Scandalo nella diplomazia UE: accuse di frode e corruzione coinvolgono Federica Mogherini
L’Unione Europea è stata colta di sorpresa da un nuovo caso giudiziario che coinvolge alcuni dei suoi volti più riconoscibili nel campo della diplomazia. Federica Mogherini, ex Alta Rappresentante dell’UE per la Politica Estera, ministra degli esteri durante il governo Renzi e oggi rettrice del Collegio d’Europa, si trova al centro di un’inchiesta che ha suscitato stupore, tensione politica e una valanga di reazioni, dentro e fuori le istituzioni comunitarie.
Il fermo, avvenuto insieme a quello di altri due alti funzionari, ha segnato l’inizio di una vicenda che potrebbe lasciare un segno profondo nel già delicato equilibrio della governance europea. Le accuse – dall’ipotesi di frode a quella di corruzione, passando per il conflitto di interessi – sono pesanti, ma allo stesso tempo la vicenda è ancora avvolta da molte zone d’ombra, tipiche delle prime fasi di un’indagine complessa.
Dettagli dell'indagine
L’inchiesta è coordinata dalla Procura Europea (EPPO), che negli ultimi anni ha intensificato il controllo sui fondi comunitari e sulle procedure d’appalto. Al centro delle verifiche c’è la gestione di alcuni programmi di formazione destinati ai giovani diplomatici europei, iniziative che dovrebbero rappresentare un fiore all’occhiello dell’UE e che invece si trovano ora associate a possibili irregolarità.
Secondo le autorità, vi sarebbero sospetti consistenti relativi a:
- Frode negli appalti pubblici
- Corruzione
- Conflitto di interessi
- Violazione del segreto professionale
I fatti di cui si parla risalgono al 2021-2022. Secondo la Procura europea, potrebbe esserci stata una serie di irregolarità nella gestione di un appalto: si parla di possibili frodi, corruzione, conflitti di interesse e perfino di informazioni riservate finite dove non dovevano.
Secondo gli investigatori, l’idea è che il Collegio d’Europa — o alcune persone al suo interno — sapessero in anticipo quali sarebbero stati i criteri della gara, e che fossero praticamente convinti di ottenere loro il progetto, ancora prima che il Seae pubblicasse ufficialmente il bando.
Nell’inchiesta rientra anche un altro punto delicato: l’acquisto dell’immobile in Spanjaardstraat, a Bruges, destinato ai nuovi alloggi per studenti. L’acquisto sarebbe stato fatto mentre il Collegio non se la passava benissimo dal punto di vista finanziario e, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuto prima ancora della pubblicazione del bando.
Insomma, il nodo centrale sembra essere proprio l’incrocio delle date: alcune decisioni e alcuni movimenti sarebbero avvenuti troppo presto, come se qualcuno avesse già avuto la certezza di come sarebbe andata a finire la gara.
Le ipotesi degli investigatori parlano di presunte violazioni delle regole sulla concorrenza nelle gare d’appalto e di informazioni riservate che sarebbero state condivise in modo improprio. Elementi ancora da provare, ma che hanno spinto gli inquirenti a compiere vaste perquisizioni.
Le operazioni della polizia giudiziaria hanno coinvolto i locali del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE) a Bruxelles, oltre che diversi uffici e spazi del Collegio d’Europa a Bruges, luogo simbolico per la formazione delle future élite europee.
Profili dei principali indagati
Il nome più noto tra gli indagati è quello di Federica Mogherini, 52 anni, protagonista della politica estera europea. Dopo la fine del suo incarico come Alto Rappresentante, Mogherini ha assunto la guida del Collegio d’Europa, istituzione prestigiosa che prepara centinaia di studenti ogni anno a diventare funzionari europei. Per molti, il suo coinvolgimento nella vicenda è stato un fulmine a ciel sereno, vista la sua lunga esperienza nelle istituzioni e la reputazione consolidata a livello internazionale.
Accanto a lei compare Stefano Sannino, figura di spicco nella diplomazia europea, già segretario generale del SEAE e oggi direttore generale per il Medio Oriente, il Golfo e il Nord Africa presso la Commissione Europea. Sannino, come Mogherini, è noto per una lunga carriera costruita tra Bruxelles e le principali capitali europee. La procura europea ha chiesto e ottenuto dalla Commissione europea la revoca dell'immunità per Sannino.
Il terzo indagato è Cesare Zegretti, amministratore del Collegio d’Europa, responsabile di aspetti gestionali e amministrativi dell’istituzione. Il suo ruolo operativo rende la sua posizione particolarmente rilevante ai fini dell’indagine sugli appalti.
Reazioni e implicazioni politiche
Il fermo delle tre figure ha scosso non solo l’ambiente diplomatico, ma l’intero assetto politico europeo. La Commissione Europea ha adottato una linea prudente, evitando commenti diretti finché l’indagine non avrà prodotto elementi più chiari. Dal canto suo, il Collegio d’Europa ha espresso piena collaborazione con le autorità, sottolineando la necessità di tutelare la trasparenza e il corretto funzionamento dell’istituzione.
Sul piano internazionale, alcune reazioni non si sono fatte attendere. Governi spesso critici nei confronti dell’UE – come quelli di Russia e Ungheria – hanno colto l’occasione per sottolineare quelle che definiscono le “contraddizioni” dell’Unione nelle sue politiche anticorruzione. È un episodio che rischia dunque di avere ricadute non solo interne ma anche geopolitiche, alimentando narrazioni avverse all’Europa.
Conclusioni e prospettive future
Lo scandalo rappresenta un momento difficile per l’Unione Europea, già provata da precedenti casi di cattiva gestione e da un clima politico sempre più polarizzato. Le istituzioni sono ora chiamate a dimostrare trasparenza, rigore e capacità di autovalutazione. Attualmente i tre indagati sono stati rilasciati, secondo i magistrati non c’è pericolo di fuga.
Molto dipenderà dagli sviluppi delle prossime settimane: chiarimenti, nuove dichiarazioni, eventuali misure cautelari o archiviazioni potranno cambiare radicalmente la percezione pubblica del caso. In ogni caso, sarà fondamentale garantire che gli indagati – come previsto dalla legge – restino considerati presunti innocenti fino a eventuale sentenza definitiva.
L’esito finale dell’indagine potrebbe influenzare non solo le carriere personali dei coinvolti, ma anche la fiducia dei cittadini europei nelle istituzioni comunitarie. Ed è proprio questa fiducia che, oggi più che mai, l’UE non può permettersi di mettere in gioco.