La Crisi in Libia nel 2025: Haftar, il 'Nuovo Assad' di Putin verso Tripoli. Quale ruolo per l'Italia?
Indice dei paragrafi
- Introduzione: il contesto della crisi libica nel 2025
- Il governo Dbeibah: debolezza interna ed esterna
- Khalifa Haftar: referente dei russi e nuovo uomo forte in Libia
- Il ruolo di Putin: paralleli con la Siria e influenza su Haftar
- Unificazione della Libia: opportunità o minaccia?
- Il ruolo di Trump: la Casa Bianca come arbitro del futuro libico
- L’Italia e la mediazione nella crisi libica
- Il dossier migranti: priorità strategica italiana
- Le prospettive per il futuro della Libia
- Sintesi e considerazioni finali
Introduzione: il contesto della crisi libica nel 2025
A dieci anni dall’accordo politico di Skhirat e dopo ripetuti tentativi di conciliazione nazionale, la Libia vive nel 2025 una nuova stagione di profonda instabilità. Le tensioni si sono acuite con la progressiva avanzata del generale Khalifa Haftar, sempre più accreditato dalle potenze straniere come il possibile nuovo unificatore del Paese. In questo contesto, il confronto tra il fragile governo di Abdulhamid Dbeibah e le ambizioni di Haftar, ormai evidente referente della Russia nel Nord Africa, si colloca al centro di una crisi che rischia di destabilizzare l’intera regione mediterranea. Gli attori internazionali, inclusa l’Italia, osservano con preoccupazione le evoluzioni sul terreno, consapevoli che da essa dipendono dossier vitali quali quello migratorio e la sicurezza energetica dell’Europa.
Il governo Dbeibah: debolezza interna ed esterna
Nonostante i ripetuti tentativi di consolidare la propria legittimità, il governo guidato da Abdulhamid Dbeibah si trova in una posizione sempre più precaria. La mancanza di un supporto solido tra le fazioni interne e l’impossibilità di controllare realmente il territorio, soprattutto nelle regioni orientali e meridionali, hanno reso Dbeibah un leader di fatto ma non di diritto. La sua dipendenza dal supporto internazionale e la scarsa capacità di garantire sicurezza o riforme hanno minato ulteriormente la sua credibilità sia dentro che fuori dai confini nazionali. Questa fragilità facilita le manovre dei suoi avversari, in particolare di Haftar, che capitalizza l’insoddisfazione popolare e la sfiducia delle potenze estere.
*Punti chiave sulla debolezza del governo Dbeibah:*
- Assenza di un esercito nazionale fedele
- Difficoltà nel controllo delle risorse
- Divisone crescente tra le municipalità
- Perdita di sostegno tra i partner occidentali
Khalifa Haftar: referente dei russi e nuovo uomo forte in Libia
Khalifa Haftar sta imponendo la propria leadership con pragmatismo e determinazione. Forte della sua posizione nella Cirenaica, ma sempre più attivo anche nel Fezzan, si sta accreditando come l’uomo in grado di garantire ordine e stabilità, almeno agli occhi dei partner internazionali desiderosi di chiudere la partita libica. La sua alleanza con Mosca si è consolidata nel corso degli ultimi anni, rendendolo di fatto il punto di riferimento dei russi a Tripoli e dintorni – un ruolo non dissimile da quello ricoperto da Bashar al Assad in Siria. Questa investitura, però, comporta anche rischi: la crescente influenza russa in Libia potrebbe rappresentare un problema per l’Europa e per l’Italia in particolare.
Il ruolo di Putin: paralleli con la Siria e influenza su Haftar
L’intervento russo in Libia, sebbene meno plateale rispetto a quello siriano, è estremamente significativo. Vladimir Putin legge il dossier libico con la stessa logica strategica usata in passato per Damasco: sostenere un alleato forte e centralizzare attorno a lui le leve del potere per garantire la stabilità e, contestualmente, ottenere vantaggi geopolitici e militari. Le truppe del gruppo Wagner, nonostante il tentativo formale di smantellamento, continuano a esercitare una funzione fondamentale nello scacchiere libico, sia sul piano militare sia su quello dell’influenza politica.
L’assimilazione di Haftar alla figura di Bashar al Assad non è solo giornalistica: entrambi sono stati valorizzati da Mosca come leader indiscussi e strumenti per rafforzare la presenza militare russa nel Mediterraneo. Il parallelo non sfugge alle cancellerie occidentali, che temono un consolidamento della presenza russa attraverso basi militari e accordi energetici di lungo periodo.
Unificazione della Libia: opportunità o minaccia?
Uno degli scenari più discussi riguarda la possibile unificazione della Libia sotto il comando di Haftar. Questo evento, che alcuni analisti vedono come l’unica via per chiudere la stagione post-Gheddafi, solleva tuttavia numerose incognite.
Opportunità
- Ripristino della sicurezza interna
- Controllo unificato dei flussi migratori
- Rilancio delle attività economiche e petrolifere
Minacce
- Esclusione o repressione delle minoranze e delle fazioni rivali
- Accresciuta dipendenza da potenze esterne (in primis Russia)
- Potenziale trasformazione in regime autoritario
Se da una parte i fautori di Haftar sostengono che la sua ascesa rappresenti la soluzione alle divisioni endemiche della Libia, dall’altra aumenta il timore che il controllo centralizzato possa sfociare in nuove repressioni e tensioni latenti.
Il ruolo di Trump: la Casa Bianca come arbitro del futuro libico
Nonostante la centralità russa e l’attivismo europeo, resta il peso determinante degli Stati Uniti, soprattutto in vista delle nuove elezioni presidenziali. Donald Trump, sebbene non abbia ancora definito una strategia chiara, sarà probabilmente il decisore ultimo sul futuro di Haftar. In passato, la posizione americana si è contraddistinta per pragmatismo: gli Stati Uniti hanno appoggiato l’attore percepito come capace di stabilizzare la situazione, sia pur temporaneamente, pur di contenere i rischi per la sicurezza internazionale.
Nel 2025 la posizione USA rimane interlocutoria, ma l’ago della bilancia potrebbe spostarsi nettamente verso Haftar qualora il generale riuscisse a garantire una rapida pacificazione e un concreto controllo dei flussi migratori verso l’Europa.
L’Italia e la mediazione nella crisi libica
L’Italia si trova davanti a una delle prove diplomatiche più delicate degli ultimi anni. Tradizionalmente attiva nella regione e legata alla Libia da profonde interrelazioni economiche, energetiche e demografiche, Roma deve ora trovare un equilibrio tra la difesa dei propri interessi e la credibilità come mediatrice internazionale.La strategia italiana si concentra su vari livelli:
- Rafforzare il dialogo con tutte le parti in conflitto, mantenendo contatti sia con il governo di Tripoli che con la Cirenaica di Haftar
- Sostenere politicamente le iniziative di pacificazione dell’ONU, senza però escludere canali bilaterali
- Prestare attenzione particolare al dossier dei migranti, considerato strategico per la sicurezza interna e l’opinione pubblica nazionale
Le recenti missioni diplomatiche del governo italiano testimoniano il tentativo di Roma di non lasciarsi scavalcare dalla diplomazia russa, ma anche di non rompere i ponti con gli Stati Uniti, la Francia o l’ONU. Tuttavia la presenza sempre più ingombrante della Russia complica le possibilità di una mediazione efficace.
Il dossier migranti: priorità strategica italiana
Il controllo dei flussi migratori che partono dalla Libia rappresenta da anni una delle massime priorità per l’Italia. Nel nuovo quadro della crisi, questo tema acquisisce, se possibile, ancora maggior importanza. L’instabilità del governo Dbeibah e l’incertezza sulle reali intenzioni di Haftar rendono difficile prevedere la gestione dei migranti nei prossimi mesi.
L’Italia ha intensificato i colloqui con tutte le componenti libiche per garantire la chiusura delle rotte più pericolose e la collaborazione delle autorità locali nel soccorso e nella gestione degli arrivi. Tuttavia, la presenza di milizie non controllate, traffici illeciti e ONG fa temere una possibile impennata dei flussi nei periodi di vacanza estiva.
Le misure promosse dall’Italia:
- Rafforzamento della guardia costiera libica
- Accordi di cooperazione sulle frontiere
- Supporto logistico e finanziario alle autorità locali
- Programmi di rimpatrio e assistenza ai migranti
Malgrado questi sforzi, la soluzione resta legata a una stabilizzazione di lungo periodo della Libia: senza un governo forte e riconosciuto, qualsiasi intervento rischia di essere inefficace o, peggio, di alimentare nuove rotte e traffici.
Le prospettive per il futuro della Libia
La Libia è, oggi più che mai, un Paese in bilico. Se da una parte la possibilità di unificazione sotto la guida di Haftar potrebbe garantire una parvenza di ordine dopo anni di conflitto, dall’altra aumentano i rischi di nuove spaccature e di un’autocrazia sostenuta dall’esterno. Le varie fazioni tribali, islamiche, regionali si trovano davanti a una scelta difficile: accettare un compromesso sotto il segno di Haftar o rischiare una nuova fase di instabilità e conflitto.
Le cancellerie europee, Italia in primis, devono quindi prepararsi a ogni scenario possibile, rafforzando i canali di dialogo e mantenendo un profilo diplomatico lucido e pragmatico. In questo passaggio storico, la posta in gioco non riguarda solo la Libia ma anche l’intero assetto geopolitico del Mediterraneo.
Sintesi e considerazioni finali
La crisi libica del 2025 si configura come una delle principali emergenze politiche della regione mediterranea. L’affermarsi di Haftar come uomo forte sostenuto da Mosca, i paralleli con la Siria di Assad e la debolezza strutturale del governo Dbeibah delineano uno scenario volatile e a forte rischio. Il ruolo dell’Italia, chiamata a mediare tra interessi contrapposti e a salvaguardare i propri dossier strategici – con quello migratorio su tutti – sarà decisivo per determinare non solo il futuro della Libia, ma anche gli equilibri futuri dell’intera area.
La mediazione diplomatica italiana non potrà prescindere da una stretta collaborazione con gli attori internazionali e dall’ascolto delle esigenze delle diverse fazioni libiche. Solo una soluzione politica condivisa e sostenibile, seppur difficile a realizzarsi, garantirà la fine della crisi e il rilancio della Libia come interlocutore affidabile. La posta in gioco, del resto, è troppo alta per fallire.