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Rivoluzione nell’energia verde: come si scovano i giacimenti di idrogeno naturale secondo la guida Oxford
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Rivoluzione nell’energia verde: come si scovano i giacimenti di idrogeno naturale secondo la guida Oxford

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Uno studio coordinato da Chris Ballentine pubblica le nuove strategie per identificare e sfruttare l’idrogeno nel sottosuolo, aprendo scenari cruciali per la transizione energetica

Introduzione: la nuova frontiera dell’energia rinnovabile

L’energia del futuro potrebbe essere sotterranea. Una rivoluzione nel mondo delle energie rinnovabili arriva dall’Università di Oxford grazie a un lavoro coordinato dal noto ricercatore Chris Ballentine e pubblicato il 14 maggio 2025. L’obiettivo: fornire agli studiosi e all’industria una guida rigorosa per identificare e valutare i giacimenti di idrogeno naturale. Si tratta di una scoperta determinante, poiché l’idrogeno rappresenta una delle chiavi di volta per la decarbonizzazione mondiale e lo sviluppo di un sistema energetico sostenibile.

Oggi l’idrogeno è al centro delle politiche energetiche di Europa, Stati Uniti e Asia, tanto che si prevede un aumento impressionante della domanda: dai 90 milioni di tonnellate nel 2022 a oltre 540 milioni di tonnellate nel 2050. Ma scovare e sfruttare in modo efficiente i giacimenti di idrogeno naturale è una delle sfide più complesse, non solo dal punto di vista scientifico ma anche industriale e ambientale.

L’idrogeno nel panorama energetico globale

L’idrogeno ha conquistato un ruolo di primo piano nel panorama delle future energie rinnovabili. Si distingue dalla maggioranza delle fonti attuali per versatilità, pulizia e ampia disponibilità. Il settore energetico, l’industria pesante e i trasporti guardano a questo elemento per ridurre la dipendenza dal carbonio e abbattere drasticamente le emissioni di CO2.

Tuttavia, la maggior parte dell’idrogeno prodotto oggi deriva da processi energivori come il reforming del metano o l’elettrolisi alimentata da fonti fossili, generando circa il 2,4% delle emissioni globali di CO2. Questo paradosso pone al centro dell’attenzione mondiale la ricerca di nuove tecniche di produzione e approvvigionamento, in primis l’idrogeno nel sottosuolo.

Gli giacimenti di idrogeno naturale rappresentano una risorsa ancora sottoutilizzata. Sono presenti in diverse regioni del mondo, ma rimangono difficili da individuare e sfruttare. Qui entra in gioco la ricerca avanzata, che mira a sviluppare metodi efficaci per come trovare idrogeno naturale in modo competitivo e sostenibile.

Il ruolo dell’Università di Oxford e di Chris Ballentine

Negli ultimi anni il laboratorio di geochimica dell’Università di Oxford si è affermato come uno dei punti di riferimento globali nella ricerca sull’idrogeno sostenibile. Chris Ballentine, docente di spicco con una lunga esperienza nello studio dei fluidi sotterranei, ha coordinato un lavoro interdisciplinare oggi considerato una pietra miliare.

La pubblicazione della guida identificazione idrogeno apre la strada a una maggiore comprensione dei meccanismi geologici che regolano la formazione e l’accumulo dell’idrogeno nel sottosuolo. Il documento offre un quadro completo delle condizioni favorevoli alla concentrazione di idrogeno e delle tecniche di individuazione attualmente più promettenti. Questo lavoro è il risultato di una collaborazione tra università, istituti di ricerca e aziende del settore energetico, a sottolineare la natura strategica del tema.

Perché trovare giacimenti di idrogeno naturale è una sfida complessa

Scoprire nuovi giacimenti di idrogeno naturale non è paragonabile alla ricerca di petrolio o gas naturale. L’idrogeno, elemento più leggero dell’universo, tende a disperdersi facilmente; solo in particolari condizioni geologiche si accumula in concentrazioni sfruttabili.

Le difficoltà principali legate al come trovare idrogeno naturale sono diverse:

  • Mobilità dell’idrogeno: Si diffonde rapidamente attraverso le rocce.
  • Assenza di segnali radiometrici: Non è radioattivo, dunque sfugge alle tecniche classiche di esplorazione.
  • Reattività chimica: Può facilmente combinarsi con altri elementi nel sottosuolo.
  • Difficoltà di rilevamento diretto: Spesso si individua solo tramite effusioni in superficie o anomalie nella composizione di gas estratti.

La guida Oxford elenca tutte queste difficoltà, proponendo un approccio multi-disciplinare che coniuga geologia, geochimica e ingegneria.

La guida per identificare i giacimenti: criteri e metodi

La pubblicazione della guida sviluppata presso l’Università di Oxford rappresenta una svolta tecnica e metodologica. Il documento si articola in diverse sezioni che delineano un metodo scientifico per la guida identificazione idrogeno, enfatizzando la collaborazione tra scienziati e operatori del settore.

Principali criteri di identificazione

  1. Caratterizzazione geologica: Analisi della composizione delle rocce, presenza di minerali ferrosi e fratturazioni profonde che facilitano le reazioni di produzione dell’idrogeno.
  2. Studio delle anomalie geochimiche: Monitoraggio delle emissioni naturali di idrogeno, soprattutto in aree vulcaniche e tettonicamente attive.
  3. Utilizzo di sensori avanzati: Tecniche di campionamento e misurazione in situ, spesso abbinate a sistemi satellitari per il rilevamento su vasta scala.
  4. Modellizzazione computazionale: Simulazioni numeriche dei flussi di gas nel sottosuolo per identificare le possibili “trappole” di idrogeno.

La filiera delle indagini

  • Raccolta di dati geofisici e geochimici
  • Analisi delle emissioni gassose dal suolo e dalle acque
  • Interpretazione tramite software dedicati
  • Validazione sul campo mediante carotaggi e campionamenti

Il documento si concentra anche sulle “best practice” per minimizzare l’impatto ambientale durante le fasi di esplorazione.

Tecniche e strumenti per l’estrazione dell’idrogeno nel sottosuolo

Identificare un giacimento è solo il primo passo: la vera sfida risiede nelle tecniche di estrazione dell’idrogeno. Le modalità operative variano a seconda delle caratteristiche specifiche del giacimento. L’idrogeno può essere estratto attraverso perforazioni profonde, metodi di separazione fisico-chimica e sistemi di raccolta che impediscono la dispersione e la contaminazione con altri gas.

Tra le tecniche più studiate e applicate troviamo:

  • Drilling profondo selettivo: Perforazioni mirate e controllate, con recupero di campioni gassosi in condizioni sigillate.
  • Sistemi di separazione a membrana: Utilizzo di membrane avanzate per filtrare l’idrogeno da altre componenti gassose.
  • Tecnologie di pompaggio e stoccaggio: Strumenti automatizzati per la raccolta, compressione e conservazione dell’idrogeno, pronti per un successivo trasporto o utilizzo onsite.

Gli ingegneri della ricerca idrogeno sostenibile sono al lavoro per ottimizzare queste soluzioni anche dal punto di vista dei costi e della sicurezza.

Impatti ambientali e riduzione delle emissioni di CO2

Uno degli aspetti più discussi riguarda l’impatto ambientale connesso all’esplorazione e all’estrazione dell’idrogeno naturale. Secondo le stime fornite dalla guida di Oxford, l’utilizzo diretto di idrogeno estratto dal sottosuolo potrebbe ridurre drasticamente la quota di emissioni attualmente associata alla produzione industriale da fonti fossili.

Dato che oggi la produzione di idrogeno da combustibili fossili genera il 2,4% delle emissioni globali di CO2, favorire la produzione “diretta” o naturale assume una rilevanza strategica per la decarbonizzazione. Inoltre, le tecniche proposte dai ricercatori sono mirate a limitare l’impronta ecologica delle operazioni:

  • Uso di sistemi chiusi che impediscono la produzione di gas serra
  • Minimizzazione delle alterazioni del suolo durante le perforazioni
  • Monitoraggio continuo delle falde e della microfauna locale
  • Ricorso a energie rinnovabili per le attività di estrazione e compressione

L’obiettivo è integrare la riduzione emissioni CO2 idrogeno all’interno di una filiera realmente sostenibile.

Prospettive future: l’aumento della domanda e il ruolo dell’idrogeno sostenibile

Uno dei dati più significativi resi pubblici dalla guida riguarda l’enorme aumento previsto della domanda di idrogeno. Si stima che si passerà dai 90 milioni di tonnellate consumati nel 2022 a oltre 540 milioni nel 2050. Questo incremento senza precedenti rende fondamentale la disponibilità di giacimenti di idrogeno naturale che possano affiancare i processi di produzione industriale.

Il panorama industriale, dai trasporti ferroviari all’aviazione fino al comparto chimico e siderurgico, reclama da tempo alternative ai combustibili fossili. Le strategie presentate dalla guida identificazione idrogeno contribuiscono a riempire questo vuoto, rendendo più accessibile e realistico il passaggio verso un mercato energetico a basse emissioni.

Gli ambiti di applicazione si stanno già moltiplicando:

  • Settore dei trasporti a lunga distanza e navale
  • Stoccaggio energetico per fonti rinnovabili non programmabili
  • Off-grid power per aree remote e insulari
  • Decarbonizzazione dei processi industriali hard-to-abate

Inoltre, si rafforza il legame con le politiche di sostenibilità ambientale europee e mondiali, che pongono l’idrogeno al centro della rivoluzione “green”.

L’idrogeno naturale e la transizione energetica

La scoperta e l’utilizzo di giacimenti di idrogeno naturale si inseriscono in modo strategico nella più ampia cornice della transizione energetica. Le tecniche estrazione idrogeno messe a punto nell’ambito del progetto Oxford consentono di immaginare uno scenario in cui l’idrogeno, una volta relegato ai margini della produzione energetica, acquisisce centralità nelle politiche nazionali.

Alcuni punti salienti della transizione energetica legata all’idrogeno:

  • Accelerazione della ricerca sulle future energie rinnovabili idrogeno
  • Definizione di standard internazionali per l’estrazione sostenibile
  • Collaborazione tra enti pubblici, privati e comunità scientifica
  • Formazione di nuove competenze in campo geologico e ingegneristico

Questi aspetti sono fondamentali per garantire un futuro basato su un’energia accessibile, sicura e rispettosa dell’ambiente – valori che la guida Oxford pone al centro delle sue raccomandazioni operative.

Sintesi e conclusioni

La scoperta di nuovi metodi per identificare i giacimenti di idrogeno naturale rappresenta un punto di svolta nella lotta contro le emissioni e nel cammino verso la sostenibilità. Grazie al lavoro dell’Università di Oxford e alla guida coordinata da Chris Ballentine, la comunità scientifica e industriale dispone ora di uno strumento fondamentale per potenziare la ricerca di idrogeno sostenibile.

Il documento mette ordine in un settore finora poco esplorato, offrendo criteri chiari e tecniche innovative per come trovare idrogeno naturale nel sottosuolo. Le potenzialità sono enormi, sia dal punto di vista ambientale – grazie alla riduzione emissioni CO2 idrogeno – sia in termini di efficienza e sicurezza.

Guardando al futuro, la sfida sarà garantire che questa risorsa venga sfruttata in modo responsabile, sviluppando un modello di produzione e consumo coerente con gli obiettivi climatici globali. Solo così l’idrogeno naturale potrà davvero diventare il protagonista della transizione energetica e delle future energie rinnovabili.

Pubblicato il: 14 maggio 2025 alle ore 11:53

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