Manovra 2026: esclusi 105 emendamenti, tra riserve auree Bankitalia e Piano Casa – Tutti i nodi del Governo Meloni
Indice
- Introduzione: la Manovra 2026 sotto la lente
- Cronaca degli emendamenti: respingimenti e motivazioni
- Le esigenze di copertura: il nodo finanziario della manovra
- Il caso delle riserve d’oro della Banca d’Italia
- Le quote MES e le strategie del Governo italiano
- Piano Casa: gli ostacoli all’attuazione nel 2026
- Il vertice di maggioranza e le decisioni strategiche
- Possibili scenari futuri e prospettive politiche
- Sintesi e conclusioni
Introduzione: la Manovra 2026 sotto la lente
La Manovra 2026 rappresenta uno dei provvedimenti principali del Governo guidato da Giorgia Meloni. Negli ultimi mesi, il percorso della legge di Bilancio ha incontrato una serie di ostacoli, tra esigenze di copertura economica, richieste delle opposizioni e la pressione dell’Unione Europea. Il recente vertice di maggioranza ha posto in evidenza le criticità e sollevato interrogativi su alcuni punti cardine della manovra, tra cui la proprietà delle riserve auree della Banca d’Italia, le quote MES e il Piano Casa per il 2026. In questo approfondimento, analizzeremo ogni nodo cruciale, facendo il punto sulla situazione e sulle sfide che il Governo si troverà ad affrontare per assicurare la sostenibilità e l’efficacia della legge di Bilancio.
Cronaca degli emendamenti: respingimenti e motivazioni
Uno degli aspetti più discussi durante l’iter parlamentare della Manovra 2026 è stato il destino degli emendamenti presentati. In particolare, nella giornata del 26 novembre 2025, la Commissione Bilancio ha respinto 105 emendamenti su questioni di sostanza e di metodo.
Nel dettaglio:
- 18 emendamenti sono stati dichiarati non ammissibili per estraneità di materia. In altre parole, i testi proposti non rientravano negli ambiti di discussione previsti dalla manovra stessa, tema ricorrente nelle leggi finanziarie per evitare allentamenti eccessivi dei provvedimenti.
- 87 emendamenti sono invece stati respinti per mancanza di copertura economica. Un fatto non inusuale, ma che sottolinea la forte tensione tra le richieste del Parlamento e le effettive disponibilità economiche dello Stato. La presenza di molte proposte senza adeguata copertura rappresenta un difetto strutturale del sistema di presentazione degli emendamenti, che spesso mira più a finalità politiche che all’effettiva realizzabilità.
Il risultato è una Manovra 2026 che, nonostante il ricco dibattito, vede ridursi drasticamente lo spazio per modifiche di ampia portata, soprattutto in termini di nuove spese o agevolazioni fiscali.
Le esigenze di copertura: il nodo finanziario della manovra
Uno dei punti più critici emersi dal vertice di maggioranza riguarda le reali coperture economiche della manovra. Il Governo Meloni si trova attualmente nella necessità di reperire oltre un miliardo di euro aggiuntivo per mantenere l’equilibrio dei conti pubblici e rispettare i vincoli europei.
Le esigenze di copertura si sono fatte stringenti soprattutto a causa del rigetto di numerosi emendamenti che avrebbero comportato maggiori uscite. Il dibattito si è concentrato su alcune fonti di finanziamento straordinarie, tra cui:
- La possibilità di ricorrere a nuove entrate fiscali non preventivate,
- Un’ulteriore revisione della spesa pubblica,
- L’ipotetica valorizzazione di alcuni asset statali, primo tra tutti l’oro della Banca d’Italia.
La situazione risulta particolarmente delicata perché la necessità di copertura economica limita la libertà di manovra del Governo sia nelle proposte di riforma strutturale, sia nell’introduzione di misure a sostegno di famiglie e imprese.
Il caso delle riserve d’oro della Banca d’Italia
Uno dei temi più scottanti ha riguardato la questione delle riserve d’oro della Banca d’Italia e la proprietà dello Stato su questi asset. Alcuni emendamenti, nello specifico, proponevano di attribuire in modo formale la proprietà delle riserve auree direttamente allo Stato, piuttosto che alla Banca d’Italia.
La proposta tuttavia non ha trovato il favore delle istituzioni europee. In particolare, la Banca Centrale Europea (BCE) ha espresso forti perplessità, sottolineando che tale iniziativa rischierebbe di mettere in discussione la stabilità e l’autonomia della banca centrale nazionale, in contrasto con i principi su cui si fonda l’Eurosistema.
Questa partita rimane comunque aperta, con la possibilità che il Governo ritorni sul tema in futuro, anche se al momento sembra prevalere la prudenza per non innescare tensioni con le autorità europee e i mercati internazionali.
Riserve di oro Banca d’Italia e proprietà statale restano così un tema ricorrente nei dibattiti di politica economica, specialmente nei momenti di necessità di liquidità a breve termine.
Le quote MES e le strategie del Governo italiano
Altro nodo delicato riguarda la questione delle quote MES (Meccanismo Europeo di Stabilità). L’Italia ha aderito a tale fondo europeo, che ha lo scopo di garantire stabilità finanziaria agli Stati membri in caso di crisi, partecipando al capitale tramite quote proporzionali alla propria economia.
Negli ultimi mesi, il dibattito attorno alle quote MES Italia si è riacceso, anche in virtù delle tensioni politiche tra la posizione più “sovranista” del Governo Meloni e le richieste di compliance dell’Unione Europea. Nella manovra, alcuni emendamenti tentavano di ridefinire le modalità di partecipazione italiana, ma hanno trovato contrari la Commissione Bilancio e il Ministero dell’Economia, soprattutto per le difficoltà nel reperire le risorse necessarie.
Il timore, in caso di modifiche azzardate, resta quello di un downgrade della fiducia nei confronti dell’Italia da parte dei partner europei e degli investitori internazionali, con conseguenze potenzialmente gravi sul costo del debito pubblico.
Pertanto, al momento il Governo sembra orientato verso una posizione di prudenza, valutando solo aggiustamenti marginali sulle quote MES, compatibilmente con le esigenze di bilancio e senza mettere a repentaglio la partecipazione italiana al meccanismo.
Piano Casa: gli ostacoli all’attuazione nel 2026
Tra le tante proposte di riforma inserite nella Manovra 2026, il Piano Casa del Governo emerge come una delle misure più ambiziose e, al contempo, più controverse. L’obiettivo dichiarato è quello di favorire l’accesso alla proprietà immobiliare e il miglioramento del patrimonio abitativo, con misure di sostegno sia per l’acquisto che per la locazione.
Tuttavia, la realizzazione concreta di tale piano si scontra con:
- Vincoli stringenti di bilancio (vedi il tema della copertura economica manovra 2026),
- Criticità già evidenziate dalla Commissione Bilancio sui meccanismi di finanziamento,
- Difficoltà organizzative e gestionali presso le amministrazioni locali,
- Estrema articolazione delle misure proposte, alcune delle quali non trovano il favore delle Regioni.
In molteplici casi, gli emendamenti sul Piano Casa Governo 2026 sono stati bloccati proprio per impossibilità di copertura o per motivi di compatibilità con la cornice normativa europea.
Il vertice di maggioranza e le decisioni strategiche
Il recente vertice di maggioranza, convocato dalla premier Meloni, aveva un duplice obiettivo: ristabilire la coesione interna tra i partiti della coalizione e definire la strategia di fondo in vista della legge di Bilancio definitiva.
Durante l’incontro, è stata ribadita la necessità di:
- Un rigido rispetto del saldo di bilancio, pena l’inasprimento degli obblighi europei,
- Una reimpostazione delle priorità, orientando le risorse residue verso settori chiave come sanità, istruzione e investimenti strategici,
- Una maggiore precauzione sulle proposte “bandiera”, tra cui l’attribuzione allo Stato delle riserve auree Bankitalia e la revisione delle quote MES Italia,
- Un rafforzamento del dialogo con le istituzioni europee, per evitare procedure di infrazione.
In questa fase, la strategia sembra concentrarsi sull’ottenimento della massima stabilità politica, pur tra le inevitabili tensioni che accompagnano ogni manovra finanziaria di rilievo.
Possibili scenari futuri e prospettive politiche
La bocciatura di un elevato numero di emendamenti e le criticità finanziarie pongono la Manovra 2026 davanti a due scenari principali:
- Scenario conservativo: il Governo opta per una legge di Bilancio sobria, con poche innovazioni significative, concentrando gli sforzi sulla tenuta dei conti e sull’osservanza del quadro europeo. Questa opzione garantirebbe maggiore tranquillità sui mercati e una relazione meno problematica con Bruxelles.
- Scenario espansivo: la maggioranza insiste con richieste di maggiore flessibilità agli organi comunitari e tenta di inserire nuove spese, magari ricorrendo a fonti di finanziamento straordinarie (discussione sulle riserve oro Banca d’Italia, revisione politica sul MES, alienazione di asset pubblici). Lo spazio politico risulta però limitato e rischia di generare maggiori tensioni.
Nel frattempo, sarà fondamentale monitorare la risposta degli attori economici e istituzionali, nonché l’umore dell’opinione pubblica che, in più occasioni, ha già manifestato apprensione per una situazione economica ancora fragile.
Sintesi e conclusioni
In sintesi, la Manovra 2026 si configura come una legge di Bilancio sottoposta a forti pressioni, sia politiche che economiche. La bocciatura di 105 emendamenti dalla Commissione Bilancio – di cui 87 per mancata copertura economica e 18 per estraneità di materia – mostra quanto siano risicati i margini di intervento. Il nodo principale rimane la ricerca di coperture economiche adeguate, con le discussioni sulle riserve d’oro della Banca d’Italia e le quote MES a fare da sfondo a strategie che devono necessariamente mediare tra esigenze interne e vincoli europei.
Il Piano Casa 2026 resta sulla carta un’importante promessa, ma la sua attuazione concreta è tutt’altro che scontata. Sullo sfondo, il vertice della maggioranza ha tentato di rafforzare l’asse, ma le tensioni all’interno della stessa coalizione permangono.
In conclusione, la legge di Bilancio per il 2026 rappresenta uno snodo fondamentale per il futuro dell’Italia: le decisioni prese in queste settimane incideranno sulle politiche economiche dei prossimi anni, ponendo il Paese di fronte alla sfida della responsabilità e della sostenibilità delle scelte. Resta da vedere quale sarà la capacità di mediazione e visione strategica del Governo Meloni, in un contesto in costante evoluzione e sotto lo sguardo attento delle istituzioni europee e dei mercati finanziari.