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Concorso Docenti PNRR3: analisi della domanda sull’Invalsi e la diatriba social su ruolo, valutazione e certificazione delle competenze
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Concorso Docenti PNRR3: analisi della domanda sull’Invalsi e la diatriba social su ruolo, valutazione e certificazione delle competenze

Disponibile in formato audio

Approfondimento sulle origini della polemica attorno alla domanda del concorso docenti PNRR3 sul ruolo dell’INVALSI: quali funzioni ha nelle prove dell’Esame di Stato secondo normativa, perché le risposte hanno sollevato un dibattito acceso tra insegnanti e specialisti, cosa dicono D.Lgs. 62/2017 e DM 742/2017

Concorso Docenti PNRR3: analisi della domanda sull’Invalsi e la diatriba social su ruolo, valutazione e certificazione delle competenze

Indice

  • Introduzione: il caso della domanda INVALSI al concorso docenti PNRR3
  • Il contesto normativo: D.Lgs. 62/2017 e DM 742/2017
  • Il ruolo delle prove INVALSI secondo la legge
  • La domanda contestata: testo, risposte e la soluzione del Ministero
  • La reazione sui social: le perplessità degli insegnanti e il coinvolgimento delle IA
  • Cosa fa davvero l’INVALSI nell’Esame di Stato?
  • L’apporto degli strumenti INVALSI nel processo valutativo
  • Le implicazioni didattiche e professionali per i docenti
  • Analisi comparata: INVALSI e la certificazione delle competenze in Europa
  • Conclusione e sintesi: cosa insegna la diatriba del concorso PNRR3

Introduzione: il caso della domanda INVALSI al concorso docenti PNRR3

Il concorso docenti PNRR3, tenutosi il 1° dicembre 2025, ha generato un acceso dibattito attorno a una domanda legata al ruolo dell’INVALSI nel processo di certificazione delle competenze degli studenti. La questione, nata da una delle richieste nella parte teorico-normativa delle prove riservate alla scuola secondaria, si è presto trasformata in una vera e propria “diatriba” sui social, coinvolgendo non solo docenti e aspiranti insegnanti, ma anche esperti, specialisti e persino Intelligenze Artificiali, chiamate a esprimere il proprio parere sul tema.

Il cuore della discussione risiede nella scelta ministeriale della risposta considerata corretta a una domanda riguardante le funzioni svolte dall’INVALSI in relazione all’Esame di Stato. Tale scelta ha lasciato perplessi molti candidati, che hanno giudicato la formulazione “fuorviante e poco convincente”, generando così una vera ondata di commenti, discussioni e analisi di dettaglio online che prosegue tuttora.

Il contesto normativo: D.Lgs. 62/2017 e DM 742/2017

Per comprendere la portata della polemica, è fondamentale analizzare il quadro normativo di riferimento. Il tema della valutazione delle competenze acquisite dagli studenti nei vari cicli scolastici è stato profondamente riformato negli ultimi anni, con il D.Lgs. 62/2017 e il DM 742/2017.

Il Decreto Legislativo 62/2017 ridefinisce, infatti, le modalità di svolgimento e valutazione degli esami conclusivi del primo e secondo ciclo d’istruzione, attribuendo alle prove INVALSI una specifica funzione nel quadro del processo valutativo. Queste, secondo la norma, sono considerate strumenti integrativi, destinati a fornire dati utili e oggettivi nella costruzione del profilo di competenze dello studente.

Il DM 742/2017, invece, disciplina nello specifico la certificazione delle competenze al termine del primo ciclo, tracciando le modalità attraverso cui il Consiglio di classe stabilisce il livello globale di competenza raggiunto e produce la relativa attestazione.

Questi dispositivi normativi rappresentano i pilastri della questione e sono stati richiamati in molte analisi e discussioni nate successivamente alla pubblicazione della domanda contestata.

Il ruolo delle prove INVALSI secondo la legge

Le prove INVALSI, introdotte per la prima volta nell’ordinamento scolastico italiano con la legge 53/2003, sono oggi definite dettagliatamente nel D.Lgs. 62/2017.

Ma qual è il reale scopo delle prove INVALSI secondo la legge?

*Rilevare e monitorare i livelli di apprendimento degli studenti;*

*Fornire elementi oggettivi per l’analisi dei risultati a livello nazionale;*

*Contribuire all’autovalutazione delle scuole;*

*Aiutare nel completamento del profilo dello studente in vista dell’Esame di Stato.*

Importante sottolineare che la normativa specifica con chiarezza come le prove INVALSI non attribuiscano un voto autonomo agli studenti e non costituiscano titolo per la certificazione in senso stretto delle competenze. La partecipazione è obbligatoria, ma il risultato ha valore solo integrativo.

Questi aspetti sono centrali sia per l’impostazione delle procedure di esame nelle scuole, sia per il tono e il contenuto della domanda del concorso docenti PNRR3.

La domanda contestata: testo, risposte e la soluzione del Ministero

Al centro della polemica vi è la seguente domanda del concorso:

“Quale ruolo svolge l’INVALSI nella certificazione delle competenze degli studenti in relazione all’Esame di Stato secondo il DM 742/2017?”

Tra le risposte proposte, il Ministero ha indicato come corretta la seguente opzione:

C: “Descrivendo le competenze necessarie al superamento dell’Esame di Stato.”

Altre risposte, non pubblicate integralmente, pare sottintendessero una funzione più ancillare o prettamente certificativa dell’INVALSI, che tuttavia non trova conferma nella legislazione.

Molti candidati, tuttavia, hanno ritenuto che la formulazione stessa fosse poco chiara, prestando il fianco a interpretazioni ambigue, poiché la funzione dell’INVALSI è integrativa e non direttamente certificativa.

La reazione sui social: le perplessità degli insegnanti e il coinvolgimento delle IA

A seguito della pubblicazione delle griglie di correzione da parte del Ministero, le discussioni sui social non si sono fatte attendere. Pagine Facebook, gruppi Telegram, forum di settore e persino piattaforme dedicate come LinkedIn e Reddit, sono state invase da commenti e richieste di chiarimento legate proprio al ruolo attribuito all’INVALSI.

Tra i temi più ricorrenti:

  • Ambiguità della domanda: molti candidati segnalano come le opzioni disponibili non riflettano pienamente il dettato normativo;
  • Confusione tra certificazione e supporto valutativo: in molti hanno confuso, non senza ragione, il concetto di “certificazione delle competenze” con la semplice funzione di analisi e restituzione dati svolta dall’INVALSI;
  • Intervento delle Intelligenze Artificiali: diversi utenti hanno utilizzato chatbot e IA per ricevere analisi e spiegazioni alternative sulla questione, coinvolgendo anche sistemi di elaborazione automatica per verificare interpretazioni e riferimenti normativi;
  • Richiesta di ricorsività: alcuni insegnanti discutevano sulla possibilità di presentare ricorso, sostenendo l’inadeguatezza della domanda rispetto ai contenuti previsti dai bandi.

Nel complesso, la polemica ha raggiunto un’eco tale da suscitare anche l’interesse dei principali sindacati di categoria, che hanno chiesto chiarezza interpretativa.

Cosa fa davvero l’INVALSI nell’Esame di Stato?

Entrando più nel dettaglio, è fondamentale ribadire cosa fa e cosa non fa l’INVALSI nelle procedure connesse all’Esame di Stato.

L’INVALSI:

  • non assegna un voto di profitto nello scrutinio finale;
  • non determina il superamento o meno dell’Esame;
  • produce dati oggettivi, che servono a corredare il profilo dello studente ma non sono “certificativi” in senso stretto.

La partecipazione alle prove INVALSI è diventata requisito indispensabile per l’accesso all’Esame di Stato, ma il loro esito non incide direttamente sulla valutazione conclusiva.

Invece, la funzione dell’INVALSI è duplice:

  1. Fornire elementi oggettivi ai consigli di classe;
  2. Costruire, a livello di sistema, un quadro nazionale dei livelli di apprendimento.

L’apporto degli strumenti INVALSI nel processo valutativo

Secondo l’art. 7 del D.Lgs. 62/2017, le prove INVALSI sono “strumenti integrativi” che completano, ma non sostituiscono, il processo valutativo degli insegnanti.

Queste prove infatti:

  • Forniscono un riscontro nazionale standardizzato sulle competenze base (italiano, matematica, inglese);
  • Offrono ai consigli di classe un quadro ulteriore per la riflessione didattica e pedagogica;
  • Servono come base di confronto per la progettazione delle attività future, a livello di Istituto.

È compito del Consiglio di classe, basandosi anche sui risultati INVALSI oltre che sull’osservazione sistematica degli apprendimenti, individuare e certificare i livelli di competenza raggiunti dai singoli alunni.

Le implicazioni didattiche e professionali per i docenti

La discussione sulla domanda INVALSI non è solamente una questione di interpretazione normativa, ma investe direttamente la professionalità docente:

  • Aggiornamento normativo: conoscere e saper interpretare precisamente la funzione delle prove INVALSI è oggi elemento irrinunciabile per ogni insegnante esaminatore o tutor;
  • Competenze valutative: i docenti sono chiamati a integrare i dati forniti da INVALSI in una prospettiva più ampia di valutazione formativa e sommativa;
  • Dialogo scuola-amministrazione: episodi come la domanda del concorso dimostrano la necessità di un costante aggiornamento tra scuola reale e Ministero.

Questi stessi elementi sono centrali nei percorsi di formazione e nei corsi per la preparazione ai concorsi pubblici.

Analisi comparata: INVALSI e la certificazione delle competenze in Europa

Non solo Italia. Il tema delle prove standardizzate nella certificazione delle competenze è dibattuto anche in diversi altri Paesi europei:

  • Francia: esistono esami standardizzati, ma le certificazioni restano in capo agli istituti;
  • Germania: le prove comparative offrono dati per la “Bildungsstandards”, ma la certificazione è sempre consiliare;
  • Finlandia: valutazioni centralizzate, ma nessuna prova nazionale ha funzione certificativa vincolante.

Anche a livello internazionale si ritrova questa distinzione tra ruolo di “controllo” (accountability) e ruolo “certificativo” delle valutazioni standardizzate. L’Italia, con l’INVALSI, si colloca quindi in una linea di tendenza ormai consolidata.

Conclusione e sintesi: cosa insegna la diatriba del concorso PNRR3

L’ampia eco suscitata dalla domanda sull’INVALSI nel concorso docenti PNRR3 aggiorna ancora una volta la riflessione su ruolo, finalità e limiti degli strumenti di valutazione standardizzati nella scuola italiana.

La confusione generata dalla domanda in questione deriva in larga parte dalla sottile distinzione, anche a livello normativo, tra funzione integrativa delle prove INVALSI e ruolo certificativo del Consiglio di classe. Un rischio, questo, accentuato dalla frammentarietà della normativa, dal dibattitto ancora aperto sui criteri di valutazione e dalla necessità di aggiornamento di chi si prepara a svolgere la funzione docente.

La vicenda insegna, infine, che la qualità di un buon concorso pubblico dovrebbe essere fondata sulla chiarezza delle domande, sulla coerenza con le normative vigenti e su un attento ascolto delle riflessioni – anche critiche – provenienti dalla comunità scolastica. La scuola italiana resta così chiamata a interrogarsi, non solo sulle risposte alle domande d’esame, ma anche su come costruire una valutazione delle competenze realmente formativa, equa e aderente allo spirito delle riforme più recenti.

Pubblicato il: 12 dicembre 2025 alle ore 15:53

Redazione EduNews24

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