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Miragliotta (Polimi): Introdurre l'Intelligenza Artificiale nelle scuole inferiori come pilastro della formazione italiana
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Miragliotta (Polimi): Introdurre l'Intelligenza Artificiale nelle scuole inferiori come pilastro della formazione italiana

Dall'audizione alla Camera emerge la proposta di un cambiamento epocale per l’educazione: insegnare la IA fin dalla giovane età per fermare la fuga dei talenti e rilanciare l’innovazione nei percorsi scolastici

Miragliotta (Polimi): Introdurre l'Intelligenza Artificiale nelle scuole inferiori come pilastro della formazione italiana

L’insegnamento dell’intelligenza artificiale (IA) nelle scuole inferiori sta diventando sempre più centrale nel dibattito sulle politiche educative italiane. Durante l’audizione alle Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive della Camera dei Deputati, svoltasi il 6 maggio 2025 a Milano, Giovanni Miragliotta, professore del Politecnico di Milano, ha sottolineato la necessità di avviare sin dalle prime fasi del percorso scolastico la formazione su strumenti e conoscenze legati all’IA. Interventi come quello di Miragliotta e le successive osservazioni di Nicola Gatti, che ha insistito sull’urgenza di finanziare la ricerca sull’intelligenza artificiale in Italia, si inseriscono in un quadro più ampio che vede oltre 200.000 giovani italiani lasciare il Paese dopo la fine degli studi superiori, spesso proprio per mancanza di opportunità nei settori innovativi.

Indice

  • Introduzione: Perché insegnare intelligenza artificiale nelle scuole inferiori
  • Lo scenario attuale: educazione, fuga di cervelli e posizionamento dell’Italia
  • Dettagli della proposta di Miragliotta e il dibattito politico
  • Il ruolo dei finanziamenti nella ricerca: il punto di Nicola Gatti
  • Opportunità e ostacoli: l’applicazione della IA nelle scuole inferiori
  • Le politiche educative e il contesto internazionale
  • L’innovazione didattica a Milano e il coinvolgimento delle istituzioni
  • Prospettive future e sintesi finale

Introduzione: Perché insegnare intelligenza artificiale nelle scuole inferiori

L’intelligenza artificiale è ormai parte integrante del tessuto sociale ed economico mondiale. La crescente digitalizzazione dei processi industriali e amministrativi, lo sviluppo delle smart city, l'automazione delle professioni e la rivoluzione culturale portata dalle tecnologie digitali impongono un ripensamento radicale dell’offerta formativa già a partire dall’età scolare. In questo contesto, insegnare l’intelligenza artificiale nelle scuole inferiori non è più una semplice opzione, ma una necessità strategica.

Secondo Giovanni Miragliotta, docente e studioso di riferimento per l’innovazione digitale al Politecnico di Milano, è fondamentale che i giovani imparino da subito a conoscere, utilizzare e progettare strumenti basati sull’IA. Solo così sarà possibile preparare una nuova generazione capace di affrontare le sfide della trasformazione digitale e di contribuire allo sviluppo tecnologico del Paese.

L’introduzione di percorsi curricolari sull’intelligenza artificiale nelle scuole elementari e medie avrebbe diversi obiettivi:

  • Sviluppare il pensiero computazionale e le competenze digitali di base.
  • Fornire strumenti critici di lettura dei fenomeni tecnologici e sociali.
  • Prevenire il divario digitale che rischia di escludere fasce crescenti di minori.
  • Stimolare la creatività applicata alla soluzione dei problemi reali.

Lo scenario attuale: educazione, fuga di cervelli e posizionamento dell’Italia

Attualmente, l’Italia si trova a un bivio critico. Se da un lato le università e i centri di ricerca italiani sono riconosciuti a livello globale per la qualità delle loro attività, dall’altro nel sistema scolastico di base permane un ritardo rispetto agli standard internazionali in materia di digitalizzazione e innovazione didattica.

Uno dei problemi più accentuati riguarda la cosiddetta “fuga dei cervelli”: ogni anno, oltre 200.000 giovani italiani decidono di lasciare il Paese dopo la fine degli studi superiori. La ragione principale, come confermano diversi studi, è la difficoltà nel trovare opportunità lavorative e percorsi di ulteriore formazione che siano realmente innovativi e in linea con le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro. In particolare, molte delle figure professionali emergenti nel settore dell’intelligenza artificiale – dai data scientist agli sviluppatori algoritmici – sono richieste all’estero molto più che in Italia, favorendo così l’emigrazione dei migliori talenti nazionali.

La mancanza di una solida base educativa sulle tecnologie emergenti fin dai primi anni di scuola rappresenta uno svantaggio competitivo che si ripercuote su tutto il sistema Paese. È qui che la scuola pubblica potrebbe svolgere un ruolo decisivo, dotando i giovani delle competenze necessarie per agire da protagonisti – e non da semplici utenti – nell’epoca dell’IA.

Dettagli della proposta di Miragliotta e il dibattito politico

Durante l’audizione alle Commissioni riunite della Camera, Giovanni Miragliotta ha delineato una proposta chiara e articolata: rendere obbligatorio l’insegnamento dell’intelligenza artificiale nelle scuole inferiori, integrandolo stabilmente nell’offerta formativa nazionale. Questa decisione, ha spiegato, richiederebbe un forte coordinamento tra Ministero dell’Istruzione, università, enti di ricerca e mondo produttivo.

Secondo Miragliotta, solo un’azione di sistema può assicurare che questa rivoluzione educativa sia efficace e inclusiva. La sua proposta si articola su diversi fronti:

  • Definire contenuti didattici specifici adattati alle diverse fasce di età.
  • Formare i docenti attraverso programmi di aggiornamento continuo, anche in collaborazione con le grandi università italiane.
  • Sperimentare nuovi modelli didattici già a partire da alcune città pilota come Milano.
  • Integrare l’utilizzo di risorse digitali e strumenti computazionali direttamente nelle attività ordinarie delle classi.

Il dibattito parlamentare si è acceso: da un lato, chi sottolinea i rischi di un approccio troppo tecnico e precoce in un’età così giovane, dall’altro chi evidenzia l’urgenza di allineare il sistema educativo italiano alle tendenze globali. Numerosi studi internazionali dimostrano infatti che i Paesi che hanno investito su questi percorsi fin dall’infanzia – come Stati Uniti, Cina, Israele, Finlandia – stanno ottenendo risultati positivi nel lungo periodo sia nell’innovazione sia nella crescita economica.

Il ruolo dei finanziamenti nella ricerca: il punto di Nicola Gatti

Nel quadro del dibattito politico, si inserisce il tema cruciale dei finanziamenti destinati alla ricerca sull’intelligenza artificiale. Nicola Gatti, anch’egli docente presso il Politecnico di Milano, ha posto l’accento sulla necessità di aumentare le risorse pubbliche e private dedicate a questo settore, evidenziando come senza un solido supporto finanziario anche le migliori strategie educative rischiano di rimanere sulla carta.

In particolare, Gatti ha proposto:

  • L’allocazione di fondi straordinari per la ricerca di base e applicata sull’IA.
  • La creazione di partenariati tra scuole, università e aziende tecnologiche per favorire la sperimentazione di modelli didattici innovativi.
  • L’offerta di borse di studio e incentivi per sostenere studenti e ricercatori italiani che vogliono specializzarsi nell’IA.

Il tema dei finanziamenti è cruciale anche per evitare la fuga dei cervelli: molti giovani laureati scelgono di emigrare non soltanto perché l’offerta formativa all’estero è più aggiornata, ma soprattutto perché i mezzi per la ricerca e l’innovazione sono più consistenti e stabili.

Opportunità e ostacoli: l’applicazione della IA nelle scuole inferiori

Introdurre l’insegnamento dell’intelligenza artificiale nelle scuole inferiori rappresenta una vera e propria sfida organizzativa, ma al tempo stesso una straordinaria opportunità per la crescita del capitale umano italiano.

Tra i principali vantaggi:

  • Prevenire il rischio di esclusione digitale e sociale.
  • Offrire percorsi di apprendimento personalizzati grazie all’utilizzo di strumenti intelligenti.
  • Promuovere l’inclusione e la partecipazione degli studenti più fragili.
  • Rafforzare il legame tra scuola, università e territorio, stimolando lo sviluppo di reti virtuose.

Tuttavia, esistono diversi ostacoli che è necessario considerare:

  • Carenza di docenti adeguatamente formati sull’IA.
  • Disparità territoriali nell’accesso alle tecnologie digitali, soprattutto tra Nord e Sud.
  • Scetticismo da parte delle famiglie che temono un’eccessiva “tecnologizzazione” della scuola.

Su questi nodi sarà necessario intervenire con politiche mirate, formazione continua e una forte collaborazione tra istituzioni a vari livelli.

Le politiche educative e il contesto internazionale

L’Italia non è sola nel ripensare radicalmente la propria offerta educativa alla luce delle trasformazioni introdotte dall’IA. A livello internazionale, diversi Stati hanno già avviato riforme strutturali che prevedono l’insegnamento di discipline legate all’intelligenza artificiale e alla programmazione fin dai primi anni di scuola.

Ad esempio, in Finlandia e in Israele sono stati sviluppati programmi specifici per avvicinare i bambini alla logica algoritmica, alla risoluzione di problemi e all’etica dell’IA, con risultati apprezzabili sia in termini di apprendimenti che di coesione sociale. Gli Stati Uniti puntano fortemente su iniziative di coding su larga scala e su programmi STEM che incorporano anche l’elemento dell’intelligenza artificiale. In Cina, infine, esistono vere e proprie scuole-laboratorio in cui gli studenti possono imparare a progettare applicazioni intelligenti già all’età di 6-7 anni.

Queste esperienze dimostrano che il successo delle politiche educative dipende dalla capacità di:

  1. Sviluppare una visione integrata tra educazione, innovazione e mercato del lavoro.
  2. Investire su larga scala nella formazione dei docenti.
  3. Garantire l’inclusione di tutti gli studenti, indipendentemente dal contesto di provenienza.

L’innovazione didattica a Milano e il coinvolgimento delle istituzioni

Milano, grazie anche alla forte presenza di poli universitari come il Politecnico, può rappresentare la città laboratorio ideale per sperimentare le migliori pratiche nell’insegnamento dell’intelligenza artificiale nelle scuole inferiori. Progetti pilota già attivi negli ultimi anni hanno visto la collaborazione di scuole pubbliche, centri di ricerca, università e aziende del settore tecnologico.

Il coinvolgimento delle istituzioni locali, della Regione Lombardia e del Ministero dell’Istruzione sarà però decisivo nel garantire la scalabilità di questi modelli su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo dichiarato è quello di:

  • Assicurare che ogni scuola disponga dei mezzi tecnologici necessari.
  • Favorire percorsi di formazione integrata tra docenti, studenti e famiglie.
  • Utilizzare Milano come vetrina nazionale e internazionale di una scuola davvero innovativa.

Prospettive future e sintesi finale

L’insegnamento dell’intelligenza artificiale nelle scuole inferiori è una delle sfide decisive per il futuro del sistema educativo italiano. La proposta avanzata da Giovanni Miragliotta, sostenuta dalle osservazioni di Nicola Gatti sulla centralità dei finanziamenti, va letta non solo come una risposta all’urgenza di frenare la fuga dei cervelli e rilanciare l’innovazione, ma anche come una vera e propria svolta culturale.

Affinché questa rivoluzione sia possibile, occorrerà:

  • Ridefinire profondamente i curricula scolastici.
  • Rafforzare i legami tra scuola, università e mondo produttivo.
  • Investire nella formazione dei docenti e nel rinnovamento tecnologico delle strutture.
  • Promuovere un dibattito pubblico ampio e partecipato su temi cruciali come l’etica dell’IA, la privacy e la sicurezza digitale.

In conclusione, l’intelligenza artificiale a scuola non deve essere vista solo come strumento tecnico, ma come leva per una cittadinanza consapevole e attiva nell’era digitale. La strada è lunga, ma i primi passi indicati durante l’audizione del 6 maggio rappresentano una fondamentale base di partenza per traghettare la scuola italiana nel futuro dell’educazione.

Pubblicato il: 7 maggio 2025 alle ore 16:12

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