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L’insegnamento della letteratura italiana tra mito e realtà: la sfida di comprendere Petrarca a scuola
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L’insegnamento della letteratura italiana tra mito e realtà: la sfida di comprendere Petrarca a scuola

Disponibile in formato audio

Ipocrisie e criticità nell’approccio didattico ai grandi classici: il caso degli studenti che non comprendono i testi

L’insegnamento della letteratura italiana tra mito e realtà: la sfida di comprendere Petrarca a scuola

Indice

  1. Introduzione: uno sguardo critico sull’attuale approccio all’insegnamento della letteratura
  2. Il canone letterario: storia di un mito didattico immutabile
  3. Le difficoltà degli studenti: la questione della comprensione del testo
  4. La preparazione linguistica carente: una realtà ignorata
  5. I programmi ministeriali e il loro anacronismo
  6. Petrarca e i classici: che senso ha insegnarli senza basi?
  7. Le reali esigenze degli studenti: come si può migliorare?
  8. Ipocrisia del sistema: promuovere tutti o salvare la letteratura?
  9. Proposte per una riforma dell’insegnamento della letteratura
  10. Sintesi finale e prospettive future

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Introduzione: uno sguardo critico sull’attuale approccio all’insegnamento della letteratura

L’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole italiane, soprattutto a partire dalla scuola media superiore, suscita da anni dibattiti e polemiche tra docenti, studenti e opinione pubblica. Sempre più spesso si assiste a una sostanziale disconnessione tra ciò che viene proposto nei programmi ministeriali e le effettive capacità di comprensione e di analisi degli studenti. Comprendere Petrarca – o altri autori fondamentali del canone – appare per molti allievi un’impresa titanica, se non quasi impossibile.

Questa situazione è il risultato di una serie di fattori: dall’immutabilità del canone letterario imposto a una generazione di studenti sempre più diversa, alla scarsa attenzione verso le reali competenze linguistiche e di lettura. In questo scenario, la domanda sorge spontanea: ha senso continuare a insegnare i grandi classici della letteratura italiana, come Petrarca, a chi non capisce ciò che legge?

Il canone letterario: storia di un mito didattico immutabile

Una delle principali criticità dell’insegnamento della letteratura italiana risiede nell’assoluta centralità di un canone letterario storico, ritenuto imprescindibile e abitualmente trasmesso identico da generazioni. Il riferimento continuativo a Dante, Petrarca, Boccaccio e via via fino ai contemporanei, avviene secondo una scansione cronologica che nulla lascia all’adattamento delle esigenze dell’alunno moderno.

Questa tradizione ha sicuramente determinato la formazione dell’identità culturale italiana, ma oggi rischia di diventare un feticcio, un obbligo fine a sé stesso. Troppo spesso l’insegnamento della letteratura italiana si riduce a una ripetizione astratta della storia letteraria, senza alcun vero coinvolgimento emotivo, intellettuale e, soprattutto, comprensivo da parte degli studenti.

Le difficoltà degli studenti: la questione della comprensione del testo

Un nodo fondamentale resta quello della comprensione del testo. Sempre più studi, così come testimonianze dirette di insegnanti e risultati nazionali e internazionali (si pensi ai dati Invalsi e alle ricerche OCSE-PISA), denunciano che moltissimi studenti non sono in grado di capire ciò che leggono, nemmeno a livello letterale, figuriamoci su quello interpretativo.

Questo deficit si riflette pesantemente anche sugli esiti dell’insegnamento letterario: quando viene proposta la lettura di un sonetto di Petrarca o una novella del Boccaccio, emerge quasi subito che una fetta significativa della classe fatica a decifrare le parole, collegare i concetti, afferrare lo stile e il senso profondo del testo. Di conseguenza, il rischio è elevato: la scuola trasmette una conoscenza superficiale, quasi mnemonica e priva di reale significato.

*Esempio pratico:* durante l’analisi del Canzoniere di Petrarca, non di rado gli studenti interpretano in modo errato o semplicemente non comprendono l’ambiguità delle metafore o il senso delle allusioni storiche e letterarie. Il docente si trova costretto a semplificare, perdendo così la ricchezza dell’opera originaria.

La preparazione linguistica carente: una realtà ignorata

Un altro problema spesso sottovalutato, ma alla base della crisi dell’insegnamento letterario, riguarda la scarsa preparazione linguistica. I livelli di padronanza lessicale e sintattica degli studenti italiani sono molto eterogenei, spesso al di sotto delle aspettative per affrontare testi complessi o antichi.

Non si tratta solo della difficoltà oggettiva dei testi antichi, ma di una progressiva perdita di abitudine alla lettura profonda, anche di testi attuali. L’accesso alle informazioni in formato digitale – spesso superficiale – e la discontinuità tra il linguaggio scolastico e quello familiare, contribuiscono ad accentuare la distanza tra studente e testo letterario.

  • Gli insegnanti segnalano che molti studenti:
  • non hanno un vocabolario sufficientemente ampio
  • non sanno riconoscere costrutti sintattici complessi
  • non riescono a costruire collegamenti logici tra periodi
  • consultano raramente il vocabolario per chiarire il significato delle parole sconosciute

Come si può pretendere che queste stesse persone affrontino la poetica di Petrarca o Pascoli con la dovuta profondità?

I programmi ministeriali e il loro anacronismo

A tutto ciò si aggiunge la questione, annosa, dei programmi ministeriali. Le indicazioni nazionali per i licei e gli istituti tecnici presentano ancora oggi un quadro essenzialmente cronologico e normativo, che privilegia la trasmissione sistematica della storia letteraria, senza alcuna considerazione per le effettive capacità della popolazione scolastica attuale.

Lo stesso curriculum di letteratura spesso non si è adattato ai cambiamenti della scuola, alle nuove tecnologie, alle mutate condizioni sociali e culturali. Dunque la scuola continua a proporre lo stesso percorso di studi (Dante in seconda superiore, Petrarca entro il primo quadrimestre della terza…), come se le condizioni di partenza degli studenti non fossero mutate radicalmente rispetto anche solo a venti o trenta anni fa.

  • Gli studenti:
  • entrano nella scuola superiore con competenze sempre più disomogenee
  • faticano ad abituarsi a un linguaggio specialistico e al registro alto
  • mostrano scarsa motivazione verso la lettura dei classici

In definitiva, il programma ministeriale risulta inattuale, distante dalla realtà e sostanzialmente inefficace nel promuovere una reale cultura letteraria.

Petrarca e i classici: che senso ha insegnarli senza basi?

Arrivati a questo punto, la domanda sorge spontanea: ha davvero senso continuare a insegnare Petrarca, Dante o Manzoni a studenti che non hanno gli strumenti per comprenderli? Si tratta di una provocazione che, tuttavia, pone l’accento su una insormontabile ipocrisia del nostro sistema educativo.

Il rischio che si corre è quello di trasformare l’insegnamento letterario in una sorta di rito privo di significato: si leggono i testi, si spiegano a grandi linee le tematiche principali, si pretende la rielaborazione, ma in realtà la comprensione autentica manca. Il risultato?

  • Gli studenti imparano a memoria notizie e date, e poi le dimenticano.
  • La letteratura diventa materia di studio mnemonico, priva di vitalità.
  • La valutazione si sposta dal saper fare (analizzare, argomentare) al saper ripetere.

Questo modo di insegnare mortifica sia lo studente, che si sente inadeguato e frustrato, sia il docente, che si trova costretto a una didattica passiva e rituale.

Le reali esigenze degli studenti: come si può migliorare?

Un vero rinnovamento dell’insegnamento della letteratura non può prescindere da una seria riflessione sulle reali esigenze degli studenti, sulle loro difficoltà specifiche e sulle modalità efficaci per superarle.

Prima di tutto bisogna:

  1. Valutare il livello di comprensione del testo all’ingresso nella scuola superiore
  2. Riprogrammare la didattica per sviluppare competenze linguistiche di base
  3. Favorire una gradualità nella proposta dei testi: dal più accessibile al più difficile
  4. Incoraggiare il dialogo tra la letteratura e i linguaggi contemporanei (cinema, musica, arte digitale)
  5. Sperimentare forme di didattica attiva (laboratori, letture guidate, scrittura creativa)

Un gruppo classe coinvolto e motivato può sviluppare piacere per la lettura e la scoperta dei classici, a patto che il percorso sia costruito sulle reali possibilità e non sulle pretese astratte di un programma uguale per tutti.

Ipocrisia del sistema: promuovere tutti o salvare la letteratura?

Fra le molte contraddizioni del sistema scolastico italiano, la più evidente concerne la tensione fra il dovere di promuovere il maggior numero di studenti – spesso semplificando, abbassando le richieste o ignorando le carenze – e la volontà di salvaguardare una reale trasmissione dei contenuti culturali.

  • Da un lato si teme di lasciare indietro chi fatica;
  • dall’altro si rischia di privare i migliori di stimoli e di abbassare drammaticamente il livello generale della preparazione.

La realtà è che oggi, troppo spesso, si preferisce promuovere tutti, anche quando la comprensione dei testi è assente o largamente insufficiente. Questa è, a tutti gli effetti, una vera e propria ipocrisia: si fa finta di insegnare letteratura, ma in realtà si ripetono nozioni senza consolidare competenze.

Proposte per una riforma dell’insegnamento della letteratura

Le critiche agli attuali programmi – non solo legate al caso di Petrarca – si ripropongono ciclicamente nel dibattito pubblico. Cosa potrebbe davvero cambiare?

Ecco alcune proposte operative:

  • Avviare una revisione dei programmi nazionali, privilegiando le competenze di lettura, analisi e argomentazione rispetto alla mera trasmissione di date e autori.
  • Introdurre una maggiore flessibilità nei percorsi (percorsi tematici, interdisciplinari, laboratori)
  • Prevedere prove di ingresso e laboratori specifici di potenziamento della comprensione testuale
  • Sviluppare metodologie didattiche innovative, con l’utilizzo delle tecnologie e dei linguaggi non letterari
  • Valorizzare la scrittura personale come strumento di consolidamento della comprensione

Solo in questo modo sarà possibile superare il distacco tra scuola e società e restituire alla letteratura il valore di strumento di crescita personale e culturale.

Sintesi finale e prospettive future

L’insegnamento della letteratura italiana – e in particolare del canone dei classici come Petrarca – si trova oggi ad un bivio cruciale. Continuare sulla strada dell’astrazione, della ritualità e della finzione didattica oppure interrogarsi seriamente su come rendere la letteratura uno strumento realmente formativo e capace di coinvolgere gli studenti.

Le criticità che emergono sono indiscutibili:

  • canone rigido e poco significativo per le nuove generazioni;
  • scarsa comprensione del testo da parte degli studenti;
  • inadeguatezza dei programmi ministeriali;
  • livelli troppo diversi di preparazione linguistica in ingresso;
  • una diffusa ipocrisia del sistema che preferisce la promozione di massa alla formazione reale.

Il futuro dipenderà dalla volontà – politica e culturale – di operare un vero cambiamento. Solo così la letteratura italiana potrà tornare ad essere veicolo di identità, pensiero critico e passione, e i grandi autori – da Petrarca in poi – non saranno soltanto nomi imparati a memoria, ma compagni di viaggio nella crescita personale e collettiva.

Pubblicato il: 29 maggio 2025 alle ore 07:24

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