti cruciali su come la scuola possa evolvere a fronte delle nuove esigenze educative.
Perché un collegio docenti nel bosco?
Negli ultimi anni, la scuola italiana si è trovata spesso a rincorrere le novità, adeguandosi a ritmi sempre più serrati. La convocazione di un collegio docenti immerso nella natura, tuttavia, rappresenta una marcata inversione di rotta. Qual è il significato profondo di questa scelta?
Per rispondere bisogna considerare l'importanza dei momenti di condivisione tra il corpo docente. Se le riunioni collegiali, normalmente, si svolgono in aula magna o in altre sale istituzionali, portarle all'aperto, nella cornice della Riserva Le Cesine, significa ridefinire i limiti spazio-temporali dell'incontro scolastico, introducendo una dimensione più umana, esperienziale ed immersiva.
La scelta risponde anche a una crescente attenzione per la "educazione nella natura", vista come occasione formativa non solo per gli studenti, ma anche per gli adulti che si occupano della loro istruzione.
La 'scuola lenta' come risposta educativa
"La scuola rischia di piegarsi alla fretta, ma gli alunni hanno bisogno di lentezza," ha dichiarato il dirigente scolastico promotore dell’iniziativa. Con queste parole, il concetto di 'scuola lenta' si impone al centro del dibattito sull'innovazione didattica e sulle pratiche collegiali.
La filosofia della scuola lenta si ispira ai principi del movimento internazionale 'slow', nato in Italia alla fine degli anni '80 in risposta alla società della velocità. Promuovere una scuola meno ansiogena e più attenta ai ritmi naturali di apprendimento significa investire sul benessere psicofisico di studenti e insegnanti.
La "scuola lenta" non è solo una reazione, ma una proposta metodologica che punta sulla riflessione, sulla cura delle relazioni, sul rispetto dei tempi di ciascuno e sull’osservazione come pratica pedagogica. Questo approccio si rivela oggi cruciale, specie dopo il periodo della pandemia che ha accelerato l’introduzione della didattica digitale, spesso percepita come troppo rapida e dispersiva.
Le motivazioni del dirigente scolastico
Il dirigente dell'I.C. 'A. Diaz', già noto nella comunità scolastica locale per la sua attenzione all'innovazione pedagogica, ha illustrato così la sua scelta: "Dobbiamo dare ai docenti e agli alunni il tempo di osservare, ascoltare e riflettere. Il bosco diventa metafora di questo percorso, perché ci obbliga a rallentare e a cogliere la ricchezza del tempo presente."
La "riunione docenti all'aperto" è dunque un simbolo che travalica la semplice organizzazione pratica. In questo contesto, la leadership del dirigente si afferma nell'ideare spazi e tempi nuovi per pensare la scuola. Un gesto che richiama l'urgenza di un cambio di paradigma e di atteggiamento nei confronti dell’educazione.
La scelta della Riserva Naturale WWF 'Le Cesine'
Non è casuale la selezione della Riserva WWF 'Le Cesine' come sede dell'incontro. L’area, a pochi chilometri da Lecce, rappresenta una delle più rappresentative oasi naturalistiche del sud Italia, luogo di biodiversità floristica e faunistica straordinaria, riconosciuta anche a livello internazionale.
Organizzare un "incontro docenti Riserva Le Cesine" assume ulteriore valenza simbolica in un territorio già profondamente vessato dai problemi ambientali e sociali. Inoltre, WWF Le Cesine scuola segnala la sinergia tra mondo educativo e associazionismo ambientalista, aprendo le porte a future iniziative condivise tra scuola, enti locali e realtà di tutela del patrimonio naturale.
Implicazioni pedagogiche dell'incontro tra natura e scuola
Trarre ispirazione dalla natura significa anche ripensare il ruolo degli spazi nell’apprendimento. "Educazione nella natura" non è solo vivere momentaneamente un’attività all’aperto, ma integrare nella didattica quotidiana le esperienze dirette con l’ambiente.
Quali sono i benefici di una riunione, quale il collegio docenti, immersa nel verde?
- Stimolazione del pensiero creativo
- Favorire la coesione del gruppo docente
- Allentare le tensioni e promuovere il benessere organizzativo
- Sviluppare capacità di ascolto autentico e dialogo efficace
- Attivare la consapevolezza sui temi dell’ecologia e della sostenibilità
Proprio grazie a questi elementi, l’esperienza delle "riunioni docenti all'aperto" può trasformarsi da evento simbolico a prassi virtuosa da replicare periodicamente.
Dalla teoria alla pratica: didattica all'aperto e innovazione
La "didattica all'aperto" rappresenta una delle frontiere più promettenti dell’innovazione scuola primaria e secondaria. Non soltanto incrementa il contatto con la natura - spesso carente per molti bambini e ragazzi - ma si traduce in una maggiore attenzione per la fisicità, i sensi e le emozioni che la classe tradizionale tende a trascurare.
Nella scuola primaria, utilizzare spazi verdi per riunioni o attività didattiche permette di lavorare su:
- Esplorazione diretta e sensoriale
- Attività di problem-solving
- Lavoro di gruppo e cooperazione spontanea
- Apprendimento esperienziale
Quest'approccio può essere adattato anche alla formazione dei docenti, offrendo strumenti per trasferire queste buone pratiche in classe e arricchire le competenze sia degli insegnanti sia degli studenti.
Sfide e opportunità della 'scuola lenta' oggi
Nell’era delle tecnologie pervasive e della comunicazione istantanea, parlare di "scuola lenta" può sembrare una provocazione. Tuttavia, sono sempre più numerose le evidenze scientifiche e le sperimentazioni che ne attestano la validità. Una scuola orientata all’ascolto, capace di valorizzare la dimensione riflessiva, diventa una palestra di crescita non solo per i ragazzi, ma per tutta la comunità scolastica.
Tra le principali sfide della "scuola lenta":
- Resistenza culturale verso modelli tradizionali di velocità e produttività
- Difficoltà organizzative e logistiche per portare attività fuori dalla scuola
- Necessità di formazione specifica dei docenti su metodologie lente e didattica outdoor
Ma anche interessanti opportunità:
- Miglioramento del clima scolastico
- Promozione di inclusione e partecipazione
- Educazione alla sostenibilità ambientale
- Prevenzione del burnout degli insegnanti
La voce dei docenti e della comunità
Il "collegio docenti nel bosco" ha suscitato reazioni positive sia internamente che esternamente all'Istituto Comprensivo. Molti insegnanti hanno accolto l’iniziativa come segno di fiducia nei loro confronti e nel valore del confronto diretto, non mediato da schermi e tecnologiche barriere.
La comunità di Vernole e Castri di Lecce vede nell’evento un’occasione per rafforzare il legame tra istituzioni e territorio. Non mancano però le riflessioni critiche: alcuni docenti sottolineano la necessità di un maggiore sostegno organizzativo e di chiarezza sulle modalità di trasposizione delle idee della “scuola lenta” nel curricolo ordinario.
Modelli europei e buone pratiche a confronto
Portare la scuola nella natura ha un respiro internazionale. In Germania, Finlandia e Regno Unito esistono da decenni le "forest school", scuole che svolgono regolarmente lezioni e attività didattiche nei boschi o in ambiti naturali protetti. Anche in Italia alcune regioni hanno sperimentato progetti come "Classi nel bosco" o "Outdoor education", con risultati positivi sia sul piano didattico che su quello relazionale.
L'"approccio educativo riflessivo" viene così rafforzato dal confronto con modelli vincenti, che mostrano come la lentezza non equivalga a inefficienza, ma a qualità, apprendimento profondo e duraturo.
Lentezza come strumento per il benessere scolastico
Numerosi studi confermano che ritmi lenti favoriscono la riduzione dello stress, aumentano la capacità di concentrazione e migliorano il rendimento complessivo. Non solo per gli studenti, ma anche per gli operatori scolastici. Prendersi il tempo di "stare nel presente", grazie anche a esperienze in natura, aiuta a prevenire disagio psicologico, favorisce la creatività e crea una cultura organizzativa più resiliente.
Per il dirigente scolastico promotore dell’iniziativa, il messaggio è chiaro: "Solo una scuola che accoglie la lentezza può offrire agli alunni le condizioni per apprendere veramente, secondo i propri tempi e potenzialità".
Sintesi e prospettive future per la scuola italiana
L'organizzazione del collegio docenti nel bosco e la promozione della scuola lenta non rappresentano solo una novità episodica, ma il tentativo di ridefinire gli orizzonti della scuola italiana. Dall’esperienza dell'I.C. 'A. Diaz' di Vernole e Castri di Lecce emergono spunti fondamentali:
- Occorre ripensare tempi e spazi della scuola per renderli più accoglienti e funzionali al benessere di tutti
- La didattica all'aperto è una concreta leva di innovazione, anche a partire dalla formazione dei docenti
- Solo un approccio educativo riflessivo permette di superare la logica del “fare tanto e in fretta” a vantaggio di un’apprendimento consapevole
- Il coinvolgimento della natura e delle realtà territoriali, come WWF Le Cesine, moltiplica le occasioni per un’educazione integrata
La speranza è che, a partire da queste buone pratiche, la scuola italiana sappia farsi promotrice di nuovi modelli educativi, capaci di accompagnare davvero le nuove generazioni verso una cittadinanza consapevole e sostenibile.
In conclusione, l’iniziativa di Vernole e Castri di Lecce, che fa del bosco il nuovo “auditorium” della scuola, apre scenari inediti e stimolanti per tutto il sistema nazionale. E’ il segno che l’innovazione spesso nasce proprio dalla capacità di rallentare, ascoltare, osservare – insieme.