La formazione obbligatoria dei docenti è diventata negli ultimi anni uno dei temi più discussi nel mondo della scuola. Gli insegnanti si trovano a gestire quotidianamente classi sempre più eterogenee, tecnologie in continua evoluzione e richieste educative che cambiano a una velocità mai vista prima. In questo scenario, aggiornarsi non è soltanto un obbligo formale previsto dalla legge, ma un modo per affrontare con maggiore consapevolezza e serenità un mestiere che richiede competenze, sensibilità e una costante capacità di reinventarsi.
Questa guida vuole essere per capire quali sono le norme che regolano la formazione obbligatoria, come vengono quantificate le ore annuali attraverso le Unità Formative, quali opportunità offre il PNRR e perché l’aggiornamento continuo rappresenti una risorsa, più che un dovere.
Perché la formazione dei docenti è diventata obbligatoria
La trasformazione della formazione in un obbligo strutturale nasce con la Legge 107/2015, che ha riconosciuto l’importanza fondamentale dell’aggiornamento professionale. La scuola italiana era già impegnata da tempo nel promuovere iniziative formative, ma con la 107 il legislatore ha sottolineato definitivamente che un insegnante non può limitarsi a riproporre gli stessi contenuti o le stesse modalità didattiche per tutta la carriera. Le esigenze educative, sociali e tecnologiche mutano rapidamente e richiedono una professionalità dinamica, capace di rinnovarsi.
Successivamente, la Direttiva 170/2016 ha disegnato un quadro più preciso, stabilendo come debbano essere accreditati gli enti che erogano formazione e indicando con chiarezza le aree prioritarie verso cui i docenti sono invitati a indirizzare il proprio aggiornamento. Inclusione, gestione della classe, digitale, didattica per competenze, valutazione: tutte dimensioni diventate indispensabili nella pratica quotidiana.
La formazione continua, insomma, non è un orpello aggiuntivo. È parte integrante della professionalità docente, al pari della progettazione, della valutazione o del lavoro collegiale.
Quante ore di formazione deve svolgere un docente all’anno
Uno dei quesiti più frequenti riguarda il numero di ore da dedicare alla formazione obbligatoria. Contrariamente a quanto molti immaginano, non esiste un monte ore stabilito a livello nazionale. La normativa non prevede un obbligo quantitativo uniforme per tutti, ma offre un’impostazione flessibile, lasciando alle scuole il compito di organizzare percorsi coerenti con le esigenze del proprio contesto.
Nessuna norma dello Stato impone ai docenti di svolgere ore aggiuntive di lavoro per completare la formazione obbligatoria. Questo è un punto spesso frainteso, ma fondamentale: l’aggiornamento professionale, pur essendo obbligatorio, non comporta automaticamente un surplus di ore rispetto a quelle già previste dal contratto di lavoro. La formazione può infatti essere svolta pienamente all’interno delle quaranta ore destinate alle attività collegiali, come collegi docenti e consigli di classe, o comunque nell’ambito delle ore di servizio dedicate alle attività funzionali all’insegnamento.
Il riferimento normativo è il comma 124 della Legge 107/2015, che definisce la formazione come obbligatoria, permanente e strutturale, ma che non stabilisce alcun monte ore annuale o triennale da rispettare. La legge, volutamente, non quantifica un numero preciso di ore, perché considera la formazione parte integrante del lavoro docente e non un’attività esterna o aggiuntiva.
Quando si parla di formazione “in servizio”, infatti, lo si fa nel senso più letterale del termine: è un’attività che il docente deve svolgere durante il proprio orario di servizio contrattualmente previsto, e non oltre. L’obbligatorietà, dunque, riguarda la partecipazione ai percorsi formativi deliberati dalla scuola o individuati nel PTOF, ma non implica un ampliamento dell’orario lavorativo.
In altre parole, ciò significa che l’aggiornamento professionale, pur essendo richiesto dalla normativa, non può trasformarsi in un impegno extra rispetto alle ore già previste dal contratto. La formazione rientra a pieno titolo tra le attività funzionali all’insegnamento e, proprio per questo motivo, deve essere organizzata e svolta all’interno del tempo di lavoro già riconosciuto ai docenti.
Le istituzioni scolastiche, attraverso il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), definiscono quindi la progettazione triennale della formazione dei docenti, specificando quali ambiti siano considerati prioritari e quante Unità Formative, le cosiddette UF, ciascun docente debba completare ogni anno.
L’Unità Formativa rappresenta un’unità di misura introdotta per superare il semplice conteggio delle ore. In genere equivale a circa 25 ore di attività complessive, ma è una misura flessibile che comprende molto più della sola formazione frontale. A comporre un’UF concorrono momenti diversi: lezioni in presenza o online, documentazione di esperienze didattiche, sperimentazione in classe, confronto con i colleghi, studio guidato, progettazione e attività di restituzione. L’idea di fondo è che imparare non significhi solo “seguire un corso”, ma mettere in gioco quanto appreso nella pratica quotidiana.
Il numero di UF richieste varia da scuola a scuola. Alcuni istituti ne prevedono una all’anno, altri ne propongono due o più, specialmente in periodi di forte cambiamento o in presenza di progetti specifici. Per questo è essenziale leggere con attenzione il PTOF o le comunicazioni interne del .
Il ruolo del PNRR nella formazione dei docenti
Negli ultimi anni, la formazione dei docenti ha ricevuto una spinta straordinaria grazie ai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il PNRR ha messo a disposizione risorse significative per sostenere la trasformazione digitale della scuola, promuovere metodologie innovative e migliorare l’efficacia dell’insegnamento, soprattutto in relazione agli obiettivi europei e nazionali per la riduzione della dispersione scolastica.
In questo contesto, gli insegnanti possono accedere a percorsi formativi di alta qualità, spesso completamente finanziati, pensati per rispondere a bisogni molto concreti. Molti corsi sono dedicati alle competenze digitali, all’uso responsabile delle tecnologie, alla creazione di ambienti di apprendimento innovativi, mentre altri si concentrano su tematiche educative come l’inclusione, il benessere degli studenti, la motivazione o l’orientamento.
Tra gli enti accreditati che propongono percorsi di formazione finanziati o riconosciuti, Asnor – Associazione Nazionale Orientatori, dedica particolare attenzione all’orientamento e alla prevenzione della dispersione scolastica. I suoi corsi affrontano temi come la didattica orientativa, le competenze trasversali, il ruolo del docente tutor e l’inclusione sociale, rappresentando un sostegno prezioso per chi desidera aggiornarsi in modo significativo e spendibile.
Grazie al PNRR, la formazione è diventata più accessibile, più varia e più vicina alla realtà delle classi. Anche docenti con molti anni di esperienza trovano oggi percorsi capaci di rinnovare la loro pratica didattica in modo concreto.
La formazione come opportunità: uno sguardo al futuro
Guardando oltre gli obblighi normativi, la formazione è soprattutto un’opportunità. In un periodo in cui la scuola è chiamata a rispondere a sfide complesse — dall’inclusione alla gestione dei gruppi classe, dalla didattica digitale alla relazione educativa — l’aggiornamento professionale permette agli insegnanti di sentirsi meno soli e più preparati.
Le competenze richieste oggi ai docenti non sono solo tecniche o metodologiche. Riguardano la capacità di leggere il contesto, interpretare il cambiamento, dialogare con famiglie e colleghi, sostenere studenti fragili e valorizzare quelli più autonomi. Si tratta di un bagaglio che nessuno può costruire da solo e che proprio la formazione continua contribuisce a costruire nel tempo.
La direzione che il sistema educativo sta prendendo — con il PNRR, con l’attenzione crescente alle competenze digitali e con l’inclusione come principio guida — mostra che la professionalità docente continuerà a evolversi. Chi saprà cogliere queste opportunità sarà più attrezzato per affrontare un futuro scolastico sempre più ricco di sfide, ma anche di possibilità.