Supplenze Sostegno: Cambiano i Punteggi tra Milano e Caserta. Il Nord Fatica, il Sud Ha un Surplus di Docenti
Indice
- Introduzione al fenomeno delle supplenze sostegno in Italia
- I punteggi minimi per le supplenze sostegno: confronto tra Milano e Caserta
- Analisi del surplus di docenti al Sud e della carenza al Nord
- La formazione e la specializzazione sul sostegno: il ruolo del TFA
- Le principali cause della disparità tra Nord e Sud
- Gli effetti concreti sulla qualità della scuola e sull’inclusione
- La prospettiva dei docenti: testimonianze e numeri
- Soluzioni e proposte per riequilibrare il sistema
- Sintesi e conclusioni
Introduzione al fenomeno delle supplenze sostegno in Italia
La scuola italiana si trova da anni ad affrontare una notevole discrepanza tra fabbisogno effettivo di docenti specializzati sul sostegno didattico e la distribuzione effettiva degli stessi tra Nord e Sud del Paese. Il problema delle supplenze sostegno è particolarmente acuto, con equilibri che si sono ulteriormente accentuati nell’anno scolastico 2024/2025, complice la distribuzione a macchia di leopardo dei posti disponibili e il diverso numero di docenti abilitati presenti nelle varie province.
Secondo gli ultimi dati, a Milano il punteggio minimo per accedere alle supplenze sostegno nella scuola è di 31,5, mentre a Caserta si è raggiunta l’incredibile soglia di 133 punti. Si tratta di una differenza che fotografa con chiarezza la diversa situazione territoriale del reclutamento docenti: il Nord denuncia una gravissima carenza, mentre nel Sud Italia, soprattutto in province come Caserta, si assiste a un vero e proprio surplus di docenti specializzati.
I punteggi minimi per le supplenze sostegno: confronto tra Milano e Caserta
Il sistema di accesso alle graduatorie per le supplenze sostegno si basa su un meccanismo meritocratico a punteggio, dove ogni titolo di studio, esperienza lavorativa ed eventuali titoli aggiuntivi vanno a comporre il punteggio totale del candidato. Le graduatorie vengono poi utilizzate per il conferimento delle supplenze annuali o temporanee sui posti di sostegno agli alunni disabili.
Nel 2025, le graduatorie di Milano hanno registrato un punteggio minimo di 31,5, uno dei valori più bassi a livello nazionale. Questo significa che è stato sufficiente possedere solamente il titolo abilitante la specializzazione, senza particolare esperienza, per entrare in servizio. Al contrario, a Caserta il punteggio minimo di accesso è salito a 133: solo chi aveva alle spalle anni di servizio e ulteriori titoli ha potuto avere una possibilità concreta di svolgere supplenze sul sostegno didattico.
Questo dato certifica uno squilibrio strutturale. Infatti, dati alla mano, il Sud Italia, e la Campania in particolare, vive una situazione opposta rispetto ai territori del Nord: decine, spesso centinaia di docenti specializzati che rimangono senza incarico per via dell’elevato numero di candidati, in contrasto con la costante difficoltà del Nord a reperire personale.
Analisi del surplus di docenti al Sud e della carenza al Nord
Il CDS (Coordinamento Docenti Sostegno) ha sottolineato più volte la questione nelle sue comunicazioni ufficiali. Secondo quanto dichiarato dall’associazione, “Molte province del Sud hanno un surplus di docenti, al contrario del Nord”. Ma cosa significa questo in termini concreti?
- Nelle province meridionali, il numero di docenti in possesso di specializzazione sul sostegno ottenuta tramite corsi TFA sostegno supera di gran lunga il reale fabbisogno delle scuole.
- Nelle province del Nord, nonostante vi sia pari necessità di coprire i posti in organico di diritto e di fatto, mancano i candidati disponibili: pochi residenti hanno concluso il percorso di specializzazione.
Basti pensare che in regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, ogni anno rimangono vacanti centinaia di posti di sostegno, coperte esclusivamente attraverso supplenze da graduatorie di istituto e, nei casi più estremi, da docenti non in possesso del titolo di specializzazione. Una situazione che ha un impatto diretto sugli alunni con disabilità e sulle loro famiglie.
La formazione e la specializzazione sul sostegno: il ruolo del TFA
Il principale percorso per ottenere la qualifica di insegnante di sostegno è rappresentato dal TFA sostegno (Tirocinio Formativo Attivo), istituito ormai da diversi anni come canale abilitante ufficiale. Il TFA sostegno permette, dopo una dura selezione, di formare nuovi insegnanti specializzati, pronti a supportare l’inclusione e a rispondere ai bisogni particolari degli studenti con disabilità.
I dati ufficiali sulle domande di partecipazione ai bandi TFA mostrano, ormai da anni, una netta prevalenza di candidati provenienti dal Sud Italia. Le ragioni sono molteplici:
- Maggiore esigenza occupazionale e possibilità di ricollocazione lavorativa nel settore pubblico,
- Rete familiare più estesa (che consente di sostenere lunghi periodi di studio e accesso ai corsi a volte distanti dalla propria provincia),
- Tradizionale orientamento del Sud alle professioni scolastiche, giudicate più stabili.
Di conseguenza, le graduatorie dei docenti specializzati sul sostegno si sono progressivamente ingrossate nelle province meridionali, mentre nel Nord Italia, dove la domanda di supplenti è altissima, i posti rimangono in larga parte scoperti.
Le principali cause della disparità tra Nord e Sud
La differenza marcata nei punteggi minimi per supplenze sostegno tra Nord e Sud dipende da un insieme di fattori storici, economici e sociali. Eccone alcuni tra i più rilevanti:
- Migrazione interna e residenza geografica: molte università che organizzano i TFA sostegno sono ubicate al Sud, agevolando la partecipazione dei candidati residenti nelle stesse regioni e rendendo più conveniente esercitare la professione nelle province di origine.
- Minore mobilità lavorativa dei docenti del Sud: nonostante le esigenze del Nord, la maggior parte dei docenti meridionali non si trasferisce per motivi familiari, logistici o di costo della vita.
- Poche opportunità di specializzazione al Nord: i corsi TFA nordici sono, rispetto al Sud, meno numerosi e spesso esauriscono i posti disponibili già nelle prime fasi, scoraggiando la partecipazione.
- Disomogeneità nella domanda di insegnanti sostegno nelle diverse province, legata a fattori demografici e alla percentuale di richiesta di inclusione scolastica.
Gli effetti concreti sulla qualità della scuola e sull’inclusione
Questa disomogeneità incide fortemente sulla qualità della scuola, specialmente dal punto di vista dell’inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali. Il fatto che nelle province del Nord siano pochi i docenti in possesso della specializzazione sostegno didattico porta a un ricorso sempre più ampio a personale non specializzato, o a rotazione continua di supplenti, con evidenti disagi per la continuità didattica.
- Gli studenti con disabilità rischiano così di non vedere rispettate pienamente le loro esigenze educative,
- Le famiglie sono costrette a continue richieste di aggiustamento dei PEI (Piani Educativi Individualizzati) e a cambiamenti frequenti di insegnanti,
- Le scuole faticano a pianificare percorsi realmente inclusivi e personalizzati.
Nel Sud, invece, la presenza di un’alta percentuale di docenti di sostegno specializzati non trova spesso riscontro nell’offerta lavorativa locale, generando insoddisfazione e una pressione eccessiva sulle graduatorie.
La prospettiva dei docenti: testimonianze e numeri
Raccogliere le testimonianze dirette dei docenti che vivono questa situazione è fondamentale per comprendere a fondo il fenomeno. Una docente calabrese, specializzata nel 2023, racconta: "Nonostante gli anni di lavoro maturati, mi trovo ogni anno a competere con centinaia di colleghi per pochissimi posti. Molti, per disperazione, tentano la fortuna nelle regioni del Nord, ma non tutti hanno la possibilità o la volontà di trasferirsi."
Al nord, invece, le storie si fanno diverse: “In Lombardia, i dirigenti scolastici spesso faticano a trovare personale per il sostegno. In alcune scuole ci sono classi senza insegnante specializzato anche per settimane,” riporta Paolo V., supplente milanese. “Il problema, aggiunge, non è solo numerico ma anche qualitativo: l’alternanza continua di insegnanti rende difficile creare un vero rapporto di fiducia con gli studenti.”
Questi dati trovano riscontro nei numeri forniti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito relativi alle graduatorie degli ultimi tre anni: il 60% dei docenti specializzati TFA proviene dal Sud, mentre il 70% delle richieste di supplenze sostegno insoddisfatte si concentra tra Lombardia, Veneto e Piemonte. Le province del Nord si confermano così principali "provincie con più richiesta docenti sostegno".
Soluzioni e proposte per riequilibrare il sistema
Molti esperti e associazioni di settore avanzano proposte per far fronte a questa cronica differenza punteggi Nord Sud sostegno. Tra le soluzioni in discussione troviamo:
- Rafforzamento del numero di corsi TFA sostegno al Nord, tramite convenzioni interuniversitarie e incentivi ai candidati residenti nelle regioni settentrionali;
- Introduzione di forme di premialità e mobilità per docenti specializzati del Sud che accettano incarichi in regioni a forte carenza;
- Snellimento delle procedure per l’accesso ai ruoli nelle zone con scoperture croniche, consentendo agli specializzati di essere assunti in tempi più rapidi;
- Campagne informative e di orientamento nei licei e nelle università del Nord sul valore e il significato della professione di sostegno;
- Aggiornamento degli elenchi delle graduatorie provinciali e degli algoritmi di assegnazione delle cattedre, per tenere conto più efficacemente della reale mobilità territoriale nei criteri di scelta.
Inoltre, si auspica un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni locali nella promozione di progetti per l’inclusione, nonché una revisione dei meccanismi di accesso alla professione che tenga conto dei bisogni emergenti su tutto il territorio nazionale.
Sintesi e conclusioni
La situazione delle supplenze sostegno fotografa plastica la profonda discrepanza tra Nord e Sud nell’organizzazione e nella distribuzione del personale docente specializzato in Italia. Le politiche formative, la distribuzione geografica dei corsi di abilitazione, le abitudini socio-culturali e i limiti di mobilità interna concorrono a generare una situazione paradossale: in alcune province del Sud il punteggio minimo supplenze sostegno è talmente alto da scoraggiare i nuovi entranti, mentre al Nord le scuole sono costrette ad accontentarsi di pochi candidati, spesso senza esperienza o titolo specifico.
Riequilibrare il sistema di assegnazione delle supplenze, rivedere i criteri di accesso e promuovere una maggiore mobilità non solo dei docenti, ma anche delle opportunità formative, rappresenta una priorità per il prossimo futuro del sistema scolastico italiano. Solo così sarà possibile garantire a tutti gli studenti, su tutto il territorio nazionale, il diritto a un’inclusione scolastica reale e a una scuola davvero equa, capace di rispondere in modo efficace ai bisogni più complessi della società contemporanea.