
La Stazione termini di Roma chiusa dalle 8 di mattina
Sciopero generale indetto dai sindacati di base in segno di solidarietà con la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. La protesta ha coinvolto numerosi settori, tra cui trasporti, istruzione e porti, con manifestazioni organizzate in oltre 75 città su tutto il territorio nazionale.
Settori coinvolti nello sciopero
Lo sciopero ha interessato una vasta gamma di settori:
- Trasporti pubblici e privati: autobus, metropolitane, treni e servizi marittimi hanno subito interruzioni significative.
- Istruzione: scuole e università hanno registrato un'alta adesione del personale docente e non docente.
- Porti: attività portuali ridotte o bloccate in diverse città costiere.
- Sanità e servizi pubblici: alcuni servizi hanno operato a regime ridotto.
Manifestazioni nelle principali città italiane
Roma
Nella capitale, migliaia di manifestanti si sono radunati in Piazza dei Cinquecento, bloccando gli ingressi della stazione Termini. Secondo le stime della Questura, oltre 20.000 persone hanno partecipato al corteo, esprimendo solidarietà al popolo palestinese e criticando le politiche del governo italiano riguardo al conflitto in Medio Oriente.
Milano
A Milano, il corteo principale è partito da Piazzale Cadorna, attraversando il centro cittadino. I manifestanti hanno sfilato pacificamente, esponendo striscioni e scandendo slogan a favore della Palestina.
Napoli
Nel capoluogo campano, due cortei distinti sono partiti da Piazza Garibaldi e dall'ex base NATO di Bagnoli, convergendo nel centro città. La partecipazione è stata significativa, con la presenza di studenti, lavoratori e rappresentanti di varie associazioni civili.
Reazioni politiche e istituzionali
Il governo italiano, guidato dalla Premier Giorgia Meloni, ha tradizionalmente mantenuto una posizione di supporto verso Israele. Tuttavia, le recenti manifestazioni hanno evidenziato una crescente divisione all'interno della coalizione di governo riguardo alla politica estera nel conflitto israelo-palestinese. Il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha minimizzato l'impatto delle proteste, attribuendole a gruppi sindacali di estrema sinistra.
Impatto sul trasporto pubblico e privato
Lo sciopero ha causato disagi significativi nel settore dei trasporti:
- Ferrovie: Trenitalia, Trenord e Italo hanno registrato cancellazioni e ritardi, con fasce di garanzia attive dalle 6:00 alle 9:00 e dalle 18:00 alle 21:00.
- Trasporto pubblico locale: in città come Roma, Milano e Napoli, autobus e metropolitane hanno operato con servizi ridotti, rispettando le fasce di garanzia previste.
- Porti: a Genova e Livorno, i lavoratori portuali hanno bloccato gli accessi principali, impedendo le operazioni di carico e scarico delle merci.
Partecipazione degli studenti e del settore educativo
Gli studenti hanno giocato un ruolo chiave nelle manifestazioni:
- Università: in città come Torino, Bologna e Genova, gli studenti hanno organizzato picchetti e bloccato gli ingressi delle facoltà.
- Scuole superiori: numerosi istituti hanno visto una partecipazione massiccia di studenti e insegnanti alle proteste, con lezioni sospese o ridotte.
Coinvolgimento dei lavoratori portuali
I lavoratori portuali hanno espresso la loro solidarietà al popolo palestinese attraverso azioni concrete:
- Genova: i portuali hanno bloccato due varchi principali del porto, impedendo l'accesso ai mezzi pesanti.
- Livorno: manifestanti hanno rallentato e bloccato i flussi in entrata e uscita dei mezzi al varco Valessini.
Richieste dei sindacati e degli organizzatori
I sindacati di base hanno avanzato richieste precise al governo italiano:
- Interruzione delle relazioni con Israele: richiesta di sospendere gli accordi commerciali e diplomatici.
- Embargo sulle armi: stop alla fornitura di armamenti a Israele.
- Riconoscimento dello Stato di Palestina: sollecitazione al governo per un riconoscimento ufficiale.
Reazioni internazionali e contesto globale
Le manifestazioni in Italia si inseriscono in un contesto internazionale di crescente solidarietà con la Palestina. In altre nazioni europee, movimenti simili hanno organizzato proteste e scioperi, evidenziando una crescente preoccupazione per la situazione umanitaria a Gaza e per le politiche dei governi occidentali nei confronti del conflitto israelo-palestinese.
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