Differenza salariale tra laureati e non laureati: quali lauree fanno davvero la differenza secondo University Report 2025
Indice
- Introduzione: il valore del titolo di studio nel mercato del lavoro italiano
- La differenza salariale tra laureati e non laureati: i numeri chiave
- Inquadramento professionale ed effetti sul reddito
- Le lauree che fanno guadagnare di più: focus su ingegneria, economia e matematica
- Il peso dei titoli post-laurea e dei master di secondo livello
- Disparità e criticità: il ruolo delle competenze rispetto al fabbisogno del mercato
- Come scegliere il percorso di studi in funzione del futuro stipendio
- Riflessioni finali: allineare formazione e mondo del lavoro per ridurre i divari
Introduzione: il valore del titolo di studio nel mercato del lavoro italiano
Negli ultimi decenni, la discussione pubblica e istituzionale sul valore della laurea si è fatta sempre più accesa. In un mondo del lavoro che cambia rapidamente, scegliere di investire anni nella formazione universitaria non è più un percorso lineare e garantito. La domanda centrale che molte famiglie e giovani si pongono è: la laurea paga ancora? La risposta, secondo i dati più recenti del University Report 2025, è affermativa, ma con alcune importanti precisazioni. Il titolo di studio rappresenta indubbiamente una chiave d’accesso per opportunità professionali più remunerative, ma la situazione è molto più complessa e sfaccettata di quanto appare a prima vista.
Negli ultimi anni, si è assistito a una crescita dell’offerta formativa, con numerosi indirizzi di studio più o meno innovativi. Tuttavia, non tutti gli indirizzi garantiscono le stesse opportunità di carriera, né salari equivalenti. Da qui nasce l’esigenza di un’analisi dettagliata delle reali prospettive occupazionali e retributive associate a ciascun titolo di studio. Come vedremo nei prossimi paragrafi, la differenza salariale tra laureati e non laureati resta consistente, ma la strategia migliore per ottimizzare le proprie chance lavorative passa da una scelta oculata e informata del percorso formativo.
La differenza salariale tra laureati e non laureati: i numeri chiave
I dati contenuti nel University Report 2025 confermano la presenza di una differenza salariale significativa tra chi possiede una laurea e chi no. La cifra che identifica questa forbice è eloquente: circa 12.000 euro annui di differenza. Nello specifico, il reddito annuo lordo di un laureato in Italia si attesta mediamente a 41.716 euro, contro i 30.063 euro percepiti da un non laureato. Questi numeri si riferiscono a una platea ampia e comprendono sia contratti stabili che posizioni più flessibili, ma offrono un quadro preciso della situazione generale.
Questa differenza salariale laurea rispetto al diploma o ad altri titoli si traduce nel corso di una carriera pluriennale in un gap che può superare anche i 300.000 euro su trenta anni di attività lavorativa. È dunque evidente che il titolo universitario non è solo un’opzione culturale o un traguardo personale, bensì un vero e proprio investimento economico a lungo termine.
L’impatto dell’inquadramento contrattuale
A rendere ulteriormente variegato lo scenario intervengono anche le diverse forme di inquadramento professionale. Il possesso di una laurea, infatti, oltre a garantire più facilità d’accesso a posizioni qualificate, spesso consente anche di accedere a inquadramenti contrattuali con benefit aggiuntivi, come premi produzione, piani di welfare aziendale e possibilità di carriera. Tuttavia, l’inquadramento dipende anche dal settore, dal ruolo ricoperto e dalla realtà aziendale di riferimento.
Inquadramento professionale ed effetti sul reddito
Non tutte le lauree, però, sono uguali agli occhi del mercato del lavoro. Se è vero che in media il laureato guadagna di più, la differenza salariale laurea può variare significativamente a seconda dell’indirizzo di studi e dell’inquadramento professionale ottenuto. Ad esempio, laureati inseriti in aziende che valorizzano la specializzazione e promuovono sulla base del merito riescono a ottenere retribuzioni ben oltre la media nazionale.
Molto dipende dalla difficoltà di reperimento di determinate professionalità da parte delle imprese: le aziende sono disposte a pagare di più quei profili che risultano scarsi sul mercato o che sono cruciali per la crescita aziendale. In questo meccanismo, non solo la formazione universitaria ma anche l’esperienza lavorativa pregressa, la conoscenza delle lingue straniere e l’attitudine a sviluppare soft skills incidono sensibilmente sugli stipendi proposti ai laureati.
Alcune figure, come gli ingegneri, i manager e gli analisti finanziari con specifica formazione universitaria, sono spesso inquadrate sin dal primo impiego con livelli retributivi superiori rispetto ad altri ruoli meno qualificati, a riprova di come le prospettive cambino radicalmente a seconda del percorso scelto.
Le lauree che fanno guadagnare di più: focus su ingegneria, economia e matematica
I dati del University Report 2025 offrono un’indicazione preziosa in merito a quali lauree fanno guadagnare di più. In cima alla classifica troviamo gli indirizzi STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), con un particolare vantaggio per ingegneria, economia e matematica.
Secondo il report, i laureati in ingegneria chimica e scienze economiche registrano stipendi annui superiori a 35.000 euro lordi, un valore che si colloca ben al di sopra della media generale dei laureati. Lo stesso vale, seppur con qualche differenza, per matematici, informatici e fisici. Questi dati confermano una tendenza ormai consolidata: le professioni tecniche e scientifiche continuano a essere tra le più richieste e meglio retribuite nel mercato del lavoro italiano ed europeo.
Non sorprende, dunque, che tra le parole chiave del settore troviamo spesso riferimenti a "laurea ingegneria stipendio" e "laurea economia stipendio", sintomo di un’attenzione crescente su quali percorsi generino i migliori ritorni economici nel breve e medio termine.
Il ruolo delle nuove tecnologie
L’adozione crescente di tecnologie avanzate in quasi tutti i settori – dall’industria alla finanza, dalla sanità alle telecomunicazioni – ha aumentato la domanda di profili STEM con competenze specifiche. Oggi, una laurea in ingegneria non solo garantisce un salario iniziale elevato, ma offre anche buone prospettive di crescita negli anni. Lo stesso vale per le scienze economiche, dove la capacità di analisi di mercati complessi e la specializzazione in gestioni finanziarie permettono di accedere a posizioni ben retribuite sin dai primi anni.
Il peso dei titoli post-laurea e dei master di secondo livello
Un ulteriore elemento di differenziazione all’interno del mercato del lavoro riguarda il possesso di titoli di secondo livello e di master post-laurea. Secondo il University Report 2025, coloro che ottengono un master di secondo livello possono vantare stipendi che in media arrivano fino a 51.301 euro lordi annui.
Questa progressione retributiva evidenzia l’importanza di proseguire la formazione oltre la laurea triennale o magistrale, soprattutto per accedere a settori altamente specializzati e competitivi. Chi investe in una formazione post laurea di qualità riesce non solo a incrementare il proprio stipendio, ma spesso anche a consolidare una posizione di leadership all’interno dell’organizzazione, grazie a competenze avanzate e network professionali di alto livello.
I percorsi più efficaci
Tra i master più richiesti e che garantiscono i migliori ritorni economici figurano quelli in management, finanza, energy engineering e data science. L’iscrizione a questi percorsi richiede una valutazione adeguata delle proprie aspirazioni e della domanda di mercato. Tuttavia, è innegabile che rappresentino oggi il migliore investimento di medio-lungo periodo per chi ambisce a uno stipendio superiore alla media.
Disparità e criticità: il ruolo delle competenze rispetto al fabbisogno del mercato
Pur in presenza di numeri incoraggianti, il quadro delineato dal University Report 2025 non è esente da criticità. La disparità tra percorsi di laurea e relative opportunità lavorative resta un tema centrale, tanto che molti giovani si trovano a dover affrontare periodi di inattività o sottoccupazione anche dopo aver conseguito il titolo.
Questo fenomeno è riconducibile, in parte, a uno scarso allineamento tra le competenze fornite dal sistema universitario e le reali esigenze delle imprese. Il rischio principale è che si generi un mismatch tra domanda e offerta: settori affollati di laureati ma con poche opportunità e altri, invece, con una domanda in crescita costante di competenze non coperte.
A influire sulla situazione è anche il contesto economico e produttivo del territorio: le regioni del Nord Italia, mediamente, offrono stipendi più elevati e maggiori prospettive di inserimento per i laureati rispetto al Sud e alle Isole. Tali differenze amplificano ulteriormente le distanze, rendendo il percorso universitario un investimento a rischio variabile.
Il valore delle soft skills
Oltre alle conoscenze tecniche, le aziende valutano sempre di più le soft skills: capacità di lavorare in team, problem solving, leadership e comunicazione efficace sono ormai competenze imprescindibili e spesso decisive per accedere ai migliori inquadramenti retributivi, anche in presenza degli stessi titoli accademici.
Come scegliere il percorso di studi in funzione del futuro stipendio
Le informazioni ricavate dall’University Report 2025 possono orientare in modo decisivo la scelta del percorso universitario e post-universitario. Scegliere una facoltà solo sulla base delle passioni, infatti, non sempre è sufficiente. È indispensabile incrociare le proprie aspirazioni personali con le tendenze del mercato, valutando attentamente quanto guadagna un laureato in Italia a seconda del percorso scelto.
Ecco alcuni criteri da tenere in considerazione:
- Analizzare i dati retributivi aggiornati settore per settore
- Valutare le prospettive occupazionali a medio termine
- Considerare l’offerta di master e percorsi di secondo livello in aree ad alta specializzazione
- Affidarsi a servizi di orientamento e career coaching universitario
- Mantenere una mentalità flessibile ed essere disposti a formarsi anche dopo la laurea
Una strategia efficace consiste nel puntare su settori in cui la domanda di lavoro è stabile o in crescita, evitando invece comparti già saturi o in declino.
Riflessioni finali: allineare formazione e mondo del lavoro per ridurre i divari
I risultati del University Report 2025 confermano che la differenza salariale tra laureati e non laureati permane significativa in Italia. La laurea, dunque, resta un investimento solido in termini di crescita personale e retributiva, sebbene la scelta del percorso di studi sia sempre più strategica. I migliori stipendi per laureati si rilevano nei settori scientifico-tecnologici, economici e in quelli che offrono l’accesso a master di secondo livello.
Occorre, tuttavia, bilanciare il valore intrinseco della formazione con una maggiore attenzione alle richieste del mercato del lavoro, promuovendo un dialogo costante tra università e imprese per favorire percorsi di studio realmente abilitanti all’ingresso nel mondo del lavoro.
Solo così sarà possibile ridurre le criticità storiche legate al mismatch, favorendo l’occupazione qualificata e una crescita salariale equa per tutti i giovani che oggi scelgono di investire nella propria formazione.
Sintesi finale:
La laurea continua a offrire vantaggi retributivi ed occupazionali rispetto al diploma, ma la scelta dell’indirizzo gioca un ruolo determinante. Un focus consapevole sulle migliori lauree per stipendio e una formazione post-laurea mirata sembrano essere la chiave per massimizzare lo stipendio e costruire una carriera solida nel complesso panorama del lavoro italiano.