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Imam in classe a Crema, Sasso (Lega) attacca: "Non basta l’autonomia scolastica, servono regole chiare"
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Imam in classe a Crema, Sasso (Lega) attacca: "Non basta l’autonomia scolastica, servono regole chiare"

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Polemiche sull’incontro tra un imam e studenti: la Lega solleva il caso in Parlamento e accende il dibattito sull’inclusione religiosa nelle scuole italiane

Introduzione: il caso dell’imam a scuola e la polemica nazionale

Negli ultimi giorni il mondo della scuola e quello politico sono stati investiti da un acceso dibattito legato a un episodio avvenuto a Crema: un imam è stato invitato a parlare davanti a una classe per illustrare agli studenti alcuni aspetti fondamentali della religione musulmana. L’iniziativa, interpretata da alcuni come occasione di dialogo interculturale e religioso, è diventata in breve tempo oggetto di un’accesa polemica politica e sociale. Esponenti della Lega, in particolare il deputato Rossano Sasso, hanno manifestato la propria contrarietà, avanzando richieste di chiarimenti istituzionali e annunciando un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Il tema tocca questioni delicate come inclusione religiosa nelle scuole, autonomia scolastica e rapporti tra scuola e religione musulmana.

I fatti: l’incontro tra l’imam e gli studenti di Crema

L’episodio che ha scatenato la discussione si è svolto in una scuola di Crema, dove un imam locale è stato invitato a incontrare una classe durante l’orario scolastico. Secondo quanto riportato dalle fonti e confermato dagli stessi organizzatori, lo scopo dell’incontro era quello di proporre una panoramica sui pilastri dell’Islam, le festività principali e gli aspetti culturali connessi all’esperienza religiosa musulmana nel contesto italiano. Non si sarebbe trattato di un momento di preghiera né di proselitismo, ma di una lezione aperta finalizzata alla conoscenza e al confronto con una delle fedi più diffuse nel territorio nazionale e nella stessa Crema. Gli studenti coinvolti erano adolescenti, appartenenti a classi della scuola secondaria di primo grado.

La reazione politica e sociale: Sasso e la Lega all’attacco

A seguito della notizia, sono state immediate le reazioni da parte di alcune forze politiche, in particolare esponenti del partito della Lega. Rossano Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione e attuale deputato, è stato tra i più critici rispetto all’iniziativa. L’esponente leghista ha annunciato un’interrogazione parlamentare urgente, ribadendo la necessità di definire limiti e regole precise sull’accesso di rappresentanti religiosi nelle scuole, soprattutto in relazione alla religione musulmana e in generale a ogni confessione diversa da quella cattolica, storicamente presente nel percorso formativo italiano.

La polemica si è rapidamente diffusa sui principali canali social e nelle testate giornalistiche nazionali, accendendo il dibattito su tematiche che vanno dalla libertà di insegnamento alle modalità di inclusione religiosa nel sistema scolastico, fino al tema della laicità dello Stato.

Interrogazione parlamentare: le richieste al Ministro Valditara

Rossano Sasso si è rivolto direttamente al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, con un’interrogazione formale finalizzata a fare chiarezza sui seguenti punti:

  • Chi ha autorizzato l’incontro tra l’imam e la classe di Crema?
  • Quali sono i criteri adottati dalle scuole italiane riguardo la presenza di rappresentanti religiosi?
  • Come si intende garantire che eventi simili non diventino occasione di proselitismo?
  • Esistono linee guida specifiche per l’inclusione religiosa nell’ambito dell’autonomia scolastica?

Sasso ha sottolineato che la questione supera i confini locali e investe principi generali dell’ordinamento scolastico italiano. L’interrogazione si inserisce nel solco di una più ampia riflessione che coinvolge diritto all’istruzione, libertà religiosa e pluralismo culturale, ma anche le preoccupazioni di una parte del mondo politico e della società civile riguardo l’influenza di religioni considerate “altre” rispetto alla tradizione nazionale.

Il ruolo dell’autonomia scolastica e i suoi limiti

Uno dei nodi cruciali della vicenda riguarda proprio l’autonomia scolastica. La riforma dell’autonomia, introdotta con il D.P.R. 275/1999, riconosce alle scuole una certa libertà nell’organizzare attività formative ed educative, compresi progetti di apertura al territorio e di dialogo interculturale. Tuttavia, la questione della presenza di imam a scuola solleva interrogativi su quali siano i confini e i limiti di questa autonomia, soprattutto quando si tratta di religione e di iniziative che possono turbare la sensibilità di una parte delle famiglie.

Il dibattito tocca il tema del rispetto della laicità, principio costituzionale fondante della scuola pubblica italiana, che impone di non privilegiare né discriminare alcuna confessione religiosa. La Lega, con Sasso in testa, sostiene che l’autonomia scolastica non debba tradursi nella possibilità per i singoli dirigenti di coinvolgere nelle lezioni figure legate a religioni che, dal loro punto di vista, possono suscitare controversie nel contesto sociale locale.

Religione musulmana e scuola: il quadro normativo attuale

La legge italiana prevede la possibilità, per le scuole di ogni ordine e grado, di proporre momenti di confronto dedicate a temi legati alla convivenza civile, al rispetto delle differenze culturali e religiose e all’educazione alla cittadinanza. Inoltre, la presenza nelle classi di studenti provenienti da paesi a maggioranza musulmana o di fede islamica ha portato molte scuole a interrogarsi su come rendere il percorso didattico più inclusivo e rispondente a una realtà sempre più multietnica.

Tuttavia, non esistono a oggi regole uniformi e linee guida stringenti relative alla presenza di imam o altri rappresentanti religiosi nelle aule scolastiche, al di fuori del tradizionale insegnamento della religione cattolica, disciplinato in modo specifico dagli accordi tra lo Stato italiano e la Chiesa.

Le linee guida ministeriali sulla scuola e religione musulmana rimandano all’autonomia delle istituzioni scolastiche e invitano a favorire iniziative finalizzate all’inclusione e alla conoscenza reciproca, ma senza mai travalicare i principi di neutralità e rispetto di tutte le convinzioni.

Inclusione e pluralismo: rischi e opportunità

L’episodio di Crema ha portato alla luce il delicato equilibrio tra due istanze fondamentali nel percorso di crescita degli studenti: da un lato, la necessità di favorire il pluralismo religioso e la conoscenza delle diverse culture presenti nel tessuto sociale italiano; dall’altro, il rischio – sottolineato da una parte della politica – che la scuola si trasformi in palcoscenico di esperienze religiose non condivise e magari percepite come “imposte” a chi professa altre fedi o nessuna fede.

Le esperienze di dialogo interreligioso, se ben strutturate, possono offrire strumenti preziosi contro l’ignoranza e la diffidenza, promuovendo una cittadinanza attiva e responsabile. Tuttavia, è essenziale che tali iniziative avvengano nel rispetto della libertà personale e siano comunicate in modo trasparente alle famiglie, evitando sovrapposizioni tra dimensione educativa e proselitismo religioso.

L’opinione pubblica e i genitori tra timori e aperture

Sul fronte dell’opinione pubblica, le reazioni si sono mostrate variegate. Un segmento della popolazione, rappresentato in particolare dai movimenti di ispirazione cattolica e da alcune associazioni di genitori, teme che l’apertura alla presenza di imam nelle scuole italiane possa favorire una normalizzazione di pratiche non autoctone e destabilizzare il dialogo tra identità religiosa dominante e minoranze.

D’altro canto, molti genitori e rappresentanti della società civile sottolineano l’importanza di educare alle differenze e di preparare i giovani a un mondo globalizzato e costruito su relazioni interculturali. Le voci critiche, in questa prospettiva, vengono viste come espressione di chiusura e resistenza al cambiamento, piuttosto che come difesa di valori consolidati.

Voci dal mondo scolastico: presidi, docenti e associazioni

Anche tra presidi, docenti ed educatori il confronto è acceso. Alcuni dirigenti scolastici difendono l’iniziativa come esempio virtuoso di autonomia scolastica, sottolineando la funzione educativa e culturale dell’evento. Secondo questa posizione, l’ingresso di un imam in classe, se inserito in un percorso didattico progettato e condiviso, può rappresentare una risorsa per tutti gli studenti.

Altri ritengono invece urgente la necessità di norme più chiare, che stabiliscano protocolli condivisi tra scuole, genitori e comunità locali, così da scongiurare polemiche e tutelare sensibilità differenti. Le principali associazioni degli insegnanti suggeriscono la stesura di linee guida nazionali su questi temi, in modo da garantire equità tra territori e istituti.

Il punto di vista delle comunità islamiche

Le associazioni musulmane, coinvolte indirettamente nella vicenda, hanno auspicato che il dibattito porti a una valorizzazione della diversità e non a una caccia alle streghe nei confronti delle comunità islamiche. Secondo i portavoce intervistati dai media, l’educazione religiosa a scuola deve avvenire nel rispetto della pluralità e senza preclusioni ideologiche: solo così si può costruire una società integrata, consapevole e fondata sul reciproco rispetto.

La risposta del Ministero dell’Istruzione

Il Ministero, dal canto suo, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali dettagliate, ma fonti vicine all’ufficio scolastico regionale hanno sottolineato che ogni istituto gode di autonomia, purché le attività avvengano in modo trasparente, coinvolgendo genitori e studenti nella progettazione delle iniziative. Secondo questa linea, la scuola deve essere spazio di apprendimento, confronto e rispetto delle differenze, senza cadere in derive propagandistiche.

Dialogo interreligioso e cittadinanza attiva: esperienze a confronto

Non sono pochi gli esempi, in Italia e all’estero, di percorsi di dialogo interreligioso avviati con successo nelle scuole. Dalla presentazione della Bibbia da parte di sacerdoti cristiani agli incontri con rabbini, rappresentanti delle comunità ortodosse e, appunto, imam, molte istituzioni scolastiche scelgono di proporre momenti di riflessione aperta. L’obiettivo non è la sostituzione dell’insegnamento confessionale, ma la crescita in termini di consapevolezza, tolleranza e pluralismo.

Tali esperienze evidenziano che la conoscenza reciproca riduce il pregiudizio e rafforza il senso di comunità. Allo stesso tempo, insegnano che il confronto deve sempre essere pluralistico e democratico, mai imposto né unilaterale.

Considerazioni finali e prospettive future

Il caso dell’imam a scuola di Crema, che ha visto l’intervento di Rossano Sasso e la promessa di un’interrogazione parlamentare, rappresenta uno spartiacque nel dibattito sulla religione musulmana nelle scuole italiane e più in generale sui compiti della scuola pubblica rispetto al fenomeno religioso. Da una parte si invoca la necessità di regole condivise e della tutela delle identità; dall’altra si sottolinea il valore strategico dell’inclusione religiosa nel tessuto scolastico di un’Italia sempre più multiculturale.

La discussione proseguirà in Parlamento, nella società civile e tra i banchi di scuola. La sfida sarà trovare una sintesi che tenga conto dei diritti di tutti, delle autonomie locali e della necessità di una scuola davvero accogliente, senza rinunce sul terreno della laicità e del pluralismo. Solo così l’Italia sarà all’altezza dei cambiamenti demografici e culturali che la attraversano.

L’episodio di Crema, dunque, con il successivo intervento di Sasso, ha aperto una riflessione profonda sulla presenza dell' imam a scuola, sull'inclusione religiosa e sui limiti dell’autonomia scolastica. Le scuole devono affrontare la questione in maniera trasparente, coinvolgendo famiglie e territori e seguendo principi chiari, senza cedere né a chiusure pregiudiziali né a forme di proselitismo. Il Parlamento e il Ministero sono chiamati a indicare una rotta che valorizzi pluralismo, legalità e la pedagogia del rispetto: una sfida che riguarda il futuro stesso del sistema educativo italiano.

Pubblicato il: 19 maggio 2025 alle ore 11:27

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