“Vibe coding” è la Parola dell’Anno 2025 secondo il Collins Dictionary: l’IA trasforma lo sviluppo software
Indice dei contenuti
- Cos’è il “vibe coding” e perché è la Parola dell’Anno 2025
- Le origini del termine e il ruolo di Andrej Karpathy
- Il significato profondo di “vibe coding” nel contesto tecnologico
- L’intelligenza artificiale come strumento di democratizzazione dello sviluppo software
- Dal codice al linguaggio naturale: le nuove tendenze della programmazione
- Come stanno cambiando le competenze dei programmatori
- Impatto sociale, culturale e linguistico dell’IA nello sviluppo software
- Criticità e sfide legate all’avvento del “vibe coding”
- I casi di successo e gli strumenti più rilevanti nel 2025
- Prospettive future e sintesi finale
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Cos’è il “vibe coding” e perché è la Parola dell’Anno 2025
Il Collins Dictionary, una delle più autorevoli istituzioni linguistiche a livello mondiale, ha scelto “vibe coding” come Parola dell’Anno 2025. Questa decisione non è frutto del caso, ma riflette il profondo impatto che l’intelligenza artificiale sta avendo sulla società e, in particolare, sul mondo dello sviluppo software.
Il termine "vibe coding" riassume in una sola espressione un cambiamento epocale nella programmazione: la creazione di applicazioni tramite il dialogo in linguaggio naturale con sistemi IA evoluti, eliminando in molti casi la necessità di scrivere codice manualmente. Questa tendenza segna uno spartiacque nel settore tecnologico e preannuncia nuovi scenari per chiunque si avvicini al mondo della digitalizzazione.
Le origini del termine e il ruolo di Andrej Karpathy
La genesi di “vibe coding” si colloca tra i forum tecnologici e le conferenze più innovative degli ultimi anni, ma la sua definitiva consacrazione arriva grazie ad Andrej Karpathy, noto ricercatore di punta nel campo dell’IA. Karpathy ha descritto per la prima volta la possibilità di “dire qualcosa all’IA e lasciarla scrivere il codice”, condensando questa visione nel termine “vibe coding”. La sua influenza è stata determinante sia nella diffusione del concetto che nell’affermarsi del termine nel lessico tecnico e mainstream internazionale.
Karpathy, con le sue pubblicazioni e prese di posizione, ha sottolineato come questa nuova modalità porti il processo di sviluppo a un livello di intuitività e accessibilità mai visto prima, spostando l’attenzione dagli aspetti tecnici più complessi all’interazione e alla creatività.
Il significato profondo di “vibe coding” nel contesto tecnologico
Ma cosa significa davvero “vibe coding”? Non si tratta semplicemente di usare l’IA per aiutare nella scrittura di codice: la rivoluzione consiste nel trasformare le intenzioni espresse in linguaggio naturale in software funzionanti. L’interfaccia tra l’uomo e la macchina si fa sempre più sottile e naturale, fino a permettere che la vibrazione (vibe), o meglio la percezione dell’idea del progetto, sia sufficiente per attivare il processo di sviluppo.
Nel contesto tecnologico attuale, questo rappresenta una svolta storica: aprendo le porte dello sviluppo a una platea molto più ampia di persone, permette anche a chi non ha una formazione specifica di creare, modificare e gestire applicazioni digitali personalizzate.
L’intelligenza artificiale come strumento di democratizzazione dello sviluppo software
Uno degli aspetti centrali del “vibe coding” è la democratizzazione dello sviluppo software. Secondo importanti rapporti di settore, oltre il 60% dei progetti digitali realizzati nel 2025 nei contesti aziendali e nella pubblica amministrazione ricorre almeno in parte a interfacce di IA conversazionale per la generazione di codice.
Questa democratizzazione si traduce in:
- *Riduzione delle barriere di ingresso* nel settore tecnologico
- *Aumento dell’inclusività* (più donne, più minoranze e persone di diverse età coinvolte nella creazione IT)
- *Maggiore rapidità di prototipazione e sviluppo*
- *Personalizzazione più spinta* delle soluzioni software
Tale scenario si riflette anche nell’utilizzo massiccio di strumenti come GitHub Copilot, OpenAI Codex, Google Gemini e molte piattaforme “no-code” e “low-code” che si stanno rapidamente evolvendo verso il “vibe coding”.
Dal codice al linguaggio naturale: le nuove tendenze della programmazione
Se fino a pochi anni fa scrivere software significava padroneggiare complessi linguaggi di programmazione, oggi la competenza fondamentale è comunicare efficacemente con l’IA. Chi sviluppa applicazioni nel 2025 deve saper tradurre esigenze, desideri e problemi reali in prompt chiari e precisi da sottoporre ai modelli generativi.
Questa tendenza ha portato all’affermarsi di nuove figure professionali, ad esempio:
- Prompt engineer
- AI solution designer
- Esperto di user-experience conversazionale
Non si tratta più solo di “scrivere codice”, ma di “guidareD la macchina verso la realizzazione del proprio progetto, sfruttando la capacità dell’intelligenza artificiale di interpretare linguaggio naturale e domande complesse.
Come stanno cambiando le competenze dei programmatori
La diffusione del “vibe coding” ha profonde ripercussioni sulle competenze richieste ai professionisti IT. Non scompare ovviamente la necessità di una solida comprensione concettuale delle tecnologie, ma cambiano le priorità. Gli elementi chiave del profilo del programmatore di oggi sono:
- *Capacità di dialogo e mediazione tra esigenze umane e capacità dell’IA*
- *Skills nell’analisi critica e nella validazione dei risultati generati dall’intelligenza artificiale*
- *Padronanza dei nuovi strumenti “no code” e degli ambienti di sviluppo conversazionali*
- *Creatività nel creare soluzioni originali a partire da prompt apparentemente semplici*
Tale evoluzione è accompagnata da una crescente domanda di corsi e formazione su “comunicazione efficace con IA”, “prompt engineering” e pensiero computazionale adattato alle nuove tecnologie.
Impatto sociale, culturale e linguistico dell’IA nello sviluppo software
La scelta di “vibe coding” come “Parola dell’Anno 2025” da parte del Collins Dictionary pone in luce non solo il cambiamento tecnico, ma anche l’impatto culturale e linguistico della rivoluzione IA.
Oggi termini come prompt, conversazione computazionale, assistente AI, feedback naturale sono entrati a far parte del lessico comune, facendo emergere la necessità di nuove parole per descrivere processi che fino a pochi anni fa erano invisibili alla maggioranza delle persone. “Vibe coding” è diventato, in breve tempo, un’espressione pop frequentemente usata nei media, nei contesti aziendali e nei discorsi istituzionali, testimoniando quanto la tecnologia stia ridefinendo i paradigmi della comunicazione sociale.
In particolare:
- Si moltiplicano le campagne di alfabetizzazione digitale per rendere accessibile il “vibe coding” a un pubblico sempre più ampio
- I linguaggi naturali diventano *linguaggi di programmazione accessibili* a tutti, superando la barriera delle competenze specialistiche
- Cambia la percezione sociale dello sviluppatore, considerato oggi *più un interprete e progettista creativo che un semplice programmatore*
Criticità e sfide legate all’avvento del “vibe coding”
Non mancano, naturalmente, alcune criticità e sfide aperte derivanti dall’ascesa del “vibe coding”: questioni di sicurezza, rischi di over-automation, perdita di controllo sul codice generato e necessità di nuove forme di valutazione della qualità del software prodotto dall’intelligenza artificiale.
I principali punti di attenzione possono essere sintetizzati come segue:
- Affidabilità: come garantire che il codice generato dall’IA sia privo di bug o vulnerabilità?
- Sicurezza: quali rischi introduce un accesso facilitato allo sviluppo di applicazioni?
- Formazione: come evitare che la conoscenza profonda dei meccanismi software si impoverisca?
- Etica e trasparenza: chi è responsabile di un errore “commesso” dall’IA nello sviluppo di un’app?
La comunità internazionale e le principali istituzioni di ricerca stanno già lavorando per rispondere, tramite nuove best practice, aggiornamenti normativi e programmi di formazione avanzata.
I casi di successo e gli strumenti più rilevanti nel 2025
Nel 2025 vengono segnalati numerosi casi di successo legati all’utilizzo di vibe coding, sia in ambito pubblico che privato. Tra i più noti:
- Il sistema sanitario di una grande città europea sviluppa, in 7 giorni, una piattaforma di prenotazione visite interamente gestita tramite IA conversazionale, con il solo apporto di operatori non tecnici
- Una startup sudamericana crea ed espande una app di microcredito servendosi esclusivamente di “vibe coding”, accedendo così a risorse di programmazione prima inaccessibili
- Alcuni enti pubblici realizzano in pochi giorni strumenti di facilitazione fiscale e amministrativa, personalizzando servizi senza ricorrere a team di sviluppatori dedicati
Tra gli strumenti più rilevanti troviamo:
- OpenAI Codex: il sistema di generazione di codice tramite istruzioni in linguaggio naturale ha raggiunto livelli di efficienza mai visti
- Microsoft Copilot: è diventato indispensabile per grandi team e responsabili IT
- Piattaforme no-code/low-code di nuova generazione, capaci di interpretare richieste complesse e non standard
Prospettive future e sintesi finale: la parola che rispecchia il nostro tempo
La scelta di “vibe coding” come Parola dell’Anno 2025 da parte del Collins Dictionary non è solo un esercizio linguistico: rappresenta la volontà di testimoniare un cambiamento strutturale nella società digitale contemporanea.
La possibilità di sviluppare applicazioni semplicemente “esprimendo un’intenzione” si integra sempre più nel tessuto produttivo, educativo e sociale dei Paesi più innovativi. La democratizzazione dello sviluppo software non è più una visione, ma una realtà in rapida evoluzione, che richiama l’attenzione sui temi della responsabilità, dell’accessibilità e della creatività.
In sintesi, il “vibe coding” è già oggi uno dei principali protagonisti delle nuove tendenze nello sviluppo applicazioni e, secondo molti esperti, sarà il vero motore trainante della digitalizzazione nei prossimi anni, con effetti profondi sul modo in cui viviamo, lavoriamo e impariamo.
Parola dell’Anno 2025, Collins Dictionary: un riconoscimento che segna il passo della trasformazione in atto e invita l’intera comunità – dagli sviluppatori alla cittadinanza attiva – a dialogare con le macchine per costruire un futuro sempre più a misura d’uomo.