Milano e l'Italia hanno perso una delle sue figlie più grandi. Ornella Vanoni, “la signora della musica italiana”, si è spenta nella sua casa, lasciando un vuoto non solo tra i fan, ma nella storia della cultura contemporanea del Paese. La sua voce, inconfondibile e vellutata, ha accompagnato oltre settant’anni di storia nazionale, diventando colonna sonora di amori, malinconie e rinascite.
“Senza fine, tu sei un attimo senza fine…” cantava nel brano scritto da Gino Paoli. Quelle parole oggi risuonano come un epitaffio dolce e struggente: la sua arte davvero non ha avuto fine, perché ha saputo reinventarsi, attraversare epoche e stili, restando sempre contemporanea.
Vanoni non è stata solo cantante: attrice, interprete teatrale, narratrice di costume. Ha saputo dare voce a un’Italia che cambiava, dalle atmosfere sofisticate degli anni Sessanta fino alle contaminazioni più recenti. “La musica è finita, gli amici se ne vanno…” è un altro dei suoi successi che oggi sembra raccontare il silenzio lasciato dalla sua assenza.
La stampa internazionale l’ha definita “una delle voci più influenti della musica italiana”. Con oltre 55 milioni di dischi venduti e più di cento lavori pubblicati, Ornella ha incarnato la capacità di un’artista di trasformarsi in icona culturale. Non solo musica, ma costume: il suo stile ironico, elegante e anticonformista ha segnato il modo di essere donna in Italia, anticipando battaglie di libertà e di emancipazione.
I social alla notizia della sua scomparsa sono andati in tilt per i tanti messaggi di affetto da parte di personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, della politica, ma anche di tantissime persone che hanno raccontato episodi di vita e momenti di storia vissuti insieme alla "cantante della mala", come fu considerata agli esordi di carriera, spinta dal regista teatrale e uno dei suoi primi, innumerevoli amori, Giorgio Strehler, a interpretare le note dolenti di ladri e carcerati.
La sua figura ha dialogato con la letteratura e con la poesia. Amava citare Cesare Pavese: “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”. E in fondo la sua voce ha sempre avuto la forza di uno sguardo: capace di raccontare l’amore, la solitudine, la fragilità, ma anche la gioia di vivere, come nel leggendario incontro con il poeta brasiliano Vinicius De Moraes e il cantautore carioca Toquinho facendo esplodere La voglia, La pazzia, L'incoscienza e L'allegria .
Ornella Vanoni ha rappresentato l’Italia che sa emozionarsi e che sa raccontarsi. Ha incarnato il legame tra arte e vita, tra musica e costume. Oggi il Paese la saluta con gratitudine, consapevole che le sue canzoni continueranno a vibrare, “senza fine”, nelle nostre memorie.