Rapporto Invalsi 2025: sud Italia penalizzato secondo Save the Children
Indice
- Introduzione: l’analisi del Rapporto Invalsi 2025
- I principali dati emersi sull’apprendimento nel Sud Italia
- Dispersione scolastica: miglioramenti e criticità
- Le competenze in italiano e matematica: confronto tra Nord e Sud
- Il monito di Save the Children sulle disuguaglianze territoriali
- Cause strutturali e contestuali della crisi educativa al Sud
- Strategie e raccomandazioni per il futuro della scuola italiana
- Conclusioni: un’urgenza nazionale
Introduzione: l’analisi del Rapporto Invalsi 2025
Il Rapporto Invalsi 2025 si presenta come una fotografia impietosa e dettagliata dello stato dell’istruzione italiana, con un focus particolare sulle profonde implicazioni che le disuguaglianze territoriali hanno sul futuro delle nuove generazioni. Pubblicato a luglio 2025 e analizzato da Save the Children, il rapporto sottolinea come la scuola in Italia sia tutt’altro che omogenea e universalmente efficace: frequentare una scuola del Sud, ancora oggi, si traduce spesso in un apprendimento ridotto e prospettive socio-economiche limitate, nonostante alcuni passi avanti nella lotta alla dispersione scolastica.
I dati raccolti dall’Invalsi e interpretati da Save the Children mostrano un’Italia spaccata in due sul piano dell’offerta educativa, con il Sud e le Isole che continuano a pagare il prezzo più alto in termini di ".competenze di base, risultati scolastici e prospettive di inclusione sociale. L’organizzazione umanitaria, commentando il Rapporto Invalsi 2025, lancia un forte monito sulla necessità di interventi tempestivi e mirati per colmare questo divario e ribadisce l’urgenza di tutelare i diritti fondamentali di milioni di studenti penalizzati dalla geografia.
I principali dati emersi sull’apprendimento nel Sud Italia
Secondo il Rapporto Invalsi 2025, l’apprendimento degli studenti che frequentano una scuola del Sud Italia risulta in media inferiore rispetto a quello dei coetanei che studiano al Nord. Una tendenza già nota negli anni scorsi, ma ancora lontana dalla risoluzione. I dati sono particolarmente allarmanti su più fronti:
- Solo il 48,6% degli studenti del Sud raggiunge i livelli minimi di competenza in italiano, contro percentuali decisamente superiori nelle regioni settentrionali.
- La situazione non migliora di molto quando si analizzano le competenze matematiche: solo il 54% degli studenti della secondaria di secondo grado al Sud ottiene almeno il livello base.
- Il fenomeno della dispersione implicita – studenti che pur frequentando la scuola non raggiungono le competenze fondamentali – coinvolge nel 2025 ben il 12,5% degli alunni del Sud e delle Isole.
Questi elementi, letti all’interno di una trama complessa di svantaggio socioeconomico e carenze strutturali, confermano un quadro in cui il diritto allo studio rischia di essere compromesso per una larga fetta di giovani cittadini italiani.
Dispersione scolastica: miglioramenti e criticità
Uno degli elementi che il Rapporto Invalsi 2025 evidenzia con maggiore chiarezza è il contrasto tra l’apparente riduzione della dispersione scolastica «esplicita» e le persistenti criticità della dispersione «implicita». In Italia, il tasso di abbandono scolastico è passato dal 14,2% del 2020 al 9,8% nel 2024, segnando un progresso importante verso l’obiettivo europeo di abbassare il fenomeno entro la soglia del 10%. Questo successo, però, rischia di essere offuscato dalla larvata realtà della dispersione implicita: studenti che, pur restando formalmente inseriti nel percorso scolastico, non maturano competenze adeguate, in particolare nelle aree più svantaggiate del Paese.
Significativo è il dato riguardante il 12,5% di dispersione implicita nel Sud e nelle Isole, una cifra che meritava e merita l’attenzione dei decisori politici e dell’opinione pubblica. Tali studenti sono assai più esposti al rischio di marginalizzazione sociale ed economica, perché l’insufficienza sul piano delle competenze basilari si traduce non solo in un percorso scolastico più incerto, ma anche in une limitata capacità di inserimento nel mondo del lavoro e nella vita civica.
La lotta alla dispersione scolastica, dunque, deve andare oltre la semplice riduzione degli abbandoni: occorre puntare sulla qualità dell’apprendimento e sul sostegno mirato agli studenti in difficoltà.
Le competenze in italiano e matematica: confronto tra Nord e Sud
Il Rapporto Invalsi 2025 offre uno sguardo dettagliato anche sulle differenze nelle competenze di base tra Nord e Sud. Mentre in alcune regioni settentrionali la quasi totalità degli studenti raggiunge i livelli minimi in italiano e matematica, al Sud questa percentuale scende drasticamente, sia a livello di scuola secondaria di primo che di secondo grado.
In particolare, i test rilevano che appena il 48,6% degli studenti meridionali possiede una padronanza sufficiente della lingua italiana. Un dato che va letto alla luce dell’impatto che le difficoltà di comprensione e di espressione hanno su tutti gli altri apprendimenti, dalla storia alla geografia, dalle scienze alle discipline tecniche. In matematica, invece, il 54% degli studenti supera almeno la soglia minima, ma uno studente su due non ha le basi utili per affrontare con successo un percorso di studi superiore o per inserirsi proficuamente nel tessuto produttivo e innovativo del Paese.
Queste differenze, che si rivelano ben più marcate nelle zone periferiche e nei contesti a maggior disagio socio-economico, vanno a rafforzare la sensazione di un’Italia educativa a due velocità, in cui il luogo di nascita degli studenti condiziona ancora pesantemente le opportunità di successo formativo.
Il monito di Save the Children sulle disuguaglianze territoriali
Commentando i dati contenuti nel Rapporto Invalsi 2025, Save the Children non ha mancato di ricordare come la disuguaglianza nell’istruzione sia un potente fattore di esclusione sociale. Secondo l’organizzazione, «andare in una scuola del Sud Italia comporta spesso un apprendimento ridotto», con conseguenze che si riverberano non solo sulla crescita individuale, ma anche sullo sviluppo delle comunità e sull’intero tessuto economico e democratico nazionale.
L’organizzazione sottolinea che i dati Invalsi 2025, pur mostrando miglioramenti sul fronte della dispersione scolastica, devono essere letti criticamente, in quanto rischiano di nascondere la realtà di chi resta indietro sotto il profilo delle competenze fondamentali. Inoltre, Save the Children invita a superare la lettura statistica del fenomeno, perché dietro a ogni numero ci sono storie di ragazzi e ragazze che meritano di vedere realizzato il loro diritto all’istruzione – una risorsa irrinunciabile per il futuro di tutto il Paese.
Il messaggio è dunque chiaro: l’Italia non può più ignorare un’emergenza che riguarda milioni di studenti e famiglie. Serve un’attenzione continua, fondi adeguati e un monitoraggio costante delle politiche scolastiche, specialmente a Sud, dove la povertà educativa rischia di diventare una trappola intergenerazionale.
Cause strutturali e contestuali della crisi educativa al Sud
Per comprendere le ragioni profonde dei dati allarmanti segnalati dal Rapporto Invalsi 2025 e dall’analisi di Save the Children, è necessario guardare a un intreccio di cause di natura strutturale e contestuale. Al Sud il sistema scolastico sconta decenni di investimenti insufficienti, carenze croniche di personale qualificato e infrastrutture spesso obsolete o poco accoglienti.
A questi fattori si aggiungono:
- Indicatori di povertà economica e sociale superiori rispetto alla media nazionale;
- Minore presenza di servizi extrascolastici e sostegno alle famiglie;
- Disoccupazione elevata e conseguente minore coinvolgimento dei genitori nei percorsi educativi;
- Fenomeni di emigrazione giovanile e «fuga dei cervelli» che impoveriscono ulteriormente il capitale umano locale.
Il contesto fa sì che, in alcune realtà, la scuola venga vissuta più come un obbligo che come una reale opportunità di crescita individuale e collettiva. Il divario digitale, amplificato nei periodi di didattica a distanza imposti dalla pandemia, ha ulteriormente accentuato le disparità tra Nord e Sud accelerando processi di esclusione silenziosi ma estremamente pervasivi.
Strategie e raccomandazioni per il futuro della scuola italiana
Secondo Save the Children e i principali osservatori del mondo dell’istruzione, affrontare con efficacia la crisi educativa e colmare il divario Nord-Sud richiede un piano integrato e multilivello. Alcuni punti fondamentali:
- Aumento delle risorse finanziarie destinate alle scuole del Sud, per garantire edifici sicuri e dotazioni tecnologiche adeguate;
- Formazione e reclutamento di docenti motivati e qualificati, in particolare nelle aree più difficili;
- Potenziamento dei servizi allo studente e lotta alla dispersione implicita attraverso tutoraggi, laboratori e attività extracurriculari;
- Collaborazione tra scuola, famiglie e territorio, per creare una comunità educante che sostenga davvero ogni giovane;
- Monitoraggio continuo dei livelli di apprendimento e delle condizioni di partenza degli studenti, per individuare in tempo utile chi rischia di restare indietro.
Gli esperti sottolineano inoltre l’importanza di intervenire già nella scuola primaria, quando sono più ampie le possibilità di recupero di ragazzi in difficoltà. Occorrono investimenti nell’educazione della prima infanzia e una continuità educativa che accompagni gli studenti fino all’ingresso nel mondo del lavoro o all’università.
Conclusioni: un’urgenza nazionale
Il Rapporto Invalsi 2025 e il monito di Save the Children spingono la scuola italiana di fronte a una sfida fondamentale: quella di garantire a tutti, indipendentemente dal luogo di nascita, gli stessi diritti ed opportunità formative. La strada da percorrere resta lunga: i dati sulle competenze in italiano e matematica nel Sud Italia, la dispersione implicita ancora troppo elevata e le persistenti barriere socio-economiche impongono un’accelerazione nelle politiche per l’inclusione e l’equità.
Non si tratta solo di numeri: dietro ogni percentuale ci sono vite, aspirazioni e sogni che rischiano di essere spenti da condizioni di partenza svantaggiate. L’impegno di istituzioni, società civile e mondo della scuola è oggi più che mai indispensabile per trasformare l’eccezione in regola, offrendo a tutti gli studenti italiani la possibilità di crescere, imparare e costruirsi un futuro dignitoso e libero.
La sfida educativa resta dunque l’urgenza principale per il futuro del Paese: solo investendo sulla scuola, con coraggio e visione, si potrà davvero superare il gap Nord-Sud e costruire un’Italia unita non solo geograficamente, ma soprattutto nelle opportunità concrete offerte ai giovani.