Quando la sorveglianza a scuola fallisce: il caso del 16enne autistico morto a Verona e il principio della 'culpa in vigilando'
Indice degli argomenti
- Introduzione: Una tragedia che scuote le coscienze
- I fatti: la cronaca del caso Pahasara a Verona
- Il principio della 'culpa in vigilando': significato e applicazione
- La responsabilità della scuola nella sorveglianza degli studenti
- La tutela degli studenti con autismo: obblighi e diritti
- La reazione della famiglia e dell’opinione pubblica
- Il ruolo delle telecamere di sorveglianza nelle scuole italiane
- Le implicazioni penali: omicidio colposo per mancata sorveglianza
- Sorveglianza e inclusione: una sfida per la scuola italiana
- Raccomandazioni per la prevenzione: linee guida e buone pratiche
- I diritti delle famiglie degli studenti disabili
- Sintesi e conclusioni
Introduzione: Una tragedia che scuote le coscienze
Un dolore inatteso, vissuto nel silenzio di una cameretta ormai vuota, impone una riflessione profonda su un tema tanto delicato quanto cruciale per la scuola italiana: la sorveglianza degli studenti, soprattutto se vulnerabili. Il caso di Pahasara, 16enne di origini straniere, affetto da una grave forma di autismo e studente presso un istituto di Verona, ha riportato prepotentemente l’attenzione nazionale sulla mancata sorveglianza scuola e sulla responsabilità degli adulti nella tutela dei minori.
L’immagine di una famiglia spezzata dal dolore e dal vuoto, l’eco di una tragedia consumatasi nel giro di poche ore e l’ombra della culpa in vigilando che plana su un’intera comunità educativa, pongono domande urgenti. Cosa non ha funzionato nel sistema di sorveglianza scolastica? Come si sono messe in atto – o non si sono attivate – le misure di protezione per uno studente fragile? E come deve rispondere la scuola, sia dal punto di vista umano sia da quello giuridico, di fronte a simili eventi?
I fatti: la cronaca del caso Pahasara a Verona
Il dramma si consuma in una mattina qualunque. Pahasara frequenta regolarmente le lezioni in una scuola di Verona, quando, durante l’orario scolastico, riesce inspiegabilmente a uscire dall’istituto senza che nessuno degli adulti incaricati della sorveglianza se ne accorga. Le telecamere interne ed esterne lo immortalano mentre, con gesti rapidi e decisi, scavalca il cancello della scuola.
Scomparso dalla scuola, Pahasara viene ritrovato solo molte ore dopo, privo di vita, nella piscina di una villetta privata poco distante. L’allarme scatta intorno alle 14:30, quando ormai è troppo tardi per soccorrerlo. Il dolore dei familiari si fonde all’incredulità.
Il caso, che rientra tra le più gravi tragedie nelle scuole italiane degli ultimi anni, pone l’opinione pubblica davanti alla domanda fondamentale: chi doveva vigilare su Pahasara e perché nessuno si è reso conto della sua assenza durante quelle ore decisive?
Il principio della 'culpa in vigilando': significato e applicazione
Il termine culpa in vigilando richiama una fondamentale categoria del diritto civile. Questo concetto, antico quanto centrale, esprime il dovere di vigilanza che grava sugli adulti — e quindi anche sugli insegnanti e il personale scolastico — nei confronti di minori e soggetti fragili.
Nel contesto scolastico, la sua applicazione impone alla scuola l’obbligo di esercitare una sorveglianza costante e adeguata durante l’orario di permanenza degli studenti all’interno dell’istituto. La giurisprudenza italiana, in particolare, ribadisce la necessità di approntare misure di controllo ancora più stringenti nei casi di studenti con gravi disabilità o bisogni educativi speciali.
Non si tratta solo di buon senso, ma di una responsabilità giuridica: se la mancanza di vigilanza causa un danno, l’istituto scolastico (e, a cascata, tutto il personale responsabile) può essere chiamato a rispondere sia civilmente (risarcimento danni) che penalmente (contestazione di reati come l’omicidio colposo per mancata sorveglianza).
La responsabilità della scuola nella sorveglianza degli studenti
Nel caso Pahasara, la questione della responsabilità scuola autismo assume un rilievo ancora maggiore. Il sistema scolastico, infatti, risulta carente nei suoi dispositivi di sicurezza quando permette la fuga di un minore — soprattutto se affetto da autismo severo — senza che nessun docente o collaboratore scolastico se ne accorga per molte ore.
Responsabilità principali della scuola in materia di sorveglianza:
- Assicurare la presenza costante di adulti nelle aree comuni e alle uscite
- Adottare strategie e protocolli specifici per studenti con disabilità o bisogni particolari
- Formare il personale sulla necessità di una vigilanza rafforzata
- Predisporre strumenti tecnologici (ad esempio, badge elettronici, registro presenze digitali) per monitorare in tempo reale gli spostamenti dei ragazzi
Il venir meno a tali doveri, qualora porti a eventi drammatici, può essere configurato come colpa grave e richiamare le responsabilità penali e civili della scuola e di tutto il personale coinvolto.
La tutela degli studenti con autismo: obblighi e diritti
Gli studenti con diagnosi di autismo hanno diritto, in base alle disposizioni della legge 104/1992 e della più recente normativa sull’inclusione scolastica, a un percorso individualizzato e a misure di protezione specifiche.
Diritti fondamentali degli studenti autistici a scuola:
- Diritto a un insegnante di sostegno qualificato
- Diritto a progetti educativi e piani di sicurezza personalizzati (come da PEI)
- Diritto a essere sorvegliati in ogni momento da personale competente
Le scuole, in tali casi, sono chiamate a elaborare “piani individualizzati di sorveglianza” volti ad anticipare possibili comportamenti di fuga, disorientamento o pericolo. Il Ministero dell’Istruzione, nell’ambito delle linee guida per l’inclusione, ha più volte ricordato che per gli studenti con bisogni speciali non basta la generica attenzione; serve una vigilanza attiva e personalizzata.
Nel caso del caso Pahasara Verona, sembra che tale attenzione sia tragicamente mancata, con tutte le conseguenze, anche giudiziarie, che ne derivano.
La reazione della famiglia e dell’opinione pubblica
Dopo la tragica notizia, la famiglia di Pahasara ha chiesto pubblicamente chiarezza, trasparenza e giustizia.
Il clamore suscitato dal caso ha generato una forte mobilitazione sociale: centinaia di messaggi di vicinanza si sono alternati a richieste di accertamento delle responsabilità. Sui social network e nei mezzi di comunicazione, si è parlato di diritti famiglie studenti disabili, della sofferenza di chi vede il proprio caro non tutelato e della necessità di un cambio di passo nella cultura della sicurezza scolastica.
Il ruolo delle telecamere di sorveglianza nelle scuole italiane
Un altro aspetto emerso dalla vicenda riguarda l’uso delle tecnologie di sorveglianza. Le telecamere a circuito chiuso, infatti, sono ormai diffuse in molte scuole italiane proprio con lo scopo di aumentare la sicurezza. Nel caso di Verona, tuttavia, le riprese esistenti non hanno impedito la fuga di Pahasara, limitandosi a registrare passivamente il suo gesto.
Questo pone interrogativi sulla reale efficacia di tali misure se non accompagnate da personale addestrato al monitoraggio costante delle immagini e da procedure di allarme rapido. La sola presenza di videocamere, dunque, non basta: serve un sistema integrato che preveda la presenza fisica di operatori formati e pronte reazioni in caso di comportamenti rischiosi da parte degli studenti.
Le implicazioni penali: omicidio colposo per mancata sorveglianza
A seguito del decesso di Pahasara, le autorità hanno immediatamente avviato un’indagine ipotizzando il reato di omicidio colposo per mancata sorveglianza. Questo delitto si configura quando la morte di una persona è causata da negligenza, imprudenza o imperizia, laddove esisteva un preciso dovere di vigilanza.
La Procura di Verona, al momento, sta passando al vaglio le posizioni di dirigenti, insegnanti e collaboratori scolastici, al fine di stabilire se ciascuno abbia rispettato o meno i protocolli di sicurezza. In caso di accertamento di gravi omissioni, la scuola stessa e il personale saranno chiamati a risponderne sia dal punto di vista penale che risarcitorio.
Un caso simile, peraltro, potrebbe rappresentare un precedente importante nella giurisprudenza sulla sorveglianza minori scuola, anche alla luce della crescente attenzione pubblica sul tema dei diritti dei disabili.
Sorveglianza e inclusione: una sfida per la scuola italiana
Il caso di Verona non è purtroppo isolato. In molte realtà scolastiche italiane, la sorveglianza degli studenti, soprattutto se affetti da disabilità gravi, rappresenta ancora oggi una sfida complessa. I motivi vanno dalla carenza di personale adeguatamente formato alla scarsità di risorse per implementare soluzioni tecnologiche all’avanguardia e all’insufficienza di linee guida operative unitarie.
Affiancare il principio dell’inclusione a quello della sicurezza significa investire in formazione, selezionare personale motivato e promuovere la cultura della responsabilità condivisa. Gli strumenti normativi, dalle leggi sulla sicurezza ai diritti garantiti dalla Costituzione, esistono; ciò che spesso manca, purtroppo, è una reale attuazione operativa.
Raccomandazioni per la prevenzione: linee guida e buone pratiche
Per prevenire tragedie come quella di Pahasara, gli esperti di settore e le associazioni indicano alcune buone pratiche operative che tutte le scuole dovrebbero adottare:
- Elaborare protocolli specifici per la sorveglianza di studenti a rischio
- Predisporre piani di evacuazione e percorsi protetti per i soggetti con disabilità
- Utilizzare badge elettronici per monitorare le presenze e segnalare l’uscita non autorizzata
- Formare tutto il personale, dai docenti ai collaboratori, sulla gestione dei comportamenti problematici
- Favorire la collaborazione scuola-famiglia per individuare tempestivamente le esigenze specifiche di ciascun alunno
Solo attraverso un salto di qualità nella programmazione e nella cultura della prevenzione si potranno evitare nuovi casi di morte studente Verona o di altre tragedie legate alla mancata sorveglianza scolastica.
I diritti delle famiglie degli studenti disabili
La normativa italiana e internazionale riconosce alle famiglie degli alunni con disabilità il diritto non solo a un piano educativo personalizzato, ma anche a una tutela prioritaria sul piano della sicurezza. In caso di violazione della sorveglianza minori scuola, i familiari possono:
- Richiedere l’accertamento delle responsabilità civili e penali
- Chiedere risarcimenti per i danni subiti
- Promuovere azioni di miglioramento delle misure di sicurezza scolastica
Organizzazioni come la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e l’Anffas suggeriscono che ogni famiglia sia coinvolta nell’elaborazione e nella verifica periodica del piano di sorveglianza del proprio figlio/a, per una scuola più inclusiva e sicura.
Sintesi e conclusioni
La morte di Pahasara a Verona rappresenta una ferita aperta per la scuola e la società italiana. Questa tragedia richiama il sistema educativo e le istituzioni tutte a una riflessione profonda e all’adozione di misure efficaci per garantire la sicurezza, specie dei più fragili. È urgente colmare le lacune nella sorveglianza minori scuola e rafforzare la preparazione e l’assunzione di responsabilità di tutto il personale scolastico.
La culpa in vigilando non è solo un principio giuridico, ma una questione morale che chiama in causa la capacità (e il dovere) di proteggere ogni singolo studente. Solo attraverso la collaborazione tra scuola, famiglie e comunità sarà possibile rendere effettivamente sicuri gli ambienti di apprendimento e onorare la memoria di chi, come Pahasara, troppo presto e in modo ingiustificato, ha perso la vita a causa della distrazione o dell’imperizia degli adulti.