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Università di Catania: Appello dei Docenti per Gaza, Tra Denuncia e Azione
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Università di Catania: Appello dei Docenti per Gaza, Tra Denuncia e Azione

Oltre 300 firmatari chiedono lo 'stop allo scolasticidio', la sospensione degli accordi con enti israeliani e nuove borse di studio per studenti palestinesi

Università di Catania: Appello dei Docenti per Gaza, Tra Denuncia e Azione

Indice

  1. Introduzione: l’appello dei docenti dell’Università di Catania
  2. La lettera aperta: genesi, contenuti e firmatari
  3. Le richieste avanzate all’Ateneo
  4. La posizione dell’Università di Catania sul conflitto israelo-palestinese
  5. Il tema dello "scolasticidio" a Gaza: analisi e contesto
  6. Sospensione degli accordi con università e aziende israeliane: precedenti e prospettive
  7. Focus sulle violazioni dei diritti umani a Gaza
  8. Sostegno concreto agli studenti palestinesi: borse di studio e nuove opportunità
  9. Catania e la rete degli atenei italiani per Gaza
  10. Possibili ripercussioni sull’ambiente accademico internazionale
  11. Le reazioni nel dibattito pubblico e accademico
  12. Sintesi e prospettive future

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Introduzione: l’appello dei docenti dell’Università di Catania

In un momento storico segnato da conflitti, tensioni internazionali e gravi violazioni dei diritti umani, il mondo accademico si trova spesso a interrogarsi sulle proprie responsabilità sociali e morali. Emblematico, in tal senso, quanto avvenuto negli ultimi giorni presso l’Università di Catania: oltre 300 membri tra docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo hanno sottoscritto una lettera aperta per Gaza, intitolata "Il tempo delle esitazioni è finito". Con questa iniziativa formale, il corpo accademico si rivolge direttamente al Rettore eletto Enrico Foti, al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo per chiedere una posizione risoluta e pubblica a favore del popolo palestinese e contro quello che viene definito un "genocidio" in corso nella Striscia di Gaza.

L’atto rappresenta il culmine di settimane di discussione all’interno degli ambienti universitari catanesi, testimoniando una crescente sensibilità sulle questioni globali e sui diritti umani, e attribuendo centralità al tema della responsabilità dell'università nei confronti di tematiche complesse e drammatiche come quella israelopalestinese. L’iniziativa dei docenti sostiene con forza una visione dell’ateneo come spazio pubblico, democratico e attivamente impegnato nei valori di giustizia e solidarietà internazionale.

La lettera aperta: genesi, contenuti e firmatari

La lettera aperta nasce dalla preoccupazione, condivisa da molti accademici a livello internazionale, che la neutralità di facciata di numerose istituzioni universitarie rischi di trasformarsi in complicità silenziosa di fronte ai crimini e alle violazioni che si consumano nella Striscia di Gaza. Già il titolo della lettera – "Il tempo delle esitazioni è finito" – richiama chiaramente l'urgenza morale di una presa di posizione.

Nel testo, emerge una netta condanna delle azioni del governo israeliano, accusato di "violazioni sistematiche dei diritti umani" e di mettere in atto una strategia deliberata che colpisce non solo la popolazione civile, ma anche le istituzioni dell’istruzione, configurando quello che i firmatari definiscono uno "scolasticidio". La lettera – che ha raccolto oltre 300 adesioni, in buona parte di professori ordinari ma anche di ricercatori, assegnisti e personale tecnico – è indirizzata ai principali organi apicali dell’Ateneo catanese, sottolineando la partecipazione trasversale della comunità accademica.

Il documento, inoltre, si colloca nel solco di analoghe mobilitazioni e campagne internazionali promosse da accademici, operatori dell’istruzione e organizzazioni non governative, che, mai come adesso, vedono la questione palestinese al centro del dibattito pubblico e accademico.

Le richieste avanzate all’Ateneo

I firmatari della lettera aperta pongono all’attenzione delle autorità accademiche una serie di richieste ben circostanziate. Tra queste spiccano:

  • La condanna pubblica e inequivocabile delle azioni del governo israeliano contro la popolazione di Gaza.
  • La sospensione immediata degli accordi di collaborazione di tipo accademico, scientifico e istituzionale tra l’Università di Catania e atenei o aziende israeliane.
  • L’attivazione di un programma di borse di studio e accoglienza per studenti e studiosi palestinesi costretti ad abbandonare i territori di origine.
  • L’impegno a favorire campagne di sensibilizzazione e formazione sulla situazione umanitaria di Gaza e sulla difesa dei diritti umani.

Il riferimento centrale resta lo “stop allo scolasticidio Gaza”, termine con cui gli accademici denunciano gli attacchi sistematici all’istruzione palestinese e alle strutture scolastiche e universitarie della Striscia.

La posizione dell’Università di Catania sul conflitto israelo-palestinese

Fino ad oggi, come molte altre università italiane, l’Università di Catania aveva mantenuto un profilo piuttosto basso sul conflitto israelo-palestinese. D’altro canto, l’Ateneo ha una lunga tradizione di impegno civile e di apertura alle questioni internazionali, anche grazie alla presenza, fra le sue fila, di docenti e studenti di diversa estrazione culturale.

Con la lettera dei 300, la pressione per una presa di posizione formale – analoga a quella di altri atenei italiani come Roma, Bologna e Milano – si fa ora particolarmente forte. Si chiede un gesto concreto: la rottura temporanea dei rapporti con enti riconosciuti dallo Stato di Israele e la pubblica denuncia delle gravi violazioni in corso.

Il tema dello “scolasticidio” a Gaza: analisi e contesto

Lo “scolasticidio”, termine oggi entrato nelle parole chiave del dibattito sui diritti umani a Gaza, fa riferimento alla distruzione sistematica di scuole ed università nel corso delle ostilità. Dall’ottobre 2023, secondo fonti delle Nazioni Unite e di ONG internazionali, la quasi totalità degli istituti scolastici presenti nella Striscia è stata danneggiata o resa inutilizzabile:

  • Più del 75% delle scuole e delle infrastrutture universitarie risulta compromessa o abbattuta.
  • Decine di migliaia di studenti hanno visto interrotta la propria formazione.
  • La distruzione degli archivi e delle biblioteche scolastiche rischia di rendere irreversibile la perdita di conoscenze e capitale umano.

Questi dati allarmanti sono alla base della mobilitazione accademica che ha portato all’iniziativa dell’Università di Catania. Il richiamo allo “stop scolasticidio Gaza” diventa, così, anche un appello internazionale a preservare la possibilità di istruzione per le nuove generazioni palestinesi.

Sospensione degli accordi con università e aziende israeliane: precedenti e prospettive

La richiesta di sospensione immediata degli accordi esistenti tra l’Università di Catania e istituzioni israeliane è un punto centrale della lettera. La questione si inserisce nel più ampio movimento internazionale di boicottaggio accademico e culturale che, da oltre un decennio, sollecita università, centri di ricerca e operatori culturali a prendere le distanze da enti legati allo Stato di Israele finché non saranno rispettati i diritti umani nel territorio palestinese.

Già altri atenei europei si sono espressi in tal senso negli ultimi anni. La decisione comporta tuttavia numerose implicazioni pratiche e simboliche, tra cui:

  • La sospensione di progetti di ricerca congiunti e di programmi di doppio titolo (double degree).
  • L’interruzione degli scambi di mobilità di studenti e docenti.
  • Il rischio di isolamento scientifico, col conseguente impoverimento di esperienze e competenze internazionali.

I firmatari, tuttavia, ribadiscono la priorità della tutela dei valori umani e della solidarietà internazionale rispetto a qualunque vantaggio di tipo utilitaristico.

Focus sulle violazioni dei diritti umani a Gaza

La denuncia di "violazioni sistematiche dei diritti umani Gaza" costituisce uno degli elementi fondanti dell’appello. Secondo fonti come Human Rights Watch, Amnesty International e Unrwa, il conflitto in corso ha determinato violazioni su vasta scala:

  • Bombardamenti indiscriminati contro obiettivi civili.
  • Blocco degli aiuti umanitari e delle forniture essenziali (acqua, cibo, medicine).
  • Limitazione della libertà di movimento e diritto allo studio.

Tali azioni, sottolineano i docenti, ledono i principi universali di diritto ed equità e rischiano di compromettere irrimediabilmente il tessuto sociale e culturale di Gaza. Da qui la richiesta che l’Università di Catania condanni pubblicamente tali condotte, unendosi al coro di voci della comunità scientifica e accademica internazionale.

Sostegno concreto agli studenti palestinesi: borse di studio e nuove opportunità

Tra i punti nevralgici dell’appello c’è la richiesta di prevedere misure concrete di sostegno a favore degli studenti palestinesi: in particolare, l’istituzione di borse di studio e periodi di accoglienza presso l’Ateneo di Catania per permettere a giovani in fuga dal conflitto di proseguire il proprio percorso formativo.

A oggi, solo una minoranza degli atenei italiani ha attivato programmi specifici di supporto agli studenti di Gaza. La proposta – definita da molti come "fondamentale e urgente" – prevede:

  • Borse di studio annuali riservate a studenti palestinesi.
  • Percorsi di tutoraggio personalizzato e assistenza all’integrazione.
  • Collaborazioni con organizzazioni umanitarie per l’orientamento e la selezione dei beneficiari.

Un tale approccio rappresenterebbe, secondo i promotori della lettera, una testimonianza tangibile della volontà dell’Ateneo di Catania di costruire ponti di solidarietà e inclusione.

Catania e la rete degli atenei italiani per Gaza

L’iniziativa dell’Università di Catania si inserisce in un movimento più vasto che sta coinvolgendo vari atenei italiani ed europei – da Milano a Firenze, da Bologna a Torino – tutti impegnati a promuovere sensibilità e azioni concrete in difesa dei diritti del popolo palestinese.

Ormai da mesi, assemblee, dibattiti, lettere aperte e raccolte firme stanno dando voce a una protesta che parte dal mondo accademico ma ambisce a coinvolgere la società civile nel suo complesso. L’appello catanese – come riportato da fonti interne – è il secondo per numero di sottoscrizioni tra gli atenei del Sud Italia, dopo quello promosso all’Università di Napoli.

Possibili ripercussioni sull’ambiente accademico internazionale

Optare per la sospensione degli accordi con università e aziende israeliane comporta conseguenze non solo politiche ma anche accademiche. Si tratta di una forma di "diplomazia accademica", in cui gli atenei diventano attori attivi nello scenario internazionale. I rischi, secondo alcuni osservatori, sono essenzialmente:

  • Ipossibilità di partecipare a progetti di ricerca finanziati da organismi multilaterali.
  • Eventuale reazione delle associazioni scientifiche israeliane o internazionali.
  • Tensioni interne per la delicatezza della materia.

Tuttavia, per i firmatari, questi rischi sono secondari rispetto all’urgenza della situazione a Gaza e alla necessità di prendere una posizione di principio.

Le reazioni nel dibattito pubblico e accademico

La risposta della comunità universitaria, del pubblico e dei media locali di fronte all’iniziativa è stata variegata. Mentre numerose associazioni studentesche e gruppi di docenti hanno espresso pieno sostegno all’appello, altri settori della società catanese si sono mostrati più cauti, evidenziando la complessità del conflitto israelo-palestinese e il rischio di "strumentalizzazione" ideologica.

Da più fronti, tuttavia, viene riconosciuta l’efficacia dell’azione collettiva dei docenti e la rilevanza del tema dei "diritti umani Gaza" quale banco di prova etico per le istituzioni accademiche.

Sintesi e prospettive future

L’appello dei docenti dell’Università di Catania rappresenta un segnale forte e inequivocabile nel panorama universitario e civico italiano. La richiesta di "stop allo scolasticidio Gaza", la sospensione degli accordi con università israeliane e il supporto agli studenti palestinesi si inseriscono in un percorso di responsabilità e impegno etico che, secondo molti osservatori, dovrebbe diventare modello per analoghe iniziative future.

Resta da vedere se, e in che termini, gli organi di governo dell’Ateneo accoglieranno le proposte contenute nella lettera. Ciò che è certo è il solco, ormai tracciato, di un’università consapevole del proprio ruolo sociale, capace di farsi interprete e presidio di valori universali di giustizia, solidarietà e difesa dei diritti umani in ogni contesto.

Pubblicato il: 8 settembre 2025 alle ore 11:19

Savino Grimaldi

Articolo creato da

Savino Grimaldi

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