Ripensare il Merito a Scuola: Come Educare al Bene Comune senza Formare Piccoli Tiranni
Indice
- Introduzione: Il merito al centro del dibattito educativo
- Il concetto tradizionale di merito nella scuola italiana
- Le criticità del modello individualistico
- Il merito come valore relazionale e sociale
- La proposta di don Enzo Arborea: merito orientato al bene comune
- Premiare il merito relazionale e l’impegno sociale in classe
- Percorsi pratici per insegnare il merito ai bambini evitando i “tiranni”
- Il ruolo degli insegnanti nell’educazione al merito
- L’impatto delle politiche scolastiche e delle famiglie
- Riflessione sul futuro: merito, responsabilità sociale e cittadinanza attiva
- Conclusioni: verso una nuova cultura del merito scolastico
Introduzione: Il merito al centro del dibattito educativo
Il tema dell’educazione al merito è oggi più che mai al centro del dibattito sociale e culturale italiano, specialmente all’interno della scuola. Nel corso degli ultimi anni, la discussione intorno a cosa significhi davvero “merito” si è fatta sempre più urgente e complessa, generando riflessioni critiche e una spinta alla ridefinizione di questo valore fondante. Da molti, il merito è stato visto solo come una conquista individuale, una corsa solitaria verso l’eccellenza personale. Ma è sufficiente pensare solo a questo aspetto? È possibile educare al merito senza coltivare una società di “piccoli tiranni”, bambini e ragazzi convinti che il successo passi solo per la competizione spietata e l’affermazione personale?
Il concetto tradizionale di merito nella scuola italiana
Storicamente, il merito nella scuola italiana è stato spesso identificato con risultati accademici, voti alti e riconoscimenti individuali. Questa visione, radicata in molte pratiche didattiche e valutative, si riflette anche nella struttura di esami, gare e premi che mettono in evidenza il singolo alunno rispetto agli altri. Tuttavia, questa impostazione, pur avendo consentito di valorizzare l’impegno e le capacità dei singoli, rischia di trascurare una dimensione essenziale della persona: quella relazionale.
Gli studenti vengono spesso valutati per le loro performance individuali, senza che sia data sufficiente attenzione a come il loro contributo possa valorizzare il gruppo, la classe, la comunità scolastica. Questa logica può portare i bambini, fin dalla scuola primaria, a percepire l’altro come “rivale” e non come “compagno di viaggio”.
Le criticità del modello individualistico
Una riflessione sul merito scolastico non può prescindere dall’analisi delle criticità connesse a una visione esclusivamente individualistica. Quando il successo personale è posto in cima a ogni altro valore, il rischio reale è quello di formare studenti che vedono nella scuola un contesto dove primeggiare – talvolta anche a scapito degli altri – più che uno spazio di costruzione collettiva della conoscenza e del rispetto reciproco.
Conseguenze del modello individualistico:
- Nascita di rivalità eccessive fra studenti
- Perdita del senso di comunità scolastica
- Rafforzamento dell’egoismo individuale
- Difficoltà a lavorare in gruppo e a condividere obiettivi comuni
- Mancanza di empatia verso le difficoltà degli altri
Questa traiettoria può portare alcuni alunni – soprattutto quelli che ottengono ripetuti riconoscimenti – a sviluppare atteggiamenti da “piccoli tiranni”, convinti che il proprio valore sia superiore a quello degli altri. Ecco quindi la necessità di una educazione al merito che metta al centro la persona nelle sue relazioni e non solo nei suoi successi isolati.
Il merito come valore relazionale e sociale
L’essere umano, a scuola come nella vita, è essenzialmente un essere in relazione. Il merito non può essere vissuto come un valore a somma zero, dove se uno vince altri devono perdere. Una scuola davvero educativa promuove invece un senso diffuso del valore di ciascuno, collegato non solo al rendimento personale ma anche al merito relazionale: la capacità di collaborare, sostenere gli altri, contribuire al bene comune.
La proposta di don Enzo Arborea: merito orientato al bene comune
Un contributo significativo a questa riflessione arriva da don Enzo Arborea, voce autorevole del dibattito pedagogico, che propone un nuovo concetto di merito orientato al bene comune. Secondo Arborea, è fondamentale superare la tentazione di premiare unicamente chi eccelle “da solo”, dando invece importanza anche a chi si impegna sinceramente per la crescita del gruppo, la coesione della classe, l’aiuto reciproco.
Il merito e bene comune devono fondersi in un nuovo paradigma educativo, dove il successo del singolo non è mai disgiunto dal beneficio che riesce a generare per gli altri. Insegnare ai bambini che il proprio valore cresce solo se si fa crescere anche la comunità in cui vivono significa educarli fin da piccoli alla responsabilità sociale.
Premiare il merito relazionale e l’impegno sociale in classe
Come si traduce tutto ciò in pratiche concrete? Premiare il merito relazionale significa riconoscere e valorizzare gesti di solidarietà, capacità di ascolto, disponibilità verso i compagni in difficoltà, partecipazione attiva alle iniziative comuni. In quest’ottica, il vero merito non è solo “portare a casa” il voto più alto, ma anche saper collaborare, favorire un clima positivo, contribuire all’armonia della vita scolastica.
Esempi concreti di merito relazionale e sociale:
- Aiutare un compagno in difficoltà con lo studio o l’integrazione
- Promuovere attività di gruppo, come progetti di solidarietà o peer tutoring
- Farsi promotore di una discussione costruttiva in classe
- Rispettare e valorizzare le differenze culturali, linguistiche, caratteriali
- Mostrare capacità di mediazione nei conflitti
Gli insegnanti possono introdurre forme di riconoscimento che valorizzino tali atteggiamenti: una menzione speciale, un simbolico “premio amicizia”, la possibilità di essere “tutor” di un compagno, o ancora il coinvolgimento in attività di leadership positiva.
Percorsi pratici per insegnare il merito ai bambini evitando i “tiranni”
Educare al merito senza formare “bambini tiranni” richiede scelte pedagogiche consapevoli. Si tratta di imbastire percorsi, attività e progetti che favoriscano la cooperazione, il riconoscimento reciproco e la responsabilità sociale, con strumenti didattici adeguati a seconda delle fasce d’età.
Suggerimenti operativi:
- Lavoro di gruppo: Affidare compiti di gruppo con obiettivi condivisi, dove ciascuno assume un ruolo e contribuisce al risultato finale.
- Valutazioni periodiche del clima di classe: Coinvolgere i bambini nella riflessione su come ci si sente “insieme”, stimolando momenti di feedback sugli atteggiamenti positivi verso gli altri.
- Assegnazione di responsabilità sociali: Ruoli come custode della pace, ambasciatore dell’amicizia o gestore della collaborazione, a rotazione tra tutti gli studenti.
- Racconti e testimonianze: Proporre storie vere di ragazzi e adulti che hanno messo il proprio impegno al servizio degli altri.
- Giochi cooperativi: Attività ludiche dove si vince solo se si aiuta il gruppo, non chi arriva primo da solo.
Tutto ciò contribuisce a insegnare il merito non come “prevalere sull’altro”, ma come capacità di crescere insieme agli altri, rendendo impossibile l’emergere di “tirannia infantile”.
Il ruolo degli insegnanti nell’educazione al merito
Gli insegnanti rivestono un ruolo chiave nel promuovere una cultura del merito equilibrata. Sta a loro il compito di trasmettere che merito e impegno sociale sono inscindibili, e che il vero talento si manifesta anche attraverso l’altruismo, la capacità di includere, la volontà di imparare dagli altri.
Devono inoltre:
- Saper cogliere e valorizzare i gesti meno evidenti, non collegati esclusivamente ai voti
- Incentivare processi di feedback tra pari
- Utilizzare strumenti di valutazione formativa e non solo sommativa
- Favorire che ogni bambino sperimenti, a turno, sia il successo che la possibilità di sostenere un altro
- Mediare eventuali conflitti facendo emergere il valore della diversità
Solo così, la scuola sarà luogo di autentica crescita personale e collettiva.
L’impatto delle politiche scolastiche e delle famiglie
L’educazione e responsabilità sociale passano anche attraverso il modo in cui la comunità adulta (scuola, famiglie, società) interpreta il concetto di merito. Se il contesto familiare enfatizza solo la prestazione individuale, sarà difficile per i bambini apprendere il valore della collaborazione. D’altra parte, se anche la scuola resta ancorata a meccanismi elitari, la riforma culturale sarà frenata.
Cosa possono fare istituzioni e famiglie:
- Valorizzare nei colloqui, nelle circolari, negli incontri, l’importanza del merito relazionale
- Coinvolgere i genitori in progetti di solidarietà, servizio civile e partecipazione civica
- Prevedere che i regolamenti d’istituto prevedano riconoscimenti per l’impegno sociale
- Collaborare con le realtà del territorio (associazioni, enti locali) per ampliare le esperienze degli studenti oltre la scuola
Solo un’azione concertata, condivisa e costante può portare a una vera inversione di tendenza.
Riflessione sul futuro: merito, responsabilità sociale e cittadinanza attiva
Guardando avanti, insegnare il merito ai bambini significa custodire la delicatezza delle emozioni, delle relazioni, ma anche coltivare la responsabilità verso il bene comune. La scuola non è solo luogo di apprendimento cognitivo, ma palestra di cittadinanza attiva e di formazione dei futuri adulti.
Scegliere di premiare la gentilezza, la generosità, il senso di giustizia, la lealtà, oltre all’impegno individuale, costruisce società meno conflittuali e più inclusive, capaci di rispondere alle sfide globali di oggi e di domani.
Dare valore a chi si fa carico degli altri – e non solo a chi primeggia accademicamente – contribuisce inoltre a creare cittadini responsabili, consapevoli e pronti a farsi carico delle istanze della collettività.
Conclusioni: verso una nuova cultura del merito scolastico
In un’epoca dove la riflessione sul merito scolastico si fa sempre più urgente, la scuola è chiamata a essere laboratorio di nuova umanità: non fabbrica di vincitori solitari, ma incubatore di cittadini capaci di cooperare e di mettersi al servizio del bene comune. È questa la vera missione dell’educazione contemporanea.
Solo unendo educazione al merito e sviluppo delle dimensioni relazionali, valorizzando il contributo di ciascuno al progresso di tutti, sarà possibile evitare il rischio di allevare “piccoli tiranni” e, invece, costruire una società più giusta, solidale e consapevole. Il merito, in questa visione, è patrimonio collettivo e non solo conquista personale.