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Caldo estremo e sicurezza negata agli esami di Stato 2025
Scuola

Caldo estremo e sicurezza negata agli esami di Stato 2025

Disponibile in formato audio

La denuncia da Bergamo riporta l’urgenza di riforme per tutelare la salute in aula

Caldo estremo e sicurezza negata agli esami di Stato 2025

Indice

  • Introduzione
  • Emergenza caldo durante gli esami di Stato: la denuncia da Bergamo
  • La salute degli studenti sotto minaccia: testimonianze e rischi
  • Le condizioni delle aule italiane: tra ventilatori e assenza di climatizzazione
  • Sicurezza sul lavoro e diritto allo studio: diritti ignorati
  • Le risposte delle istituzioni e delle scuole
  • Proteste e richieste di cambiamento: l’azione di Silvia Zanetti
  • Soluzioni possibili e prospettive per il futuro
  • Gli effetti del cambiamento climatico sul sistema scolastico italiano
  • Conclusioni: la necessità di riforme urgenti

Introduzione

Con l’arrivo dell’estate ogni anno torna l’annoso problema del caldo estremo nelle scuole italiane, fenomeno che si acutizza drammaticamente durante i periodi cruciali come quello degli esami di Stato. Nel 2025, il tema ha assunto un carattere di urgenza nazionale grazie alla denuncia di Silvia Zanetti, insegnante di Bergamo, che ha reso pubblici i disagi patiti da docenti e studenti durante lo svolgimento delle prove finali. Temperature record in aula, condizioni ai limiti dell’insostenibile e diritti ignorati: questi gli ingredienti di una vicenda che non coinvolge solo Bergamo ma l’intero Paese, chiamando in causa la questione della sicurezza a scuola e l’effettiva tutela della salute di chi a scuola vive e lavora quotidianamente.

Emergenza caldo durante gli esami di Stato: la denuncia da Bergamo

Affrontare gli esami di Stato 2025 a Bergamo è stato per molti studenti e insegnanti non solo un traguardo emozionante ma una vera e propria prova di resistenza fisica. Silvia Zanetti, docente impegnata nelle commissioni d’esame, ha voluto dare voce a quanti, come lei, hanno vissuto sulla propria pelle le conseguenze di svolgere attività intellettuali in aule che raggiungevano temperature comprese tra 32 e 35 gradi. Una sofferenza condivisa da moltissimi colleghi e studenti che, in assenza di un adeguato impianto di climatizzazione, si sono ritrovati a lottare con i sintomi tipici del caldo estremo: spossatezza, disidratazione, confusione e cali di concentrazione.

La denuncia della Zanetti non è un caso isolato ma rappresenta la punta dell’iceberg di un problema strutturale, ormai ciclicamente ignorato dalle istituzioni. Le condizioni riscontrate a Bergamo sono purtroppo emblematiche di una realtà diffusa in tutta Italia, come testimoniano le cronache locali e i numerosi appelli lanciati negli ultimi anni da sindacati, associazioni di categoria e comitati studenteschi.

La salute degli studenti sotto minaccia: testimonianze e rischi

Il quadro descritto da Silvia Zanetti e confermato da altre voci del mondo scolastico è allarmante. Sedersi per ore in aule non climatizzate, con ventilatori accesi che smuovono aria caldissima senza offrire reale refrigerio, ha condotto a diversi episodi di malessere tra studenti e docenti. Disidratazione, mal di testa intensi, crampi muscolari, senso di nausea e addirittura mancamenti sono solo alcuni dei sintomi riscontrati durante le giornate più torride degli esami di Stato.

Per molti maturandi, già messi alla prova dalla tensione per le prove finali, la minaccia rappresentata dal caldo estremo è stata un fattore di stress aggiuntivo, con ripercussioni sulla prestazione e sul benessere psico-fisico. I racconti arrivati da Bergamo si ripetono identici da nord a sud: studenti costretti a sostenere orali con la fronte imperlata di sudore, docenti esausti che cercano, invano, di mantenere lucidità e rigore valutativo, personale ATA impegnato a cambiare bottiglie d’acqua e aereare ambienti che si trasformano in vere e proprie serre.

Tutto questo si traduce in una palese violazione dei diritti degli studenti e dei lavoratori, chiamati a operare in condizioni che mettono a repentaglio la salute, in contrasto con le stesse norme che regolano la sicurezza a scuola con temperature alte.

Le condizioni delle aule italiane: tra ventilatori e assenza di climatizzazione

L’esperienza vissuta in occasione degli esami di Stato 2025 ha riportato a galla il drammatico stato in cui versano molte infrastrutture scolastiche italiane. In particolare, la totale o quasi assenza di impianti di climatizzazione, sostituita in fretta e furia dall’utilizzo di ventilatori spesso vetusti e poco funzionali. A Bergamo, dove la colonnina di mercurio ha superato abbondantemente i 32 gradi, ne sono stati attivati addirittura sei in una singola aula, ma il sollievo è stato solo apparente. L’aria, troppo calda e stagnante, si limitava a muoversi in tondo, lasciando intatto il disagio termico.

Questa situazione, oltre ad essere anacronistica rispetto agli standard di altri Paesi europei, pone l’Italia in una posizione di evidente arretratezza in tema di tutela della salute e della sicurezza negli ambienti scolastici. L’impossibilità di garantire aule sicure durante l’estate, specie in zone soggette a ondate di calore, è il risultato di anni di mancati investimenti e di una scarsa sensibilità istituzionale verso il comfort e la dignità dei cittadini più giovani e dei professionisti dell’istruzione.

Sicurezza sul lavoro e diritto allo studio: diritti ignorati

Il caso di Bergamo impone una riflessione sul delicato equilibrio fra il diritto allo studio e quello alla sicurezza sul lavoro. Mentre la normativa italiana prevede specifiche misure di sicurezza nelle scuole e tutela esplicitamente la salute dei minori e dei lavoratori tramite leggi e decreti, la realtà dei fatti mostra spesso un quadro ben differente.

La temperatura eccessiva negli ambienti di lavoro viene riconosciuta da tempo quale fattore di rischio professionale; tuttavia, nella pratica scolastica tali precauzioni vengono spesso affidate al buon senso o, peggio, trascurate del tutto. Gli studenti in esame e il personale coinvolto si trovano così ad affrontare lunghi turni di permanenza in ambienti inadeguati, privi di arieggiamento efficace e di punti di refrigerio. La richiesta di Silvia Zanetti – garantire aule climatizzate e adottare provvedimenti straordinari in caso di emergenza caldo – si inserisce quindi nella cornice di una battaglia per la civiltà e la legalità, che vede ampie fasce di cittadini tuttora escluse dal pieno godimento dei propri diritti durante gli esami più importanti della loro carriera scolastica.

Le risposte delle istituzioni e delle scuole

Nonostante siano molte le proteste, fino ad oggi la risposta delle istituzioni è stata spesso tardiva o inefficace. I fondi destinati all’edilizia scolastica e all’ammodernamento degli impianti sono rimasti insufficienti, e la programmazione degli interventi strutturali si scontra con ritardi burocratici e difficoltà gestionali. Talvolta le dirigenze scolastiche, pressate dalle urgenze, cercano soluzioni tampone: orari scaglionati, aperture anticipate delle finestre, bottigliette d’acqua distribuite agli studenti, pause extra per favorire l’idratazione.

Queste misure, sebbene apprezzabili, si rivelano del tutto inadeguate nei confronti dell’inasprimento progressivo del fenomeno caldo estremo nelle scuole italiane. Ancora una volta, la precarietà dell’infrastruttura scolastica si presenta come un ostacolo insormontabile al pieno rispetto dei diritti di sicurezza e benessere di studenti e lavoratori.

Proteste e richieste di cambiamento: l’azione di Silvia Zanetti

La protesta degli insegnanti di Bergamo guidata da Silvia Zanetti non è un atto isolato. Negli ultimi anni hanno preso forma diversi movimenti che hanno denunciato le criticità legate ai rischi per la salute degli esami di Stato in estate. La Zanetti ha scelto la via pubblica, affidando il suo grido di allarme alla stampa e alle istituzioni, nella speranza che la sua esperienza possa diventare un monito e uno stimolo all’azione concreta.

Non è accettabile, ha dichiarato, che nel 2025 i nostri studenti e tutto il personale scolastico vengano sottoposti a simili condizioni di disagio, quando la tecnologia e la normativa ci porrebbero nelle condizioni di offrire ambienti sicuri e salubri a tutti. Una posizione forte, che ha trovato eco tra i colleghi, nelle organizzazioni sindacali e nei rappresentanti degli studenti, tutti uniti nel richiedere misure di sicurezza adeguate e investimenti strutturali sulle scuole italiane.

Soluzioni possibili e prospettive per il futuro

Alla luce dell’esperienza vissuta a Bergamo, appare evidente l’urgenza di mettere in atto una politica di ampio respiro per affrontare il tema della climatizzazione delle scuole. Alcune soluzioni possibili emergono con chiarezza dal confronto tra le realtà europee più avanzate:

  1. Programmazione a lungo termine di investimenti nell’edilizia scolastica, con priorità agli edifici situati in zone particolarmente colpite dalle ondate di calore;
  2. Installazione graduale di impianti di climatizzazione a basso impatto ambientale, sfruttando fonti di energia rinnovabile per ridurre i costi e l’impatto ecologico;
  3. Revisione dei protocolli di emergenza, con possibilità di sospensione o rinvio delle prove d’esame in presenza di condizioni climatiche eccezionali;
  4. Formazione specifica per tutto il personale scolastico circa i rischi connessi all’esposizione al caldo, e predisposizione di piani di pronto intervento;
  5. Implementazione di sistemi di monitoraggio delle temperature in tempo reale negli edifici scolastici.

Questi interventi, se accompagnati da una decisa volontà politica, potrebbero colmare un ritardo che oggi appare ingiustificabile e inaccettabile.

Gli effetti del cambiamento climatico sul sistema scolastico italiano

Il riscaldamento globale e il conseguente aumento delle ondate di calore sono ormai fenomeni ben noti e documentati. Secondo i dati dell’ISPRA e dell’ARPA, le temperature estive nelle città italiane hanno raggiunto valori record negli ultimi anni, con particolare incidenza nei mesi corrispondenti agli esami di maturità.

Questa tendenza pone il sistema scolastico italiano di fronte a una doppia sfida: da un lato, garantire la salubrità e la sicurezza degli spazi, dall’altro sviluppare strategie di lungo periodo per rendere le infrastrutture più resilienti agli eventi climatici estremi. La questione delle aule soffocanti non è dunque episodica ma destinata, se non affrontata, a ripresentarsi con sempre maggiore frequenza e gravità.

È necessario che le scuole italiane diventino protagoniste attive della transizione ecologica, adottando criteri di sostenibilità nella progettazione e nella gestione degli edifici, e sensibilizzando tutta la comunità scolastica sull’importanza della lotta contro il cambiamento climatico.

Conclusioni: la necessità di riforme urgenti

Il grido di allarme lanciato da Silvia Zanetti e dagli insegnanti di Bergamo non può più essere ignorato. Il caldo estremo nelle scuole, negli edifici pubblici e, più in generale, nei luoghi di lavoro, è un’emergenza che richiede risposte immediate e strutturali.

È tempo che il dibattito sui diritti degli studenti e sulla sicurezza durante gli esami di Stato esca dalla marginalità e trovi concretezza in politiche di investimento mirate, programmazione intelligente e un cambiamento culturale che metta al centro la dignità e la salute delle persone. Solo così sarà possibile offrire alle nuove generazioni condizioni adeguate per affrontare le sfide della scuola e della vita.

Servono aule sicure, ventilate, climatizzate e, soprattutto, serve attenzione e ascolto per una categoria che continua a lottare con coraggio e determinazione, anche contro il caldo più soffocante.

Pubblicato il: 9 luglio 2025 alle ore 02:29

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