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Montecitorio, il grido invisibile dei docenti: protesta in nero contro il secondo ciclo INDIRE
Scuola

Montecitorio, il grido invisibile dei docenti: protesta in nero contro il secondo ciclo INDIRE

Sit-in davanti alla Camera dei Deputati: abiti neri, maschere bianche 'TFA' e cartelli per chiedere un nuovo modello di formazione degli insegnanti

Montecitorio, il grido invisibile dei docenti: protesta in nero contro il secondo ciclo INDIRE

Indice

  1. Introduzione: il contesto della protesta
  2. La protesta davanti a Montecitorio: simboli e significati
  3. L’origine del dissenso: la formazione dei docenti in Italia
  4. Il secondo ciclo INDIRE: cosa prevede e perché è criticato
  5. Le richieste dei manifestanti: TFA inclusivo e formazione universitaria
  6. Docenti invisibili: la rappresentazione e le motivazioni profonde
  7. Le reazioni della politica e della società
  8. Lo scenario nazionale sulla formazione degli insegnanti
  9. Analisi: prospettive future e soluzioni possibili
  10. Conclusioni e sintesi

Introduzione: il contesto della protesta

Il pomeriggio del 27 ottobre 2025 ha visto un’insolita manifestazione davanti a Montecitorio, il cuore pulsante della politica italiana. Tre docenti, membri del MUISS (Movimento Unitario Insegnanti Scuola Secondaria), hanno organizzato un sit-in silenzioso per esprimere pubblicamente la propria contrarietà verso l’approvazione del secondo ciclo dei corsi INDIRE per la formazione degli insegnanti. Armati di cartelli, abiti neri e maschere bianche con la scritta “TFA”, hanno simbolicamente scelto di impersonare il disagio e l’invisibilità di molti loro colleghi. In questo articolo analizziamo le origini, le ragioni e il significato profondo della protesta, inserendola nel più ampio quadro della formazione docenti in Italia a partire dal tema cruciale del TFA e della questione dei "docenti invisibili".

La protesta davanti a Montecitorio: simboli e significati

L’immagine di tre persone vestite di nero con maschere bianche e la scritta "TFA" sul volto ha colpito l’attenzione dell’opinione pubblica e dei passanti davanti a Montecitorio. I manifestanti hanno scelto volutamente questi simboli forti per rappresentare la condizione di invisibilità sociale e professionale che molti insegnanti sentono di vivere ogni giorno. Il colore nero degli abiti, infatti, richiama un senso di lutto, di chiusura e di protesta profonda, mentre le maschere bianche, impersonali e anonime, vogliono simboleggiare la perdita di identità degli insegnanti nei recenti processi di formazione e selezione.

I cartelli esposti durante il sit-in riportavano messaggi come "Docenti Invisibili" e "Scuola di qualità", sottolineando la richiesta, forte e chiara, di una riforma sostanziale e inclusiva. L’uso della scritta “TFA” (Tirocinio Formativo Attivo), su cui si è incentrata l'attenzione, segnala la necessità di una revisione delle attuali modalità di accesso e formazione dei docenti, soprattutto rispetto alle proposte dei nuovi corsi INDIRE, giudicati non adeguati a garantire qualità e meritocrazia nell’insegnamento italiano.

L’origine del dissenso: la formazione dei docenti in Italia

La formazione dei docenti, oggetto di continue modifiche e riforme, rappresenta un tema centrale nel dibattito sulla scuola italiana. Negli ultimi anni sono stati sperimentati diversi modelli: dal TFA al FIT, passando per i percorsi PAS e ora, sempre più, attraverso le attività promosse da INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa).

Le principali contestazioni mosse negli anni dai docenti riguardano:

  • L’eccessiva precarizzazione della categoria
  • La poca chiarezza su accesso e riconoscimento dei titoli
  • La mancanza di una reale valorizzazione della professionalità docente

In particolare, il percorso del TFA, pur rappresentando una delle poche modalità di accesso regolato e selettivo, è stato spesso oggetto di critiche per la sua complessità, onerosità economica e scarsità di posti. A fronte di questi temi, molti insegnanti si sentono poco ascoltati dalle istituzioni e rischiano di vedersi imposte scelte formative che non rispondono né alle esigenze della scuola reale né a quelle dei professionisti coinvolti.

Il secondo ciclo INDIRE: cosa prevede e perché è criticato

L’approvazione del secondo ciclo dei corsi INDIRE ha acceso un dibattito acceso tra gli operatori della scuola. Secondo la riforma, i nuovi corsi prevedono una formazione prevalentemente a distanza, modulata su modelli spesso percepiti come standardizzati e poco attenti al reale fabbisogno delle scuole e dei territori. La seconda tornata di questi corsi, infatti, ha lasciato insoddisfatti molti aspiranti docenti e insegnanti già abilitati.

Tra le principali critiche espresse dai manifestanti e da numerose associazioni di categoria vi sono:

  • L’insufficiente attenzione alla qualità e all’efficacia formativa
  • Una standardizzazione che non tiene conto delle diverse specificità disciplinari
  • La predominanza dell’erogazione online, a discapito di tirocini pratici in classe
  • La poca trasparenza nei criteri di accesso e selezione
  • L’assenza di una reale valorizzazione delle esperienze e delle competenze pregresse

I docenti, rappresentati in questa occasione dal MUISS, giudicano il modello INDIRE troppo distante da una formazione professionale universitaria di qualità, temendo che possa ridurre ulteriormente la già scarsa considerazione della figura dell’insegnante nella società odierna.

Le richieste dei manifestanti: TFA inclusivo e formazione universitaria

Durante la manifestazione, i docenti hanno lanciato un messaggio molto chiaro: "vogliamo un TFA inclusivo e una formazione universitaria di qualità". La richiesta, ampiamente condivisa anche sui social network tramite gli hashtag #protestaTFAmontecitorio e #TFAinclusivo, sottende alcune istanze ormai consolidate nella categoria degli insegnanti.

In particolare, viene richiesto:

  • Il ripristino di un percorso formativo universitario solido, spendibile e riconosciuto a livello nazionale
  • L’accesso più aperto, equo e trasparente al TFA per tutti i laureati che aspirano all’insegnamento
  • Il riconoscimento delle competenze acquisite nel tempo e nell’esperienza, anche all’interno del percorso TFA
  • L’ampliamento dei posti e delle opportunità offerte dal TFA, superando la logica dei “numerus clausus”

L’inclusività, che i manifestanti auspicano, non riguarda solo la possibilità di accesso, ma anche l’attenzione ai bisogni dei candidati in termini di costi, carico di studi, rispetto delle esperienze lavorative e una maggiore personalizzazione della proposta formativa.

Docenti invisibili: la rappresentazione e le motivazioni profonde

La scelta di autodefinirsi “docenti invisibili” non è casuale. Molti insegnanti, a diversi livelli di istruzione, sentono di essere particolarmente trascurati dall’attuale dibattito politico e sindacale, soprattutto per quanto riguarda le problematiche concrete della formazione, della valorizzazione professionale e della stabilizzazione del lavoro. Questa invisibilità è resa ancora più evidente dal forte ricorso alla formazione a distanza di massa, percepita troppo spesso come uno strumento utile solo a “fare numero” piuttosto che a costruire vere professionalità.

Alcune delle motivazioni più profonde che spingono una parte significativa della categoria docente a protestare sono:

  • Il persistente precariato, con anni di servizio temporaneo senza prospettive stabili
  • L’assenza di tutele e strumenti per la crescita professionale
  • La mancanza di un reale confronto con i decisori politici
  • La paura che i nuovi sistemi di formazione riducano ancora di più il ruolo sociale dell’insegnante

In un contesto in cui la qualità dell’istruzione è sempre più centrale anche per la crescita del Paese, la richiesta di visibilità e ascolto da parte dei docenti appare una priorità imprescindibile.

Le reazioni della politica e della società

La protesta degli insegnanti davanti a Montecitorio non è passata inosservata. Diversi rappresentanti politici di area scolastica e sindacale hanno espresso solidarietà ai manifestanti, promettendo nuovi tavoli di confronto e l’avvio di una discussione più approfondita sul tema della formazione docenti. Tuttavia, le risposte concrete delle istituzioni tardano ad arrivare e, come denunciato dagli stessi protagonisti della protesta, "l’impressione è che la voce dei docenti sia ancora troppo debole, o peggio volutamente ignorata".

Anche sul fronte sociale, la reazione di studenti, famiglie e opinion leader risulta differenziata. Se da un lato cresce la consapevolezza che una buona scuola non possa prescindere da insegnanti motivati e ben formati, dall’altro c’è ancora scarsa conoscenza delle difficoltà che si celano dietro l’iter di formazione e abilitazione all’insegnamento.

Lo scenario nazionale sulla formazione degli insegnanti

L’Italia, rispetto ad altri Paesi OCSE, mostra ancora numerose criticità nella gestione della formazione iniziale e continua dei docenti. I recenti interventi in ambito INDIRE e TFA, pur nella loro varietà, fanno fatica a superare alcune problematiche strutturali, tra cui:

  • La scarsità di fondi pubblici investiti nella formazione
  • La scarsa integrazione delle Università con la realtà scolastica
  • La difficoltà di programmare il fabbisogno effettivo di docenti per le diverse discipline
  • La mancanza di un percorso unico, trasparente e meritocratico per l’abilitazione all’insegnamento

Inoltre, molti docenti lamentano l’assenza di occasioni di formazione davvero qualificante nell’aggiornamento continuo, come previsto dalle direttive europee.

Analisi: prospettive future e soluzioni possibili

Come può evolvere la formazione degli insegnanti in Italia? Di fronte al moltiplicarsi di proteste e istanze, il settore scuola sembra chiamato a una svolta profonda. Un’analisi delle iniziative legislative e delle best practice europee indica alcune possibili traiettorie di sviluppo:

  1. Rafforzare la collaborazione tra Università e scuole, creando percorsi di formazione integrata con stage, laboratori pratici e tutoraggio.
  2. Ripensare il modello degli accessi, promuovendo trasparenza, meritocrazia ma anche inclusività sociale.
  3. Investire in formazione continua di qualità, superando la logica dei corsi massificati a distanza a favore di attività esperienziali e personalizzate.
  4. Ascoltare di più gli insegnanti nelle scelte strategiche, valorizzando la loro esperienza sia nei percorsi abilitanti sia nelle politiche scolastiche.

Spingere per un TFA realmente inclusivo e universitario, come richiesto a Montecitorio, consentirebbe all’Italia di allinearsi agli standard migliori in Europa e offrire un futuro più stabile e riconosciuto alle nuove generazioni di docenti.

Conclusioni e sintesi

La protesta del 27 ottobre davanti a Montecitorio, con abiti neri, maschere bianche e cartelli emblematici, ha acceso i riflettori sul tema della formazione docenti, rilanciando la necessità di riforme coraggiose e condivise. I docenti chiedono di non essere più “invisibili”, di recuperare ruolo, dignità ed efficienza professionale attraverso un TFA inclusivo e una formazione universitaria di qualità.

Nel confronto tra corsi INDIRE ed esperienze universitarie, tra standardizzazione e personalizzazione, l’Italia si gioca una partita cruciale per il futuro della sua scuola. Ascoltare la voce dei docenti oggi può davvero fare la differenza per consegnare a studenti e famiglie un sistema educativo più giusto, moderno e competente.

Pubblicato il: 28 ottobre 2025 alle ore 09:37

Savino Grimaldi

Articolo creato da

Savino Grimaldi

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