La Prima Causa Italiana sul Copyright nell'Intelligenza Artificiale: RTI e Medusa Contro Perplexity AI
Indice
- Introduzione: un nuovo scenario legale per l’AI in Italia
- Il caso: RTI e Medusa denunciano Perplexity AI
- I dettagli dell’accusa: contenuti audiovisivi e copyright
- Il contesto internazionale: lo scontro tra editori e sistemi generativi
- Aspetti giuridici: diritti d’autore e intelligenza artificiale
- Perplexity AI: un focus sull’azienda e le sue attività
- Le richieste di RTI e Medusa: riconoscimento dell’illiceità e risarcimenti
- Cosa cambia con questa causa? Impatti e prospettive per il settore
- Reazioni e dichiarazioni degli attori coinvolti
- Possibili scenari futuri per il copyright e l’AI in Italia
- Conclusioni: una svolta cruciale per il diritto d’autore nell’era digitale
Introduzione: un nuovo scenario legale per l’AI in Italia
Nel dicembre 2025, a Roma, viene depositata la prima causa italiana che coinvolge editori audiovisivi e una società di intelligenza artificiale (AI), segnando un passaggio epocale nel dibattito sui diritti d’autore nell’era digitale. RTI (Reti Televisive Italiane) e Medusa Film, due pilastri dell’editoria e della produzione audiovisiva nazionale, hanno infatti avviato un’azione legale contro Perplexity AI, società statunitense leader nello sviluppo di sistemi generativi. Il nodo centrale della vicenda riguarda l’uso di contenuti protetti dal diritto d’autore durante l’addestramento dei sistemi intelligenti.
Il caso: RTI e Medusa denunciano Perplexity AI
La notizia della denuncia di RTI e Medusa contro Perplexity AI è rapidamente rimbalzata sulle principali testate nazionali e internazionali. La richiesta formulata dai due colossi italiani al tribunale di Roma non è soltanto di risarcimento per danni già subiti, ma anche di una penale per le violazioni future del copyright.
Il caso nasce dall’accusa mossa a Perplexity AI di aver utilizzato, senza autorizzazione, centinaia di ore di contenuti audiovisivi di proprietà RTI e Medusa nell’addestramento dei propri modelli di intelligenza artificiale. L’azione legale, depositata lo scorso 3 dicembre 2025, rappresenta la prima vertenza di questo tipo in Italia, posizionando il Paese al centro del dibattito globale su editori contro intelligenza artificiale e copyright.
I dettagli dell’accusa: contenuti audiovisivi e copyright
Nel dettaglio, RTI e Medusa contestano a Perplexity AI di aver estratto, processato e utilizzato intere porzioni di film, serie e programmi televisivi senza nessun tipo di autorizzazione o licenza. Secondo i legali delle due aziende, tale attività costituisce una violazione palese dei diritti d’autore e degli accordi internazionali sulla proprietà intellettuale.
L’atto di citazione, di oltre 100 pagine, menziona un elenco dettagliato di contenuti coinvolti, tra cui film di successo italiani e format televisivi originali. RTI e Medusa, unendosi sinergicamente, intendono ottenere non solo riconoscimento dell’illiceità della condotta, ma anche un segnale forte a tutela dei creatori e dell’intero comparto audiovisivo.
Il contesto internazionale: lo scontro tra editori e sistemi generativi
Quello tra editori e sistemi generativi di intelligenza artificiale è un confronto che negli ultimi mesi ha assunto profili sempre più conflittuali a livello globale. Dall’Europa agli Stati Uniti, passando per Asia e Australia, sono decine i casi di contenziosi sui diritti d’autore aperti contro piattaforme come ChatGPT, Google Gemini, Claude e, appunto, Perplexity AI.
Le istanze sollevate dagli editori ruotano tutte attorno alla stessa questione:
- l’utilizzo massiccio di contenuti protetti per creare modelli di AI sempre più sofisticati,
- senza un giusto compenso per gli autori,
- né la stipula di accordi di licenza o revenue-sharing.
La sentenza che arriverà dal tribunale di Roma sarà quindi osservata con grande attenzione anche all’estero, perché potrebbe diventare un modello di riferimento per analoghi casi futuri in altre giurisdizioni.
Aspetti giuridici: diritti d’autore e intelligenza artificiale
Dal punto di vista normativo, la questione verte sulla possibilità o meno di riutilizzare opere soggette a copyright nell’addestramento automatico di sistemi AI. In Italia, la Legge 633/1941 protegge le opere dell’ingegno e prevede la necessità del consenso dell’autore per ogni forma di riproduzione, pubblica esecuzione, comunicazione e utilizzo.
Il gap della normativa è rappresentato dall'assenza di riferimenti espliciti alle tecniche di machine learning e all’addestramento algoritmico attraverso dataset derivati da opere coperte da copyright. Una mancanza che si traduce in un vuoto interpretativo, spesso riempito dalla prassi giurisprudenziale o dall’intervento delle autorità garanti.
Perplexity AI: un focus sull’azienda e le sue attività
Perplexity AI è una start-up americana tra i leader mondiali nei sistemi generativi, piattaforme in grado di rispondere a domande complesse e produrre output testuali e multimediali basati su enormi database di informazioni. La società, fondata nel 2022 nella Silicon Valley, si è distinta per l’uso di tecniche avanzate di "large language modeling", spesso utilizzando dati e contenuti raccolti da Internet.
Proprio questa prassi è oggetto di polemiche e dispute legali, poiché la raccolta indiscriminata e il processare contenuti senza autorizzazione espongono Perplexity e altri operatori a cause legali, come quella intentata da RTI e Medusa.
Nel recente passato, aziende tecnologiche analoghe hanno già raggiunto accordi extragiudiziali con editori, mentre altri procedimenti sono ancora in corso negli Stati Uniti, Regno Unito e Giappone.
Le richieste di RTI e Medusa: riconoscimento dell’illiceità e risarcimenti
L’atto giudiziario con cui RTI e Medusa citano Perplexity AI ha due obiettivi principali:
- Il riconoscimento formale, da parte del tribunale, dell’illiceità dell’utilizzo dei suddetti contenuti attraverso piattaforme di intelligenza artificiale senza preventiva autorizzazione.
- Un risarcimento danni per lo sfruttamento avvenuto e una penale da applicare in caso di future violazioni.
In particolare, viene richiesto al giudice di definire regole chiare in materia di "risarcimento danni copyright AI", così da proteggere il patrimonio audiovisivo nazionale e offrire alle aziende uno strumento legale efficace contro l’utilizzo non autorizzato dei loro contenuti.
La quantificazione dei danni richiesti non è stata resa pubblica, ma secondo indiscrezioni potrebbe aggirarsi su diverse decine di milioni di euro, con la previsione di una penale per singola infrazione futura.
Cosa cambia con questa causa? Impatti e prospettive per il settore
La causa intentata da RTI e Medusa contro Perplexity AI costituisce una svolta cruciale non solo per il mercato nazionale, ma anche per il quadro europeo e internazionale della protezione dei diritti d’autore nell’era dell’intelligenza artificiale. Tra i principali impatti e prospettive che emergono:
- Precedente giurisprudenziale: la prima sentenza su "prima causa copyright AI Italia" potrà fare scuola.
- Nuovi equilibri fra editori e sviluppatori AI: è molto probabile l’intensificazione delle negoziazioni per accordi di licenza o revenue sharing sugli utilizzi futuri.
- Possibili modifiche normative: la pressione mediatica e giudiziaria potrebbe portare a norme più precise su “addestramento AI copyright” anche a livello europeo.
- Risvolti economici: le aziende AI più piccole potrebbero essere scoraggiate dall’accedere a grandi database di contenuti senza autorizzazione, a beneficio degli editori.
Reazioni e dichiarazioni degli attori coinvolti
RTI e Medusa, in una nota congiunta diffusa il giorno della presentazione della causa, hanno sottolineato come la battaglia legale non sia solo una questione economica ma anche di principio. “La creatività e il lavoro dei nostri autori e produttori non possono essere sfruttati senza consenso, tanto meno da algoritmi potenzialmente in grado di sostituire l’ingegno e la professionalità dei creatori italiani ed europei”.
Perplexity AI, da parte sua, ha dichiarato di “aver sempre operato nella convinzione di rispettare le normative vigenti" e di "essere pronta a collaborare con le autorità italiane per chiarire ogni aspetto della vicenda". L’azienda, inoltre, ha espresso fiducia in una soluzione che possa conciliare avanzamento tecnologico e rispetto per i diritti degli autori.
A livello internazionale, la registrazione della causa apre la strada ad altre iniziative legali da parte di editori europei che si sentono danneggiati dall’attività degli operatori AI.
Possibili scenari futuri per il copyright e l’AI in Italia
La causa RTI-Medusa vs Perplexity AI potrebbe avere diversi sbocchi:
- Una sentenza favorevole agli editori, che sancisca la necessità di ottenere licenza preventiva e di stipulare accordi per qualunque forma di utilizzo nell’addestramento AI.
- Una soluzione conciliativa, che apra la strada a contratti standard per la cessione di diritti d’uso dei contenuti in ambito AI.
- Una pronuncia innovativa della magistratura che individui nuove forme di equo compenso per l’utilizzo dei contenuti protetti, sulla scorta degli sviluppi normativi attesi in sede UE.
Intanto, il caso favorirà la discussione pubblica su temi di attualità come:
- il conflitto editori sistemi generativi,
- la tutela del diritto d’autore nell’era digitale,
- la sostenibilità economica dei nuovi modelli di business nell’editoria e nella tecnologia.
Conclusioni: una svolta cruciale per il diritto d’autore nell’era digitale
In conclusione, la causa RTI e Medusa contro Perplexity AI rappresenta un passaggio storico per il diritto d'autore in Italia. Non solo per l’entità dei soggetti coinvolti e per il tema innovativo, ma perché mette a confronto due mondi: quello della creatività protetta e quello della tecnologia generativa.
La sentenza che ne deriverà potrà ridefinire le regole del gioco tra editori e sistemi AI, confermando o innovando le forme di tutela e di remunerazione degli autori. È evidente che, nella partita tra “copyright intelligenza artificiale” e libertà tecnologica, il ruolo della giustizia italiana sarà determinante per creare un modello di equilibrio che possa essere seguito anche a livello internazionale.
A prescindere dall’esito, resta il valore della battaglia legale intrapresa, capace di stimolare il dibattito pubblico e di sensibilizzare altri settori – dalla musica alla stampa, passando per fotografia e arte digitale – su un tema cruciale per il futuro della cultura e dell’economia nella società dell’algoritmo.
L’appuntamento ora è nelle aule del tribunale di Roma dove, nei prossimi mesi, si discuterà non solo di un risarcimento economico, ma di diritti, opportunità e limiti della nuova frontiera digitale.