Unione Europea, la sfida della competitività: 19 Paesi chiedono stop alla burocrazia e semplificazione normativa
Indice
- La lettera a Von der Leyen: un appello senza precedenti
- Gli Stati promotori: Italia, Francia, Germania e altri 16 Paesi
- Le richieste: riduzione delle leggi e smantellamento della burocrazia
- Il peso della burocrazia sulle imprese europee
- La necessità di una revisione normativa: tra passato e futuro
- Prospettive per un Consiglio UE straordinario nel 2026
- Politiche di competitività: perché è una priorità per l’UE oggi
- I rischi di un’Europa amministrativamente pesante
- Il ruolo della Commissione Europea e delle istituzioni
- Sfide e opportunità per una vera semplificazione
- La voce delle imprese: perché serve agire subito
- Sintesi e prospettive future
La lettera a Von der Leyen: un appello senza precedenti
Un appello corale e inedito si leva da 19 Paesi dell’Unione Europea, guidati da Italia, Francia e Germania, e indirizzato direttamente alla presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen. Si tratta di una richiesta unanime e articolata, tesa a rilanciare la competitività UE attraverso una massiccia operazione di riduzione delle leggi e snellimento della burocrazia europea.
La lettera, inviata lo scorso 22 ottobre 2025, rappresenta il punto di arrivo di settimane di confronti tra i leader dei principali Stati membri, che condividono la preoccupazione per una Unione Europea appesantita* da norme crescenti e spesso ridondanti. Il testo chiede – con toni netti – di "smantellare vecchie leggi UE" divenute obsolete e di avviare una revisione sistematica delle normative inutili**. Un messaggio anche politico, che riflette la necessità di una svolta per l’Europa, soprattutto in un contesto globale reso sempre più competitivo dalla sfida dei grandi attori internazionali, come Stati Uniti e Cina.
Gli Stati promotori: Italia, Francia, Germania e altri 16 Paesi
La portata dell’iniziativa emerge chiaramente dalla lista dei firmatari, che vede unite le principali economie continentali: Italia, Francia, Germania. Accanto a queste, siedono altri 16 governi di varia estrazione politica, dal Nord al Sud Europa, dall’Est ai Balcani, a testimoniare una tensione comune verso la semplificazione normativa europea.
Tra i firmatari figurano Paesi tradizionalmente tra i maggiori sostenitori di una maggiore disciplina normativa, come l’Olanda, la Spagna e la Svezia, ma anche Stati emergenti, quali Polonia e Romania. Il coinvolgimento di un gruppo così ampio e trasversale sottolinea la centralità e l'urgenza della questione, e al contempo rende più difficile per la Commissione Europea ignorare o archiviare la richiesta. In nessuna circostanza, negli ultimi decenni, l’Unione Europea aveva visto un fronte così compatto spingere per una "smantellare vecchie leggi" e riformare le regole burocratiche UE.
Le richieste: riduzione delle leggi e smantellamento della burocrazia
La lettera si distingue per chiarezza ed incisività. Sotto la formula di una "iniziativa per la competitività nell’Unione Europea", i firmatari puntano il dito contro la proliferazione di leggi superflue nella UE, chiedendo di “ridurre il numero di leggi e smantellare quelle inutili”. Nello specifico, si evocano misure concrete quali:
- Una revisione sistematica delle leggi UE che risultano obsolete o ridondanti;
- Un “processo di semplificazione normativa europea” che coinvolga tutti gli ambiti, dall’economia all’ambiente fino al digitale;
- Il varo di "Consiglio UE straordinario all’inizio del 2026" per valutare e coordinare riforme su larga scala;
- L’adozione di indicatori di impatto che aiutino a misurare l’efficacia o l’inefficacia delle normative europee;
- L’impegno per un’attuazione rapida e verificabile delle modifiche legislative proposte.
In sostanza, la richiesta non si limita a una generica “sburocratizzazione UE”, ma punta a una metodologia permanente di revisione delle leggi inutili UE.
Il peso della burocrazia sulle imprese europee
Uno dei nodi centrali della questione riguarda l’impatto della burocrazia sulle imprese europee. Secondo i dati più recenti diffusi dalla stessa Commissione, il surplus normativo rappresenta un vero e proprio ostacolo alla competitività, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono l’ossatura produttiva del continente.
I principali effetti negativi prodotti dalla burocrazia UE includono:
- Crescita dei costi amministrativi;
- Rallentamento nell’adozione di innovazioni;
- Ritardi nei processi di internazionalizzazione e nell’accesso ai mercati extra-UE;
- Riduzione della flessibilità produttiva.
Inoltre, l’attuale situazione normativa rischia di penalizzare le aziende europee in favore dei competitor extraeuropei, che spesso operano in regimi regolatori più snelli e favorevoli. Da qui la richiesta unanime degli imprenditori e delle associazioni di categoria per una semplificazione normativa europea che non resti solo sulla carta.
La necessità di una revisione normativa: tra passato e futuro
L’idea di revisione leggi inutili UE non è nuova nel dibattito istituzionale. Negli anni scorsi erano state avviate alcune timide riforme tese alla "better regulation", ma i risultati sono stati oggettivamente inferiori alle aspettative. Oggi, di fronte a sfide globali come la transizione digitale e ambientale, la richiesta di un ripensamento profondo del quadro normativo appare più attuale che mai.
Eliminare le "leggi superflue nella Unione Europea" significa anche poter risparmiare risorse pubbliche, umane e finanziarie, da reinvestire ad esempio nella crescita, nell’istruzione, nella ricerca e nelle politiche per il lavoro. Non a caso, varie analisi hanno ribadito come la semplificazione normativa europea sia una delle leve principali per recuperare terreno rispetto agli Stati Uniti e ai Paesi dell’Asia-Pacifico.
Prospettive per un Consiglio UE straordinario nel 2026
Fra i punti qualificanti della lettera, spicca la proposta concreta di convocare un Consiglio UE straordinario nei primi mesi del 2026. Si tratta di un elemento di novità nel panorama decisionale dell’Unione, dove ogni cambio di passo istituzionale richiede un ampio consenso preventivo.
Un tale vertice straordinario servirebbe a fissare nero su bianco un cronoprogramma e obiettivi misurabili sulla riduzione della burocrazia europea. Inoltre, fornirebbe una sede di dialogo e confronto anche con soggetti privati, parti sociali, esperti di diritto ed economia, rafforzando la percezione di una Unione Europea capace di ascoltare le istanze dei suoi cittadini e della sua base produttiva.
Politiche di competitività: perché è una priorità per l’UE oggi
Rendere la competitività UE una priorità è una scelta che affonda le radici nell’evoluzione storica stessa dell’Unione. Dal Trattato di Roma del 1957 fino agli ultimi piani Next Generation EU, l’obiettivo di "iniziativa competitività Unione Europea" ha sempre rappresentato il filo rosso di tutte le riforme comunitarie.
Solo con regole chiare, snelle e non ridondanti, il mercato unico può realmente diventare terreno fertile per la crescita, la sostenibilità e la creazione di posti di lavoro. D’altra parte, il contesto globale odierno – segnato da competizione su innovazione, energia, digitalizzazione – impone all’Europa di fare della semplificazione normativa europea una priorità non più procrastinabile.
I rischi di un’Europa amministrativamente pesante
Insistere sul mantenimento di un apparato normativo pesante e spesso non armonizzato rappresenta uno dei principali rischi per il futuro dell’Unione Europea. Troppi regolamenti e direttive, spesso sovrapposti tra livelli nazionale e comunitario, generano confusione, paralisi burocratica e aumentano il rischio di contenziosi giuridici.
Le conseguenze principali possono essere così riassunte:
- Minor attrattività per investimenti esterni;
- Difficoltà nell’avvio di nuove attività imprenditoriali;
- Maggiore evasione normativa da parte dei grandi operatori;
- Disparità di trattamento tra operatori economici di differenti paesi membri.
Uno degli elementi centrali della "riduzione burocrazia europea" è quindi l’assicurazione di uguaglianza e coerenza nell’applicazione delle norme, obiettivo raggiungibile solo se le regole sono poche, chiare e condivise.
Il ruolo della Commissione Europea e delle istituzioni
Molto del successo di questa iniziativa dipenderà dalla reazione delle istituzioni centrali, in particolare dalla Commissione Europea, la cui presidente Von der Leyen ha ora il difficile compito di tradurre le richieste dei 19 Paesi in azioni concrete e credibili. A questo fine, vanno individuati meccanismi di revisione periodica delle normative, introducendo ad esempio delle "clausole di tramonto" (sunset clauses) che determinano la scadenza automatica delle vecchie leggi UE non più pertinenti.
Inoltre, sarà fondamentale rafforzare il dialogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, nell’ottica di una revisione sistematica leggi UE superflue realmente efficace. L’interazione con i governi nazionali, spesso restii a cedere porzioni di sovranità normativa, rappresenta al contempo una sfida e un’opportunità per rilanciare il progetto europeo su basi più moderne e pragmatiche.
Sfide e opportunità per una vera semplificazione
Per realizzare una semplificazione normativa europea non basta eliminare singole disposizioni anacronistiche: occorre ripensare l’intero impianto decisionale e le procedure di valutazione delle nuove proposte legislative. Tra le sfide principali figurano:
- La necessità di conciliare esigenze di protezione dei consumatori e dell’ambiente con obiettivi di competitività;
- Il rischio di creare vuoti normativi, laddove alcune discipline siano soppresse senza un adeguato regime transitorio;
- La complessità tecnica e giuridica di alcune materie, che richiede l’intervento di esperti indipendenti;
- La resistenza di settori amministrativi che vedono nella semplificazione una minaccia al proprio ruolo.
Solo adottando una strategia sistemica e basata su evidenze concrete la "revisione delle leggi inutili UE" potrà produrre i risultati auspicati, favorendo la crescita, la competitività e, soprattutto, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee.
La voce delle imprese: perché serve agire subito
Le principali associazioni datoriali e imprenditoriali dell’area UE – da BusinessEurope a Confindustria, passando per la Fédération des Entreprises Françaises e la Bundesverband der Deutschen Industrie – hanno espresso pieno sostegno all’iniziativa. Secondo i portavoce, la "riduzione della burocrazia europea" è ormai condizione imprescindibile per restituire slancio all’economia continentale e fermare la fuga di talenti e investitori verso realtà normativamente più agili.
L’accumulo di leggi superflue nella Unione Europea pesa in particolare su settori chiave dell’innovazione: digitale, intelligenza artificiale, transizione energetica, mobilità sostenibile. Rendere più semplice e veloce il quadro normativo significa anche poter contare su decisioni più tempestive e adattabili alle evoluzioni dei mercati globali.
Sintesi e prospettive future
L’iniziativa dei 19 Stati membri segna una svolta importante nella storia della governance europea. La richiesta di "smantellare vecchie leggi UE", puntando su una revisione sistematica delle normative inutili, potrebbe offrire una risposta concreta alle esigenze di imprese, cittadini e rappresentanze sociali. Il successo dell’operazione dipenderà ora dalla capacità delle istituzioni di tradurre la volontà politica in fatti, avviando già nel 2026 un Consiglio UE straordinario che ponga la competitività UE e la riduzione della burocrazia europea al centro della nuova agenda continentale.
Se adottata su larga scala, la semplificazione normativa europea può rappresentare non solo un vantaggio competitivo per le imprese, ma anche un segnale di modernità ed efficienza del progetto comunitario, restituendo all’Unione Europea un ruolo di primo piano nella corsa globale verso l’innovazione, la crescita e il benessere condiviso.