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Didattica sessuo-affettiva nelle scuole: a Roma docenti e studentesse in piazza contro il vincolo del consenso genitoriale
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Didattica sessuo-affettiva nelle scuole: a Roma docenti e studentesse in piazza contro il vincolo del consenso genitoriale

Manifestazione nazionale davanti al Ministero: «La libertà di insegnamento e l'autodeterminazione sono in pericolo». Le richieste del movimento e il nodo delle normative.

Didattica sessuo-affettiva nelle scuole: a Roma docenti e studentesse in piazza contro il vincolo del consenso genitoriale

Indice dei contenuti

  • Introduzione: contesto e senso della protesta
  • Le ragioni della manifestazione
  • Il nodo del consenso genitoriale nell’educazione sessuo-affettiva
  • La voce delle docenti: paura, diritti e libertà di insegnamento
  • L’importanza dell’educazione sessuo-affettiva nella scuola italiana
  • La prospettiva degli studenti e delle studentesse
  • Organizzatori: chi sono 'Non una di meno' e 'Cattive maestre'
  • Normative e quadro legislativo attuale
  • I rischi della limitazione: autodeterminazione e prevenzione
  • Educazione e contrasto alla violenza di genere
  • Proposte e richieste avanzate al Ministero dell’Istruzione
  • Possibili sviluppi futuri e reazioni istituzionali
  • Sintesi e considerazioni finali

Introduzione: contesto e senso della protesta

Il 26 novembre 2025, Roma è stata teatro di una nuova, forte mobilitazione a difesa del diritto all’educazione sessuo-affettiva nella scuola pubblica italiana. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, centinaia tra docenti e studentesse si sono dati appuntamento davanti al Ministero dell’Istruzione per una manifestazione indetta dai collettivi 'Non una di meno' e 'Cattive maestre'. L’obiettivo? Contestare l’obbligo del consenso esplicito dei genitori per l’attivazione di programmi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Un tema caldo, alla luce delle recenti normative che rischiano, secondo i promotori della protesta, di minare la libertà di insegnamento e il diritto degli studenti a una formazione completa, rispettosa delle differenze e del principio di autodeterminazione.

Le ragioni della manifestazione

La protesta, seguita da molti organi d'informazione e supportata anche da associazioni di categoria, nasce dalla constatazione di una crescente limitazione nei confronti dei docenti di scuola pubblica rispetto alla possibilità di affrontare temi legati all’educazione sessuo-affettiva senza il previo consenso scritto dei genitori. Un vincolo che molti insegnanti considerano lesivo della loro professionalità e, soprattutto, inadatto a rispondere ai bisogni delle nuove generazioni, spesso più consapevoli e aperte rispetto al passato.

Durante la manifestazione, i partecipanti hanno esposto striscioni dal messaggio chiaro, come “Ci vogliamo viv3”, emblema di una rivendicazione collettiva di autodeterminazione e diritto al rispetto, mentre si sono alternati interventi dal palco di insegnanti e studenti fortemente mobilitati per difendere la loro libertà di apprendimento e insegnamento.

Il nodo del consenso genitoriale nell’educazione sessuo-affettiva

Il centro della contestazione riguarda l'obbligo, sempre più diffuso nelle scuole di ogni ordine e grado, di acquisire il consenso scritto dei genitori per attivare progetti di educazione sessuo-affettiva. Una pratica che risponde a una presunta "tutela" dell’educazione familiare, ma che secondo i manifestanti si traduce spesso in un ostacolo alla piena realizzazione del diritto allo studio, soprattutto su tematiche che sono fondamentali per il benessere e la crescita consapevole degli adolescenti.

Molte scuole, davanti al timore di possibili denunce o di dissensi familiari, rinunciano così a proporre percorsi informativi e di prevenzione su sessualità, affettività e rispetto delle differenze. Questo scenario, già riscontrato in diverse Regioni, è stato posto con forza all’attenzione delle istituzioni proprio attraverso la protesta delle “Cattive Maestre” e di “Non una di meno”, movimenti che da anni si battono per un’educazione fondata sulla laicità, sul pluralismo e sull’inclusività.

La voce delle docenti: paura, diritti e libertà di insegnamento

Al centro della manifestazione troviamo le voci di tante insegnanti che spiegano le difficoltà vissute quotidianamente. Il timore di possibili ripercussioni sulla propria carriera o di venire accusati di "indottrinare" gli studenti limita fortemente la professionalità degli insegnanti e la libertà di insegnamento, sancita della Costituzione italiana.

Molti ricordano che la scuola deve essere luogo di confronto e crescita civile, non spazio dove si perpetuano stereotipi o si dissimulano argomenti fondamentali per la formazione dei cittadini di domani.

L’importanza dell’educazione sessuo-affettiva nella scuola italiana

La necessità dell’educazione sessuo-affettiva nella scuola è oggi riconosciuta dalla comunità scientifica e pedagogica sia a livello nazionale che internazionale. Temi come il rispetto della diversità, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, la consapevolezza nel rapporto con il proprio corpo e con gli altri sono essenziali per costruire cittadini informati e responsabili.

Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, paesi dove l’educazione sessuale fa parte integrante dei curricula scolastici registrano percentuali più basse di gravidanze precoci, minori fenomeni di violenza e maggiore rispetto delle diversità. In Italia, però, l’attuazione di programmi strutturati resta disomogenea, spesso frenata da resistenze culturali, politiche e, appunto, da questioni legate al consenso genitoriale.

La prospettiva degli studenti e delle studentesse

Non meno importante è la voce degli studenti, anch’essi presenti in piazza durante la protesta. Molti raccontano di sentirsi meno tutelati rispetto ai coetanei di altri paesi europei, con il rischio di dover ricorrere a fonti poco affidabili come il web per informazioni fondamentali legate alla sessualità responsabile, alle identità di genere e ai sentimenti.

La richiesta è quella di una scuola dove si possa parlare liberamente di differenze, consenso, orientamento sessuale, rispetto reciproco e prevenzione della violenza, senza doversi affidare esclusivamente alla sensibilità o al permesso familiare.

Organizzatori: chi sono 'Non una di meno' e 'Cattive maestre'

A promuovere la giornata di protesta sono stati in prima fila i movimenti 'Non una di meno' e 'Cattive maestre'. Il primo, nato a livello nazionale sulla scia delle lotte femministe e per i diritti civili, è diventato negli anni un punto di riferimento nella sensibilizzazione sul tema della violenza di genere e dei diritti alla salute e all’autodeterminazione. Le “Cattive maestre”, invece, riuniscono una rete di docenti e operatori della scuola impegnati nel ribadire il ruolo fondamentale della libera didattica nella scuola pubblica, anche su temi delicati e spesso oggetto di scontro politico, come appunto l’educazione sessuo-affettiva.

Nel corso della manifestazione, entrambe le realtà hanno sottolineato come l’obiettivo non sia solo difendere la categoria degli insegnanti, ma tutelare gli studenti, i loro diritti e il diritto stesso a una formazione laica, pluralista e aggiornata sui principali temi di cittadinanza.

Normative e quadro legislativo attuale

Dal punto di vista normativo, la disciplina dell’educazione sessuo-affettiva in Italia presenta numerose criticità. Manca infatti un quadro legislativo nazionale univoco e vincolante: mentre alcune Regioni hanno adottato linee guida e programmi, a livello centrale non esiste un obbligo né una regolamentazione uniforme. La recente introduzione in molte scuole della richiesta di consenso preventivo dei genitori rappresenta un ulteriore passaggio volto a "responsabilizzare" le famiglie, ma di fatto rischia di diventare uno strumento di blocco o censura di contenuti ritenuti “sensibili”.

Gli insegnanti chiedono invece maggiore chiarezza, tutele e linee guida che permettano di affrontare serenamente questi temi nell’ambito del proprio ruolo educativo, senza timori di sanzioni o attacchi da parte di singoli genitori o gruppi organizzati.

I rischi della limitazione: autodeterminazione e prevenzione

La rinuncia o l’incertezza sull’attivazione di percorsi di educazione sessuale e affettiva comporta rischi reali per i giovani. In primo luogo, si limita gravemente la possibilità di autodeterminazione degli studenti, costretti a subire scelte imposte da adulti che in alcuni casi non conoscono, o non vogliono conoscere, le esigenze reali delle nuove generazioni. Inoltre, ridurre o evitare l’educazione su questi temi mina la prevenzione contro la violenza di genere, il bullismo omotransfobico e le malattie trasmissibili.

I collettivi promotori della protesta hanno sottolineato come una scuola davvero inclusiva ed efficace debba garantire a tutti gli studenti uguali diritti, possibilità di accedere a informazioni qualificate e strumenti di protezione e di rispetto delle diversità.

Educazione e contrasto alla violenza di genere

Significativo il fatto che la manifestazione si sia tenuta proprio nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Secondo gli organizzatori, una scuola che non affronta il tema delle relazioni affettive, del consenso e della diversità di genere contribuisce, anche se involontariamente, a perpetuare stereotipi e a non fornire strumenti utili di prevenzione. Tante le testimonianze di insegnanti che hanno visto studenti e studentesse vittime di discriminazioni, molestie o aggressioni proprio a causa della mancanza di spazi di confronto sicuri e informati su questi argomenti.

L’educazione sessuo-affettiva è dunque considerata dagli esperti una delle principali leve per lottare in modo efficace contro il fenomeno della violenza di genere e per promuovere relazioni basate su rispetto, equità e riconoscimento reciproco.

Proposte e richieste avanzate al Ministero dell’Istruzione

Durante la protesta, docenti e studenti hanno presentato una piattaforma di richieste concrete al Ministero dell’Istruzione:

  • Abolizione dell’obbligo di consenso preventivo dei genitori per l’attivazione di progetti di educazione sessuale nelle scuole pubbliche.
  • Adozione di linee guida nazionali chiare e uniformi per l’insegnamento dell’educazione sessuo-affettiva.
  • Formazione specifica e obbligatoria per i docenti sui temi della sessualità, affettività, identità di genere e prevenzione della violenza.
  • Coinvolgimento attivo degli studenti nella definizione dei percorsi e delle tematiche affrontate.
  • Avvio di campagne informative per le famiglie volte a superare pregiudizi e resistenze culturali.

Possibili sviluppi futuri e reazioni istituzionali

La protesta delle “Cattive Maestre” e di “Non una di meno” ha riaperto il dibattito pubblico sul tema della didattica sessuo-affettiva, richiamando l’attenzione di politici e amministratori. Alcuni rappresentanti istituzionali hanno espresso disponibilità al dialogo, riconoscendo la necessità di maggiori investimenti nella formazione dei docenti e nell’aggiornamento delle pratiche educative. Tuttavia, non mancano le posizioni contrarie, spesso provenienti da ambienti conservatori o confessionali che vedono nell’educazione sessuale a scuola un "rischio" per i valori familiari tradizionali.

Nel prossimo futuro, sarà cruciale osservare la capacità delle istituzioni di ascoltare le richieste della scuola pubblica e della società civile, tenendo presente che la posta in gioco è alta: dalla prevenzione della violenza alla costruzione di una cittadinanza responsabile e rispettosa.

Sintesi e considerazioni finali

In conclusione, la manifestazione che si è svolta a Roma il 26 novembre rappresenta un segnale importante nel dibattito su libertà di insegnamento, tutela dei diritti di studenti e studentesse e autodeterminazione delle nuove generazioni. Temi come l’educazione sessuo-affettiva non possono essere relegati a questioni private o optional, ma dovrebbero essere parte strutturale di una scuola pubblica e laica, al passo con le sfide della contemporaneità.

La richiesta emersa con forza è quella di una revisione normativa che riconosca il valore dell’educazione sessuo-affettiva per la prevenzione della violenza, la promozione dell’inclusione e dei diritti, e il rispetto della libertà professionale degli insegnanti. In gioco non c’è solo la didattica, ma la qualità stessa del tessuto sociale e la capacità del sistema scolastico italiano di rispondere ai bisogni autentici dei suoi cittadini più giovani.

La strada appare ancora lunga, tra resistenze culturali e legislative, ma giornate come quella di Roma rappresentano passi avanti fondamentali in una battaglia di civiltà che riguarda tutta la società.

Pubblicato il: 26 novembre 2025 alle ore 14:31

Redazione EduNews24

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