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Recenti ricerche condotte dall'Università di Ferrara hanno rivelato che gran parte degli antichi europei aveva la pelle scura fino all'Età del rame e del ferro, una scoperta che cambia le nostre concezioni sulla diversità della pigmentazione della pelle nel continente. Questo studio, realizzato analizzando il DNA di 348 individui eurasiatici, ha messo in luce la predominanza di tonalità scure tra la popolazione europea nel Paleolitico.
In particolare, i risultati indicano che quasi tutti gli individui di quel periodo avevano la pelle scura, il che suggerisce che le variazioni nei toni della pelle che conosciamo oggi sono emerse nel corso dei millenni a causa di diverse migrazioni e fattori ambientali. Con l'arrivo dei contadini anatolici durante il Neolitico, la diversità della pigmentazione della pelle è aumentata, portando a una maggiore varietà di tonalità che oggi caratterizzano la popolazione europea.
Questo studio offre, quindi, un importante contributo alle ricerche sull'evoluzione umana e la diversità genetica in Europa, evidenziando come la popolazione antica fosse molto più complessa di quanto si pensasse in precedenza. I ricercatori evidenziano anche l'importanza dell'analisi del DNA antico come strumento per comprendere meglio la nostra storia e l'evoluzione dei tratti fisici nel tempo.
La ricerca fornisce così un quadro affascinante della storia umana, mettendo in discussione le comuni percezioni sul colore della pelle e sull'identità culturale degli europei nel corso della preistoria. Questo lavoro scientifico non solo amplia le conoscenze sull'espansione umana, ma contribuisce anche a stimolare riflessioni necessarie sulle caratteristiche della popolazione attuale in relazione al suo passato.
