Loading...
Nicola Gratteri: L’educazione come fondamento della lotta antimafia nelle scuole
Scuola

Nicola Gratteri: L’educazione come fondamento della lotta antimafia nelle scuole

A Napoli il procuratore riflette su istruzione, formazione docenti e prevenzione delle mafie partendo dai banchi di scuola

Nicola Gratteri: L’educazione come fondamento della lotta antimafia nelle scuole

Indice

  1. Introduzione: il pensiero di Gratteri tra educazione, istruzione e legalità
  2. L’educazione come premessa all’istruzione
  3. Antimafia e scuola: la centralità della formazione
  4. Il ruolo dei formatori nel percorso educativo antimafia
  5. Educazione e istruzione: differenze e sinergie
  6. L’esperienza napoletana: un caso emblematico
  7. L’importanza di formare i formatori
  8. Il contesto nazionale: lotta alle mafie a partire dalla scuola
  9. Ricadute sociali dell’educazione antimafia
  10. Sintesi e prospettive future

Introduzione: il pensiero di Gratteri tra educazione, istruzione e legalità

La riflessione su educazione, istruzione e legalità è oggi centrale nel panorama sociale e culturale italiano, specie laddove la lotta alle mafie rappresenta una priorità comunitaria. Nicola Gratteri, procuratore di spicco nella lotta alla criminalità organizzata, negli ultimi anni ha portato la sua esperienza nelle scuole di tutta Italia, sottolineando con forza l’importanza di formare e sensibilizzare le nuove generazioni.

La recente intervista rilasciata al Corriere della Sera e le dichiarazioni pubbliche a Napoli sono state ampiamente riprese e discusse nel mondo della scuola e oltre. Il concetto chiave lanciato da Gratteri — “L’educazione non è conseguenza dell’istruzione, è il contrario” — offre uno spunto di riflessione profondo e invita a ripensare i paradigmi tradizionali che spesso tendono a confondere questi due ambiti.

L’educazione come premessa all’istruzione

Nelle parole del procuratore Gratteri, l’educazione precede l’istruzione. Ma cosa significa tutto questo? Gratteri intende suggerire che, prima ancora dell’apprendimento scolastico codificato, è essenziale lavorare sui valori, sui principi di convivenza civile e sulla consapevolezza personale e collettiva.

In un contesto come quello napoletano — ma il discorso vale per tutta Italia, specie nei territori a più alta densità mafiosa — il rischio di confondere educazione e istruzione è tutt’altro che remoto. L’educazione, secondo Gratteri, è la base su cui qualsiasi percorso di istruzione può davvero essere costruito e consolidato. Senza un’educazione civica, morale e sociale, l’acquisizione di mere nozioni rischia infatti di essere sterile o, peggio, di essere usata a fini distorti.

Educazione e istruzione: differenze fondamentali

  • L’educazione riguarda i valori, le abitudini, il senso civico
  • L’istruzione concerne la trasmissione di conoscenze, competenze e abilità tecniche
  • Le mafie si combattono soprattutto col rafforzamento di una coscienza civile e critica

Antimafia e scuola: la centralità della formazione

Il tema della scuola come primo baluardo nella lotta alla mafia non è certo nuovo, ma trova in Gratteri una voce autorevole e innovativa. “Antimafia? Partire dalla scuola e formare i formatori”, ha affermato il procuratore proponendo una nuova strategia educativa.

La formazione non è da intendersi solo come trasmissione di nozioni ma, soprattutto, come costruzione di un ethos condiviso. L’educazione antimafia — sottolinea Gratteri — deve entrare a far parte del curriculum scolastico, ma soprattutto della prassi quotidiana. Docenti, dirigenti scolastici, educatori sono chiamati a svolgere un ruolo attivo e consapevole in ogni fase del percorso.

La sensibilizzazione degli alunni ai temi della legalità, del rispetto delle regole e della cittadinanza attiva passa necessariamente attraverso una preparazione specifica dei formatori. Gratteri rimarca spesso come non sia sufficiente "parlare di antimafia", ma servano strumenti concreti e costanti approfondimenti tematici.

Il ruolo dei formatori nel percorso educativo antimafia

"Formare i formatori" diventa così una priorità. Senza una preparazione adeguata dei docenti, infatti, rischia di perdersi l’efficacia dei programmi scolastici dedicati e lo stesso intervento culturale.

Un approfondito percorso di formazione per insegnanti (dalla scuola primaria in avanti) permette di:

  • Fornire conoscenze aggiornate sulla fenomenologia mafiosa
  • Trasmettere metodologie didattiche efficaci per affrontare in classe il tema
  • Valorizzare buone prassi e storie di successo nel contrasto alla criminalità organizzata
  • Rafforzare le competenze comunicative e relazionali dei docenti stessi

Gratteri sostiene che solo insegnanti realmente consapevoli e preparati potranno fare la differenza, diventando alleati delle famiglie e delle istituzioni nella formazione di una nuova coscienza civica.

Il percorso può essere arricchito con:

  • Corsi di aggiornamento periodici
  • Attività laboratoriali e interdisciplinari
  • Collaborazioni con magistrati, giornalisti, forze dell’ordine e associazioni

Educazione e istruzione: differenze e sinergie

Come evidenziato da Gratteri, la differenza tra educazione e istruzione è sottile e spesso trascurata nell’opinione pubblica ma anche nella prassi quotidiana. Spesso si tende, erroneamente, a ritenere che la scuola sia solo luogo di istruzione, deputata all’insegnamento delle discipline canoniche.

La realtà, invece, è ben diversa:

  • Educazione: riguarda la formazione dell’individuo nella sua interezza, investendo aspetti morali, affettivi, relazionali
  • Istruzione: si focalizza sulle competenze, la preparazione tecnico-scientifica, la trasmissione di saperi

I due ambiti devono interagire e arricchirsi reciprocamente. Solo una scuola che sappia integrare educazione e istruzione potrà crescere cittadini consapevoli e resilienti davanti alle sfide delle mafie.

L’esperienza napoletana: un caso emblematico

La città di Napoli, teatro delle ultime dichiarazioni di Gratteri, rappresenta un laboratorio privilegiato per osservare la complessità del rapporto tra scuola, educazione e legalità. Non a caso, qui sono attive molte delle principali associazioni antimafia del Paese, e numerosi percorsi didattici innovativi sono stati avviati negli ultimi anni.

Grazie al coinvolgimento di magistrati come Nicola Gratteri, le scuole napoletane stanno sperimentando forme di collaborazione istituzionale che vanno ben oltre la tradizionale visita "testimonianza". Sono sempre più frequenti corsi di approfondimento, workshop, laboratori teatrali e artistici sul tema delle mafie, ed è in questa ottica che la formazione dei formatori appare cruciale.

Le parole chiave come ‘Gratteri Napoli scuola mafie’ e ‘combattere mafia scuola’ trovano nel contesto partenopeo una risonanza concreta e un esempio di come le sfide possano essere affrontate con strumenti innovativi e intersettoriali.

L’importanza di formare i formatori

La proposta di Gratteri non si limita a un’analisi teorica. Al contrario, chiama direttamente in causa la necessità di investire in modo sistematico nella formazione dei formatori. In Italia, il fenomeno della formazione docenti su temi “sensibili” — come mafie, legalità, cittadinanza — sta crescendo ma resta spesso frammentario e dipendente dalle iniziative dei singoli istituti o associazioni.

Perché la formazione risulti davvero efficace, secondo Gratteri, occorre:

  1. Pianificare percorsi strutturati e di lungo periodo
  2. Coinvolgere esperti riconosciuti a livello giudiziario e accademico
  3. Introdurre laboratori pratici e attività trasversali
  4. Valutare periodicamente i risultati raggiunti e le criticità emerse

In questo modo si può favorire la nascita di una generazione di insegnanti in grado di affrontare con consapevolezza il tema della criminalità organizzata, agendo non solo sul piano della trasmissione delle informazioni, ma soprattutto sull’esempio concreto e quotidiano di etica e cittadinanza.

Il contesto nazionale: lotta alle mafie a partire dalla scuola

Il tema sollevato da Gratteri si inserisce in un dibattito nazionale ormai decennale: come si previene la diffusione dell’illegalità e della cultura mafiosa?

Le recenti direttive ministeriali e le linee guida emanate dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) vanno proprio in questa direzione, integrando nei curricula le materie relative alla cittadinanza e costituzione e rafforzando i piani di aggiornamento docente.

A livello nazionale si assiste a:

  • Crescita di reti di scuole impegnate su progetti di legalità
  • Collaborazioni tra scuole e associazioni come Libera, Avviso Pubblico, Fondazione Falcone
  • Diffusione di premi, concorsi e progetti tematici

Non mancano però le criticità: disuguaglianze territoriali, mancanza di coordinamento centralizzato e risorse spesso limitate. Tuttavia, grazie anche a figure come Gratteri, il tema dell’educazione antimafia resta oggi centrale nel dibattito scolastico e pubblico.

Ricadute sociali dell’educazione antimafia

L’educazione antimafia, se intesa come processo integrato di formazione culturale, morale e civica, è in grado di produrre effetti positivi non solo sulla popolazione studentesca ma sull’intero tessuto sociale. Alcuni dei principali risultati attesi sono:

  • Sviluppo di senso critico e responsabilità
  • Riduzione del rischio di devianza giovanile
  • Rafforzamento della collaborazione tra scuole, famiglie e istituzioni
  • Maggiore partecipazione democratica alla vita della comunità

A lungo termine, la presenza di figure educative forti e preparate può contribuire alla formazione di un capitale sociale basato sull’onestà, sul rispetto delle regole e sulla consapevolezza delle proprie scelte. I semi piantati oggi a scuola possono infatti germogliare in una società più giusta e resiliente di domani.

Sintesi e prospettive future

Le parole di Nicola Gratteri, riportate anche nell’intervista al Corriere della Sera, rappresentano un potente richiamo alla responsabilità collettiva. L’educazione antimafia non può essere ridotta a un tema occasionale o a una materia a sé stante, ma deve permeare ogni aspetto della vita scolastica.

In sintesi:

  • Educazione e istruzione non sono la stessa cosa: la prima è prerequisito della seconda
  • La scuola è centrale nella prevenzione delle mafie, soprattutto attraverso la formazione dei formatori
  • L’impegno di magistrati come Gratteri rappresenta un modello per l’intera comunità scolastica e civile

Sfide aperte e proposte:

  1. Rafforzare l’obbligatorietà dei corsi di formazione antimafia per docenti
  2. Allargare la collaborazione tra scuole e soggetti istituzionali
  3. Monitorare e valutare costantemente i risultati

Un nuovo patto educativo, basato sull’etica e sulla formazione permanente dei docenti, rappresenta la migliore garanzia per il futuro delle giovani generazioni e il contrasto concreto alle mafie. Napoli, come altre città italiane, può essere un punto di partenza e un laboratorio di eccellenza di questa rivoluzione culturale e sociale, nel solco tracciato dagli insegnamenti di Nicola Gratteri.

Pubblicato il: 20 settembre 2025 alle ore 12:05

Savino Grimaldi

Articolo creato da

Savino Grimaldi

Articoli Correlati