Manovra 2025, Sciopero Generale Usb del 28 Novembre: Priorità a Scuola e Sanità contro l’Aumento della Spesa Militare
Indice dei contenuti
- Introduzione
- Il contesto politico ed economico della Manovra 2025
- Le richieste dell’Usb: pensioni e stipendi minimi
- La questione della spesa militare: “Ogni euro per le armi è tolto a scuola e sanità”
- Tagli alla sanità e alla scuola: il punto di vista dei sindacati
- Lo sciopero generale del 28 novembre: organizzazione, partecipazione e motivazioni
- Greta Thunberg e il sostegno internazionale alle proteste
- La manifestazione del 29 novembre a Roma
- Le reazioni del governo e il dibattito pubblico
- Sintesi e prospettive future
Introduzione
La legge di bilancio 2025 presentata dal governo italiano ha acceso un ampio dibattito pubblico e dato nuovo slancio alle mobilitazioni sindacali. In prima linea, l’Usb, l’Unione Sindacale di Base, ha confermato uno sciopero generale per il 28 novembre e una grande manifestazione nazionale a Roma il giorno successivo. Rivendicazioni-chiare: pensione a 62 anni, stipendi minimi di 2.000 euro e stop all’aumento delle spese militari a scapito di settori vitali come scuola e sanità. E dietro questa mobilitazione si schiera anche una voce internazionale di rilievo: Greta Thunberg, attivista svedese, che ha pubblicamente sostenuto le proteste.
Il contesto politico ed economico della Manovra 2025
La manovra di bilancio 2025 arriva in un periodo di grande incertezza economica e sociale, caratterizzato da una ripresa ancora fragile dopo anni di crisi pandemica e da continui sconvolgimenti geopolitici. Sul tavolo, provvedimenti che prevedono un incremento della spesa militare e, contestualmente, una riduzione delle risorse per settori strategici come la sanità, la scuola e il welfare. Le scelte del governo hanno sollevato forti critiche dagli ambienti sindacali, dai movimenti studenteschi e da numerosi operatori del settore pubblico, che denunciano una “manovra di guerra” piuttosto che un disegno equo e sociale.
Numerosi report, tra cui le anticipazioni del Documento di Economia e Finanza (DEF), segnalano un incremento programmato della spesa militare superiore al 7% rispetto al 2024, con effetti immediati sul bilancio generale dello Stato. In parallelo, i fondi destinati all’istruzione pubblica e al servizio sanitario nazionale subiscono tagli lineari che rischiano di compromettere la qualità dei servizi e il diritto universale all’istruzione e alla salute.
Le richieste dell’Usb: pensioni e stipendi minimi
Alla base dello sciopero generale dell’Usb del 28 novembre ci sono precise rivendicazioni economiche e sociali. Il sindacato chiede innanzitutto il ripristino del diritto alla pensione a 62 anni, argomento centrale per contrastare la precarizzazione e l’invecchiamento forzato della forza lavoro. Ad oggi, molte delle ultime riforme pensionistiche hanno allungato progressivamente l’età pensionabile, rendendo difficile il ricambio generazionale e mettendo sotto pressione i lavoratori più anziani.
Altrettanto centrale è la richiesta di uno stipendio minimo di 2.000 euro netti, in linea con le principali tendenze europee. Secondo Usb e le organizzazioni correlate, questa misura rappresenta una risposta concreta all’aumento del costo della vita, alla stagnazione salariale e alla generalizzata insoddisfazione tra i lavoratori pubblici e privati. L’Usb sottolinea come i salari medi italiani siano tra i più bassi dell’Europa occidentale e come il gap rispetto al costo reale della vita, soprattutto nelle grandi città, sia diventato insostenibile.
Elenco delle principali richieste Usb:
- Pensione a 62 anni
- Stipendio minimo di 2.000 euro
- Stop ai tagli su scuola e sanità
- Riduzione della spesa militare
- Politiche di sostegno all’istruzione pubblica e alla sanità
- Contrasto alla precarizzazione del lavoro
La questione della spesa militare: “Ogni euro per le armi è tolto a scuola e sanità”
Un fulcro della protesta è rappresentato dalla crescente spesa militare italiana. Negli ultimi anni, il nostro Paese si è allineato alle richieste della NATO e degli alleati internazionali, portando progressivamente il budget per la difesa a livelli storicamente alti. Secondo Usb e altri sindacati, questa priorità sta finanziando armi e sistemi d’arma a scapito delle politiche sociali, compromettendo il futuro delle nuove generazioni.
L’Usb utilizza uno slogan molto esplicito: “Ogni euro speso in armi è un euro sottratto a scuola e sanità”. Un’affermazione che trova riscontro nelle analisi di bilancio: per il 2025 si prevede un aumento complessivo degli investimenti destinati alla difesa di circa 5 miliardi di euro, mentre le risorse attribuibili a sanità e istruzione subiscono una drastica contrazione, in controtendenza rispetto ai principi di uguaglianza e coesione sociale sanciti dalla Costituzione.
L’impatto della spesa militare:
- Diminuzione delle risorse per l’edilizia scolastica
- Tagli agli organici di insegnanti e operatori sanitari
- Riduzione degli investimenti in innovazione didattica e ricerca
- Minore accessibilità ai servizi pubblici sanitari
Tagli alla sanità e alla scuola: il punto di vista dei sindacati
Gli effetti dei tagli sono già tangibili sul territorio. Nelle scuole italiane, la carenza di personale, la mancanza di risorse per i laboratori e la digitalizzazione rallentata hanno portato a un abbassamento degli standard educativi. Nella sanità, i tagli si traducono in liste d’attesa sempre più lunghe, difficoltà per i cittadini nel ricevere cure tempestive e precarizzazione delle condizioni di lavoro del personale medico e infermieristico.
Secondo i dati Usb, tra il 2020 e il 2025 il finanziamento pubblico per la sanità ha conosciuto una diminuzione reale di oltre 6 miliardi di euro, mentre per la scuola il calo è attestato a circa 4 miliardi. Questa situazione rischia di accentuare le disuguaglianze sociali e di penalizzare le fasce più deboli della popolazione, in particolare studenti e pensionati a basso reddito.
Critiche principali dei sindacati:
- Insufficienza degli aumenti salariali proposti dal governo
- Manca un piano di assunzioni per scuola e sanità
- Scarse risorse per la sicurezza negli ambienti scolastici e ospedalieri
- Sbilanciamento tra spesa militare e investimenti civili
Lo sciopero generale del 28 novembre: organizzazione, partecipazione e motivazioni
Lo sciopero generale proclamato per il 28 novembre 2025 coinvolge i settori pubblici e privati, con particolare mobilitazione nei comparti scuola, sanità, trasporti e pubblica amministrazione. L’organizzazione Usb ha predisposto presidi in tutte le principali città italiane, prevedendo una massiccia adesione di lavoratori, studenti, docenti e associazioni civiche. Non sarà solo una giornata di protesta “simbolica”, ma un vero e proprio appuntamento di rivendicazione collettiva.
Principali motivazioni dello sciopero:
- Contrasto ai tagli e alle privatizzazioni
- Difesa dello stato sociale pubblico
- Incremento della partecipazione democratica alle scelte di bilancio
- Richiesta di politiche redistributive più eque
- No all’aumento della spesa per armamenti
Fra i dati salienti, la presenza di numerosi giovani e neolaureati, la cui condizione socioeconomica è particolarmente colpita da precarietà e incertezza. Molte associazioni studentesche hanno promosso l’adesione allo sciopero, sottolineando il legame tra futuro occupazionale e investimenti in istruzione.
Greta Thunberg e il sostegno internazionale alle proteste
L’appoggio di Greta Thunberg, nota attivista ambientale e simbolo della lotta generazionale per il clima, conferisce alla mobilitazione Usb una dimensione internazionale e intergenerazionale. In una dichiarazione rilasciata pochi giorni prima dello sciopero, Thunberg ha sottolineato come “le scelte sulla spesa pubblica riflettono la visione delle priorità future di un paese” e come sia inaccettabile ignorare scuola e sanità per finanziare il riarmo.
La sua presa di posizione è particolarmente significativa perché mette in relazione la giustizia sociale con quella climatica: investire in sanità pubblica e istruzione significa investire in una società più resiliente, capace di affrontare anche le grandi sfide ambientali dei prossimi decenni.
Impatto mediatico e internazionale:
- Rilancio delle proteste sui media stranieri
- Mobilitazione di movimenti ambientalisti italiani e europei
- Diffusione degli hashtag #ScuolaNonSiTocca e #SanitàPubblica
La manifestazione del 29 novembre a Roma
A rafforzare lo sciopero generale seguirà, il 29 novembre, una grande manifestazione a Roma. Si prevede la partecipazione di migliaia di persone provenienti da tutte le regioni d’Italia, con delegazioni di studenti, lavoratori, insegnanti e operatori sanitari. Gli organizzatori puntano a dare massima visibilità alle rivendicazioni con cortei, interventi pubblici, flash mob e testimonianze dirette di chi vive quotidianamente in prima linea gli effetti delle scelte di bilancio.
Uno degli obiettivi dichiarati è quello di richiamare la classe politica a una maggiore responsabilità sociale, evidenziando, dati alla mano, che lo sviluppo del paese passa attraverso investimenti su capitale umano, formazione e salute.
Programma della giornata:
- Cortei da diverse zone della città
- Interventi di rappresentanti Usb, studenti e attivisti
- Ospiti internazionali e collegamenti in streaming
- Chiusura con una petizione popolare
Le reazioni del governo e il dibattito pubblico
Il governo ha risposto alle critiche difendendo il contenuto della manovra con argomentazioni legate alla necessità di garantire la sicurezza internazionale e di rispettare gli impegni assunti in ambito europeo e NATO. Secondo l’Esecutivo, la crescita della spesa militare sarebbe temporanea e compensata da successivi interventi su sanità e scuola.
Tali posizioni sono però fortemente contestate da sindacati, opposizioni e società civile, che ritengono la legge di bilancio poco lungimirante, incapace di fronteggiare le vere priorità del paese. Numerosi editoriali e interventi politici, anche bipartisan, chiedono una revisione completa dei criteri di allocazione delle risorse pubbliche.
Le discussioni si sono concentrate anche sui possibili rischi di una crescente distanza tra governo e cittadini e sull’urgenza di aprire tavoli di confronto strutturati con le rappresentanze sociali.
Sintesi e prospettive future
In conclusione, lo sciopero generale Usb del 28 novembre e la manifestazione a Roma del 29 novembre rappresentano un punto di svolta nel dibattito pubblico sulle politiche di bilancio. Le richieste di pensione a 62 anni e stipendi minimi di 2.000 euro sono solo la punta dell’iceberg di un malcontento più ampio, che interpreta la crescente sofferenza sociale di fronte a tagli e disuguaglianze.
In un’Italia che vive l’incertezza economica e cerca un nuovo equilibrio tra sicurezza e welfare, la mobilitazione di Usb – sostenuta da figure come Greta Thunberg – lancia un messaggio chiaro: investire in scuola e sanità significa investire nel futuro del paese. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la politica saprà ascoltare questa richiesta e aprire una nuova stagione di partecipazione democratica alle scelte pubbliche.