Deepfake e Società Digitale: L'Urgenza di Educare le Nuove Generazioni nella Lotta Contro la Manipolazione delle Immagini Online
Indice dei Paragrafi
- Introduzione
- Che cos'è il Deepfake e perché è una minaccia sociale
- L'impatto sulle nuove generazioni e la necessità di educazione digitale
- Dati allarmanti sulla violenza legata a immagini non consensuali in Italia
- Soluzioni tecnologiche: filigrane e strategie dei big tech
- Il ruolo dell’educazione digitale nella prevenzione e nella consapevolezza
- Il commento di Marco Ramilli (IdentifAI): analisi ed esperienze
- Conseguenze psicologiche e legali della condivisione non consensuale di immagini intime
- Buone pratiche, consigli e strumenti per famiglie e scuole
- L’evoluzione normativa e le risposte istituzionali
- Sintesi finale
Introduzione
In un'epoca sempre più digitale, la diffusione di immagini manipolate tramite intelligenza artificiale — i cosiddetti deepfake — rappresenta una sfida centrale sia per la sicurezza individuale che per la tenuta della società civile. Marco Ramilli, esperto di sicurezza informatica e fondatore di IdentifAI, denuncia l’assenza di una "soluzione finale" al problema del deepfake, esortando a puntare soprattutto sull’educazione digitale delle nuove generazioni. L’Italia, secondo i dati più recenti, si trova ad affrontare un fenomeno drammaticamente diffuso, con il 22,6% delle persone già vittima di condivisione non consensuale di immagini intime. L’impatto è trasversale, colpendo uomini e donne in misura differente ma significativa.
Che cos'è il Deepfake e perché è una minaccia sociale
Il termine deepfake indica la creazione di contenuti audiovisivi attraverso tecnologie di intelligenza artificiale capaci di sovrapporre volti, manipolare voci o generare scene mai avvenute, in modo estremamente realistico. Queste tecniche sono sempre più accessibili grazie a piattaforme open source, rendendo la manipolazione digitale delle immagini (e dei video) alla portata di chiunque.
Le minacce principali del deepfake includono:
- Creazione di fake news attraverso video fasulli di personaggi pubblici;
- Ricatti e molestie mediante la diffusione di immagini intime falsificate;
- Manipolazione della reputazione personale e professionale;
- Diffusione incontrollata di contenuti offensivi o diffamatori.
Proprio la facilità di accesso a queste tecnologie rende i deepfake una sfida sociale di primissimo piano, imponendo la necessità di nuove strategie per proteggere la privacy e l’onorabilità delle persone.
L'impatto sulle nuove generazioni e la necessità di educazione digitale
I giovani, particolarmente esposti all’uso massiccio di social network e strumenti digitali, sono tra i bersagli privilegiati del fenomeno deepfake. Secondo Marco Ramilli, «senza una forte consapevolezza critica, le nuove generazioni rischiano di non distinguere tra contenuti reali e manipolati». La educazione digitale dei giovani diviene così la principale linea di difesa contro la diffusione di immagini non consensuali online e la manipolazione delle informazioni.
Tra le sfide specifiche legate ai giovani troviamo:
- La tendenza a sottovalutare il rischio di pubblicazione di proprie immagini intime;
- Una conoscenza ancora incompleta degli strumenti di verifica dell’autenticità di foto e video;
- L’esposizione a cyberbullismo e ricatti online;
- Difficoltà nel chiedere aiuto per vergogna o timore di giudizi.
Educare i giovani alla cittadinanza digitale significa non solo sensibilizzarli sui rischi, ma anche offrire strumenti pratici per riconoscere e segnalare contenuti manipolati, comprendere le implicazioni legali e psicologiche, e sviluppare un pensiero critico verso ciò che si consuma e si condivide in rete.
Dati allarmanti sulla violenza legata a immagini non consensuali in Italia
La diffusione delle immagini non consensuali online rappresenta una problematica ormai strutturale nel nostro Paese. Secondo ricerche recenti, il 22,6% delle persone in Italia ha dichiarato di essere stato vittima di condivisione non autorizzata di fotografie intime. Colpisce particolarmente il dato che, contrariamente a quanto si potrebbe supporre, il 70% delle vittime sono uomini mentre il restante 30% sono donne.
Questo fenomeno, spesso chiamato revenge porn o pornovendetta, si è ulteriormente aggravato grazie all’utilizzo delle tecnologie deepfake, che possono creare immagini o video completamente falsi ma credibili, rendendo ancora più difficile dimostrare la non autenticità del materiale condiviso.
Gli effetti devastanti della violenza digitale:
- Annientamento della reputazione personale e sociale;
- Ansia, depressione e gravi conseguenze psicologiche;
- Emarginazione e isolamento;
- Impossibilità di trovare soluzioni immediate, data la rapidità di diffusione del materiale online.
Soluzioni tecnologiche: filigrane e strategie dei big tech
Nell’attuale scenario, le grandi aziende del settore tecnologico stanno investendo risorse in tecnologie contro deepfake: una delle principali è l'introduzione di filigrane digitali (watermarks) nelle immagini generate dall’AI. Queste filigrane servono ad identificare in modo trasparente se un'immagine o un video siano stati creati tramite intelligenza artificiale.
Le principali strategie adottate includono:
- Applicazione automatica di filigrane su contenuti IA con dati identificativi indelebili;
- Anonimizzazione dei volti per proteggere i dati personali nei dataset pubblici;
- Utilizzo di blockchain per tracciare la provenienza dei media digitali;
- Implementazione di algoritmi per il rilevamento automatico dei deepfake su piattaforme social.
Big tech come Google, Meta, OpenAI, Microsoft investono in queste soluzioni, ma secondo lo stesso Ramilli «siamo solo agli inizi e servirà tempo prima di una reale adozione di massa». Non basta la tecnologia: serve soprattutto la collaborazione di utenti attenti e formati.
Il ruolo dell’educazione digitale nella prevenzione e nella consapevolezza
Alla luce dell’analisi, diventa sempre più urgente investire in progetti di educazione digitale giovani. Solo la consapevolezza diffusa può arginare la minaccia che i deepfake rappresentano non solo per la privacy dei singoli, ma per la credibilità delle informazioni che circolano online.
Le principali azioni consigliate includono:
- Integrazione dell’educazione digitale nei programmi scolastici, sin dalle scuole primarie;
- Formazione continua per docenti e famiglie su rischi e strumenti di difesa;
- Sviluppo di campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte a tutte le fasce di età;
- Collaborazione tra istituzioni, scuole e aziende tecnologiche per creare risposte coordinate.
Non si tratta solo di insegnare a riconoscere i deepfake, ma anche di rafforzare la cultura della responsabilità digitale: ogni contenuto condiviso può avere conseguenze enormi su di sé e sugli altri.
Il commento di Marco Ramilli (IdentifAI): analisi ed esperienze
Marco Ramilli, esperto italiano di cybersecurity e fondatore della startup IdentifAI, è uno dei maggiori sostenitori della lotta consapevole ai deepfake. Secondo quanto dichiarato recentemente, «non esiste — né esisterà mai — una soluzione finale alla minaccia deepfake: la tecnologia evolverà sempre, così come le tecniche per ingannarla. Per questo è indispensabile che i cittadini, soprattutto i giovani, imparino a convivere con la presenza del falso, sviluppando capacità critiche e strumenti di difesa».
Ramilli racconta come, nelle sue attività divulgative e formative, si imbatte spesso in ragazzi che restano sorpresi dalla facilità con cui una foto possa essere manipolata o da come sia semplice cadere vittime di truffe basate sulle immagini. Spesso i pericoli non sono percepiti fino a quando non si verificano conseguenze personali.
Conseguenze psicologiche e legali della condivisione non consensuale di immagini intime
Le conseguenze della condivisione immagini intime senza consenso sono profonde e potenzialmente irreparabili. Si va dallo sconvolgimento psicologico alla compromissione delle relazioni sociali, lavorative e familiari. Numerose ricerche hanno evidenziato sintomi di stress post-traumatico, attacchi di panico, perdita di autostima e, nei casi più estremi, pensieri autolesivi.
Dal punto di vista legale, la situazione è in evoluzione:
- In Italia il revenge porn è stato inserito nel codice penale (Legge n. 69/2019, cosiddetta Codice Rosso);
- Le vittime possono presentare denuncia ed ottenere la rimozione dei contenuti sulle principali piattaforme social;
- Restano tuttavia difficili la prevenzione e una rapida azione di blocco, soprattutto per materiali diffusi in modo virale o su circuiti anonimi.
È quindi fondamentale intervenire sia sul piano psicologico, con reti di supporto e servizi di ascolto per le vittime, sia attraverso una costante attività di informazione giuridica.
Buone pratiche, consigli e strumenti per famiglie e scuole
Vista la crescente diffusione di deepfake e violenza con immagini non consensuali, è indispensabile adottare una serie di buone pratiche preventive, soprattutto a scuola e in famiglia, per proteggere i giovani.
I principali consigli includono:
- Non condividere foto o video personali: anche tra amici, le immagini possono essere facilmente scaricate o divulgate senza autorizzazione.
- Verificare la fonte dei contenuti: prima di condividere, controllare la veridicità tramite strumenti di fact-checking visuale.
- Parlare apertamente con i giovani dei rischi e delle trappole online: il dialogo può aiutare a prevenire comportamenti impulsivi.
- Rivolgersi tempestivamente ad adulti di fiducia o a sportelli di supporto in caso di minacce o ricatti.
- Utilizzare e diffondere strumenti di segnalazione: tutte le piattaforme principali hanno possibilità di segnalare contenuti illeciti o dannosi.
Scuole e famiglie devono collaborare per creare ambienti protetti e persone preparate ad affrontare le sfide del mondo digitale.
L’evoluzione normativa e le risposte istituzionali
Sul fronte istituzionale, in Italia e in Europa le istituzioni si stanno attivando per contrastare il fenomeno dei deepfake e le sue conseguenze. Oltre alla già citata legge sul revenge porn, la Commissione Europea sta proponendo regolamentazioni più severe sulle IA generative e la certificazione di filigrane IA obbligatorie per i contenuti generati artificialmente.
L’obiettivo è una maggiore responsabilizzazione delle piattaforme, che dovranno garantire strumenti più efficaci per l’identificazione e la rimozione di deepfake dannosi, promuovere la collaborazione internazionale e investire in prevenzione.
Tra le principali azioni previste:
- Obblighi per i provider di segnalazione e intervento rapido su contenuti segnalati;
- Maggiori sanzioni per chi produce e diffonde immagini non consensuali;
- Incentivi a campagne di informazione e formazione a livello scolastico e lavorativo.
Sintesi finale
La battaglia contro i deepfake non si potrà mai dire definitivamente vinta, poiché la tecnologia è in costante evoluzione. Tuttavia, una società più consapevole e preparata può limitare i danni e salvaguardare i diritti delle persone, soprattutto delle fasce più giovani e vulnerabili. L’educazione digitale rimane la principale arma di difesa, da integrare con soluzioni tecnologiche e risposte istituzionali sempre più pronte e coordinate.
Marco Ramilli (IdentifAI) ci ricorda che solo con la responsabilizzazione collettiva e il coinvolgimento di tutte le componenti sociali — scuola, famiglia, aziende e istituzioni — sarà possibile affrontare con efficacia la sfida rappresentata dai deepfake e dalla violenza delle immagini non consensuali online. Investire oggi nell’educazione digitale significa proteggere il futuro della convivenza civile e della dignità personale nell’era digitale.