Sanzioni Disciplinari ai Docenti: Il Rinnovarsi Infinito di un Dibattito mai Risolto
Sommario
- Introduzione: Il ritorno del dibattito sulle sanzioni disciplinari
- Le posizioni dei sindacati e dei dirigenti scolastici
- Quadro normativo: tra legge e inapplicabilità
- Sintesi finale: la necessità di un cambio di rotta
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Introduzione: Il ritorno del dibattito sulle sanzioni disciplinari
Una discussione ciclica e mai risolta
Ancora una volta, la questione delle sanzioni disciplinari ai docenti torna sotto i riflettori, alimentando un dibattito che sembra destinato a non trovare mai soluzione definitiva. La recente proposta, poi smentita, di estendere il potere sanzionatorio dei dirigenti scolastici da 10 a 30 giorni ha riacceso le polemiche tra gli attori del settore scolastico. Da anni, simili discussioni vengono sistematicamente rimandate a una “sequenza contrattuale” che non si realizza mai, lasciando la materia in un limbo normativo.
Il tema, più che generare risposte efficaci, mette in luce le profonde contraddizioni e le resistenze interne al sistema scolastico. Ogni rinnovo contrattuale diventa occasione per riproporre le stesse problematiche, senza che si arrivi a un reale cambiamento. In questo scenario, si assiste a una vera e propria rappresentazione teatrale, in cui i ruoli sembrano già assegnati e i copioni già scritti.
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Le posizioni dei sindacati e dei dirigenti scolastici
Opinioni divergenti e convergenze di interessi
Le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria si sono espresse con forza sul tema. Da un lato, il cosiddetto “sindacato dei presidi” continua a rivendicare maggiori poteri per i dirigenti scolastici, spesso enfatizzando competenze che in realtà non trovano riscontro nella normativa vigente. Dall’altro, le sigle di comparto che rappresentano principalmente i docenti ricordano puntualmente che il potere sospensivo non è nelle mani dei dirigenti scolastici, come sancito dall’art. 48 del CCNL 2019/21 e dal Testo Unico 297/1994.
Questa contrapposizione, tuttavia, cela una convergenza di fondo: nessuna delle parti sembra realmente interessata a sciogliere il nodo, preferendo mantenere un equilibrio che salvaguardi le rispettive posizioni. Si assiste così a una serie di dichiarazioni pubbliche, spesso contraddittorie, che finiscono per confondere ulteriormente il quadro e per rinviare ogni decisione a un futuro indefinito.
In questa dinamica, i veri interessi di categoria vengono spesso sacrificati sull’altare di strategie sindacali e logiche di potere. I dirigenti scolastici, chiamati a rispondere di responsabilità crescenti, si trovano privi di strumenti adeguati sia per tutelare se stessi sia per garantire un’efficace gestione delle risorse umane.
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Quadro normativo: tra legge e inapplicabilità
La legge Madia, il Testo Unico e le contraddizioni applicative
Dal punto di vista normativo, la situazione è quanto mai paradossale. La legge Madia (D. Lgs. 75/2017) ha introdotto la possibilità per i dirigenti scolastici di irrogare sanzioni disciplinari fino a 10 giorni di sospensione dal servizio e dallo stipendio, senza transitare necessariamente per l’Ufficio competente per i procedimenti disciplinari. Si tratta di una misura pensata per snellire le procedure e responsabilizzare ulteriormente i dirigenti.
Tuttavia, questa possibilità resta di fatto inapplicata nel contesto scolastico, a causa della mancata armonizzazione con il Testo Unico della scuola (D. Lgs. 297/94) che non attribuisce ai dirigenti il relativo potere sanzionatorio. Il risultato è che una norma di legge innovativa rimane “lettera morta” per il personale scolastico, mentre i casi di comportamenti lesivi da parte di docenti o personale Ata spesso non trovano risposta adeguata. Gli Uffici Scolastici Regionali, infatti, si rivelano frequentemente un collo di bottiglia, dove i procedimenti disciplinari si arenano, lasciando impuniti episodi anche gravi.
La situazione genera frustrazione tra i dirigenti scolastici, che chiedono semplicemente di poter applicare la legge e di poter scegliere le proprie squadre in modo più coerente con le responsabilità affidate. Il dibattito pubblico, alimentato anche da dichiarazioni discordanti degli stessi rappresentanti istituzionali, contribuisce a rendere il quadro ancora più confuso e grottesco.
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Sintesi finale: la necessità di un cambio di rotta
Verso una reale applicazione della normativa
La ricorrente querelle sulle sanzioni disciplinari si rivela, ancora una volta, un tema più di facciata che di sostanza. Non si tratta di rivendicare nuovi poteri o di introdurre misure punitive, ma di applicare in modo coerente una normativa esistente e ormai datata 2017.
Solo una chiara volontà politica e contrattuale potrà sciogliere i nodi che ancora oggi impediscono l’effettiva applicazione delle norme. Occorre superare le logiche di conservazione e le resistenze di parte, restituendo ai dirigenti scolastici strumenti adeguati per una gestione efficace delle scuole e, al contempo, tutelando i diritti di tutto il personale. Senza un cambio di paradigma, il rischio è che il “teatrino” delle sanzioni disciplinari continui a ripetersi, lasciando irrisolte le criticità del sistema scolastico italiano.