Date Certezze: Pensioni e Sanità a Carico dei Datori
Secondo l’Osservatorio Change Lab di Groupama, italiani sempre più preoccupati per il futuro pensionistico e sanitario. La risposta? Le aziende.
Indice
- L’Osservatorio Change Lab Italia 2030: uno specchio sulle ansie degli italiani
- Il bisogno di nuove soluzioni per la pensione integrativa lavoro
- Futuro pensionistico giovani Italia: l’emergere di una generazione sospesa
- La crisi del sistema pensionistico italiano: numeri e scenari
- Insoddisfazione per i servizi statali e necessità di alternative private
- Copertura sanitaria datore di lavoro: una realtà già presente per molti lavoratori
- Soluzioni pensionistiche aziende: come si stanno muovendo i datori di lavoro
- Quali prospettive per i lavoratori under 35 in tema di pensione?
- Assicurazione sanitaria lavoratori: modelli in Europa e Italia
- Conclusioni: verso una nuova responsabilità delle aziende
L’Osservatorio Change Lab Italia 2030: uno specchio sulle ansie degli italiani
L’Italia si trova nel pieno di una trasformazione storica sul fronte del welfare. A fotografare queste inquietudini è la quinta edizione dell’Osservatorio “Change Lab, Italia 2030”, realizzato da Groupama e pubblicato il 23 giugno 2025. Secondo la ricerca, per un lavoratore su due, a garantire pensioni e cure sanitarie dovrà essere principalmente il datore di lavoro. Un segnale chiaro di come la fiducia nelle istituzioni pubbliche si sia affievolita e della crescente assunzione di responsabilità richiesta – o attesa – dal mondo produttivo.
I numeri raccontano meglio di qualsiasi parola questo cambio di paradigma. Il 63% degli italiani prevede già ora di dover fare affidamento su altre fonti di reddito per la pensione. Sono cifre che trasformano le “preoccupazioni pensione Italia” in una vera e propria emergenza nazionale. La situazione, inoltre, è accentuata dalle previsioni demografiche: l’invecchiamento della popolazione e la riduzione della forza lavoro alimentano timori per la sostenibilità del sistema di previdenza sociale.
Il bisogno di nuove soluzioni per la pensione integrativa lavoro
L’attuale sistema pensionistico fatica a garantire livelli di sicurezza e stabilità sufficienti. Si fa così sempre più largo la pensione integrativa lavoro, tramite fondi pensione aziendali o piani individuali sostenuti o co-finanziati dalle imprese. Oggi le aziende – grandi e medie, ma sempre più spesso anche le piccole – sono chiamate a integrare il sistema pubblico offrendo assistenza non solo in busta paga, ma anche nella costruzione del post-lavoro.
Le soluzioni pensionistiche aziendali sono molteplici. Tra queste, troviamo:
- Fondi pensione negoziali: nati dalla contrattazione collettiva, riservati a specifiche categorie di lavoratori;
- Fondi pensione aperti o individuali: proposti da banche, assicurazioni e società di gestione del risparmio;
- Previdenza complementare collettiva: progetti ad adesione volontaria sviluppati dall’azienda per ampliare il welfare aziendale.
Le aziende che optano per queste formule non solo rispondono a un bisogno sociale ma migliorano anche il proprio appeal verso i lavoratori, in particolare verso i giovani più scettici sulla possibilità di una pensione sufficiente.
Futuro pensionistico giovani Italia: l’emergere di una generazione sospesa
Un dato allarmante dell’Osservatorio Change Lab Italia 2030 riguarda il pessimismo tra i più giovani. Il 15% degli under 35 dichiara di pensare che “non arriverà mai il momento della pensione” e il 17% degli intervistati prevede di dover continuare a lavorare a tempo indeterminato, anche oltre l’età legale. Questi risultati sono testimonianza di una generazione sospesa, priva di certezze e colpita da una profonda crisi di fiducia nel sistema pubblico.
Il futuro pensionistico dei giovani italiani appare dunque compromesso, schiacciato tra l’instabilità delle carriere – dettata da lavori atipici, tempo determinato, collaborazioni e partite IVA – e un sistema contributivo che premia la continuità lavorativa. La ricerca sottolinea come la preoccupazione sia trasversale: non riguarda soltanto i più vulnerabili, ma anche chi ha consolidato una posizione lavorativa.
La crisi del sistema pensionistico italiano: numeri e scenari
La “crisi sistema pensionistico italiano” non è una novità, ma oggi la sensibilità sociale al tema ha raggiunto livelli mai visti prima. La crescente longevità media e il tasso di natalità tra i più bassi d’Europa costringono il sistema a una tensione costante.
Secondo dati ISTAT, il rapporto fra lavoratori attivi e pensionati diventa ogni anno più sfavorevole, mentre la spesa previdenziale assorbe ormai oltre il 16% del PIL nazionale. Questo contesto alimenta la previsione, emersa chiaramente anche dalla ricerca Groupama, che senza cambiamenti profondi sempre più cittadini dovranno integrare la pensione pubblica con risorse proprie.
Le domande sulla riforma pensionistica, inoltre, animano il dibattito politico e sociale, ma le soluzioni proposte spesso non riescono a rispondere all’urgenza vissuta dalla popolazione, specie tra i giovani e le famiglie monoreddito.
Insoddisfazione per i servizi statali e necessità di alternative private
Il rapporto con i servizi statali è teso: il 44% degli italiani boccia l’efficacia dei servizi pubblici, sia previdenziali che socio-sanitari. Questo dato, che emerge dalla quinta edizione dell’Osservatorio Change Lab, rappresenta una condanna senza appello per il welfare universalistico così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni.
Tra le principali lamentele degli intervistati:
- Lunghe attese e complesse procedure per le prestazioni sanitarie;
- Scarsa trasparenza sulle proiezioni pensionistiche future;
- Difficoltà a interpretare i requisiti di accesso e i meccanismi contributivi;
- Carenza di servizi personalizzati, specie per categorie a rischio (giovani, donne, lavoratori precari).
In questo scenario, cresce la richiesta di alternative private: dai fondi pensione integrativi alle polizze assicurative, passando per soluzioni di welfare aziendale che vanno dalla formazione continua alla copertura sanitaria per i lavoratori e le loro famiglie.
Copertura sanitaria datore di lavoro: una realtà già presente per molti lavoratori
Parlando di “copertura sanitaria datore di lavoro”, la ricerca Groupama rivela che il 41% degli italiani beneficia già oggi di una assicurazione sanitaria tramite il proprio datore di lavoro. Questa tendenza, benché ancora lontana dalle percentuali di altri Paesi europei come Francia, Germania o Regno Unito, indica una trasformazione importante nel mondo del lavoro italiano.
Le assicurazioni sanitarie collettive sono diventate uno strumento sempre più diffuso di retention, ovvero di fidelizzazione dei dipendenti. Offrire una copertura sanitaria aziendale significa aumentare il benessere dei lavoratori, ridurre le assenze per malattia e migliorare complessivamente la qualità della vita sul posto di lavoro.
Inoltre, le aziende che investono sulla salute dei propri dipendenti dimostrano responsabilità sociale e capacità di anticipare i bisogni futuri di una forza lavoro sempre più esigente.
Soluzioni pensionistiche aziende: come si stanno muovendo i datori di lavoro
La ricerca mostra come, in mancanza di certezze dal sistema pubblico, le imprese stiano moltiplicando le soluzioni pensionistiche per i propri dipendenti. Tra le iniziative più comuni troviamo:
- Contributi aziendali a fondi pensione negoziali e/o aperti;
- Piani di risparmio a lungo termine con incentivi fiscali;
- Tutele per la non autosufficienza e le grandi invalidità;
- Consulenze personalizzate sull’ottimizzazione dei versamenti e sulla pianificazione previdenziale.
Le migliori aziende, in particolare quelle multinazionali o appartenenti a settori altamente competitivi (tecnologia, finanza, farmaceutica), mettono in campo pacchetti complessi e articolati, in cui previdenza, assistenza sanitaria e supporto al work-life balance sono parte integrante di una moderna cultura d’impresa.
Quali prospettive per i lavoratori under 35 in tema di pensione?
La condizione dei lavoratori under 35 rappresenta il vero banco di prova per qualsiasi riforma. Precarietà lavorativa, carriere a singhiozzo e salari spesso inferiori a quelli dei padri minano la possibilità di accumulare un montante sufficiente per una pensione dignitosa.
Gli strumenti messi sul campo finora – principalmente la previdenza complementare volontaria – faticano a coinvolgere questa fascia d’età, spesso poco informata sui meccanismi pensionistici e demotivata dalla distanza temporale rispetto al momento del ritiro.
Ecco alcune proposte di policy e strumenti innovativi che potrebbero migliorare la situazione:
- Campagne di informazione mirate ai giovani sui benefici della previdenza integrativa;
- Incentivi fiscali per chi avvia presto un piano pensionistico;
- Maggior co-finanziamento da parte dei datori di lavoro per i fondi pensione destinati agli under 35;
- Welfare aziendale “flessibile”, che permetta di convertire benefit in contribuzione complementare su base volontaria.
Questi strumenti potrebbero contrastare quello che il rapporto Groupama chiama “rischio generazionale” e permettere ai giovani di avere maggiore controllo sul proprio futuro finanziario.
Assicurazione sanitaria lavoratori: modelli in Europa e Italia
Mentre la copertura sanitaria tramite il datore di lavoro cresce in Italia, negli altri Paesi europei il fenomeno è da tempo strutturale. Ad esempio, in Francia quasi tutti i dipendenti beneficiano di una copertura collettiva, integrativa rispetto al sistema pubblico, mentre in Germania la maggioranza dei lavoratori può accedere a servizi aggiuntivi finanziati dalle aziende.
In Italia, la crescita di polizze sanitarie integrative dipende in parte dalla capacità delle imprese di negoziare accordi collettivi – spesso all’interno dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) – e dalla presenza di organismi bilaterali che gestiscono fondi sanitari di categoria.
La sfida ora è estendere questi strumenti anche a lavoratori autonomi, partite IVA e professionisti, spesso esclusi dal welfare aziendale nonostante siano tra i più esposti a rischi sanitari ed economici.
Conclusioni: verso una nuova responsabilità delle aziende
La chiave di lettura fornita dall’Osservatorio Change Lab Italia 2030 è inequivocabile: per un lavoratore su due, il futuro della pensione e della sanità passerà soprattutto per l’impegno dei datori di lavoro. La crisi del sistema pubblico, l’insoddisfazione verso i servizi offerti e le incertezze giovanili pongono dunque una responsabilità inedita e crescente sulle spalle delle aziende.
Eppure questa sfida, oltre che un obbligo, può diventare un’opportunità di sviluppo economico e sociale. Investire nella previdenza integrativa e nella copertura sanitaria per i lavoratori significa non solo rispondere a una paura diffusa, ma costruire una società più equa, produttiva e coesa.
L’Italia, storicamente abituata a uno Stato sociale centralizzato, dovrà adattarsi a un modello più “plurale”, dove istituzioni, imprese e individui giocano insieme un ruolo attivo nella costruzione del futuro. In questa direzione, le imprese saranno chiamate non solo a rispondere alle richieste del mercato, ma a diventare veri e propri attori di un nuovo welfare italiano.