ZES Unica: Confindustria Chiede la Proroga per un Motore d’Innovazione nel Mezzogiorno
La Zona Economica Speciale (ZES) unica continua a rappresentare un pilastro strategico per lo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno. Nel settembre 2025, Confindustria, attraverso il vicepresidente Natale Mazzucca, ha lanciato un appello formale al Governo per la proroga della ZES unica, sottolineando non solo i benefici concreti già riscontrati, ma anche la necessità di una sua continuità per garantire un futuro di crescita sostenuta e innovazione nel Sud Italia.
Indice
- Introduzione alla ZES Unica
- Cos’è la ZES Unica e come funzione
- I risultati ottenuti: dati e numeri chiave
- Le ragioni della richiesta di proroga da parte di Confindustria
- Il ruolo di Natale Mazzucca nella difesa della ZES Unica
- Gli incentivi della ZES e il loro impatto occupazionale
- Perché abolire la ZES unica sarebbe un passo indietro
- Il punto di vista delle imprese: testimonianze e casi pratici
- Implicazioni per il futuro del Mezzogiorno
- Conclusioni: tra sfide e opportunità della ZES unica proroga
Introduzione alla ZES Unica
La Zona Economica Speciale unica, spesso identificata con l’espressione ZES unica Mezzogiorno, nasce come risposta strutturale alle profonde crisi occupazionali e di sviluppo che hanno storicamente caratterizzato il Sud Italia. Si tratta di una misura straordinaria ideata per attrarre investimenti e incentivare le aziende a insediarsi e crescere in territori dalla grande potenzialità ma spesso penalizzati da disuguaglianze infrastrutturali e sociali.
Oggi, grazie ai 35.000 nuovi posti di lavoro generati e agli oltre 28 miliardi di euro di investimenti attratti, la ZES unica si presenta come uno degli strumenti d’intervento più efficaci per rilanciare la competitività delle imprese meridionali. Tuttavia, il suo futuro rimane incerto e la richiesta di proroga si fa sempre più pressante all’approssimarsi della scadenza degli incentivi.
Cos’è la ZES Unica e come funziona
Le ZES (Zone Economiche Speciali) sono aree circoscritte all’interno delle quali aziende e investitori godono di agevolazioni e vantaggi competitivi, come crediti d’imposta, semplificazioni amministrative ed esenzioni da alcuni oneri fiscali. La ZES unica, in particolare, ha uniformato il quadro normativo per tutto il territorio del Mezzogiorno, superando la frammentazione precedente che vedeva diverse ZES regionali.
Gli incentivi ZES imprese comprendono:
- Crediti d’imposta per la realizzazione di investimenti produttivi
- Snellimento delle procedure amministrative e autorizzative
- Sgravi contributivi
- Priorità nella realizzazione di infrastrutture connesse alle aree industriali
L’obiettivo dichiarato è quello di creare un ambiente favorevole in cui le imprese possano investire, innovare e crescere, con ricadute positive sull’occupazione e sulla produttività locale.
I risultati ottenuti: dati e numeri chiave
Secondo i dati di Confindustria, la ZES unica dal momento della sua istituzione fino al 2025 ha raggiunto risultati considerevoli e misurabili.
- Oltre 35.000 posti di lavoro sono stati creati direttamente nelle aree coinvolte.
- Gli investimenti privati generati grazie agli incentivi ammontano a 28 miliardi di euro, un dato che testimonia la capacità attrattiva della misura.
- Oltre 2.500 nuove aziende si sono insediate o hanno ampliato la propria presenza nelle regioni meridionali.
Questi risultati sono ulteriormente rafforzati dai dati qualitativi: le imprese segnalano non solo un incremento delle assunzioni ma anche una crescita della produttività, grazie a macchinari più avanzati e un ricambio generazionale nei reparti produttivi.
Le ragioni della richiesta di proroga da parte di Confindustria
La richiesta della ZES unica proroga da parte di Confindustria poggia su diversi pilastri argomentativi:
- Il rischio concreto che la sospensione degli incentivi vanifichi i progressi realizzati finora.
- La necessità di dare continuità a un processo ancora in corso, specialmente in aree in cui il tessuto imprenditoriale necessita di ulteriore consolidamento.
- L’interesse strategico nazionale ad avere un Mezzogiorno forte, competitivo e moderno.
Come sottolineato da Natale Mazzucca ZES, una proroga non è soltanto una richiesta degli imprenditori, ma un’esigenza condivisa da tutto il territorio e dalla comunità locale. In questo scenario, la ZES unica diventa sinonimo di sviluppo economico Sud Italia e di riequilibrio nazionale.
Il ruolo di Natale Mazzucca nella difesa della ZES Unica
Natale Mazzucca, vicepresidente di Confindustria, ha assunto un ruolo di primo piano nel sostenere la causa della proroga. I suoi interventi pubblici sono stati spesso caratterizzati dalla chiarezza nell’esposizione dei dati e dalla concretezza nella proposta di soluzioni. Secondo Mazzucca, parlare di efficacia ZES unica non è più soltanto uno slogan, ma una certezza supportata da evidenze economiche.
Mazzucca ha più volte avvertito che "l’abolizione degli aiuti potrebbe ostacolare la produttività" delle imprese meridionali, precisando che la ZES unica non può essere considerata una soluzione temporanea ma una vera e propria politica industriale di lungo periodo per il Sud.
Gli incentivi della ZES e il loro impatto occupazionale
Tra i principali effetti positivi della Zona Economica Speciale unica rientra certamente l’aumento dei posti di lavoro ZES. Gli incentivi hanno permesso alle aziende di realizzare nuove assunzioni, ma anche di stabilizzare i rapporti di lavoro, riducendo la precarietà tipica del mercato meridionale.
Si segnalano i seguenti effetti concreti:
- Sviluppo di nuove linee produttive nei settori metalmeccanico, agroalimentare e high-tech.
- Rientro di giovani laureati e tecnici qualificati che in passato si erano trasferiti all’estero (c.d. "controesodo" dei cervelli).
- Crescita della qualità dell’occupazione grazie agli investimenti in formazione sul lavoro.
L’impatto occupazionale della ZES unica, dunque, non si misura solo in termini quantitativi, ma anche a livello qualitativo, contribuendo a dare nuovo slancio al capitale umano del Sud.
Perché abolire la ZES unica sarebbe un passo indietro
Secondo Confindustria, l’abolizione o la mancata proroga degli aiuti imprese ZES rappresenterebbe un pericoloso passo indietro. Alla base di questa valutazione vi sono sia i rischi immediati, quali una possibile fuga di capitali e la perdita di posti di lavoro, sia quelli di medio-lungo termine, come la stagnazione degli investimenti e la riduzione della competitività territoriale.
Secondo una recente analisi condotta dall’ufficio studi di Confindustria:
- Almeno il 20% degli investimenti programmati per il periodo 2025-2027 rischia di essere cancellato senza la proroga.
- Le aziende che hanno pianificato l’ampliamento delle proprie strutture produttive potrebbero rivedere i propri progetti alla luce di un contesto meno favorevole.
- Le regioni meno sviluppate, in particolare Calabria, Basilicata e Sicilia, risentirebbero maggiormente della perdita di attrattività.
Il punto di vista delle imprese: testimonianze e casi pratici
Molte imprese che hanno beneficiato della ZES unica testimoniano in prima persona i vantaggi ottenuti grazie alla misura. Dal settore manifatturiero all’innovazione digitale, passando per l’agroalimentare e la logistica, le realtà imprenditoriali del Sud concordano sull’importanza di incentivi ZES imprese per consolidare il proprio percorso di crescita.
Ecco alcune testimonianze:
- "Senza il credito d’imposta non avremmo potuto installare nuovi impianti e assumere 30 nuovi operai," racconta il direttore di una storica azienda lattiero-casearia calabrese.
- Un’impresa pugliese di prodotti da forno ha dichiarato che, grazie alla ZES, è riuscita a partecipare a bandi internazionali e ad esportare il proprio marchio in 15 Paesi UE.
- Un’azienda del comparto automobilistico ha aperto una nuova linea produttiva a Bari, generando 120 posti di lavoro direttamente collegati agli incentivi ZES.
Queste esperienze evidenziano l’efficacia della ZES unica come strumento di sviluppo endogeno, ma sottolineano anche la necessità di mantenerne i benefici per un arco temporale di almeno altri cinque anni.
Implicazioni per il futuro del Mezzogiorno
Guardando al futuro, la proroga della ZES unica si presenta come una scelta strategica non solo per le imprese locali, ma per l’intero Paese. Le Zone Economiche Speciali sono infatti riconosciute a livello internazionale come pratiche virtuose per accelerare la convergenza di territori marginalizzati, promuovendo:
- Una maggiore attrattività per gli investitori esteri.
- L’integrazione tra portualità, logistica e produzione manifatturiera.
- L’innovazione tecnologica, anche grazie a sinergie con università e centri di ricerca presenti nel Mezzogiorno.
La sfida per il prossimo futuro sarà quella di massimizzare l’efficacia degli incentivi attivando ulteriori strumenti di semplificazione normativa, introducendo criteri ancora più rigorosi nella selezione dei progetti da finanziare e creando canali di dialogo strutturato tra istituzioni pubbliche e settore privato.
Conclusioni: tra sfide e opportunità della ZES unica proroga
L’esperienza della Zona Economica Speciale unica nel Mezzogiorno rappresenta un caso di successo per l’Italia in ambito di politiche di coesione e sviluppo territoriale. I numeri parlano chiaro: 35.000 posti di lavoro creati e 28 miliardi di euro di investimenti non sono risultati trascurabili.
Alla luce delle evidenze raccolte, la richiesta di proroga della ZES unica da parte di Confindustria appare motivata e necessaria per scongiurare il rischio di una battuta d’arresto proprio quando i primi frutti dello sforzo collettivo stanno cominciando a maturare.
La partita della ZES unica proroga è dunque una partita nazionale: riguarda il futuro del Mezzogiorno, la competitività delle nostre imprese, la coesione sociale e la credibilità internazionale dell’Italia come destinazione interessante per gli investimenti produttivi.
Sintesi finale:
La Zona Economica Speciale unica è uno strumento concreto ed efficace che ha dimostrato la propria utilità, ma che rischia di perdere valore senza la giusta continuità. Spetta ora al Governo valutare con attenzione i benefici già raggiunti e rispondere alla richiesta di Confindustria, dando così nuova linfa allo sviluppo economico e sociale del Sud e dell’intero Paese.