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Scuole periferiche: la sfida di Napoli tra disuguaglianze e rilancio
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Scuole periferiche: la sfida di Napoli tra disuguaglianze e rilancio

Disponibile in formato audio

Pierpaolo Bombardieri (Uil) chiede investimenti per garantire pari opportunità educative nei territori svantaggiati

Scuole periferiche: la sfida di Napoli tra disuguaglianze e rilancio

Indice dei paragrafi

  • Introduzione: il contesto della scuola in periferia
  • Le dichiarazioni di Bombardieri e l'inaugurazione a Portici
  • Napoli e Milano: la forbice educativa tra Nord e Sud
  • La condizione degli studenti nelle aree svantaggiate
  • L’importanza degli investimenti e il ruolo del governo
  • Il lavoro come chiave per la dignità e lo sviluppo delle periferie
  • Pari opportunità educative: una sfida per l’Italia
  • Criticità delle scuole nel Sud Italia
  • Il ruolo della scuola nella rinascita dei giovani
  • Prospettive e soluzioni: cosa serve per rilanciare le scuole periferiche
  • Sintesi e conclusioni

Introduzione: il contesto della scuola in periferia

Studiare nelle scuole delle periferie italiane, come quelle di Napoli, non significa vivere la stessa realtà educativa degli istituti situati nelle zone centrali delle città o nei ricchi quartieri del Nord. La distanza tra Napoli e Milano sul piano delle risorse, degli spazi, delle possibilità offerte agli studenti e del coinvolgimento del tessuto sociale è, ancora oggi, impressionante. Negli ultimi anni questa tematica è tornata con forza al centro del dibattito politico e sociale, grazie anche all’attenzione di figure sindacali come Pierpaolo Bombardieri, Segretario Generale della Uil, che ha rilanciato l’appello ad investire nelle scuole di periferia per colmare le disuguaglianze educative.

L’istruzione non è un tema neutro: rappresenta, oggi più che mai, la cartina tornasole delle disuguaglianze territoriali del nostro Paese. L’accesso a un’istruzione di qualità, la possibilità di scegliersi il futuro, il diritto a crescere in contesti che promuovano il talento e la socialità sono, purtroppo, diritti non sempre garantiti in maniera uniforme.

Le dichiarazioni di Bombardieri e l'inaugurazione a Portici

L’intervento di Pierpaolo Bombardieri a Portici, durante l’inaugurazione della ‘Città dei Servizi’, ha segnato un momento importante per il dibattito sull’istruzione nelle aree svantaggiate. Proprio nel cuore di una delle aree più dinamiche e insieme contraddittorie della Campania, il leader della Uil ha posto l’accento sulla necessità di dare risposte concrete agli studenti delle periferie, partendo dalla consapevolezza che l’istruzione rappresenta la vera strada per la rinascita sociale e civile delle nuove generazioni.

Bombardieri ha affermato con forza che “la rinascita dei giovani passa attraverso la scuola”, sottolineando come il destino di un ragazzo napoletano oggi non possa e non debba essere segnato dalla posizione geografica o dal ceto sociale. L’iniziativa a Portici, con la creazione di uno spazio dedicato ai servizi per i cittadini e, in particolare, per i giovani e le famiglie, mira proprio a costruire un modello da replicare.

A margine dell’evento sono arrivate parole chiare: “Non è tollerabile che un giovane cresciuto in alcune aree di Napoli debba affrontare ostacoli nel percorso di crescita e studio che un coetaneo milanese nemmeno immagina. Serve uno scatto di orgoglio nazionale e una responsabilità istituzionale che si traduca in investimenti strutturali”.

Napoli e Milano: la forbice educativa tra Nord e Sud

Il confronto tra la realtà delle scuole napoletane e quelle milanesi è emblematico delle disuguaglianze di istruzione in Italia. Milano rappresenta spesso il paradigma dell’efficienza, della modernità, delle scuole innovative e dotate di risorse, mentre Napoli è pericolosamente diventata il simbolo del ritardo, dello scarsità di strumenti, edifici spesso inadeguati e di un contesto sociale segnato da fragilità.

I dati ufficiali parlano chiaro: nelle province del Nord i tassi di dispersione scolastica sono molto più bassi rispetto a quelli del Sud, e la probabilità che un ragazzo porti a termine il proprio percorso di studi superiori o universitari cresce man mano che ci si sposta verso le regioni settentrionali. A Napoli, secondo le ultime rilevazioni, quasi uno studente su quattro rischia di abbandonare la scuola prima del diploma. Questa distanza diventa ancora più inquietante se si guardano le scuole di periferia, dove il problema si acutizza ulteriormente.

Le “differenze di studio tra Napoli e Milano” non sono solo di natura infrastrutturale: influiscono anche il capitale sociale delle famiglie, la quantità di stimoli culturali, la rete di supporti extrascolastici e la percezione sociale dello studio come strumento di emancipazione.

La condizione degli studenti nelle aree svantaggiate

Parlare di “periferia” significa, troppo spesso, parlare di scuole in cui le carenze strutturali si sommano a una forte deprivazione sociale. Qui, gli studenti sono sottoposti a una doppia fatica: imparare nonostante il contesto svantaggiato e lottare ogni giorno contro la mancanza di servizi, la povertà educativa, il rischio di marginalità.

La scuola per i ragazzi delle periferie di Napoli rappresenta spesso l’unico presidio di legalità e di speranza. Le attività extracurriculari, i laboratori, i progetti di recupero e le biblioteche scolastiche sono, nella maggior parte dei casi, dei miraggi, perché mancano i fondi per garantirli in maniera continuativa. Le “condizioni degli studenti in periferia” si riflettono anche nelle statistiche sui risultati degli apprendimenti: dati Ocse e Invalsi ricordano ogni anno che il Sud arranca su lettura, matematica, comprensione del testo rispetto alle regioni del Centro-Nord.

Oltre agli edifici fatiscenti, al rischio di criminalità diffusa nelle immediate vicinanze delle scuole, all’assenza di spazi sportivi ed educativi, pesa la scarsità di docenti di ruolo, che spesso preferiscono altre sedi, e la difficoltà nel coinvolgere le famiglie nei percorsi di crescita.

L’importanza degli investimenti e il ruolo del governo

“Nessun progetto di rilancio del Sud è concepibile senza un investimento straordinario nell’istruzione”, insiste Bombardieri. Negli ultimi anni sono stati avviati alcuni piani di riqualificazione, ma l’impressione di fondo è che manchi ancora una strategia di lungo termine. Gli investimenti per le scuole svantaggiate devono essere maggiori e, soprattutto, programmati su tempi congrui: edilizia scolastica, laboratori, formazione dei docenti, progetti contro l’abbandono e il bullismo sono solo alcuni dei fronti su cui intervenire.

Le risorse già stanziate, spesso, si perdono tra mille vincoli burocratici e non arrivano a incidere realmente sulle criticità quotidiane. È da qui che passa l’azione di governo: dal garantire che i fondi per la scuola siano effettivamente spesi per migliorare la qualità dell’offerta didattica, la sicurezza degli edifici, l’innovazione tecnologica e l’inclusione sociale.

Sul piano normativo, servono inoltre incentivi e strumenti per attirare e trattenere insegnanti, dirigenti e personale motivato nelle aree più svantaggiate. Anche il coinvolgimento della comunità locale e delle imprese può offrire nuove opportunità nascendo da esperienze di cittadinanza attiva, borse di studio, programmi di orientamento e alternanza scuola-lavoro.

Il lavoro come chiave per la dignità e lo sviluppo delle periferie

Un altro tassello importante del discorso portato avanti da Bombardieri riguarda il lavoro come strumento di riscatto sociale. “È fondamentale – ha ribadito il segretario Uil – che il governo garantisca dignità al lavoro, perché solo così le scuole possono svolgere il loro ruolo di ascensore sociale.”

Nei territori svantaggiati, infatti, il confine tra scuola e mondo del lavoro è spesso labile: troppi giovani vengono costretti ad abbandonare gli studi per contribuire al bilancio familiare o, peggio, rischiano di finire in circuiti di illegalità e marginalità. Rafforzare il sistema scuola-lavoro, dotare le scuole di servizi di orientamento, garantire stage e percorsi professionalizzanti sono tutte iniziative che possono contribuire a migliorare il futuro dei ragazzi delle periferie.

Il rilancio della scuola in periferia passa anche da un ripensamento del lavoro degli operatori scolastici, troppo spesso sottopagati e poco valorizzati. Le condizioni lavorative vanno migliorate sia per garantire qualità dell’insegnamento, sia per creare quell’ambiente sereno e stimolante di cui gli studenti più fragili hanno estremo bisogno.

Pari opportunità educative: una sfida per l’Italia

Se fino a pochi decenni fa l’istruzione era uno degli strumenti più potenti per ridurre le distanze sociali e territoriali, oggi la persistenza delle disuguaglianze rischia di compromettere questo ruolo. Le parole chiave come “pari opportunità educative” assumono un significato concreto se guardiamo alle sfide che vivono le scuole periferiche di Napoli, Catania, Palermo, Reggio Calabria e di molte altre realtà del Sud.

È imprescindibile battersi per garantire a tutti, indipendentemente dal luogo di nascita o dal reddito familiare, la possibilità di accedere a una scuola sicura, innovativa e capace di preparare i giovani alle sfide del futuro. Questo richiede risorse, ma anche visione, volontà politica e un patto sociale tra scuola, famiglie, istituzioni ed enti del terzo settore.

Criticità delle scuole nel Sud Italia

Gli ostacoli che incontrano le scuole del Mezzogiorno sono molteplici. Dall’edilizia scolastica con edifici spesso non a norma o carenti di manutenzione, alla scarsità di servizi come palestre, laboratori, mense o biblioteche. La questione riguarda anche i trasporti pubblici insufficienti che rendono difficoltoso il raggiungimento delle scuole da parte dei ragazzi delle periferie.

A ciò si aggiunge l’elevata mobilità del personale docente e la difficoltà di stabilizzare insegnanti che, appena possibile, chiedono trasferimento in scuole più centrali o nelle proprie regioni d’origine. Questo crea scarso radicamento e impoverisce il capitale umano delle scuole più fragili.

Le indagini periodiche sui livelli di apprendimento confermano che la qualità degli insegnamenti e delle risorse didattiche risulta spesso inferiore rispetto alle regioni del Nord. Le difficoltà economiche delle famiglie contribuiscono inoltre ad accentuare la povertà educativa e a ridurre le occasioni di crescita extracurricolare.

Il ruolo della scuola nella rinascita dei giovani

Secondo Bombardieri e molti altri esperti del settore, la scuola resta il baluardo più importante su cui bâttere per offrire ai giovani delle periferie un’alternativa concreta alla marginalità. La scuola può diventare il vero laboratorio di cittadinanza, di scambio, di innovazione sociale.

L’esperienza di alcuni istituti di Napoli e provincia, che hanno saputo creare una rete solida con associazioni locali, parrocchie, centri sportivi e aziende, dimostra che il cambiamento è possibile. Dove la scuola dialoga con il territorio, dove l’offerta formativa si arricchisce e si apre alle realtà circostanti, crescono la motivazione degli studenti e la speranza.

Bombardieri ha più volte sottolineato che la scuola deve essere pensata come “fabbrica di futuro”, luogo dove si coltivano, oltre alle competenze, anche le passioni, la creatività, le relazioni e la responsabilità sociale.

Prospettive e soluzioni: cosa serve per rilanciare le scuole periferiche

La soluzione non può essere solo economica. Serve una visione integrata che saldi le politiche educative a quelle sociali: più servizi per minori, welfare di prossimità, coinvolgimento delle famiglie, potenziamento dei presidi educativi sul territorio. Solo così si potrà restituire fiducia e concreta prospettiva a migliaia di bambini e ragazzi che, diversamente, rischiano di restare esclusi.

Le proposte su cui lavorare sono molteplici: dal rafforzamento del tempo pieno alle attività di recupero pomeridiane, da incentivi specifici agli insegnanti a uno snellimento delle procedure per l’utilizzo dei fondi PNRR destinati al Sud, fino al rafforzamento delle reti tra scuole, enti locali e tessuto associativo. Sono esperienze già in atto in alcune realtà, ma che devono diventare la norma e non l’eccezione.

Il cambio di paradigma che serve alle scuole periferiche di Napoli– e del Sud Italia – è quello di una “scuola aperta”, laboratorio di crescita individuale e collettiva, driver di innovazione e inclusione sociale.

Sintesi e conclusioni

Le parole di Pierpaolo Bombardieri riassumono bene la sfida che attende il mondo della scuola e della politica italiana: non lasciare indietro nessuno, abbattere le disuguaglianze educative e investire con coraggio nei territori più fragili. La partita dell’emancipazione e della libertà passa inevitabilmente per la qualità e l’inclusività dell’istruzione.

Napoli, come molte altre periferie del Mezzogiorno, attende risposte urgenti, pianificate e sostenibili. Garantire pari opportunità educative, potenziare le “scuole periferia Napoli”, intervenire sulle criticità delle “scuole Sud Italia” sono compiti non più rimandabili per chi crede in un’Italia diversa, più giusta e davvero unita. Solo così sarà possibile assicurare ai giovani del Sud le stesse possibilità di chi studia e cresce nelle aree più avanzate del Paese, restituendo fiducia al futuro di intere generazioni.

Pubblicato il: 8 luglio 2025 alle ore 18:31

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