Negli ultimi anni, l'Italia ha assistito a un incremento notevole dei nidi di Caretta caretta, la tartaruga marina comunemente nota come tartaruga a testa di cane. Questo fenomeno, in parte legato al riscaldamento delle acque marine, è stato documentato da uno studio condotto dall'Università di Padova, che ha analizzato oltre un migliaio di nidi segnalati tra il 2019 e il 2023.
Tra il 2019 e il 2023, sono stati registrati un totale di 1.179 nidi sulle spiagge italiane, con un incremento significativo dal 2023, anno in cui già erano stati censiti 601 nidi. Le regioni più ricettive per la nidificazione di queste tartarughe sono risultate la Campania, la Puglia e la Sicilia, che insieme ricoprono gran parte del territorio costiero italiano dove Caretta caretta trova un habitat favorevole.
Nonostante il trend positivo, la situazione presenta anche delle peculiarità interessanti. Infatti, sono stati registrati due nidi in Veneto, che rappresentano i nidi più settentrionali al mondo per questa specie. Questo risultato sottolinea non solo l'adattamento della specie alle nuove condizioni ambientali, ma anche le possibili conseguenze dirette del riscaldamento globale.
Lo studio avverte, tuttavia, che le attività umane continuano a esercitare un peso significativo sulle schiuse delle uova di Caretta caretta. Le modifiche alle spiagge, l'inquinamento e il turismo possono influenzare negativamente le possibilità di sopravvivenza delle nuove generazioni di tartarughe. È quindi fondamentale un maggiore impegno nella protezione dell'ambiente marino e delle aree di nidificazione per garantire la sicurezza e la biodiversità delle specie marine nel territorio italiano.
L'aumento dei nidi di Caretta caretta è una buona notizia per la biodiversità mediterranea, ma comporta anche una responsabilità collettiva per preservare queste creature affascinanti e, di conseguenza, gli ecosistemi costieri. Le future politiche ambientali adotteranno una chiave d'interpretazione della situazione che non solo cerca di mitigare l'impatto dell'uomo, ma anche di valorizzare e proteggere queste risorse naturali per le generazioni future.