Smart working e produttività: più flessibilità non basta senza una vera comunità aziendale
Indice
- Introduzione
- Gli italiani e la gestione del proprio tempo
- L’importanza del senso di appartenenza nel contesto lavorativo
- Il rischio di un clima aziendale tossico
- Smart working: benefici e possibili illusioni
- I dati Randstad Workmonitor 2025 e la nuova visione del lavoro
- Il ruolo della leadership e i fattori umani
- L’equilibrio tra vita e lavoro: una priorità emersa
- Esperienze reali: il caso di Maria
- Come costruire un ambiente di lavoro positivo
- Sintesi finale
Introduzione
Lo smart working continua a essere uno degli argomenti più dibattuti nel mondo del lavoro contemporaneo. La pandemia ne ha accelerato la diffusione, ma nel 2025 lo scenario è ben più articolato rispetto al semplice lavoro da casa. Se da una parte sono evidenti i benefici dello smart working per la produttività e l’equilibrio vita-lavoro, dall’altra appare sempre più chiaro che la sola flessibilità non basta. Secondo la
Ricerca Randstad Workmonitor 2025, pubblicata il 2 novembre e basata su dati solidi e testimonianze reali, il segreto per un vero salto di qualità passa dalla costruzione di un ambiente di lavoro positivo e da un vero senso di comunità.
Gli italiani e la gestione del proprio tempo
Uno dei dati più significativi che emerge dalla ricerca è che l’83% degli intervistati ritiene essenziale poter gestire il proprio tempo. Questo risultato conferma un trend ormai consolidato: i lavoratori italiani, come i colleghi europei, chiedono flessibilità prima ancora che aumenti salariali o benefit materiali. Non si tratta solo di organizzare meglio le idee o evitare lo stress; poter gestire il proprio tempo consente di:
- Migliorare la concentrazione nelle ore di maggiore produttività personale
- Favorire la conciliazione tra vita privata e lavoro
- Ridurre lo stress collegato agli spostamenti (commuting)
- Permettere agli individui di dedicarsi alla formazione e all’aggiornamento
La gestione del tempo nel lavoro è dunque una richiesta centrale e rappresenta un punto di partenza imprescindibile per qualsiasi riflessione sullo smart working. Tuttavia, affiancare alla flessibilità altri valori aziendali è ciò che può trasformare questa modalità in una vera occasione di crescita.
L’importanza del senso di appartenenza nel contesto lavorativo
Un altro dato centrale è che l’85% degli intervistati lega la propria produttività al senso di comunità e appartenenza. Questo conferma quanto l’importanza del senso di appartenenza al lavoro sia ormai un concetto cardine per il benessere delle persone. In molti casi, il desiderio di essere valorizzati all’interno di un gruppo, sentirsi parte di qualcosa di importante o, ancora, essere supportati dai colleghi, rappresenta la leva principale per mantenere alta la motivazione personale al lavoro.
Molti esperti di risorse umane sottolineano come le aziende con un ambiente coeso e inclusivo vedano tassi di turnover più bassi, team più resilienti e una produttività nel lavoro smart working nettamente superiore a quelle che si concentrano solo su obiettivi individuali. Investire sulla cultura aziendale, costruendo una comunità reale, non virtuale, crea le condizioni per far fiorire la creatività e la collaborazione.
Il rischio di un clima aziendale tossico
Il clima aziendale resta uno degli aspetti più complessi da gestire, anche nella rivoluzione portata dallo smart working. Secondo la ricerca, il 44% degli italiani ha lasciato un’azienda a causa di un ambiente di lavoro pesante. Questo significa che quasi un lavoratore su due prende decisioni importanti per la propria vita professionale non per motivi economici, ma per mancanza di benessere e clima positivo.
I fattori che contribuiscono a un ambiente tossico sono molteplici:
- Mancanza di ascolto da parte della leadership
- Pressioni eccessive e competitività malsana
- Mancanza di trasparenza nelle decisioni
- Scarso riconoscimento del merito
Non a caso, in assenza di una vera cultura del benessere in azienda, anche il miglior beneficio dello smart working rischia di apparire poco incisivo. Il dato della Randstad evidenzia un trend che nessun datore di lavoro può permettersi di ignorare: la qualità della vita in ufficio conta, eccome.
Smart working: benefici e possibili illusioni
Negli ultimi anni, il termine smart working è diventato sinonimo di libertà. In effetti, offre vantaggi innegabili such as:
- Autonomia nella gestione oraria e delle priorità
- Riduzione dei tempi e dei costi di spostamento
- Miglior conciliazione dei tempi famiglia-lavoro
- Opportunità di lavorare da qualsiasi luogo (clima, salute, assistenza ai familiari)
Tuttavia, la Ricerca Randstad mostra come lo smart working, se isolato da un contesto positivo, rischi di generare nuove forme di alienazione, solitudine professionale e perdita del senso di appartenenza aziendale. Senza strumenti di aggregazione, la produttività nel lavoro smart working può addirittura diminuire: isolamento, scarso feedback e mancata identificazione con l’azienda sono i rischi più frequentemente rilevati dalle indagini qualitative.
In altri termini, passare da un open space fisico a uno “virtuale” non è sufficiente per trarre reali vantaggi dal lavoro agile.
I dati Randstad Workmonitor 2025 e la nuova visione del lavoro
Lo studio condotto da Randstad, uno dei principali player internazionali nella ricerca e selezione del personale, non si limita a “fotografare” lo stato dello smart working in Italia nel 2025, ma ne individua anche le riflessioni profonde:
- Benessere e qualità della vita al primo posto: molti lavoratori sarebbero disposti a rinunciare a una quota di stipendio pur di lavorare in un ambiente sereno e ben organizzato.
- Importanza della comunità e delle relazioni personali: la comunità lavorativa si conferma elemento cruciale nella scelta, nella fidelizzazione e nella produttività dei collaboratori.
- Centralità dell’ascolto: il feedback dei dipendenti è oggi uno degli indicatori principali per valutare la sostenibilità di un’organizzazione.
Tutto ciò porta a una riconsiderazione delle tradizionali dinamiche aziendali, dove non basta offrire “benefici smart working” in termini di flessibilità o strumenti digitali, ma serve investire sulle persone a 360°.
Il ruolo della leadership e i fattori umani
Alla luce dei dati della Ricerca Randstad Workmonitor 2025, emerge con forza il ruolo della leadership nella costruzione di motivation e senso di appartenenza. I leader di oggi sono chiamati a esercitare un’influenza positiva non solo sulle performance, ma anche sul clima emotivo e sulle relazioni tra colleghi.
Un buon capo, infatti:
- Ascolta i bisogni individuali
- Favorisce il dialogo tra team
- Promuove la trasparenza anche a distanza
- Aiuta a risolvere conflitti in modo costruttivo
- Riconosce il merito senza creare competitività tossica
Senza una leadership capace di guidare il cambiamento, anche lo smart working diventa una trasformazione zoppa.
L’equilibrio tra vita e lavoro: una priorità emersa
L’importanza dell’equilibrio tra vita privata e lavoro è un tema che attraversa tutti i paragrafi della ricerca Randstad e che si riflette nelle scelte quotidiane dei lavoratori. In molti sono oggi disposti ad accettare una retribuzione leggermente inferiore pur di beneficiare di giornate più serene, meno stressate e gratificanti non solo economicamente.
Questa tendenza si manifesta soprattutto nei più giovani, ma coinvolge ormai tutte le classi di età. Aziende lungimiranti hanno compreso quanto la gestione del tempo e la valorizzazione della sfera extra-professionale siano elementi determinanti per fidelizzare i talenti e attrarne di nuovi.
Esperienze reali: il caso di Maria
L’importanza dei rapporti umani, del clima aziendale e della leadership trova conferma anche nelle esperienze personali. Emblematica, da questo punto di vista, la storia di Maria, una giovane professionista che ha scelto di rifiutare un’offerta di lavoro in smart working per restare nel proprio team, legata non solo da ragioni contrattuali, ma soprattutto dal forte rapporto di stima verso il suo capo.
Maria racconta: “Mi hanno offerto una posizione interessante, completamente da remoto. L’offerta economica era ottima, ma non ho voluto lasciare il team con cui lavoro da anni e soprattutto il mio responsabile, con cui ho un confronto continuo. Fare squadra è la mia vera motivazione.”
Questa testimonianza evidenzia come, per molti professionisti italiani, il senso di comunità e la qualità delle relazioni interne siano ancora più importanti della sola flessibilità dell’orario. Il senso di appartenenza e la qualità del rapporto con la leadership restano una componente cardine anche nell’era della digitalizzazione e dello smart working.
Come costruire un ambiente di lavoro positivo
Costruire un vero ambiente di lavoro positivo significa proporre strategie a tutto tondo che vadano oltre il semplice “concedere smart working”. Le aziende più attive su questo fronte lavorano su più livelli:
- Cultura aziendale chiara ed esplicita: valori, visione e mission devono essere condivisi e interiorizzati da tutti.
- Formazione continua sulle competenze relazionali: non solo competenze tecniche, ma anche soft skills come empatia, ascolto e gestione dei conflitti.
- Strumenti e spazi per la collaborazione anche virtuale: meeting regolari, chat di team, eventi aziendali, momenti di condivisione informale.
- Pianificazione di momenti in presenza: anche con lo smart working, organizzare incontri periodici di team building rafforza il senso di appartenenza.
- Sistemi di feedback costanti: raccogliere opinioni e suggerimenti permette di monitorare il clima interno e intervenire precocemente.
Implementando questi aspetti, le aziende possono favorire la fidelizzazione, aumentare la produttività e garantire che i benefici dello smart working non siano solo di facciata.
Sintesi finale
La fotografia scattata dalla Randstad Workmonitor 2025 chiarisce in modo inequivocabile che lo smart working non basta per garantire benessere e produttività. I lavoratori italiani chiedono flessibilità, sì, ma soprattutto desiderano far parte di una comunità, di un team dove senso di appartenenza, leadership positiva e ambiente di lavoro siano priorità condivise.
Le aziende che sanno ascoltare le esigenze dei propri collaboratori e promuovere una vera cultura del benessere, anche a distanza, sono destinate non solo ad attrarre talento, ma anche a distinguersi per risultati e innovazione. In un mercato del lavoro sempre più fluido, competitivo e digitale, le relazioni umane e la costruzione di un clima inclusivo restano la chiave per rendere lo smart working uno strumento davvero efficace, capace di elevare la produttività del lavoro smart working e di rispondere concretamente alle sfide della modernità.
Le sfide non mancano, ma il futuro del lavoro sarà di chi saprà investire sul capitale umano, con flessibilità e “cuore”: solo così sarà possibile rendere i benefici dello smart working una realtà per tutti.