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WhoFi: La Biomentria Invisibile Grazie al Wi-Fi
Tecnologia

WhoFi: La Biomentria Invisibile Grazie al Wi-Fi

Disponibile in formato audio

Lo studio rivoluzionario dell’Università La Sapienza ridefinisce il riconoscimento biometrico puntando su privacy e accuratezza

WhoFi: La Biometria Invisibile Grazie al Wi-Fi

L’avanzamento della tecnologia digitale, unito all’intelligenza artificiale, continua a generare innovazioni capaci di ridefinire le modalità in cui riconosciamo e proteggiamo l’identità delle persone. Uno degli esempi più recenti e sorprendenti è WhoFi, un sistema concepito da un gruppo di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, che sfrutta il Wi-Fi combinato con lo studio del Channel State Information (CSI) per offrire un riconoscimento biometrico senza bisogno di immagini. In questo articolo analizzeremo in profondità lo sviluppo di WhoFi, il funzionamento della tecnologia, i risultati della ricerca e le sue future applicazioni con particolare riferimento a sicurezza e privacy.

Indice

  • Introduzione al riconoscimento biometrico Wi-Fi
  • Cos’è WhoFi: genesi e ambizioni del progetto romano
  • Tecnologia: come funziona il riconoscimento biometrico tramite Wi-Fi
  • Accuratezza, sperimentazione e resilienza del sistema
  • Vantaggi rispetto alle soluzioni biometriche tradizionali
  • Applicazioni in contesti di elevata esigenza di privacy visiva
  • Considerazioni etiche, limiti e sfide future
  • L’impatto della ricerca biometrica di Roma su scala globale
  • Conclusioni

Introduzione al riconoscimento biometrico Wi-Fi

Il riconoscimento biometrico è ormai parte integrante della sicurezza informatica e delle applicazioni di controllo degli accessi, con sistemi basati su impronte digitali, iride, volto o voce. Tuttavia, queste tecnologie pongono interrogativi significativi sulla privacy, soprattutto laddove si usano immagini o audio della persona. In risposta a tali criticità emergono soluzioni alternative, tra cui spicca il riconoscimento biometrico Wi-Fi, che, grazie all’analisi dei segnali radio, può identificare un individuo anche senza la necessità di raccogliere dati visivi o sonori diretti.

La possibilità di utilizzare il Wi-Fi per riconoscere in modo sicuro persone in scenari dove l’uso di telecamere sarebbe invasivo o inefficace (ad esempio in assenza di luce o con ostacoli fisici) rappresenta una frontiera promettente. Il riconoscimento biometrico Wi-Fi sfrutta peculiarità uniche del corpo umano nella sua interazione con i segnali radiofrequenza, riuscendo a estrapolare parametri identificativi univoci attraverso elaborati algoritmi di intelligenza artificiale.

Cos’è WhoFi: genesi e ambizioni del progetto romano

WhoFi nasce nei laboratori dell’Università La Sapienza di Roma, un punto di riferimento internazionale nella ricerca sulle tecnologie digitali e sull’intelligenza artificiale applicata. Il team di ricercatori, composto da specialisti in informatica, telecomunicazioni e machine learning, ha concentrato gli sforzi su un’idea tanto innovativa quanto semplice: rendere il Wi-Fi uno strumento di riconoscimento non invasivo e rispettoso della privacy.

La genesi di WhoFi affonda le sue radici nell’esigenza di conciliare due principi apparentemente inconciliabili: la sicurezza elevata e la tutela della riservatezza. Utilizzando segnali Wi-Fi comunemente presenti in ambienti pubblici e privati, il sistema punta a evitare l’utilizzo d’immagini o dati sensibili immediatamente riconducibili alla persona.

Dietro WhoFi si cela una filosofia che guarda alla praticità, alla resilienza e alle questioni etiche della tecnologia, con l’obiettivo di fornire una piattaforma utilizzabile in molteplici contesti: dalla sicurezza aziendale al controllo accessi in strutture sensibili, fino all’assistenza per persone fragili in ambienti domestici.

Tecnologia: come funziona il riconoscimento biometrico tramite Wi-Fi

Il cuore della tecnologia WhoFi risiede nell’analisi avanzata del Channel State Information (CSI), ossia le informazioni sullo stato del canale radio tra trasmettitore (es. router Wi-Fi) e ricevitore. Ogni interazione tra il corpo umano e il segnale Wi-Fi altera il percorso del segnale in modo unico: la conformazione, la postura, il movimento e la costituzione fisica di ciascuno influenzano il modo in cui i segnali vengono riflessi e assorbiti.

WhoFi raccoglie queste micro-variazioni con dispositivi Wi-Fi standard, evitando thus la necessità di sensori specializzati o telecamere. Successivamente, grazie all’impiego di reti neurali profonde e strategie di machine learning, i dati CSI vengono processati per estrarre tratti biometrici esclusivi, associandoli a specifici individui dopo un’adeguata fase di addestramento.

Questo metodo consente a WhoFi di riconoscere una persona anche in condizioni normalmente proibitive per i sistemi biometrici tradizionali: al buio, attraverso i muri o in caso di ostacoli visivi totali. Non solo: la tecnologia è estremamente difficilmente eludibile poiché basa il riconoscimento su proprietà fisiche non facilmente replicabili o contraffabili.

Accuratezza, sperimentazione e resilienza del sistema

Uno degli aspetti chiave emersi dallo studio del team romano riguarda l’eccezionale accuratezza di WhoFi. I test, effettuati in ambienti complessi e realistici, hanno restituito un valore di precisione del 95,5%, una performance particolarmente elevata per tecnologie non invasive e senza supporto visivo.

Durante i trial operativi, WhoFi ha dimostrato di essere efficiente anche in scenari dinamici: presenza di più persone, movimenti frequenti, interferenze con altri dispositivi e variazioni ambientali. La resilienza del sistema, ovvero la capacità di mantenere uno standard elevato nonostante condizioni avverse, è stata valutata come uno dei punti di forza in grado di garantire utilizzabilità a livello reale e non solo sperimentale.

Questo risultato pone WhoFi al vertice delle soluzioni di biometria basata su segnali Wi-Fi, distaccandosi nettamente anche rispetto ad altri progetti simili sviluppati in ambito internazionale. La precisione del 95,5% diviene un benchmark rilevante, sia per la comunità scientifica che per i soggetti istituzionali o aziendali interessati all’applicazione di nuove tecnologie biometriche.

Vantaggi rispetto alle soluzioni biometriche tradizionali

Il confronto fra WhoFi e i sistemi biometrici classici evidenzia molteplici vantaggi, soprattutto in termini di sicurezza, usabilità e tutela della privacy. In primis, WhereFi elimina la necessità di acquisire e archiviare immagini, video, impronte o altri dati sensibili a rischio furto o utilizzo improprio. L’identificazione avviene esclusivamente tramite dati generati dall’interazione fisica con onde radio, non rappresentabili come “foto” o “impronte” riproducibili.

La biometria senza immagini proposta da WhoFi risponde così alle principali preoccupazioni degli utenti e delle normative sulla privacy, come il GDPR, riducendo drasticamente i rischi di profilazione o di uso secondario dei dati raccolti.

Un ulteriore elemento differenziante è la capacità di operare attraverso muri o ostacoli, scenario dove telecamere, sensori acquisizione immagini e scanner ottici diventano inefficaci. Ciò permette applicazioni in ambienti protetti, dove l’integrità fisica degli spazi e delle persone rappresentano una priorità.

Applicazioni in contesti di elevata esigenza di privacy visiva

Dove la privacy visiva è essenziale—come ospedali, scuole, centri di riabilitazione, ambienti domestici o camere di sorveglianza nei luoghi pubblici—il sistema WhoFi si prospetta come una soluzione rivoluzionaria. Nei casi in cui il riconoscimento visivo sarebbe lesivo della dignità o della riservatezza (come nei reparti sensibili o nelle abitazioni), il riconoscimento tramite segnali Wi-Fi consente di preservare completamente la privacy, offrendo nel contempo un elevato grado di sicurezza.

Un altro aspetto tutt’altro che trascurabile riguarda la possibilità di impiegare WhoFi per il controllo degli accessi in aziende che trattano dati riservati, nei laboratori di ricerca o in siti industriali dove la visibilità dell’identità delle persone andrebbe minimizzata per evitare fughe di informazioni.

L’impiego del sistema in contesti educativi, ad esempio per il monitoraggio delle presenze in aula senza acquisire immagini degli studenti, rappresenta infatti una prospettiva concreta e in linea con le attuali esigenze di rispetto della privacy.

Considerazioni etiche, limiti e sfide future

Il progresso della tecnologia di riconoscimento biometrico tramite Wi-Fi porta con sé doverosi interrogativi di natura etica, riferiti in primis all’eventuale impiego di sistemi come WhoFi senza il consenso esplicito delle persone. Anche se i dati raccolti non sono immagini o impronte digitali, rimangono dati biometrici e come tali soggetti a normative precise, soprattutto in Europa.

Il team di La Sapienza sottolinea la necessità di sviluppare un approccio trasparente, basato sul consenso informato degli utenti, chiaro utilizzo dei dati raccolti e garanzia di anonimizzazione, specialmente dove la biometria viene usata per finalità di controllo accessi.

Per quanto riguarda i limiti tecnici, la tecnologia CSI si confronta con la necessità di una costante calibrazione dei sistemi Wi-Fi e con eventuali problemi di scalabilità in ambienti molto affollati o saturi di dispositivi. Una delle sfide più complesse sarà quella di assicurare la stessa accuratezza riscontrata nei primi test anche all’aumentare del numero di persone e nelle situazioni di forte mobilità.

Inoltre, l’evoluzione della normativa dovrà andare di pari passo con quella tecnologica, per tracciare linee guida precise su raccolta, conservazione, trattamento e cancellazione dei dati biometrico-radio.

L’impatto della ricerca biometrica di Roma su scala globale

La pubblicazione dei risultati relativi a WhoFi da parte dell’Università La Sapienza rappresenta un contributo di rilievo nella comunità scientifica internazionale, ponendo l’Italia all’avanguardia nello sviluppo di tecnologie biometriche non invasive. La ricerca ha già suscitato interesse da parte di realtà aziendali multinazionali e organismi di standardizzazione ICT, che vedono nella biometria basata su Wi-Fi un possibile standard del futuro in materia di riconoscimento individuale sicuro e rispettoso della privacy.

Il lavoro coordinato nella città di Roma si inserisce così nel filone emergente della “biometria invisibile”, una disciplina che promette di sostituire sistemi più invadenti e meno graditi agli utenti, con soluzioni basate su segnali difficilmente falsificabili, affidabili e compatibili con un ampio spettro di usi.

Le prospettive sul lungo termine riguardano l’integrazione della tecnologia CSI Wi-Fi con altre piattaforme di smart building, automazione domestica e sicurezza urbana, oltre all’eventuale impiego combinato con altri dati ambientali per rafforzare le capacità di identificazione e prevenzione delle minacce.

Conclusioni

Il sistema WhoFi dell’Università La Sapienza di Roma costituisce un passo in avanti decisivo nella storia della biometria senza immagini e del riconoscimento delle persone tramite segnali Wi-Fi. Unendo un’accuratezza comprovata del 95,5% a una resilienza in ambienti complessi, la tecnologia offre nuovi margini di tutela della privacy, accessibilità e sicurezza.

Il successo del progetto testimonia l’elevato livello della ricerca italiana e la possibilità, non più solo teorica, di rendere il Wi-Fi uno strumento centrale nella protezione e nel riconoscimento biometrico su vasta scala. Nei prossimi anni, l’evoluzione di WhoFi e delle tecnologie affini aprirà scenari inediti per la sicurezza, la privacy e la gestione degli spazi pubblici e privati.

In un’epoca segnata da crescenti esigenze di protezione dati e rispetto della sfera personale, il riconoscimento tramite segnali Wi-Fi rappresenta la sintesi di un progresso tecnico ed etico, pronto a ridefinire lo standard di sicurezza in Italia e nel mondo.

Pubblicato il: 23 luglio 2025 alle ore 07:20

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