Piano Mattei: La Formazione nei Luoghi d’Origine al Centro delle Politiche per il Lavoro
Indice
- Introduzione: Il contesto e l’urgenza del problema
- Il Piano Mattei e l’approccio formativo innovativo
- Il mismatch domanda-offerta nel settore ristorazione e accoglienza
- Progetti di formazione in Nord Africa: un laboratorio per il futuro
- Il ruolo cruciale della formazione continua
- Impatto sulle politiche del welfare e sulle imprese italiane
- Sfide, opportunità e prospettive europee
- Conclusioni e sintesi finale
Introduzione: Il contesto e l’urgenza del problema
Nel contesto socio-economico attuale, il legame fra formazione e mercato del lavoro rappresenta una sfida strategica per la crescita e la competitività dell’Italia. Sempre più spesso si parla di mismatch tra domanda e offerta di lavoro, con particolare riferimento a comparti come la ristorazione, il turismo e il settore terziario. Questa criticità, se non affrontata con interventi efficaci e mirati, rischia di compromettere non solo l’efficienza delle imprese ma anche la tenuta sociale del Paese.
Durante il Global Welfare Summit di Roma, uno degli appuntamenti più rilevanti per la riflessione sul lavoro e il welfare in Italia, il direttore centrale Politiche del Lavoro e Welfare di Confcommercio, Guido Lazzarelli, ha posto l’accento sulla necessità di agire a partire dai territori. In un'epoca di grandi cambiamenti demografici, tecnologici ed economici, è fondamentale dotarsi di strategie innovative come quelle proposte dal Piano Mattei.
Il Piano Mattei e l’approccio formativo innovativo
Il Piano Mattei lavoro nasce come risposta strutturata ad esigenze non più rinviabili delle imprese italiane e straniere operanti nel settore terziario e del turismo. La principale novità di questo piano riguarda l’attenzione alla formazione nei luoghi d’origine, una strategia che mette il capitale umano al centro dello sviluppo economico e sociale.
Come sottolineato da Guido Lazzarelli, la possibilità di formare persone nei loro Paesi o comunità di provenienza favorisce un inserimento lavorativo più rapido e sostenibile. Nell’ambito dei progetti in Nord Africa, ad esempio, si lavora per creare un bacino di competenze realmente spendibili nel mercato del lavoro italiano. Questa impostazione presenta numerosi vantaggi, tra cui:
- Un abbattimento dei tempi di inserimento lavorativo;
- Un’offerta più aderente alle reali richieste delle imprese italiane;
- Un maggior rispetto delle specificità culturali e professionali dei candidati.
Questa visione risponde anche all’esigenza di una integrazione inclusiva e rispettosa, capace non solo di valorizzare le competenze acquisite localmente, ma anche di attrarre talenti dove c’è effettiva necessità.
Il mismatch domanda-offerta nel settore ristorazione e accoglienza
Uno degli aspetti più critici evidenziati durante il Global Welfare Summit Roma è quello relativo al mismatch domanda-offerta ristorazione, una delle sfide più urgenti e complesse per la società italiana e per il sistema delle imprese. Le aziende lamentano da anni difficoltà crescenti nel reperire profili qualificati, sia a livello di competenze tecniche sia di soft skills, capaci di rispondere a una clientela sempre più esigente e globale.
Guido Lazzarelli Confcommercio ha rimarcato come il fenomeno del mismatch derivi dall’incapacità del sistema formativo di stare al passo con l’evoluzione del mercato. Le ragioni principali sono:
- Curriculum scolastici troppo distanti dalle esigenze reali delle imprese;
- Scarsa sinergia tra scuole, università e mondo produttivo;
- Poche opportunità di tirocinio o apprendistato di qualità;
- Una percezione sociale del lavoro nel turismo e nella ristorazione spesso poco valorizzante.
In questo quadro, il Piano Mattei lavoro rappresenta una risposta concreta, puntando a superare la tradizionale dicotomia tra formazione teorica e pratica e investendo su percorsi professionalizzanti sin dall’inizio del percorso educativo.
Progetti di formazione in Nord Africa: un laboratorio per il futuro
Un altro capitolo di estrema attualità e innovazione è rappresentato dai progetti formazione Nord Africa promossi nell’ambito del Piano Mattei. Questi progetti si propongono di formare figure professionali particolarmente richieste, sia nel mercato italiano che europeo, con l’obiettivo di:
- Ridurre la pressione migratoria irregolare, offrendo opportunità attendibili direttamente nei Paesi d’origine;
- Favorire la crescita sostenibile e stabile delle economie locali alimentando, allo stesso tempo, la competitività delle aziende italiane;
- Promuovere percorsi di formazione settore terziario in linea con gli standard più elevati.
Ad esempio, in paesi come Tunisia, Marocco ed Egitto, sono già attive collaborazioni tra istituzioni accademiche, enti di formazione professionale e aziende italiane interessate a inserire personale qualificato. Queste sinergie consentono di costruire curriculum “su misura” che rispondono non solo alle esigenze della domanda italiana, ma anche alle ambizioni di crescita dei giovani nei paesi partner.
Inoltre, il legame tra formazione e sviluppo locale contribuisce a ridurre le cause profonde della migrazione economica, promuovendo una nuova narrazione rispetto al fenomeno migratorio: quella della mobilità delle competenze, capace di generare valore condiviso per Italia e Nord Africa.
Il ruolo cruciale della formazione continua
Un altro aspetto centrale affrontato da Guido Lazzarelli riguarda la formazione continua contratto lavoro. Agire solo sulla formazione iniziale non basta: il mercato e le tecnologie evolvono rapidamente, rendendo indispensabile un aggiornamento costante delle competenze.
Lazzarelli ha sottolineato la necessità di “intervenire sugli istituti contrattuali”, ovvero sulle modalità e sui contenuti della contrattazione collettiva, per rendere obbligatoria o comunque fortemente incentivata la formazione permanente. Questo significa:
- Integrare nei contratti collettivi nazionali specifiche clausole che prevedano ore di formazione annuale obbligatoria;
- Incentivare il coinvolgimento delle aziende e dei dipendenti in percorsi di aggiornamento professionale;
- Offrire strumenti di welfare aziendale collegati alla crescita delle competenze.
La formazione continua è particolarmente rilevante nei comparti a elevata stagionalità e turn-over, come il turismo e la ristorazione, dove l’aggiornamento costante delle competenze può fare la differenza tra successo e stagnazione imprenditoriale.
Alcuni strumenti già in atto:
- Fondi interprofessionali per la formazione continua;
- Voucher formativi regionali e nazionali;
- Partnership pubblico-private tra imprese e agenzie formative.
Tali strumenti devono essere resi ancora più accessibili e flessibili, soprattutto per le piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura del tessuto economico italiano.
Impatto sulle politiche del welfare e sulle imprese italiane
Le ricadute di una politica attiva come quella del Piano Mattei sono molteplici sia per le imprese che per il sistema del welfare Confcommercio. Da un lato, le aziende hanno la possibilità di reperire personale formato secondo standard più elevati; dall’altro, il sistema pubblico può investire più efficacemente su interventi mirati, evitando sprechi e duplicazioni.
Un impatto significativo riguarda la lotta al lavoro irregolare e all’abbassamento delle tutele occupazionali. Un mercato del lavoro più trasparente e meglio regolato riduce inoltre il rischio di sfruttamento, promuovendo una crescita inclusiva e socialmente sostenibile.
Non va dimenticata la dimensione reputazionale: una filiera della formazione e dell’inserimento lavorativo trasparente e di qualità rafforza la competitività dell’Italia sui mercati globali, attirando investimenti stranieri e talenti.
Sfide, opportunità e prospettive europee
Non mancano, tuttavia, ostacoli e fattori di rischio. Innanzitutto la formazione luogo d'origine richiede una solida rete di collaborazione tra governi, imprese, istituzioni formative e agenzie internazionali. Bisogna garantire standard omogenei, processi di certificazione trasparenti e percorsi di riconoscimento reciproco delle qualifiche.
L’Unione Europea si sta muovendo nella direzione di una maggiore armonizzazione degli standard formativi, anche in un’ottica di Blue Card europea e di accordi bilaterali con i Paesi nordafricani. In quest’ambito il Piano Mattei potrebbe rappresentare una best practice replicabile su scala continentale.
È necessario accompagnare queste riforme con adeguate risorse finanziarie, investendo nel mercato lavoro turismo e sostenendo le PMI nelle fasi di transizione.
Opportunità chiave:
- Potenziamento delle reti di imprese che operano nella formazione transnazionale;
- Promozione di tirocini “cross-border” e mobilità internazionale dei lavoratori;
- Sviluppo di piattaforme digitali per l’apprendimento a distanza e il riconoscimento delle competenze.
Conclusioni e sintesi finale
Il Piano Mattei, così come illustrato al Global Welfare Summit di Roma da Guido Lazzarelli, segna un punto di svolta nella modalità di pensare la formazione e le politiche del lavoro. Non più solo un tema interno, ma una questione europea e mediterranea, che pone il capitale umano e la formazione continua al centro delle strategie di sviluppo.
Affrontare il mismatch domanda-offerta ristorazione e, più in generale, nei settori chiave del terziario, significa investire in modo lungimirante su scuole, università, imprese e territorio. Significa anche costruire percorsi di crescita che partano dalla formazione settore terziario, siano essi in Italia o nei Paesi partner come il Nord Africa. È una sfida che richiede visione, coraggio e collaborazione, ma che può offrire risultati straordinari in termini di competitività, inclusività e coesione sociale.
In questo scenario, Confcommercio si conferma protagonista, promuovendo politiche welfare orientate al futuro e capaci di coniugare le esigenze delle imprese con il rispetto e la valorizzazione del lavoro. Il successo del Piano Mattei lavoro dipenderà, dunque, dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di fare sistema e condividere obiettivi comuni.
In conclusione, il vero valore aggiunto sarà quello di riuscire a formare persone nel luogo d’origine, evitando che la mobilità forzata sia l’unica possibilità di riscatto. Questo modello, radicato nel rispetto delle persone e delle comunità, potrà davvero diventare una buona pratica italiana da esportare nel mondo.