Allarme Fonderie Italiane: Tra Dazi e Costi Energia, il Settore Rischia il Collasso
Indice
- La denuncia di Assofond e il contesto attuale
- La crisi delle fonderie italiane: dati allarmanti
- La questione energia: un costo sempre più insostenibile
- Il peso dei dazi sulle imprese metallurgiche
- Fabio Zanardi: leadership e proposte per uscire dalla crisi
- L’impatto sulle filiere manifatturiere italiane ed europee
- Strategie politiche e scenari futuri per il comparto
- Verona e il Veneto: radiografia della crisi locale
- Cosa chiedono le imprese: misure urgenti e riforme strutturali
- Sintesi e prospettive: quali vie di uscita?
La denuncia di Assofond e il contesto attuale
Uno scenario di preoccupante criticità incombe sulle fonderie italiane, comparto strategico dell’industria manifatturiera nazionale ed europea. Il presidente di Assofond, Fabio Zanardi, ha recentemente preso posizione pubblicamente, lanciando un pressante allarme da Soave, Verona, il 13 giugno 2025: il settore si trova in una vera e propria "morsa mortale", stretto da costi energetici fuori controllo e dai dazi internazionali che complicano l’accesso ai mercati globali. Questa denuncia si inserisce nel quadro di una crisi strutturale che minaccia non solo centinaia di aziende, ma le basi stesse della manifattura italiana, di cui le fonderie rappresentano uno snodo fondamentale per la produzione di componenti per automotive, edilizia, meccanica e molti altri settori.
Entrando nel merito, il quadro presentato da Assofond – principale associazione di rappresentanza delle fonderie italiane – fotografa un 2024 disastroso e prospetta un 2025 ancora peggiore, richiedendo un'azione decisa delle istituzioni.
La crisi delle fonderie italiane: dati allarmanti
Il comparto delle fonderie, cuore pulsante della metallurgia, è oggi alle prese con una delle più gravi crisi della sua storia recente. I dati diffusi da Assofond parlano chiaro:
- Nel 2024 la produzione delle fonderie italiane è calata del 12,3% rispetto all’anno precedente.
- Il fatturato complessivo ha registrato una diminuzione del 12,8%.
- Ancora più grave il settore dei metalli ferrosi, con un calo produttivo del 17,2%.
- Il trend negativo si è confermato anche nel primo trimestre del 2025, con un ulteriore -9,5% nella produzione.
Si tratta di numeri che non lasciano spazio a interpretazioni: il declino produzione metalli ferrosi e l’andamento fatturato fonderie Italia delineano una vera emergenza. Mai, negli ultimi vent’anni, si era assistito a una contrazione così marcata e diffusa.
L’analisi degli addetti ai lavori conferma che le cause non sono contingenti. Siamo davanti a una crisi strutturale, causata da fattori interni e internazionali che hanno inciso pesantemente sulla competitività delle imprese italiane.
La questione energia: un costo sempre più insostenibile
Uno degli elementi centrali della crisi delle fonderie italiane è rappresentato dall'aumento vertiginoso dei costi energetici. La produzione metallurgica, infatti, è fortemente energivora: processi di fusione, trattamento termico e mantenimento delle temperature richiedono grandi quantità di energia elettrica e gas.
Negli ultimi cinque anni, il costo dell’energia in Italia ha subito una crescita esponenziale, superando quello di molti partner europei e internazionali. Secondo Assofond, il differenziale rispetto a Francia o Germania può superare il 30%, comprimendo i margini di competitività delle aziende italiane.
Costi energia fonderie Italia è dunque diventato un tema centrale nei tavoli istituzionali e tra le associazioni di categoria. Le aziende si trovano costrette a:
- rivedere i propri budget;
- ridurre la produzione;
- in alcuni casi, sospendere temporaneamente l’attività o delocalizzare parte della catena produttiva.
L’emergenza energia incide non solo sui grandi stabilimenti, ma anche su numerose PMI, che costituiscono la spina dorsale del tessuto industriale nazionale. La riduzione delle esportazioni, dovuta ai costi maggiorati, aggrava ulteriormente il quadro.
Il peso dei dazi sulle imprese metallurgiche
Accanto alla questione energetica, uno dei nodi cruciali citati da Fabio Zanardi riguarda l’inasprimento delle politiche protezionistiche e l’aumento dei dazi internazionali sulle materie prime e sui prodotti finiti.
Le tensioni commerciali con diversi partner extra-UE hanno portato a:
- aumenti dei dazi su acciai e metalli;
- restrizioni alle importazioni da Paesi tradizionalmente fornitori di materie prime;
- maggiore incertezza nei contratti di fornitura.
Tutto questo rende ancora più difficile la pianificazione delle attività e la programmazione degli investimenti. Dazi e imprese metallurgiche è diventato un binomio chiave nella narrazione della crisi: molte aziende denunciano la perdita di competitività e si trovano a lottare su più fronti contemporaneamente.
Fabio Zanardi: leadership e proposte per uscire dalla crisi
Fabio Zanardi si è imposto come una delle voci più autorevoli del settore nella fase attuale di emergenza. Durante il suo intervento a Verona ha espresso la necessità di un cambio di rotta politico. La semplice gestione dell’emergenza non basta più: occorre un piano strutturale che permetta alle aziende di recuperare competitività sui mercati globali e sul mercato interno.
Le principali richieste di Assofond e delle imprese del settore sono:
- Interventi normativi per calmierare i costi energetici alle imprese energivore.
- Azioni diplomatiche per alleggerire il fardello dei dazi e garantire le importazioni di materie prime a costi competitivi.
- Sostegno alla ricerca e all’innovazione tecnologica, per rendere più efficienti e sostenibili i processi di produzione metallurgici.
- Riduzione del carico burocratico e agevolazioni fiscali per chi investe in nuovi impianti e tecnologie pulite.
Queste strategie politiche settore fonderie sono ritenute fondamentali per evitare la desertificazione industriale e mantenere le competenze e i posti di lavoro sul territorio nazionale.
L’impatto sulle filiere manifatturiere italiane ed europee
Il declino del comparto fonderie non riguarda soltanto le aziende direttamente coinvolte. L’impatto si estende infatti all’intera filiera della manifattura italiana ed europea:
- automotive,
- edilizia,
- macchinari industriali,
- settore ferroviario
Le fonderie forniscono componenti essenziali, e la crisi rischia di rallentare o addirittura bloccare l’intero ciclo produttivo. La carenza di materia prima nazionale costringe molte aziende a rivolgersi all’estero, aggravando la dipendenza dai fornitori stranieri e aumentando ulteriormente i costi. Prospettive fonderie manifattura italiana è una delle chiavi di lettura più dibattute dai principali osservatori economici.
Le difficoltà attuali si stanno traducendo in:
- cassa integrazione o licenziamenti,
- perdita di commesse,
- rischi di chiusura definitiva di storici stabilimenti.
Secondo le stime di Assofond, sono a rischio circa 30.000 posti di lavoro.
Strategie politiche e scenari futuri per il comparto
Alla luce dell’allarme lanciato da Zanardi, appare chiaro che occorre una risposta politica ampia e coordinata. La categoria chiede a gran voce che il settore venga considerato strategico a livello nazionale ed europeo, con misure mirate.
Le possibili strade da percorrere includono:
- Piano Energia Europeo: l’adozione di strumenti comunitari per equilibrare le differenze di prezzo tra Stati membri.
- Fondi di innovazione e transizione verde: finanziamenti destinati all’ammodernamento degli impianti e alla riduzione dell’impatto ambientale.
- Politiche industriali nazionali: incentivi fiscali, semplificazione burocratica e accesso più agevole al credito.
Solo con una visione di medio-lungo periodo il settore può sperare di ritrovare competitività e stabilità.
Verona e il Veneto: radiografia della crisi locale
Il caso di Soave, in provincia di Verona, dove si è tenuta l’ultima assemblea di Assofond, è emblematico di una crisi che colpisce duramente tutto il Nord-Est. Il Veneto è tradizionalmente uno dei territori a più alta concentrazione di aziende metallurgiche e manifatturiere.
Situazione fonderie Verona 2025:
- Diminuzione degli ordini sia sul mercato interno che estero;
- Stretta sui costi energetici più marcata rispetto al resto d’Italia;
- Preoccupazione diffusa tra addetti e sindacati;
- Timori crescenti sul mantenimento dei livelli occupazionali.
L’allarme locale è sintomatico di un disagio esteso anche a Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, dove si concentra il maggior numero di imprese del comparto.
Cosa chiedono le imprese: misure urgenti e riforme strutturali
Le richieste delle imprese, raccolte da Assofond e rilanciate a livello istituzionale, si riassumono in alcuni punti irrinunciabili:
- Sostegno immediato sul fronte dei costi energetici: tariffe agevolate per le imprese energivore e riduzione degli oneri di sistema.
- Correzione delle distorsioni dei dazi: impegno diplomatico a livello UE e nazionale per rinegoziare le barriere commerciali.
- Incentivi all’innovazione: sostegno a ricerca, sviluppo di tecnologie pulite e formazione di nuova manodopera specializzata.
- Agevolazioni fiscali e semplificazione burocratica: per facilitare investimenti e rilancio produttivo.
La sensazione è che senza un deciso cambio di passo da parte della classe politica e delle istituzioni, il settore rischi un progressivo depauperamento, con effetti domino su molte altre filiere.
Sintesi e prospettive: quali vie di uscita?
In conclusione, la crisi delle fonderie italiane minaccia un intero settore considerato strategico non solo per la nostra manifattura, ma per la stessa economia europea. Il declino produzione metalli ferrosi e il calo di Assofond calo produzione 2024 evidenziano l’urgenza di interventi concreti in tempi rapidi.
Come sottolineato dal presidente Fabio Zanardi, solo attraverso una decisa presa di responsabilità politica – nazionale ed europea – sarà possibile evitare una deriva verso la perdita di know-how, posti di lavoro e competitività globale.
L’impegno richiesto non è solo di natura economica, ma riguarda anche la capacità di visione strategica: una manifattura forte non può prescindere da una filiera metallurgica solida e innovativa. In assenza di risposte concrete, il rischio è quello di assistere a una lenta quanto inesorabile desertificazione industriale, con danni permanenti al tessuto produttivo del Paese.
Per questo Assofond e tutto il settore tornano a chiedere con forza un cambio di rotta, nella speranza che alle parole seguano atti concreti che garantiscano un futuro di competitività, innovazione e crescita per le fonderie italiane.