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Occupazione: Cresce il Lavoro tra gli Over 50, Giovani Sempre Più Esclusi. Dopo Dieci Anni di Jobs Act Servono Regole Nuove
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Occupazione: Cresce il Lavoro tra gli Over 50, Giovani Sempre Più Esclusi. Dopo Dieci Anni di Jobs Act Servono Regole Nuove

I dati ISTAT sul lavoro in Italia nel 2025: boom di occupazione per gli over 50, calo continuo tra i giovani. Analisi, cause e proposte di riforma

Occupazione: Cresce il Lavoro tra gli Over 50, Giovani Sempre Più Esclusi. Dopo Dieci Anni di Jobs Act Servono Regole Nuove

Indice dei Paragrafi

  • Introduzione: il quadro occupazionale secondo l’ISTAT
  • Il boom dell’occupazione over 50
  • Giovani e lavoro in Italia: una crisi persistente
  • Il Jobs Act e i suoi effetti su mercato del lavoro
  • Cosa spiegano i dati ISTAT sul lavoro 2025?
  • Le cause del calo occupazionale tra gli under 35
  • Le conseguenze sociali della crisi lavorativa giovanile
  • Il confronto con altri Paesi europei
  • Le nuove regole possibili per un mercato del lavoro più equo
  • Prospettive e proposte dal mondo dell’istruzione e della formazione
  • Sintesi e conclusioni

Introduzione: il quadro occupazionale secondo l’ISTAT

Luglio 2025 ha segnato un nuovo record per il tasso di occupazione in Italia, che ha raggiunto il 62,8%, secondo gli ultimi dati ISTAT diffusi lo scorso mese. Un risultato che, a una prima lettura, potrebbe far pensare a una ripresa diffusa del mercato del lavoro italiano dopo gli anni di difficoltà legati alla pandemia e alle crisi economiche recenti. Tuttavia, una lettura più attenta svela un fenomeno ben diverso: la crescita del lavoro favorisce quasi esclusivamente gli over 50, mentre per giovani e under 35 la situazione resta molto critica.

Il tasso di disoccupazione nazionale è sceso al 6%, un livello storicamente basso negli ultimi decenni. Ma dietro questo dato si cela una profonda trasformazione demografica e lavorativa del Paese, sollevando interrogativi urgenti sulla sostenibilità sociale ed economica di queste dinamiche. In particolare, gli occupati nella fascia 50-64 anni sono cresciuti del 3,2%, mentre nella fascia 35-49 anni si è registrato un calo dell’1,8% e tra i 15 e i 34 anni un meno 0,5%.

Il boom dell’occupazione over 50

Occupazione over 50 – un boom, non una casualità. Da almeno dieci anni, il dato sugli over 50 è in crescita costante. La tendenza si è accentuata nell’ultimo biennio, portando la quota di occupati tra i 50 e i 64 anni ai massimi storici. Questo fenomeno non è casuale ma risponde a diversi fattori strutturali:

  • Allungamento dell’età pensionabile: Le recenti riforme previdenziali hanno spostato in avanti l’età di accesso alla pensione, costringendo – o incentivando – milioni di italiani a prolungare la propria carriera lavorativa.
  • Esperienza e flessibilità: Le aziende prediligono sempre di più lavoratori con lunga esperienza, ritenuti “affidabili” e spesso più disposti ad accettare forme di lavoro flessibile o parziale.
  • Cambiamenti demografici: L’invecchiamento della popolazione italiana aumenta fisiologicamente il peso percentuale degli over 50 tra gli occupati.

Risultato? Il concetto stesso di “lavoro over 50 in Italia” è cambiato profondamente. Oggi la maggior parte degli occupati rientra proprio in questa fascia, rappresentando una risorsa cruciale ma anche un fattore di squilibrio per chi cerca di inserirsi ex novo nel mercato del lavoro.

Giovani e lavoro in Italia: una crisi persistente

Al contrario, le difficoltà occupazionali dei giovani si sono accentuate negli ultimi anni. Sebbene il calo annuale degli occupati under 35 – secondo i dati ISTAT – sia dello 0,5%, questo dato nasconde una tendenza di medio-lungo periodo ben più allarmante:

  • La partecipazione al mercato del lavoro degli under 35 in Italia è ai minimi storici, complice anche una parte crescente di giovani inattivi (che né studiano e né lavorano).
  • Il tasso di disoccupazione giovanile, se pure sceso leggermente rispetto agli anni precedenti, rimane tra i più alti d’Europa.
  • Molti giovani italiani abbandonano il Paese per trovare lavoro all’estero, generando una nuova emigrazione intellettuale.

Secondo diversi osservatori, la mancata crescita dei segmenti più giovani del mercato del lavoro è sintomo di un sistema poco inclusivo, incapace di rinnovarsi e di produrre nuove opportunità per le generazioni emergenti.

Il Jobs Act e i suoi effetti su mercato del lavoro

A dieci anni dall’introduzione del Jobs Act, varato nel 2015 per riformare profondamente il mercato del lavoro italiano, è lecito domandarsi quali risultati abbia davvero prodotto.

Le intenzioni della riforma erano chiare:

  • Maggiore flessibilità in entrata e uscita per i lavoratori
  • Incentivi alle nuove assunzioni
  • Riduzione delle forme contrattuali “atipiche” a favore del tempo indeterminato

Alcuni indicatori mostrano una lieve crescita dell’occupazione complessiva, ma l’impatto sulle fasce d’età giovani è stato limitato. Nel tempo, la maggior parte degli effetti positivi sembra essersi concentrata sugli over 50, penalizzando di fatto la crescita dell’occupazione giovanile. Critiche sono arrivate anche sull’aumento della precarietà lavorativa e sulla progressiva diminuzione delle tutele, con ricadute significative soprattutto per le nuove generazioni.

I principali effetti del Jobs Act sull’occupazione:

  • Incremento transitorio delle assunzioni a tempo indeterminato, grazie agli incentivi
  • Successivo ritorno alla prevalenza dei contratti a termine e precari per le nuove entrate, specie tra i giovani
  • Difficoltà oggettiva degli under 35 a inserirsi nel nuovo mercato del lavoro

Cosa spiegano i dati ISTAT sul lavoro 2025?

I dati ISTAT sulla situazione occupazionale italiana del 2025 forniscono spunti importanti di analisi:

  • Tasso di occupazione al 62,8%: Livello elevato, ma composto in misura crescente da over 50
  • Aumento degli occupati 50-64 anni (+3,2%): Un vero e proprio boom demografico, che riflette le scelte di riforma pensionistica degli ultimi anni
  • Diminuzione degli occupati tra 35-49 anni (-1,8%) e under 34 (-0,5%): Segno di una crescente difficoltà all’ingresso nel mondo del lavoro per le nuove generazioni
  • Tasso di disoccupazione sceso al 6%: Ma una parte rilevante dei giovani è ormai inattiva e non cerca occupazione

Questi dati suggeriscono che il mercato del lavoro del 2025 sia di fatto “invecchiato”, ponendo nuove sfide sia dal punto di vista economico che sociale.

Le cause del calo occupazionale tra gli under 35

Vari elementi concorrono a spiegare il calo occupazionale tra i giovani in Italia:

  1. Rigidità e inefficienze del mercato del lavoro: Nonostante le riforme, il sistema rimane poco flessibile e scarsamente orientato all’inserimento dei giovani.
  2. Mismatch tra domanda e offerta: Il gap tra competenze offerte dai giovani e quelle richieste dalle aziende continua a essere ampio, specialmente nei settori tecnologici e digitali.
  3. Accesso limitato a percorsi di formazione e orientamento efficaci: Spesso le scuole e le università italiane offrono una preparazione poco allineata con le esigenze reali del mercato.
  4. Scarso ricambio generazionale nelle imprese: Le aziende privilegiano lavoratori più esperti, ritardando il turnover e limitando le entrate dei giovani.
  5. Condizioni di precarietà contrattuale: Gran parte delle offerte rivolte agli under 35 sono caratterizzate da contratti temporanei, stagionali o di apprendistato a termine.

Queste problematiche plasmano un sistema poco attrattivo per i giovani, i quali sempre più spesso rinunciano a cercare un lavoro stabile in Italia.

Le conseguenze sociali della crisi lavorativa giovanile

Le ricadute di questa situazione sono molteplici e spesso sottovalutate:

  • Aumento del numero di giovani NEET (Not in Education, Employment or Training)
  • Rallentamento della natalità: L’instabilità lavorativa induce a rinviare o rinunciare alla creazione di una famiglia
  • Spopolamento e desertificazione delle aree interne: Molti giovani abbandonano le regioni meno dinamiche per trasferirsi all’estero o in grandi città
  • Perdita di capitale umano: L’emigrazione dei giovani talenti impoverisce la società e l’economia italiana

Questi effetti sono destinati ad aggravarsi se non si interviene prontamente con misure concrete e mirate.

Il confronto con altri Paesi europei

L’Italia non è isolata, ma risulta tra i Paesi con le maggiori criticità. Rispetto a Francia, Germania e Spagna, il nostro Paese sconta:

  • Un tasso di disoccupazione giovanile più alto rispetto alla media UE
  • Una quota di NEET superiore (quasi il 20% contro il 12% dell’Europa occidentale)
  • Meccanismi di ingresso nel mondo del lavoro più difficili e meno meritocratici
  • Minore presenza di “ponte” tra scuola/università e impresa rispetto ai sistemi duali diffusi in Germania

Le esperienze straniere insegnano che politiche attive, incentivi per le imprese all’assunzione giovanile e sistemi di formazione-lavoro integrati possono produrre risultati migliori, anche in presenza di difficoltà economiche.

Le nuove regole possibili per un mercato del lavoro più equo

Come riformare il mercato del lavoro dopo dieci anni di Jobs Act ed evitare una generazione esclusa dall’occupazione? Le proposte si moltiplicano, anche a livello istituzionale:

  1. Riformare i centri per l’impiego e potenziare l’orientamento scolastico/universitario
  2. Incentivare maggiormente le assunzioni giovanili, sia con sgravi fiscali sia con premi di produttività
  3. Favorire la formazione continua, in parallelo allo sviluppo delle soft skills e delle competenze digitali
  4. Promuovere tirocini e apprendistato di qualità, garantendo un reale sbocco lavorativo
  5. Valorizzare i percorsi di alternanza scuola-lavoro, mutuando le best practice europee

Soltanto un cambio di paradigma nell’approccio alle politiche attive potrà invertire il trend negativo che colpisce i giovani lavoratori in Italia.

Prospettive e proposte dal mondo dell’istruzione e della formazione

Il rapporto tra scuola, università e lavoro resta un nodo cruciale per la ripresa dell’occupazione under 35. Diverse sono le iniziative che potrebbero favorire un ingresso più graduale ma efficace nel mondo produttivo:

  • Potenziare l’orientamento fin dalla scuola primaria, aiutando i ragazzi a individuare percorsi di studio in linea con le richieste del mercato
  • Integrare le competenze digitali e tecnologiche in tutti i cicli scolastici, rendendo i giovani più competitivi anche su scala internazionale
  • Rafforzare il dialogo tra Università e mondo delle imprese, favorendo stage, progetti di ricerca applicata e opportunità di mentorship
  • Implementare politiche di life-long learning per consentire a chi si affaccia al mondo del lavoro di aggiornare continuamente le proprie competenze

La chiave sarà offrire a studenti e neodiplomati strumenti concreti per colmare rapidamente il gap tra domanda e offerta lavorativa.

Sintesi e conclusioni

I dati ISTAT del 2025 fotografano un’Italia sempre più divisa dal punto di vista occupazionale, con gli over 50 che trainano la crescita totale degli occupati, mentre i giovani soffrono una crisi profonda, spesso costretti all’inattività o all’emigrazione. Dieci anni dopo il Jobs Act, il mercato del lavoro reclama con urgenza nuove regole per valorizzare le nuove generazioni, restituendo speranza e centralità ai giovani e garantendo una sostenibilità sociale di lungo periodo.

Le sfide poste dalla crisi lavorativa dei giovani meritano risposte integrate – legislative, economiche e culturali – che partano dal sistema di istruzione per arrivare alla riforma delle politiche attive e contrattuali. Solo così l’Italia potrà tornare ad essere un Paese attrattivo ed equo, capace di offrire opportunità a tutte le generazioni e evitare il rischio di una società “a doppia velocità”.

Pubblicato il: 2 settembre 2025 alle ore 07:10

Redazione EduNews24

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