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Scuola e Ricerca, emergenza supplenti: la denuncia della Flc-Cgil, tra 300mila precari e il silenzio delle istituzioni
Lavoro

Scuola e Ricerca, emergenza supplenti: la denuncia della Flc-Cgil, tra 300mila precari e il silenzio delle istituzioni

Disponibile in formato audio

A Roma l’assemblea pubblica 'Zeroprecarietà'. Mentre la Ue rileva il problema, il decreto Pnrr non offre soluzioni effettive: la testimonianza dei lavoratori non di ruolo e il ruolo della Flc-Cgil nella battaglia contro il precariato.

Scuola e Ricerca, emergenza supplenti: la denuncia della Flc-Cgil, tra 300mila precari e il silenzio delle istituzioni

Indice dei contenuti

  • Introduzione: il boom dei precari nella scuola e nella ricerca
  • Il quadro nazionale: 300mila lavoratori non di ruolo secondo Flc-Cgil
  • Supplenti scuola Italia: chi sono e perché aumentano
  • Precariato università 2025: una questione irrisolta
  • Il decreto Pnrr precariato: promesse e limiti
  • La posizione della Flc-Cgil: lettere, rivendicazioni e campagne Zeroprecarietà
  • Il ruolo dell’Unione Europea e la sua (im)possibilità di intervento
  • Il caso di Roma e della scuola precari
  • Le testimonianze: voci dal mondo della scuola e della ricerca
  • Prospettive future e soluzioni concrete contro il precariato
  • Sintesi finale: le istanze ancora aperte e la necessità di una risposta

Introduzione: il boom dei precari nella scuola e nella ricerca

Negli ultimi anni, il tema dei precari nella scuola e nella ricerca italiana è diventato immeritatamente un dato strutturale del nostro sistema formativo e scientifico. Secondo i dati raccolti dalla Flc-Cgil e resi pubblici durante una partecipata assemblea svolta a Roma lo scorso 5 giugno 2025, più di 300mila lavoratori non di ruolo sono impegnati quotidianamente nelle aule, nei laboratori e negli uffici: si tratta di una vera e propria "fabbrica dei supplenti" che tiene in piedi la macchina educativa del Paese, celando sotto la superficie disagi, incertezze e una profonda richiesta di diritti.

Mentre la Flc-Cgil richiama con forza l’attenzione della politica e delle istituzioni sul precariato, la risposta resta debole e frammentaria. Si moltiplicano gli appelli (come dimostra la campagna "Zeroprecarietà scuola università"), ma permangono nodi strutturali che oggi minacciano la qualità stessa della scuola e della ricerca italiana.

Il quadro nazionale: 300mila lavoratori non di ruolo secondo Flc-Cgil

Il dato è di quelli che fanno riflettere: più di 300mila supplenti nella scuola, nell’università e nella ricerca. Di questi, oltre 250mila precari operano nella sola scuola statale. Sono numeri drammatici, segno di una situazione che appare sempre meno temporanea e sempre più endemica. A sottolinearlo Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc-Cgil, durante l’assemblea pubblica a Roma: «Una cifra impressionante, che racconta la realtà degli ultimi anni. I posti liberi esistono ma continuano ad essere coperti da personale precario anziché da assunzioni stabili».

Non va meglio nel settore universitario: circa 50mila precari sono oggi attivi tra atenei, accademie e istituti di ricerca. Queste cifre si traducono in una precarietà diffusa, che compromette la continuità didattica, la qualità della ricerca e la stabilità stessa del comparto.

Dati principali sui lavoratori non di ruolo (scuola e università)

  • *Supplenti scuola Italia*: oltre 250.000
  • *Precariato università 2025*: circa 50.000
  • Totale lavoratori non di ruolo stimati: 300.000+

Il fenomeno riguarda tutte le regioni, ma si accentua in aree come il Centro-Sud e nelle grandi città, dove il turnover del personale è più elevato e il fabbisogno di copertura delle cattedre e dei ruoli negli atenei è sempre più urgente.

Supplenti scuola Italia: chi sono e perché aumentano

Chi sono i "precari scuola 2025" che mantengono in funzione l’istruzione italiana? Si tratta di insegnanti e personale ATA (amministrativo, tecnico, ausiliario), spesso giovani appena usciti dai percorsi abilitanti, ma anche adulti con alle spalle anni di servizio, passati da un incarico temporaneo all’altro senza prospettive di stabilizzazione.

I motivi dell’incremento dei supplenti sono molteplici:

  • Il blocco del turnover e il mancato adeguamento degli organici alle esigenze reali delle scuole;
  • La lentezza delle procedure concorsuali e di immissione in ruolo;
  • La continua istituzione di nuove classi, sezioni, indirizzi senza contestuale potenziamento della dotazione organica;
  • L’assenza di un piano pluriennale di assunzioni stabile;
  • Il ricorso eccessivo alle graduatorie a esaurimento (GAE) e alle graduatorie provinciali supplenze (GPS).

Questa situazione comporta:

  • Instabilità per la didattica (frequenti cambi di docenti durante l’anno);
  • Difficoltà nella progettazione educativa e nella preparazione degli studenti;
  • Frustrazione e incertezza per chi si trova ogni anno a dover "ricominciare da capo" il percorso professionale.

Precariato università 2025: una questione irrisolta

Anche l’università e la ricerca non sono immuni da questo fenomeno endemico. "Precariato università 2025" non è più un ossimoro, ma l’amara realtà per migliaia di giovani ricercatori, assegnisti, docenti a contratto e personale tecnico-amministrativo.

In particolare:

  • Molti assegnisti di ricerca vivono una condizione di incertezza lavorativa, legata a bandi spesso annuali o biennali, con scarsa possibilità di stabilizzazione a lungo termine;
  • Numerosi docenti universitari operano con contratti a tempo determinato o sotto forma di collaborazioni esterne, costretti a cambiare ateneo o città per mantenere vivo il proprio percorso accademico;
  • Nei settori tecnico-scientifici, la dipendenza da fondi di ricerca esterni rende ancora più fragile la posizione dei lavoratori non di ruolo.

Questa precarietà diffusa rischia non solo di minare il futuro delle giovani generazioni di studiosi, ma anche di compromettere la continuità e la qualità della ricerca italiana nel contesto europeo e internazionale.

Il decreto Pnrr precariato: promesse e limiti

Uno dei punti più dibattuti nell’assemblea Flc-Cgil riguarda il decreto Pnrr precariato, da poco approvato ma giudicato insufficiente. Secondo la Flc-Cgil, il provvedimento non risolve il problema strutturale del precariato nella scuola e nell’università:

  • Pur inserendo alcune misure per accelerare i concorsi e le stabilizzazioni, lascia ampie zone d’ombra su tempistiche e risorse effettivamente disponibili.
  • Non prevede un vero piano straordinario di assunzioni, né un adeguamento degli organici alle effettive necessità formative e di ricerca.
  • La burocrazia resta complicata, con incarichi annuali che si rinnovano senza prospettiva di trasformazione in contratto a tempo indeterminato.

Ecco perché la Flc-Cgil è tornata a chiedere interventi veri, ricordando come sia "indispensabile una riforma strutturale, non palliativi temporanei". Il rischio, altrimenti, è quello di perpetuare un sistema fondato sulla precarietà a scapito della qualità.

La posizione della Flc-Cgil: lettere, rivendicazioni e campagne Zeroprecarietà

Di fronte alla stasi istituzionale, la Flc-Cgil ha alzato ulteriormente il tono della protesta. Già nei mesi precedenti l’assemblea di Roma, il sindacato aveva trasmesso numerose lettere al Ministro dell’Istruzione per sollecitare risposte chiare e concrete sul problema dei lavoratori non di ruolo scuola e università.

Purtroppo, come sottolineato anche in assemblea, tali lettere non hanno ricevuto alcun riscontro: un silenzio che la Flc-Cgil definisce "inaccettabile". Da qui la scelta di rilanciare la campagna Zeroprecarietà scuola università, una mobilitazione diffusa su tutto il territorio nazionale che punta a sensibilizzare lavoratori, opinione pubblica e politica alle seguenti urgenti richieste:

  • Avviare un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni;
  • Riformare i concorsi secondo criteri meritocratici, trasparenti e veloci;
  • Coinvolgere le rappresentanze sindacali nella definizione delle nuove politiche di reclutamento;
  • Bloccare la creazione di nuove sacche di precarietà nel sistema scolastico e accademico.

La battaglia della Flc-Cgil rappresenta oggi la voce principale dei lavoratori non di ruolo della scuola italiana, attivo presidio di diritti e dignità nella galassia dell’istruzione pubblica.

Il ruolo dell’Unione Europea e la sua (im)possibilità di intervento

La questione italiana del precariato scolastico e accademico è arrivata anche all’attenzione delle istituzioni europee, che più volte hanno segnalato la necessità di rispettare le direttive comunitarie in tema di lavoro stabile e tutela dei lavoratori. Tuttavia, come ricordato dagli esperti intervenuti all’assemblea, l’Unione Europea può solo rilevare il problema ma non ha potere diretto di intervento sulle modalità di gestione del reclutamento nei singoli Stati membri.

La Ue ha infatti più volte raccomandato all’Italia di:

  • Ridurre la percentuale di personale a tempo determinato nel pubblico impiego;
  • Impostare procedure di stabilizzazione certe per chi lavora da lungo tempo;
  • Garantire tutele uniformi a tutti i lavoratori della conoscenza.

Nonostante ciò, il margine di azione resta limitato: spetta allo Stato italiano mettere in pratica le direttive e fare scelte politiche che possano davvero rispondere ai bisogni dei precari.

Il caso di Roma e della scuola precari

Non stupisce che proprio Roma sia stata scelta come sede dell’assemblea pubblica Flc-Cgil su "precari scuola 2025" e "ricerca precari Italia". La capitale rappresenta un simbolo rispetto alle criticità del sistema:

  • Grandi scuole con organici insufficienti,
  • Oltre diecimila supplenti ogni anno solo tra infanzia, primaria e secondaria,
  • Atenei pubblici romani che dipendono da personale a tempo determinato e da ricercatori precari per mantenere in vita progetti e corsi di studio avanzati.

Le storie raccolte tra supplenti, docenti universitari a contratto e personale Ata raccontano di una routine fatta di attese per una chiamata, cambi di sede, ore aggiuntive non retribuite, ansia per il rinnovo annuale e difficoltà organizzative nella vita privata e professionale.

Le testimonianze: voci dal mondo della scuola e della ricerca

A testimonianza della gravità della situazione, riportiamo alcune tipologie di esperienze, emerse durante l’assemblea:

  • Insegnanti che, dopo più di dieci anni di supplenze annuali, raccontano lo stress di dover fare i bagagli da una città all’altra per qualche mese di lavoro.
  • Ricercatori universitari costretti a vivere "alla giornata", non sapendo se potranno proseguire le proprie attività l’anno successivo.
  • Personale amministrativo che, pur lavorando stabilmente nello stesso istituto, viene ogni anno assunto e "licenziato" in base alla disponibilità di fondi e graduatorie.

Sono storie che parlano non solo di lavoro, ma di diritti negati, desiderio di normalità e, soprattutto, della volontà di offrire continuità e qualità agli studenti, agli alunni e al mondo accademico.

Prospettive future e soluzioni concrete contro il precariato

Alla luce di questo quadro, quali sono le possibili vie d’uscita per il "precariato scuola università"?

Secondo la Flc-Cgil e molti esperti di settore, occorre muoversi su alcuni pilastri fondamentali:

  1. Piano straordinario di stabilizzazione:

Con la copertura finanziaria necessaria e tempi certi, per dare risposte immediate a chi da anni presta servizio senza tutele.

  1. Riforma dei concorsi e delle graduatorie:

I sistemi attuali sono lenti e disorganici. Servono procedure più snelle, meritocratiche e trasparenti.

  1. Programmazione pluriennale degli organici:

Il personale va adeguato realmente alle esigenze delle scuole, degli atenei e degli enti di ricerca.

  1. Investimenti stabili e strutturali:

Senza risorse aggiuntive, ogni soluzione rischia di essere solo provvisoria e parziale.

  1. Valorizzazione dell’esperienza:

Un tema fortemente sentito dalla categoria: l’esperienza maturata negli anni di precariato deve diventare un titolo forte nelle procedure di assunzione.

Un cambiamento è possibile solo se sostenuto da una forte volontà politica, una reale assunzione di responsabilità collettiva e una sinergia tra Stato, sindacati e comunità educante.

Sintesi finale: le istanze ancora aperte e la necessità di una risposta

La situazione dei "supplenti scuola Italia" e del "precariato università 2025" è ad oggi una delle grandi emergenze irrisolte del nostro Paese. La denuncia della Flc-Cgil, supportata da numeri autorevoli, ha il merito di riaccendere i riflettori su una realtà che riguarda migliaia di professionisti della conoscenza e rappresenta una sfida di sistema.

Mentre l’Unione Europea continua a chiedere una riduzione decisa del lavoro precario, occorre una risposta chiara da parte delle istituzioni italiane: solo un programma strutturale, sostenuto da investimenti certi e da una nuova attenzione al ruolo sociale della scuola e della ricerca, potrà restituire dignità a chi oggi lavora da precario.

L’auspicio è che quanto emerso dall’assemblea pubblica Flc-Cgil a Roma non resti nel recinto di una semplice denuncia, ma diventi finalmente il punto di partenza per una riforma radicale, capace di garantire #zeroprecarietà alla scuola, all’università e alla ricerca italiana.

Pubblicato il: 5 giugno 2025 alle ore 05:07

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