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Prevenire la Violenza nel Calcio Giovanile: La Proposta del Pedagogista Presente in Ogni Scuola Calcio
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Prevenire la Violenza nel Calcio Giovanile: La Proposta del Pedagogista Presente in Ogni Scuola Calcio

Dopo l'aggressione a un portiere di 13 anni durante un torneo Under 14, si accende il dibattito: Alessandro Prisciandaro suggerisce il coinvolgimento di professionisti dell'educazione per ridare centralità ai valori dello sport e contrastare le derive violente.

Prevenire la Violenza nel Calcio Giovanile: La Proposta del Pedagogista Presente in Ogni Scuola Calcio

Indice

  1. Introduzione: Un'agenzia educativa in crisi
  2. Episodi di violenza: Il caso del torneo Under 14
  3. Cause della violenza nel calcio giovanile
  4. Il ruolo dei genitori nello sport giovanile
  5. Calcio e agenzie educative: Il senso originario dello sport
  6. La proposta di Alessandro Prisciandaro: Un pedagogista per ogni scuola calcio
  7. Prevenzione della violenza sportiva: strategie e buone pratiche
  8. Il valore dell'educazione sportiva per i ragazzi
  9. Soluzioni alla violenza nello sport: Esperienze e best practice
  10. Sintesi finale: Una nuova prospettiva per il calcio giovanile

Introduzione: Un'Agenzia Educativa in Crisi

Il calcio giovanile dovrebbe essere, secondo tradizione, una vera e propria agenzia educativa, ovvero un contesto nel quale i giovani non imparano solo a calciare un pallone, ma a vivere secondo regole di rispetto, collaborazione, lealtà e autodisciplina. Tuttavia, in Italia e non solo, sempre più spesso questa immagine ideale appare profondamente incrinata. L’ambiente dei tornei giovanili, invece di rappresentare un modello di civiltà, rischia di trasformarsi in un vero e proprio campo di battaglia dove la violenza, verbale e fisica, prende il sopravvento.

Fra i fenomeni più preoccupanti, la violenza nel calcio giovanile è diventata un oggetto di analisi ma, troppo spesso, di dibattito sterile: servono invece soluzioni concrete e sistemiche. Una delle proposte più interessanti degli ultimi mesi è quella di Alessandro Prisciandaro, che suggerisce la presenza stabile di un pedagogista in ogni scuola calcio. Ma da dove nasce questa idea e perché si rivela necessaria? Analizziamo il contesto, le cause e le possibili soluzioni, con attenzione particolare alle responsabilità educative degli adulti coinvolti.

Episodi di Violenza: Il Caso del Torneo Under 14

Il fatto che ha acceso nuovamente i riflettori sul problema della violenza nel calcio giovanile è avvenuto durante un torneo Under 14: un padre, accecato dalla rabbia, ha aggredito il portiere della squadra avversaria, un tredicenne, causando sconcerto e indignazione nel mondo sportivo e non solo. Non si tratta di un episodio isolato: negli ultimi anni episodi di aggressioni nei tornei giovanili si sono moltiplicati, indicando un malessere profondo e diffuso.

Queste manifestazioni di violenza non rappresentano soltanto momenti di alta tensione agonistica portata all’eccesso; sono piuttosto il sintomo di un contesto dove la pressione per il risultato, l’emulazione negativa da parte degli adulti e la mancanza di una vera cultura sportiva alimentano un clima tossico per il sano sviluppo dei ragazzi.

Cause della Violenza nel Calcio Giovanile

Per comprendere tali comportamenti occorre risalire alle cause profonde che alimentano la violenza nello sport, in particolare nel settore under 14. Ecco alcuni dei fattori più rilevanti:

  • Pressione emotiva sugli atleti giovani: I ragazzi subiscono un forte stress dagli allenatori, dai compagni e, soprattutto, dai propri genitori, che a volte si identificano troppo con i successi o insuccessi dei figli.
  • Carenza di educazione sportiva: Manca una vera formazione sui valori di rispetto dell’avversario, sulla gestione della sconfitta e sulla capacità di collaborare e gioire per la propria crescita, indipendentemente dal risultato.
  • Mancanza di figure ponte: Assenti o sottovalutate le figure di mediazione, come pedagogisti o psicologi dello sport, capaci di fornire strumenti di comprensione e gestione delle emozioni.

Questi fattori contribuiscono a rendere il calcio giovanile un terreno fertile per episodi violenti, che purtroppo sfociano spesso in aggressioni, come nel caso del torneo in questione.

Il Ruolo dei Genitori nello Sport Giovanile

Uno degli aspetti che desta maggiore preoccupazione riguarda il ruolo dei genitori nello sport giovanile. Lungi dal costituire una semplice “cornice” delle gare, i genitori troppo spesso diventano protagonisti negativi, travalicando il limite dell’incoraggiamento per sconfinare in pressioni, umiliazioni pubbliche e addirittura aggressioni fisiche o verbali.

Molti esperti concordano: la presenza di adulti ipercoinvolti, privi delle competenze pedagogiche adeguate, è uno dei principali fattori di rischio. Sostenere i propri figli è fondamentale, ma occorre ricordarsi che, prima di tutto, si tratta di bambini o adolescenti, il cui benessere psico-fisico dovrebbe contare più di qualsiasi trofeo.

Ecco alcuni comportamenti sbagliati tipici della genitorialità disfunzionale nei contesti sportivi:

  • Esigenza di prestazione eccessiva
  • Critiche aspre in pubblico
  • Svalutazione degli avversari e dell’arbitro
  • Invadenza nelle scelte tecniche degli allenatori
  • Modelli comportamentali aggressivi

In tutti questi casi occorre un cambio di prospettiva, basato sull’educazione sportiva dei ragazzi e sulla consapevolezza attiva degli adulti.

Calcio e Agenzie Educative: Il Senso Originario dello Sport

Prima di parlare di soluzioni, è importante recuperare il senso originario del calcio come agenzia educativa. Il termine non è casuale: lo sport, soprattutto nella fascia dell’infanzia e adolescenza, dovrebbe rappresentare uno spazio privilegiato per insegnare valori fondamentali. In tale ottica, le società sportive dovrebbero collaborare in modo sinergico con le famiglie e con il sistema scolastico.

Le principali finalità educative dello sport giovanile sono le seguenti:

  1. Insegnare il rispetto delle regole
  2. Promuovere la collaborazione e lo spirito di squadra
  3. Favorire la gestione della frustrazione e della sconfitta
  4. Incentivare il rispetto verso compagni, avversari e arbitri
  5. Coltivare la capacità di prendersi cura di sé e degli altri

Questi obiettivi, purtroppo, sono oggi messi in secondo piano dalla ricerca spasmodica della vittoria e dalla scarsa attenzione alle relazioni interpersonali.

La Proposta di Alessandro Prisciandaro: Un Pedagogista per Ogni Scuola Calcio

A fronte di quanto sopra, la proposta avanzata da Alessandro Prisciandaro, pedagogista ed esperto di educazione sportiva, si rivela tanto semplice quanto rivoluzionaria: introdurre la figura del pedagogista in ogni scuola calcio. L’obiettivo è duplice:

  1. Sostenere la crescita equilibrata dei ragazzi dal punto di vista emotivo, relazionale e sociale
  2. Favorire un clima positivo tra genitori, allenatori e atleti, prevenendo i fenomeni di violenza

Come potrebbe concretamente inserirsi la figura del pedagogista nel contesto delle scuole calcio?

  • Incontri formativi periodici rivolti a genitori, staff tecnico e giovani atleti
  • Gestione dei conflitti tramite la mediazione pedagogica
  • Sportelli d’ascolto per affrontare problematiche specifiche
  • Monitoraggio del clima relazionale interno alle squadre

Secondo Prisciandaro, la presenza di un esperto di educazione consentirebbe di anticipare e prevenire la violenza sportiva, creando una cultura condivisa della non violenza e della valorizzazione della persona prima che del risultato sportivo.

Prevenzione della Violenza Sportiva: Strategie e Buone Pratiche

Accanto all’introduzione della figura del pedagogista nelle scuole calcio, sono molteplici le strategie concrete che possono essere messe in atto per ridurre il rischio di episodi violenti nel calcio Under 14:

  • Campagne informative e sensibilizzazione su tematiche educative
  • Chiare linee guida comportamentali sottoscritte da tutte le parti coinvolte
  • Corsi obbligatori per genitori e allenatori sui valori dello sport
  • Sanzioni tempestive e trasparenti nei confronti di chi si rende protagonista di comportamenti violenti
  • Laboratori didattici per la gestione delle emozioni e dei conflitti

Tali misure, se implementate in modo sistematico, costituiscono un valido filtro preventivo contro derive di intolleranza, sopraffazione e aggressività nel contesto calcistico giovanile.

Il Valore dell'Educazione Sportiva per i Ragazzi

Non si può parlare di prevenzione senza sottolineare il valore profondo dell’educazione sportiva dei ragazzi, che si traduce nel lungo periodo in adulti più responsabili, capaci di autocontrollo e dotati di una sana etica relazionale. Le società sportive che investono con serietà in programmi educativi sono anche quelle che ottengono migliori risultati, non solo in campo ma soprattutto nella crescita globale dei propri tesserati.

L’apprendimento di valori come l’accettazione della sconfitta, la tolleranza, l’empatia e la capacità di incoraggiare gli altri rappresenta un patrimonio irrinunciabile nella formazione dell’identità individuale e sociale dei giovani atleti.

Testimonianze dirette

Numerosi allenatori e dirigenti di società calcistiche che hanno sperimentato l’introduzione di figure pedagogiche raccontano di un generale miglioramento del clima, di minore incidenza di episodi violenti e di una maturità relazionale superiore da parte dei ragazzi e delle rispettive famiglie.

Soluzioni alla Violenza nello Sport: Esperienze e Best Practice

Diversi paesi europei hanno già adottato strategie simili a quella proposta da Prisciandaro. Nei Paesi Bassi, ad esempio, la figura del mediatore educativo è realtà consolidata; in Svezia e Germania la formazione trasversale sui valori dello sport è obbligatoria per chiunque lavori nel settore giovanile. L’Italia, pur essendosi dotata di regolamenti severi, presenta però ancora una notevole lacuna in termini di prevenzione e cultura della mediazione.

Le soluzioni alla violenza nello sport passano necessariamente dall’innovazione culturale e organizzativa:

  • Inserimento in organico di educatori sportivi
  • Co-progettazione di incontri interdisciplinari scuola-famiglia-società sportiva
  • Valutazione periodica del benessere dei giovani atleti
  • Sviluppo di strumenti di ascolto e segnalazione tempestiva

Tutto ciò, accompagnato da campagne nazionali di sensibilizzazione e dal coinvolgimento diretto delle federazioni sportive, rappresenta la via maestra per ridare dignità al calcio come agenzia educativa.

Sintesi Finale: Una Nuova Prospettiva per il Calcio Giovanile

La cronaca che ha visto un padre aggredire un giovane portiere durante un torneo Under 14 è solo l’ultimo grido d’allarme di un sistema che necessita, urgentemente, di una rifondazione. La proposta di introduzione del pedagogista nelle scuole calcio può costituire la svolta concreta per arginare una deriva troppo spesso sottovalutata.

Investire sull’educazione sportiva dei ragazzi, sulla formazione degli adulti e sulla prevenzione della violenza significa riscoprire il vero significato dello sport come occasione di crescita, rispetto e inclusione. È tempo che ciascuno - federazioni, società, allenatori, genitori - si assuma la propria parte di responsabilità, per restituire al calcio giovanile la sua funzione primaria: quella di crescere uomini e donne più consapevoli, solidali e rispettosi delle regole del gioco e della vita.

Pubblicato il: 4 settembre 2025 alle ore 11:14

Redazione EduNews24

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