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Riceviamo e Pubblichiamo la nota stampa di Daniela Malini

Riceviamo e Pubblichiamo la nota stampa di Daniela Malini

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Riceviamo e Pubblichiamo la nota stampa di Daniela Malini

Durante il convegno “Scuola, Università, ricerca pubblica e privata… una cura urgente per l’Europa”, tenutosi a Roma l’11 giugno, il presidente dell’ANP di Roma Mario Rusconi ha rilasciato dichiarazioni che meritano una risposta pubblica, soprattutto da chi vive quotidianamente la realtà scolastica.

Rusconi denuncia giustamente la difficoltà di attrarre insegnanti qualificati, in particolare nelle discipline scientifiche, a causa di stipendi troppo bassi e di un sistema rigido. Tuttavia, le sue proposte e alcune affermazioni rischiano di fare più danni che altro, perché si fondano su una visione distorta e datata del lavoro nella scuola.

“Non si può pretendere che un laureato in matematica vada a Varese a 1.600 euro al mese…”

Siamo tutti d’accordo: con questi stipendi, non si può pretendere mobilità né qualità. Ma la soluzione non può essere la reintroduzione mascherata delle gabbie salariali, già bocciate decenni fa perché inique. La risposta sta nell’aumento generalizzato degli stipendi del personale scolastico, allineandoli agli standard europei. Altro che differenze territoriali: servono investimenti reali.

Ancora più controversa è la proposta di portare il personale docente a 30, 35, 40 ore settimanali a scuola. Ma di che tipo di ore stiamo parlando? Ore di lezione frontale? Ore di presenza obbligatoria? Chiunque insegni sa che ogni ora di lezione richiede almeno un’altra ora di preparazione, correzione, valutazione, aggiornamento. Chi lavora su cinque classi con discipline diverse ha un carico non visibile ma enorme. È su questo lavoro invisibile che la scuola regge, ed è su questo che manca qualsiasi riconoscimento formale o economico.

Infine, l’affermazione più grave: secondo Rusconi, l’80% del personale scolastico, essendo composto da donne con carichi familiari, non può trasformarsi in una figura professionale strutturata. Una frase che non può passare sotto silenzio. In politica, medicina, magistratura, ingegneria, milioni di donne affrontano quotidianamente carichi familiari e lavorativi elevati, senza che nessuno metta in discussione la loro professionalità. Solo nella scuola si insinua ancora l’idea, mai detta apertamente ma sempre presente, della “maestrina part-time”, della docente che lavora quasi per passione, non per mestiere.

Questa visione è offensiva, e alimenta una cultura del discredito nei confronti della scuola pubblica. Piuttosto che rovesciare i dati di realtà per adattarli a una narrazione datata, bisognerebbe partire dal riconoscimento della complessità del lavoro docente e dei suoi sacrifici.

Serve una vera riforma, fondata su stipendi adeguati, investimenti nei servizi scolastici e territoriali, la valorizzazione delle competenze e del tempo-lavoro reale dei docenti, l’uscita definitiva da visioni misogine e riduttive. La scuola italiana merita rispetto, non retoriche stanche. Se si vuole davvero “una cura urgente per l’Europa”, si cominci con il dare dignità alla scuola italiana e a chi ci lavora ogni giorno, con passione,  ma anche con piena professionalità.

Daniela Malini, scrittrice e docente di italiano e storia Referente nazionale per la Liguria del movimento Flash Mob della Scuola

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Pubblicato il: 16 giugno 2025 alle ore 18:56

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