Svelati i Segreti della Longevità: Nel Genoma di Maria Branyas, la 117enne Più Longeva del Mondo
Nel settembre 2025, la comunità scientifica internazionale ha rivolto un’attenzione particolare a una scoperta straordinaria: la dettagliata mappatura genomica di Maria Branyas, catalana di 117 anni, oggi la persona più longeva mai registrata. Il lavoro dell’Istituto di ricerca Josep Carreras ha permesso di indagare i misteri inscritti nel suo DNA, evidenziando nuove prospettive sul segreto della longevità umana.
In questo articolo, esamineremo i risultati della ricerca, analizzeremo i fattori genetici, biologici e ambientali coinvolti nella vita ultracentenaria di Maria Branyas e cercheremo di comprendere il significato di queste scoperte per il futuro della scienza medica.
Indice
- Introduzione allo studio sulla longevità genoma
- Maria Branyas: la storia di una 117enne senza gravi malattie
- La mappatura del genoma e le scoperte principali
- Invecchiamento e infiammazione bassa: il ruolo protettivo del DNA
- Il microbiota intestinale: bifidobatteri e salute degli anziani
- Dieta sana, rete sociale e altri fattori ambientali
- Segreto longevità umana: non solo una questione genetica
- Implicazioni per la ricerca e la medicina
- Domande aperte e prospettive future
- Sintesi finale
Introduzione allo studio sulla longevità genoma
L’idea che nel nostro DNA esistano le chiavi genetiche per una vita lunga e in salute affascina scienziati e profani da decenni. Fino ad oggi, però, isolare i fattori precisi che consentono a una persona di superare abbondantemente i cento anni di età è rimasto un compito arduo. L’analisi condotta sui geni di Maria Branyas segna una tappa fondamentale nella "ricerca sui supercentenari".
I ricercatori spagnoli hanno utilizzato tecniche di sequenziamento avanzate, unendo lo studio del genoma a quello del microbiota intestinale, per ottenere un quadro complesso di come i fattori genetici, biologici e ambientali possano contribuire alla longevità eccezionale.
Maria Branyas: la storia di una 117enne senza gravi malattie
Maria Branyas, nata nel 1907, ha vissuto tre secoli, due guerre mondiali e numerose pandemie. Ciò che colpisce di più, però, non è solo la sua straordinaria età, ma il fatto che non abbia mai affrontato gravi malattie invalidanti nel corso della sua lunga vita. Questo particolare ha reso Maria un soggetto unico per lo studio della longevità genoma.
La sua storia personale si intreccia con una serie di abitudini di vita considerate convenzionalmente positive per la salute: una dieta mediterranea, ricca di vegetali e povera di alimenti processati; un’esistenza relativamente attiva e la partecipazione a una rete sociale stimolante. Tuttavia, come sottolineano i ricercatori, nessuno di questi elementi presi singolarmente può essere sufficiente a spiegare i suoi eccezionali risultati in termini di salute e longevità.
La mappatura del genoma e le scoperte principali
Il "sequenziamento del genoma" di Maria Branyas, effettuato con tecniche all’avanguardia al Josep Carreras Institute, ha portato all’individuazione di alcune caratteristiche genetiche atipiche. Tra queste emergono tratti protettivi a livello dei sistemi cardiovascolare e cerebrale.
Segni di invecchiamento attivo ma rallentato
Nonostante la veneranda età, nel suo DNA non sono stati riscontrati accumuli significativi di danni genetici correlati all’invecchiamento, come si osserva invece nella maggior parte degli anziani. Alcune varianti genetiche rare sembrano favorire la "protezione del cuore e del cervello" da patologie frequenti in vecchiaia, come ictus, demenza, infarti e malattie neurodegenerative.
Un ambiente cellulare protetto
Un altro dato fondamentale è legato al "profilo infiammatorio" estremamente basso: le cellule di Maria Branyas sembrano essere al riparo dai processi di infiammazione cronica che tipicamente colpiscono gli anziani e giocano un ruolo di primo piano nell’accelerazione dell’invecchiamento e nell’insorgenza di patologie.
Invecchiamento e infiammazione bassa: il ruolo protettivo del DNA
Il processo di invecchiamento è spesso accompagnato da un aumento progressivo dei marker infiammatori nell’organismo, un fenomeno noto come "inflammaging". Tale condizione favorisce la comparsa di malattie cardiovascolari, neurodegenerative e oncologiche. Nel caso di Maria Branyas, invece, i "livelli di infiammazione sistemica" risultano sorprendentemente ridotti.
Gli scienziati ipotizzano che specifiche mutazioni nei geni regolatori delle risposte infiammatorie possano proteggere alcune persone dalla deriva patologica, contribuendo alla cosiddetta "longevità sana". I test condotti sulla 117enne mostrano che i suoi livelli di citochine pro-infiammatorie restano contenuti anche in presenza di stimoli normalmente attivanti.
L’effetto combinato di "bassa infiammazione e varianti protettive" potrebbe dunque rappresentare una delle chiavi genetiche della vita lunga e priva di gravi malattie.
Il microbiota intestinale: bifidobatteri e salute degli anziani
Tra le scoperte più sorprendenti offerte dallo studio emerge la composizione peculiare del "microbiota intestinale" di Maria Branyas. La popolazione microbica del suo intestino è dominata dai "bifidobatteri", batteri noti per le loro proprietà benefiche su digestione, immunità e protezione dalle infiammazioni.
Che cos’è il microbiota intestinale?
Il microbiota è la comunità di trilioni di microrganismi che colonizzano il tubo digerente e influiscono su numerosi aspetti della fisiologia umana. Un equilibrio ottimale tra le diverse specie microbiche è correlato a una buona salute generale e a una più lenta progressione del decadimento tipico dell’invecchiamento.
Nel caso della supercentenaria catalana, l’abbondanza di bifidobatteri suggerisce una sinergia tra fattori genetici e ambientali nella "protezione dalla fragilità senile". Gli studiosi sottolineano che i bifidobatteri sono in grado di:
- Ridurre il rischio di patologie infiammatorie e autoimmuni
- Migliorare la digestione e l’assorbimento dei nutrienti
- Modulano l’asse intestino-cervello, contribuendo alla salute neurologica
- Sostenere la funzione immunitaria e la resistenza alle infezioni
Un microbiota ricco di questi batteri può quindi essere una delle colonne su cui si regge il segreto della longevità umana.
Dieta sana, rete sociale e altri fattori ambientali
Nonostante l’eccezionalità delle sue caratteristiche genetiche, Maria Branyas ha vissuto a lungo seguendo abitudini spesso associate a una vita longeva. Gli esperti riconoscono il ruolo chiave di una "dieta sana legata alla longevità" e di uno stile di vita improntato alla moderazione.
Il ruolo della dieta mediterranea
Il consumo regolare di cibi freschi, ricchi di fibre, antiossidanti e grassi "buoni" (come l’olio extravergine d’oliva), tipico delle regioni iberiche, appare cruciale nel limitare lo stress ossidativo e i danni cellulari legati all’età.
L’importanza della rete sociale
Non meno importante è il coinvolgimento in una rete sociale stimolante, capace di prevenire l’isolamento e sostenere il benessere psicofisico anche nelle fasi più avanzate della vita. Maria Branyas, fino all’ultimo, ha mantenuto una vita sociale attiva e soddisfacente, elemento rilevato come potenzialmente protettivo contro il declino cognitivo.
Tuttavia, la ricerca sottolinea che non è ancora possibile collegare in modo diretto queste abitudini ai dati genetici riscontrati: l’interazione tra geni e ambiente rimane infatti complessa e ancora poco compresa nei dettagli.
Segreto longevità umana: non solo una questione genetica
Come confermano gli autori dello studio, nessun singolo gene o comportamento può spiegare da solo la sorprendente longevità di Maria Branyas e degli altri supercentenari. Si tratta piuttosto di una "sinfonia di fattori genetici, epigenetici, microbiotici, ambientali e sociali" il cui equilibrio determina l’opportunità di una vita lunga e in salute.
Gli scienziati invitano dunque a non sopravvalutare il peso delle sole caratteristiche biologiche, ricordando quanto sia limitata la nostra comprensione dei processi che regolano davvero l’invecchiamento.
Implicazioni per la ricerca e la medicina
Le osservazioni emerse dall’analisi della 117enne catalana aprono nuovi scenari per la "ricerca sui supercentenari" e per la medicina personalizzata.
Possibili applicazioni future
- Sviluppo di test genetici per individuare varianti associate a longevità sana
- Progettazione di integratori per arricchire il microbiota con bifidobatteri
- Interventi mirati sullo stile di vita e dieta per riprodurre condizioni protettive
La speranza dei ricercatori è quella di tradurre tali conoscenze in strategie preventive e terapeutiche in grado di migliorare la qualità della vita nella popolazione anziana.
Domande aperte e prospettive future
Nonostante gli importanti passi avanti, restano molteplici interrogativi aperti, tra cui:
- In che misura è possibile "ereditare" la longevità?
- L’arricchimento del microbiota può effettivamente influenzare la durata della vita?
- Quanto contano fattori casuali e circostanze storiche oltre a quelli genetici?
Sarà necessario proseguire con studi su ampie coorti di supercentenari per comprendere meglio il contributo specifico di ogni fattore.
Sintesi finale
La storia e la biologia straordinarie di Maria Branyas offrono una preziosa finestra sul mistero della longevità umana. Lo studio del suo genoma ha rivelato una combinazione unica di "varianti protettive, bassi livelli di infiammazione e microbiota intestinale ottimale", ma il segreto della longevità sembra risiedere nell’intreccio di molteplici fattori, genetici e ambientali.
L’eccezionale caso della supercentenaria catalana rappresenta sia una fonte di speranza che uno stimolo per ulteriori ricerche, con l’obiettivo di migliorare la salute e la qualità della vita anche nelle fasi più avanzate dell’esistenza.
L’auspicio della comunità scientifica è che queste scoperte stimolino la società a promuovere stili di vita sani, una cultura del benessere e una medicina sempre più personalizzata — ricordando che, come la storia di Maria Branyas ci insegna, la chiave per una vita lunga e felice potrebbe essere custodita da ciascuno di noi, nella complessa interazione tra geni, ambiente e società.