Scuola: 54mila nuove assunzioni, ma resta la crisi precari
Il sistema scolastico italiano si trova al centro di un’importante fase di trasformazione, complice la recente firma del decreto per l’assunzione di oltre 54mila docenti da parte del ministro Giuseppe Valditara. Una notizia che, almeno sulla carta, dovrebbe rappresentare una svolta nella gestione della cronica carenza di personale che affligge le scuole di tutta Italia. Ma, come spesso accade quando si tratta di sistema scolastico, la realtà si rivela più complessa e sfaccettata, soprattutto se si guarda alle critiche provenienti dai sindacati e ai dati strutturali sul precariato, mai come oggi così allarmanti.
Indice
- Introduzione
- Il decreto delle assunzioni: numeri e caratteristiche
- Assunzioni e fabbisogno reale: il nodo strutturale
- Precariato: una piaga ancora aperta
- Il ruolo del sostegno: risorse e criticità
- Le assunzioni dei docenti di religione
- Il punto di vista della FLC CGIL
- Posti vacanti e supplenze: il quadro nazionale
- Le reazioni del mondo della scuola
- Politiche per il futuro: quali prospettive?
- Sintesi finale
Il decreto delle assunzioni: numeri e caratteristiche
Con la firma del decreto, il ministro Giuseppe Valditara ha dato il via libera a quello che viene descritto come un importante piano di assunzione per il personale docente delle scuole italiane in vista dell’anno scolastico 2025-2026. In particolare, sono 48.500 i docenti che verranno assunti per posti comuni e di sostegno, mentre vanno aggiunti ulteriori 6.022 docenti di religione cattolica, per un totale che supera le 54 mila unità. Questi numeri fanno riferimento alle cosiddette “immissioni in ruolo”, ossia contratti stabili che accendono un faro di speranza per migliaia di precari storici del nostro sistema scolastico.
La suddivisione tra posti comuni, posti di sostegno e religione riflette la volontà ministeriale di coprire le aree più scoperte del sistema istruzione, con particolare attenzione a una delle emergenze riconosciute: la mancanza di insegnanti di sostegno qualificati, fondamentali per garantire il diritto allo studio degli alunni con disabilità.
Dal punto di vista procedurale, il decreto disciplina tempi e modalità di assegnazione dei posti, prevedendo sia il ricorso alle graduatorie a esaurimento sia all’immissione da concorsi ordinari e straordinari. Tale scelta risponde da un lato alle esigenze di certezza e trasparenza, dall'altro alla necessità di valorizzare il merito e l'esperienza accumulata negli anni da molte figure precarie.
Assunzioni e fabbisogno reale: il nodo strutturale
Nonostante i numeri apparentemente consistenti, la misura varata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito rappresenta solo una parte della soluzione al problema, come sottolineato con forza dalle organizzazioni sindacali. Secondo le stime più recenti, infatti, i posti di organico di diritto vacanti – ossia posizioni ufficialmente previste ma senza titolare – superano i 90mila, una cifra che mette in luce un divario ancora importante tra quanto viene garantito e quanto realmente serve alle scuole italiane per funzionare senza ricorrere massicciamente alla supplenza.
Il ‘fabbisogno personale scuola’ risulta dunque ancora lontano dall’essere soddisfatto. Le 54mila immissioni in ruolo rischiano di costituire solo un temporaneo argine, non sufficiente a compensare anni di sottofinanziamento e gestione emergenziale.
Precariato: una piaga ancora aperta
Uno dei temi più critici e dibattuti rimane il precariato scolastico. Ad oggi, ogni anno, vengono conferite oltre 250mila supplenze, un dato che pone l’Italia tra i paesi europei con il più alto tasso di instabilità lavorativa nel settore educativo. Precari scuola Italia rappresentano una fetta ampia del corpo docente, spesso costretti a vagare tra province, regole mutevoli e incarichi a scadenza ravvicinata, senza la prospettiva di una stabilizzazione che consenta di investire davvero nella professione e nella qualità dell’insegnamento.
Questa condizione ha inevitabili ricadute anche sulla continuità didattica: studenti seguiti ogni anno da insegnanti diversi trovano più arduo costruire rapporti di fiducia, consolidare percorsi personalizzati e ottenere risultati di apprendimento costanti. La mancanza di assunzioni strutturali rischia di alimentare un circolo vizioso difficile da spezzare.
Il ruolo del sostegno: risorse e criticità
Un’attenzione particolare è stata posta quest’anno sugli insegnanti di sostegno. I numeri raccontano una situazione in cui la richiesta di docenti specializzati supera di gran lunga la disponibilità reale: delle 48.500 assunzioni previste dal decreto, una quota rilevante è destinata ai posti di sostegno, che rappresentano una autentica emergenza nella scuola italiana.
Gli studenti con disabilità o con esigenze educative speciali sono in costante aumento, ma l’offerta di docenti di sostegno qualificati fatica a stare al passo con la domanda. Le cause sono molteplici: dalla complessità della formazione all’assenza di percorsi abilitanti sufficienti, fino al mancato riconoscimento dell’impegno e delle competenze richieste. Quasi ogni anno, una parte significativa delle supplenze riguarda proprio il sostegno, con numerosi casi di assegnazione di incarichi a personale non specializzato.
Le assunzioni dei docenti di religione
Un’ulteriore novità riguarda le assunzioni dei docenti di religione, categoria spesso rimasta al margine delle politiche di reclutamento. Il ministero, tramite uno specifico decreto, porterà in ruolo 6.022 insegnanti che da anni attendono una soluzione stabile alla loro posizione lavorativa. Si chiude così, almeno in parte, una delle questioni aperte più datate nel panorama delle assunzioni scolastiche.
Va ricordato che le procedure di selezione degli insegnanti di religione sono regolate da criteri specifici, legati anche all’idoneità ecclesiastica, e che il percorso di stabilizzazione è stato spesso rallentato da questioni tecniche e burocratiche. Si tratta, comunque, di una risposta concreta ad anni di immobilismo e di rivendicazioni sindacali.
Il punto di vista della FLC CGIL
Le reazioni del mondo sindacale alle scelte del Ministero non si sono fatte attendere. In particolare, la FLC CGIL scuola, una delle sigle più rappresentative del settore, ha ritenuto l’iniziativa insufficiente per coprire il reale fabbisogno delle scuole italiane. Secondo il sindacato, i numeri delle nuove assunzioni sarebbero distanti dalla soglia minima necessaria per garantire un servizio adeguato, considerando anche il costante aumento di studenti e le nuove sfide pedagogiche imposte dalla contemporaneità.
La FLC CGIL sottolinea come la mancata copertura dei posti di diritto rappresenti un vulnus per il sistema scuola, in quanto costringe alla reiterazione del ricorso alle supplenze e al precariato. Si tratta, secondo i sindacati, di una soluzione tampone che non affronta le cause strutturali dello squilibrio tra domanda e offerta di lavoro nel settore.
Posti vacanti e supplenze: il quadro nazionale
I dati ufficiali mettono in evidenza una situazione critica: a fronte delle 54.000 immissioni in ruolo previste per l’anno scolastico 2025-2026, rimarranno vacanti oltre 90.000 posti in organico di diritto, molti dei quali saranno coperti solo parzialmente tramite la reiterazione delle supplenze annuali. Gli incarichi temporanei hanno effetti negativi sull’efficacia didattica e impediscono la costruzione di progettualità a lungo termine.
Questo stato di fatto si riverbera negativamente sia sulla qualità dell’offerta formativa sia sulle aspettative di stabilità lavorativa dei docenti stessi, che spesso si trovano costretti a lavorare in condizioni di precarietà e mobilità forzata, con importanti ricadute anche sulla qualità della vita.
Le reazioni del mondo della scuola
L’annuncio delle nuove assunzioni ha generato reazioni contrastanti tra gli addetti ai lavori. Da un lato, c’è chi accoglie positivamente la decisione ministeriale di sbloccare nuovi posti, considerandola un primo passo verso il superamento di una crisi ormai cronica. Dall’altro, molti dirigenti scolastici, insegnanti e sindacalisti avvertono che il problema non può dirsi risolto finché non verranno adottate strategie strutturali per superare la dipendenza dalle supplenze e dal lavoro precario.
Numerose testimonianze raccolte nelle scuole raccontano storie di docenti che, pur con anni di servizio alle spalle, vedono ancora sfumare la possibilità di un’assunzione definitiva, a causa di graduatorie e concorsi spesso bloccati o di procedure troppo restrittive. Molti lamentano l’assenza di investimenti sulla formazione, sia iniziale che in servizio, strumento fondamentale per la crescita professionale degli insegnanti.
Politiche per il futuro: quali prospettive?
Guardando al futuro, il dibattito sulle politiche di reclutamento nella scuola resta caldo e controverso. Alcuni osservatori suggeriscono la necessità di un “patto per la scuola” tra Governo e sindacati, in grado di superare logiche emergenziali e restituire dignità alla professione docente. Investire sulle assunzioni docenti 2025 e, più in generale, sulla stabilizzazione del personale significa infatti non solo dare risposte puntuali alle esigenze dei lavoratori, ma soprattutto rafforzare la qualità dell’offerta formativa nazionale.
Le proposte che circolano vanno dalla revisione dei criteri di accesso alle graduatorie, alla riduzione della durata dei concorsi, fino all'ampliamento delle risorse da destinare sia alla formazione sia al reclutamento. Un altro capitolo riguarda la digitalizzazione e la capacità di attrarre nuovi talenti, anche attraverso la valorizzazione economica della professione, oggi considerata poco attrattiva soprattutto tra i giovani laureati.
Al centro del dibattito, scelte politiche capaci di tenere conto delle diversità territoriali: il Mezzogiorno, ad esempio, soffre di una cronica carenza di personale, che si riflette negativamente su tutti i principali indicatori di apprendimento e inclusione scolastica.
Sintesi finale
In conclusione, il decreto firmato dal ministro Giuseppe Valditara per le nuove assunzioni di docenti rappresenta una risposta significativa, ma ancora parziale, all’emergenza strutturale che affligge da decenni la scuola italiana. Le 54mila assunzioni previste costituiscono certamente una buona notizia per migliaia di insegnanti precari in attesa di stabilizzazione, ma non bastano a colmare il divario esistente tra i posti realmente vacanti e quelli coperti. Rimangono sul tavolo questioni centrali come il precariato cronico, la carenza di insegnanti di sostegno, le difficoltà nelle assunzioni dei docenti di religione e il costante ricorso alle supplenze.
Per garantire stabilità, qualità e continuità educativa nelle scuole italiane sarà necessario un impegno ulteriore da parte delle istituzioni, a partire da una programmazione del fabbisogno personale scuola che consenta di superare la logica delle emergenze e di costruire un sistema davvero sostenibile. Solo così sarà possibile restituire centralità al ruolo della scuola nella società, riconoscendo finalmente agli insegnanti la dignità e il riconoscimento professionale che meritano.