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Riforma della Maturità 2026: Cosa Cambia nelle Prove Scritte e Orali. Tutte le Novità della Relazione Tecnica sul Decreto Approvato dal Consiglio dei Ministri
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Riforma della Maturità 2026: Cosa Cambia nelle Prove Scritte e Orali. Tutte le Novità della Relazione Tecnica sul Decreto Approvato dal Consiglio dei Ministri

Le nuove regole spiegate nei dettagli: cosa significa aver 'svolto regolarmente' le prove, le modifiche all'articolo 17 e il ruolo della commissione nella valutazione dell’esame di stato

Riforma della Maturità 2026: Cosa Cambia nelle Prove Scritte e Orali. Tutte le Novità della Relazione Tecnica sul Decreto Approvato dal Consiglio dei Ministri

Indice dei Paragrafi

  • Introduzione: La Riforma della Maturità e il Nuovo Decreto
  • Il Contesto: Perché una nuova riforma
  • Cosa stabilisce il Decreto: le modifiche all’articolo 17 del decreto 62/2017
  • La nuova definizione di prove “regolarmente svolte”
  • La Relazione Tecnica: chiarimenti e dettagli
  • La responsabilità del candidato e la validità delle prove
  • Il Ruolo della Commissione d’Esame
  • I casi di invalidità della prova: rifiuto consapevole di interagire
  • Impatti pratici: cambiamenti per studenti e docenti
  • Prime reazioni del mondo della scuola
  • Cosa aspettarsi per l’Esame di Stato 2026
  • Considerazioni finali e sintesi

Introduzione: La Riforma della Maturità e il Nuovo Decreto

Il panorama della scuola italiana si prepara a una nuova, importante trasformazione. Lo scorso 4 settembre, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto destinato a cambiare, a partire dal giugno 2026, le regole dell’Esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di secondo grado, comunemente noto come maturità. La riforma della maturità 2026, in particolare, introduce una nuova disciplina relativa alla validità delle prove sostenute dagli studenti, stabilendo criteri più rigorosi su cosa si debba intendere per "prove svolte regolarmente". Una novità che nasce dall’esigenza, fortemente sentita da tutto il sistema di istruzione e dal Ministero dell’Istruzione stesso, di adottare regole più uniformi e chiare, evitando interpretazioni incerte o arbitrarie nei momenti decisivi della carriera scolastica.

Il Contesto: Perché una nuova riforma

La maturità italiana è spesso stata oggetto di modifiche normative e dibattiti pubblici. Il decreto approvato il 4 settembre 2025 rappresenta l’ultimo tassello di un processo avviato già con il decreto legislativo 62 del 2017, il quale aveva rivisto profondamente le modalità di svolgimento delle prove. Con il passare degli anni, tuttavia, sono emerse ambiguità legate soprattutto alla corretta interpretazione della regolarità delle prove e alla validità dei relativi esiti. In questo quadro, la riforma maturità 2026 si propone quindi di:

  • fornire definizioni precise e condivise;
  • responsabilizzare maggiormente studenti e commissioni;
  • prevenire contenziosi e contestazioni nei casi di irregolarità o comportamenti anomali durante l’esame;
  • rafforzare la qualità della valutazione finale.

Da segnalare che, secondo fonti del Ministero dell’Istruzione, la modifica si inserisce anche in un piano più vasto di adeguamento delle procedure agli standard europei, con l’obiettivo di assicurare uniformità e trasparenza nel sistema di istruzione italiano rispetto agli altri Paesi dell’Unione.

Cosa stabilisce il Decreto: le modifiche all’articolo 17 del decreto 62/2017

Il cuore del nuovo provvedimento è la modifica dell’articolo 17 del decreto legislativo 62 del 2017. Il decreto esame di maturità 2026 interviene direttamente su questo snodo normativo, ridefinendo in modo netto i criteri di validità dell’esame.

Il nuovo testo prevede che l’esame di maturità sia validamente sostenuto soltanto se il candidato ha regolarmente svolto tutte le prove previste. Viene dunque superata ogni possibilità di ammissione all’orale in caso di mancata partecipazione anche solo a una prova, salvo cause di forza maggiore adeguatamente documentate. Ma, soprattutto, viene cristallizzato cosa debba significare, in concreto, aver "svolto regolarmente" le prove.

Sono punti centrali della normativa:

  • l’obbligatorietà di presenza a tutte le prove scritte e all’orale;
  • la necessità di effettiva partecipazione e dialogo con la commissione;
  • l’invalidità della prova qualora il candidato si rifiuti consapevolmente di interagire con i commissari durante l’orale.

La nuova definizione di prove “regolarmente svolte”

Uno dei nodi che la relazione tecnica al decreto ha inteso sciogliere riguarda proprio la definizione della regolarità nello svolgimento delle prove. La normativa precedente aveva lasciato margini di interpretazione, finendo talvolta per generare incertezze nelle commissioni e nelle famiglie.

Adesso viene stabilito che una prova si considera "regolarmente svolta" quando lo studente:

  1. Partecipa integralmente alla sessione fissata, senza allontanarsi senza giustificato motivo;
  2. Fornisce un’elaborazione autonoma, anche minimale, delle tracce proposte negli scritti;
  3. Si sottopone all’orale rispondendo (seppur sinteticamente o in difficoltà) alle domande della commissione;
  4. Non commette atti di plagio totale o fa ricorso all’uso illecito di dispositivi elettronici;
  5. Non inscena comportamenti che possano configurare un rifiuto volontario e consapevole di confrontarsi con la prova e con i docenti.

La relazione tecnica ribadisce con forza che verranno considerati nulli, e dunque come non sostenuti, gli scritti riconducibili a copie integrali di altri elaborati, o le interrogazioni orali caratterizzate dal silenzio assoluto e intenzionale del candidato.

La Relazione Tecnica: chiarimenti e dettagli

Uno degli aspetti di maggiore interesse per docenti, studenti e famiglie riguarda i contenuti della relazione tecnica allegata al decreto. In tale documento viene dettagliato, punto per punto, il significato dei concetti-chiave della nuova normativa.

La relazione si sofferma, in particolare, sulla distinzione tra:

  • incapacità oggettiva di rispondere dovuta a contingenti difficoltà emotive (che non comporta invalidità della prova);
  • rifiuto consapevole, manifestato con atti inequivocabili di opposta volontà rispetto a quanto richiesto dalla commissione (silenzio prolungato e intenzionale, frasi offensive, ammissione esplicita di volontà di non sottoporsi all’esame).

In quest’ottica, la commissione dovrà sempre verbalizzare le circostanze e fornire elementi oggettivi che aiutino a distinguere tra disagio emotivo e inadempienza volontaria. La relazione tecnica esame di stato si pone dunque come uno strumento di tutela e garanzia per tutti i soggetti coinvolti.

La responsabilità del candidato e la validità delle prove

Uno dei leitmotiv della riforma è la responsabilizzazione dello studente. Secondo il testo del decreto, la validità delle prove d’esame viene riconosciuta esclusivamente a fronte di una partecipazione attiva, anche se minima e compassata, alle prove stesse.

Viene così superata la possibilità, per alcune commissioni, di adottare una valutazione di validità "formale" delle prove per il solo fatto di presenziare o firmare un foglio in bianco. Le nuove regole maturità scuola spingono invece verso una effettiva misurazione delle competenze maturate nel ciclo di studi.

La maturità non sarà dunque più il terreno di escamotage o sotterfugi, ma un vero e proprio banco di prova delle capacità acquisite.

Il Ruolo della Commissione d’Esame

L’altra grande novità riguarda la posizione della commissione d’esame. Il decreto stabilisce che la commissione:

  • ha il compito di vigilare sulle modalità di svolgimento delle prove;
  • può valutare e motivare le ragioni di nullità di una prova;
  • deve sempre verbalizzare le anomalie comportamentali del candidato, specificando la natura (volontaria o involontaria) del mancato svolgimento.

In caso di avvertenza di comportamenti che possano compromettere la validità della prova, la commissione sarà dunque chiamata a confrontarsi con le nuove linee guida ministeriali, uniformando le proprie decisioni e riducendo notevolmente il rischio di ricorsi.

I casi di invalidità della prova: rifiuto consapevole di interagire

Uno dei passaggi più delicati introdotti dalla riforma riguarda proprio il concetto di rifiuto consapevole di interagire con la commissione. La norma prevede infatti che in caso di un tale atteggiamento il candidato venga escluso dalla valutazione e considerato come non aver sostenuto l’esame.

Il provvedimento chiarisce come tale condotta si distingua dalla semplice difficoltà emotiva:

  • Nel primo caso (difficoltà emotiva) la commissione dovrà offrire massimo supporto e considerare la prova valida anche in presenza di risposte frammentarie;
  • Nel secondo caso (rifiuto consapevole), si parla di una scelta esplicita e riconoscibile di non partecipare all’esame, comportamento che si traduce in una bocciatura automatica.

Il messaggio che la riforma maturità 2026 intende lanciare è chiaro: la scuola non può venire meno al compito di certificare competenze realmente acquisite e comportamenti responsabili.

Impatti pratici: cambiamenti per studenti e docenti

Quali saranno gli impatti concreti di questa modifica sulle procedure di esame? Le novità coinvolgeranno tutte le parti in causa:

  • Per gli studenti: aumenterà la consapevolezza della necessità di essere partecipi, anche in condizioni di stress o disagio. Occorrerà presentarsi preparati e comunque dimostrare volontà di affrontare la prova, al di là delle difficoltà.
  • Per i docenti e i presidenti di commissione: ci sarà una precisa responsabilità di valutare e verbalizzare i comportamenti degli studenti, motivando ogni decisione relativa alla validità delle prove.
  • Per le famiglie: sarà importante informarsi sui nuovi requisiti e accompagnare i ragazzi in un percorso di maturazione che tenga conto anche degli aspetti emotivo-relazionali.

Non meno rilevante il fatto che il ministero istruzione maturità metterà a disposizione specifiche linee guida e attività di formazione per gli insegnanti, così da garantire una transizione ordinata e condivisa verso il nuovo quadro normativo.

Prime reazioni del mondo della scuola

I primi commenti provenienti dal mondo accademico, sindacale e delle associazioni studentesche sono di segno variegato. Positiva, in generale, la volontà di combattere ogni forma di scarsa trasparenza nelle valutazioni e di responsabilizzare studenti e docenti. Restano tuttavia alcune preoccupazioni:

  • Il rischio di una eccessiva rigidità delle procedure, che non tenga conto delle situazioni critiche individuali;
  • Possibili difformità territoriali nella valutazione dei casi di silenzio o di rifiuto, in assenza di parametri oggettivi;
  • La necessità di un accompagnamento psicologico e didattico strutturato per evitare derive punitive piuttosto che educative.

Tuttavia, la maggioranza degli addetti ai lavori riconosce che la riforma punta a consolidare quell’identità di scuola attenta non solo alle conoscenze, ma anche alle competenze comportamentali e all’etica della responsabilità personale.

Cosa aspettarsi per l’Esame di Stato 2026

Guardando avanti, l’esame di stato 2026 cambiamenti, sarà una vera e propria cartina tornasole della nuova maturità. L’anno scolastico 2025/26 sarà caratterizzato dunque da:

  • attività di informazione mirata nelle scuole;
  • simulazioni delle prove con particolare attenzione agli aspetti procedurali;
  • monitoraggio stretto da parte degli uffici scolastici provinciali e regionali per assicurare uniformità di interpretazione.

Sarà fondamentale, per tutti gli attori coinvolti, prestare attenzione alle nuove regole, sia nella fase di preparazione degli studenti che in quella di formazione delle commissioni. L’obiettivo dichiarato è quello di costruire un ambiente valutativo equo, trasparente e realmente orientato alla valorizzazione del merito.

Considerazioni finali e sintesi

In sintesi, la riforma maturità 2026 segna un passaggio decisivo nel percorso di modernizzazione dell’esame di stato in Italia. Grazie alla modifica articolo 17 decreto 62 2017, e ai chiarimenti della relazione tecnica, l’attenzione si sposta ora sull’effettiva partecipazione e senso di responsabilità degli studenti.

La sfida sarà quella di coniugare rigore e inclusione, trasparenza e rispetto delle peculiarità individuali. Sarà cruciale accompagnare la scuola, gli insegnanti e le famiglie nella fase di recepimento delle nuove norme, promuovendo un clima di dialogo e responsabilizzazione collettiva.

Le prossime settimane vedranno il Ministero dell’Istruzione impegnato a fornire ulteriori chiarimenti e linee guida per garantire che la riforma possa diventare, al più presto, patrimonio condiviso dell’intero Paese.

Le "prove maturità bocciatura commissione", termine spesso oggetto di preoccupazione negli ultimi anni, ora trovano finalmente una disciplina chiara e condivisa. Solo chi dimostrerà volontà di esserci davvero, di mettersi in gioco e di affrontare le sfide del presente, potrà far valere i propri diritti di cittadino e di studente: questa sarà la nuova vera maturità.

Pubblicato il: 5 settembre 2025 alle ore 11:13

Redazione EduNews24

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