Loading...
Pensioni donne 2026: Fratelli d’Italia rilancia l’Opzione Donna. Ecco la nuova proposta e cosa potrebbe cambiare
Lavoro

Pensioni donne 2026: Fratelli d’Italia rilancia l’Opzione Donna. Ecco la nuova proposta e cosa potrebbe cambiare

Verso la riforma delle pensioni al femminile: dettagli, criticità e aspettative sull’emendamento FdI per il 2026

Pensioni donne 2026: Fratelli d’Italia rilancia l’Opzione Donna. Ecco la nuova proposta e cosa potrebbe cambiare

Indice dei paragrafi

  • Introduzione: il futuro delle pensioni per le donne
  • Cos’è l’Opzione Donna e perché rischiava di essere abolita
  • La nuova proposta di Fratelli d’Italia: cosa prevede davvero
  • Profilo delle potenziali beneficiarie: chi potrà accederci
  • Il nodo delle risorse economiche: sfida per il Governo Meloni
  • Dettaglio sui requisiti: età e contributi richiesti nell’Opzione Donna 2026
  • L’ampliamento verso le disoccupate e i vantaggi sociali
  • Criticità, limiti e opposizioni: cosa frena la riforma
  • Impatti sulla sostenibilità del sistema previdenziale
  • Confronto con le altre misure in vigore
  • Le tappe della riforma: calendario e aspettative
  • Opinioni delle associazioni, dei sindacati e degli addetti ai lavori
  • Sintesi, scenari e prospettive future

Introduzione: il futuro delle pensioni per le donne

Fratelli d’Italia è tornata a puntare i riflettori sulle pensioni al femminile, in particolare sulla cosiddetta Opzione Donna. In attesa che il Governo Meloni – in vista del 2026 – metta mano a una complessiva riforma delle pensioni, la formazione guidata da Giorgia Meloni ha presentato un emendamento che punta a rilanciare una misura cruciale per migliaia di italiane. L’Opzione Donna, spesso al centro di dibattiti e di tagli, potrebbe oggi trovare nuova linfa grazie a una proposta che mira ad ampliare la platea delle beneficiarie.

Lo scenario non è semplice: le risorse economiche sono limitate, i vincoli di bilancio molto stringenti e la sostenibilità del sistema previdenziale italiano resta una sfida costante. Eppure, la battaglia politica si sta concentrando sulla necessità di garantire a tutte le lavoratrici – in particolare a chi si trova in condizioni di maggiore fragilità occupazionale – una via d’uscita anticipata dal lavoro.

Cos’è l’Opzione Donna e perché rischiava di essere abolita

L’Opzione Donna è una particolare formula di pensione anticipata riservata esclusivamente alle lavoratrici. Introdotta nel 2004, questa misura ha consentito – nel corso degli anni – a migliaia di donne di andare in pensione in età più giovane rispetto ai requisiti ordinari, accettando però il calcolo del trattamento secondo il metodo contributivo.

Tuttavia, negli ultimi anni la misura è stata più volte ridimensionata o comunque messa a rischio, sia per ragioni di sostenibilità finanziaria sia per esigenze di riformare complessivamente il sistema. Il rischio principale era la sua cancellazione a partire dal 2026, lasciando, nella situazione attuale di incertezza economica e sociale, molte donne senza alternative di pensionamento anticipato.

La nuova proposta di Fratelli d’Italia: cosa prevede davvero

Alla luce di queste esigenze, Fratelli d’Italia ha depositato un emendamento che punta a ridisegnare l’Opzione Donna per il 2026.

I contenuti principali dell’emendamento sono:

  • Requisiti di accesso: 35 anni di contributi e almeno 61 anni di età.
  • Calcolo contributivo: il trattamento pensionistico resterebbe determinato integralmente con il sistema contributivo, come già previsto nelle precedenti versioni della misura.
  • Ampliamento della platea: la proposta mira ad includere donne disoccupate, in corsi di formazione, o caregiver che si prendono cura di familiari disabili.
  • Obiettivo: preservare ed estendere una via di pensionamento anticipato che tenga conto delle specificità femminili e delle difficoltà vissute, in particolare, dalle donne over 60 nel mercato del lavoro.

FdI sottolinea che i 100 milioni inizialmente stanziati dal Governo non sono sufficienti per una reale applicazione della misura e chiede interventi finanziari più robusti.

Profilo delle potenziali beneficiarie: chi potrà accederci

L’intenzione di ampliare la platea delle beneficiarie rende la proposta particolarmente interessante.

Ad oggi, il profilo-tipo della donna che accede all’Opzione Donna è quello di:

  • lavoratrice dipendente o autonoma del settore pubblico o privato;
  • spesso con carriere discontinue (dovute, ad esempio, a maternità, lavori di cura all’interno della famiglia, periodi di part-time);
  • generalmente vicina ai requisiti minimi previsti dalla disciplina.

Con la nuova proposta, potrebbero accedere all’Opzione Donna anche le donne:

  • disoccupate di lunga durata;
  • coinvolte in programmi di politiche attive del lavoro;
  • impegnate come caregiver familiari;
  • potenzialmente anche professioniste e partite IVA rimaste senza occupazione.

Questa estensione, secondo FdI, mirerebbe a sostenere soprattutto le donne più fragili o escluse dal mercato del lavoro.

Il nodo delle risorse economiche: sfida per il Governo Meloni

Uno dei principali ostacoli all’attuazione della riforma è proprio quello delle risorse economiche. FdI giudica insufficienti i 100 milioni di euro attualmente previsti per il 2026, sottolineando che una platea più ampia e criteri di accesso meno stringenti richiederanno uno stanziamento di fondi ben maggiore.

Come reperire queste risorse? I possibili scenari sono diversi:

  • tagli su altre voci di spesa pubblica,
  • utilizzo di fondi europei,
  • ricalibrazione della spesa previdenziale generale,
  • incremento della pressione fiscale (ipotesi tuttavia molto delicata).

Il Governo Meloni è chiamato a rispondere non solo alle esigenze delle italiane ma anche a vincoli di bilancio stringenti imposti dalle regole europee sul debito e sul deficit pubblico.

Dettaglio sui requisiti: età e contributi richiesti nell’Opzione Donna 2026

La proposta di FdI per l’Opzione Donna 2026 si basa su due requisiti chiave:

  1. Età minima di 61 anni al momento della richiesta;
  2. Almeno 35 anni di contributi versati.

Rispetto agli anni passati, si nota un leggero innalzamento dell’età anagrafica (che era stata temporaneamente abbassata) ma una sostanziale conferma della soglia contributiva. Questo equilibrio, secondo i proponenti, consentirebbe da un lato di non gravare eccessivamente sui conti pubblici e, dall’altro, di non penalizzare troppo le donne con carriere lavorative discontinue.

Resta in ogni caso il vincolo del calcolo contributivo puro, il che significa che l’importo della pensione potrebbe risultare sensibilmente inferiore rispetto a quello ottenibile con altri strumenti (come la pensione di vecchiaia o la Quota 103, ove applicabile).

L’ampliamento verso le disoccupate e i vantaggi sociali

Uno degli aspetti più innovativi della proposta FdI riguarda l’inclusione esplicita di donne disoccupate e di chi si trova fuori dal mercato del lavoro per motivi di cura.

Quali sarebbero i vantaggi?

  • Consentire alle donne che hanno perso il lavoro in età avanzata di evitare lunghi periodi di disoccupazione senza reddito.
  • Riconoscere il valore sociale del lavoro di cura, che grava in misura ancora prevalente sulle donne.
  • Prevenire situazioni di povertà ed esclusione sociale tra le lavoratrici anziane.
  • Sostenere l’autonomia economica delle donne, anche in caso di carriere frammentate o interrotte.

In quest’ottica la proposta appare in linea con le principali richieste delle associazioni femminili e delle organizzazioni sindacali, da anni in pressing per soluzioni che sappiano valorizzare il contributo delle donne nella società.

Criticità, limiti e opposizioni: cosa frena la riforma

Non mancano però critiche e perplessità, sia di natura tecnica che politica.

Le principali osservazioni riguardano:

  • Rischio di importi pensionistici troppo bassi se calcolati solo con il metodo contributivo.
  • Possibile effetto disincentivante sulla permanenza al lavoro degli ultimi anni.
  • Difficoltà del sistema previdenziale a sostenere un numero elevato di anticipi pensionistici senza mettere in crisi l’equilibrio dei conti pubblici.
  • Sostenibilità finanziaria di una platea molto estesa.
  • Potenziale disparità tra lavoratrici dei diversi comparti e tra pubblico e privato.

Sul piano politico, le opposizioni accusano Fratelli d’Italia di strumentalizzare la questione delle pensioni femminili per ragioni elettorali, senza affrontare il tema di una riforma strutturale dell’intero sistema pensionistico.

Impatti sulla sostenibilità del sistema previdenziale

Un tema fondamentale è quello della sostenibilità del sistema previdenziale italiano. Se da un lato l’Opzione Donna rappresenta un presidio di equità sociale, il sistema deve riuscire a trovare un equilibrio tra inclusione e rigore contabile.

Secondo le proiezioni dell’INPS e di altri osservatori, l’impatto finanziario della misura dipenderà molto dalla platea effettivamente coinvolta e dalla durata del trattamento. Uno stanziamento troppo esiguo rischierebbe di depotenziare la misura, uno troppo generoso sarebbe difficilmente sostenibile senza interventi compensativi.

Confronto con le altre misure in vigore

Attualmente esistono varie forme di pensionamento anticipato, tra cui:

  • Quota 103
  • Ape sociale
  • Pensione anticipata ordinaria

Tuttavia, queste misure presentano spesso limiti stringenti di età, contributi o condizioni personali. L’Opzione Donna, nella versione proposta da FdI, sarebbe l’unica a tenere ampiamente conto delle carriere discontinue e delle specificità femminili, rappresentando dunque un tassello importante nel mosaico della riforma previdenziale 2026.

Le tappe della riforma: calendario e aspettative

Il percorso della riforma sarà complesso e articolato. Secondo le tempistiche note:

  1. L’emendamento di FdI dovrà essere vagliato dalle Commissioni competenti.
  2. Eventuali modifiche saranno discusse in aula parlamentare.
  3. Solo con la legge di bilancio per il 2026 si saprà se e come saranno stanziate le risorse adeguate.
  4. Una volta approvata la norma, sarà l’INPS a disciplinare modalità operative e fasi applicative.

La pressione sociale resta alta, soprattutto da parte delle organizzazioni femminili e sindacali, pronte a valutare l’effettività della riforma nelle sue fasi attuative.

Opinioni delle associazioni, dei sindacati e degli addetti ai lavori

Moltissime associazioni femminili, organizzazioni sindacali e stakeholder del mondo del lavoro hanno accolto con favore la proposta di rilancio dell’Opzione Donna, anche se non mancano perplessità sugli importi che verranno erogati e sul reale impegno finanziario dello Stato.

C’è chi preme per una revisione più organica del sistema pensionistico, altri chiedono che l’Opzione Donna diventi finalmente strutturale e non una misura-spot da rinnovare di anno in anno. In particolare si chiede:

  • Incremento delle risorse stanziate.
  • Maggiore tutela per importi pensionistici minimi.
  • Estensione a tutte le donne che si trovano senza lavoro dopo i 60 anni.

La richiesta principale è stabilizzare uno strumento di welfare che risponda ai reali bisogni delle donne italiane, tenendo conto dei profondi cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro negli ultimi dieci anni.

Sintesi, scenari e prospettive future

L’emendamento di Fratelli d’Italia sull’Opzione Donna 2026 rappresenta una delle sfide più significative e dibattute nella riforma delle pensioni.

Dal punto di vista politico, la proposta segna una presa di posizione netta su un tema molto sentito. Il Governo Meloni dovrà dimostrare se sarà in grado di trovare le risorse economiche necessarie senza compromettere la stabilità dei conti pubblici. Dal punto di vista sociale, l’estensione della misura potrebbe rappresentare un passaggio cruciale nell’evoluzione delle politiche di welfare dedicate alle donne.

Molto dipenderà dalle decisioni che saranno prese nella prossima legge di bilancio e dalla capacità delle istituzioni di ascoltare le richieste delle categorie più fragili. Il 2026 si avvicina: per le lavoratrici italiane, e soprattutto per quelle che si trovano in condizioni di maggiore incertezza occupazionale, ciò che sembra in gioco non è solo l’anticipo pensionistico, ma anche la possibilità di un futuro più dignitoso e sicuro.

Resta ora da vedere se la parola d’ordine sarà equità o austerità, e quale ruolo l’Italia vuole dare alle donne nel proprio sistema previdenziale dei prossimi anni.

Pubblicato il: 7 dicembre 2025 alle ore 04:03

Savino Grimaldi

Articolo creato da

Savino Grimaldi

Articoli Correlati