Obbedire al cuore dell’uomo: la lezione educativa del tagliapietre secondo Cormac McCarthy e Fondazione Grossman
Indice dei paragrafi
- Introduzione: Un incontro tra letteratura e scuola
- La parabola del tagliapietre dei McCarthy: radici e significato
- Lavoro come collaborazione e perfezionamento della creazione divina
- La trasmissione del mestiere e valori intergenerazionali
- I naufragi della vita e la forza di non arrendersi
- Libertà tra autonomia e responsabilità secondo Soldier
- Risonanza nella comunità educante: la riflessione della Fondazione Grossman
- Implicazioni pratiche: la scuola come laboratorio di collaborazione
- Crescita personale degli insegnanti: mettere al centro il cuore
- Sintesi finale e prospettive future
Introduzione: Un incontro tra letteratura e scuola
La scuola è spesso descritta come il luogo della trasmissione del sapere, ma sempre più frequentemente si avverte l’esigenza di tornare all’origine stessa del gesto educativo: che cos’è davvero insegnare? L’incontro plenario della Fondazione Grossman di Roma, tenutosi il 9 settembre 2025, ha trovato ispirazione nelle narrazioni profonde di Cormac McCarthy, in particolare nella parabola del tagliapietre, per discutere su “come si fa scuola” e riflettere, assieme al personale docente, sul preciso significato di obbedire al cuore dell’uomo. Un dialogo intenso e multidimensionale, in cui la letteratura si è intrecciata con le principali istanze della pedagogia contemporanea.
La parabola del tagliapietre dei McCarthy: radici e significato
La parabola del tagliapietre, tracciata dalla penna di Cormac McCarthy e ripresa nell’incontro, offre una potente metafora educativa. La storia, incentrata sulla famiglia McCarthy e in particolare sulla figura del nonno, il tagliapietre, percorre il lavoro, la dedizione e la trasmissione silenziosa dei significati profondi della vita a figli e nipoti. Nella parabola troviamo Ben, che risponde a sua moglie con una frase emblematica: “Non lo so. So solo che vedo naufragi da tutte le parti e sono determinato a non naufragare”. Questo passaggio rivela la consapevolezza della fragilità dell’esistenza umana, ma anche la volontà incrollabile di resistere, tema cruciale nel lavoro di McCarthy e, per estensione, nell’esperienza di ogni docente e studente.
Il tagliapietre significato educativo risuona con particolare forza: il gesto umile del lavorare la pietra non rappresenta solo un mestiere, ma diventa una metafora della formazione della persona, della costante ricerca di senso e del confronto con le proprie paure e fatiche.
Lavoro come collaborazione e perfezionamento della creazione divina
Nel racconto, il nonno Papaw incarna la concezione del lavoro come collaborazione e perfezionamento della creazione divina. Il suo esempio testimonia che ogni attività umana, anche la più semplice, può diventare un’offerta, una partecipazione attiva al compimento di ciò che è buono, vero e bello. McCarthy sottolinea la dimensione sacrale del lavoro, che nella modernità rischia di essere dimenticata a favore di una visione utilitarista e individualistica.
Il messaggio che si vuole trasmettere agli insegnanti è chiaro: l’aula non è solo il luogo della trasmissione formale di nozioni, ma una vera e propria officina in cui si plasma la persona, si costruisce il significato, si collabora con la storia e con il Mistero. Questa prospettiva guida la riflessione sulla scuola come collaborazione e rilancia sulle pratiche didattiche innovative, basate sull’ascolto autentico e il rispetto della libertà dell’alunno.
La trasmissione del mestiere e valori intergenerazionali
La parabola del tagliapietre si sviluppa anche attraverso il rapporto tra Ben e suo nonno, Papaw. Il giovane, apprendendo il mestiere, interiorizza una comprensione più profonda della vita. Questa relazione testimonia il valore inestimabile della tradizione e della trasmissione dei saperi e dei valori attraverso le generazioni.
Nella scuola di oggi, il rischio di perdere il senso di continuità e di appartenenza alla storia è altissimo. McCarthy, con le sue narrazioni, invita a riscoprire la bellezza di una crescita personale insegnanti guidata da maestri autentici, capaci di far intravedere l’orizzonte di senso oltre la mera performance scolastica. Gli insegnanti diventano così ponte tra passato e futuro, custodi e innovatori allo stesso tempo.
I naufragi della vita e la forza di non arrendersi
La frase di Ben riguardo ai naufragi evoca un’immagine potente e di attualità anche nell’ambiente scolastico contemporaneo: intorno a noi si moltiplicano sfide, insuccessi, crisi personali e sociali. Ma, come sottolineato dalla riflessione della Fondazione Grossman, la centralità risiede non nel temere la tempesta, quanto nel determinarsi a non naufragare.
Questo invita gli educatori a farsi compagni di viaggio degli studenti, testimoniando la possibilità di rialzarsi, imparare dagli errori e rilanciare una speranza concreta. La scuola, quindi, si configura come luogo in cui si acquisiscono gli strumenti per affrontare la complessità del reale, affiancando una solida preparazione culturale a un accompagnamento umano e relazionale profondo.
Libertà tra autonomia e responsabilità secondo Soldier
Una delle questioni più dibattute oggi è quella della educazione e libertà giovani e del rapporto tra autonomia e responsabilità. Soldier, il nipote nella parabola, interpreta inizialmente la libertà come sregolatezza, come autonomia dall’autorità familiare. Questo richiama tematiche attuali legate all’adolescenza, in cui la ricerca di identità spesso si scontra con l’autorità e le regole.
Il confronto con la realtà e con il limite – ben rappresentato dalla materia dura della pietra lavorata – invita invece a riformulare il concetto di libertà come capacità di scelta e dono di sé all’interno di una relazione significativa. Gli insegnanti, in questo senso, sono chiamati a favorire una educazione alla libertà che non sia mera concessione, ma percorso di crescita responsabile.
Risonanza nella comunità educante: la riflessione della Fondazione Grossman
La Fondazione Grossman, attraverso il suo personale docente, ha accolto la parabola del tagliapietre come occasione di riflessione sul proprio ruolo. Il percorso proposto ha permesso di rivedere le proprie pratiche educative, di interrogarsi su quanto si sia capaci di “obbedire al cuore dell’uomo”, inteso come desiderio originario di senso, verità e bene.
Uno degli aspetti emersi con maggiore chiarezza è la necessità per ogni docente di entrare costantemente in dialogo con la realtà dei propri studenti, mantenendo fede alla missione educativa e aprendosi alle sfide contemporanee. La scuola viene così intesa non solo come spazio fisico, ma come comunità educante che cresce insieme attraverso la condivisione di valori e la costruzione di significati.
Implicazioni pratiche: la scuola come laboratorio di collaborazione
A partire dalla parabola del tagliapietre, la riflessione della Fondazione Grossman si è tradotta in alcune proposte concrete per la didattica e l’organizzazione scolastica. Tra queste:
- Valorizzazione del lavoro cooperativo tra docenti e tra studenti
- Attenzione alle storie personali di ciascuno, favorendo percorsi di accoglienza e inclusione
- Riscoperta del valore del lavoro manuale e artistico, come occasione di educazione integrale
- Progetti di mentoring tra insegnanti e studenti, per favorire una crescita personale e professionale condivisa
- Incontri periodici di riflessione e formazione sulla pedagogia del cuore, ispirata dalle grandi narrazioni letterarie
Queste strategie rispondono al bisogno di un’educazione che sappia coniugare valori scuola Roma con le esigenze di innovazione e apertura al mondo.
Crescita personale degli insegnanti: mettere al centro il cuore
Alla luce della parabola del tagliapietre, uno degli elementi centrali emersi all’incontro plenario è la necessità della crescita personale degli insegnanti. Il docente, prima di essere trasmettitore di conoscenze, è testimone, guida, adulto che sa farsi carico delle fatiche e delle domande dei giovani. Solo se l’insegnante è disposto a mettersi in gioco, a non smettere mai di imparare – proprio come il tagliapietre che continua ad affinare la sua arte – può diventare riferimento autentico.
Tra gli strumenti suggeriti rientrano:
- Percorsi di formazione continua su metodologie innovative e pedagogia della relazione
- Spazi di ascolto e confronto tra pari, all’interno di ogni istituto
- Valorizzazione del benessere psicologico ed emotivo degli insegnanti
- Inserimento di momenti di introspezione e riflessione personale nel curriculum formativo
Questa metafora del mestiere del tagliapietre suggerisce che ogni insegnante deve essere artigiano dell’anima, capace di modellare in sé e negli altri una pietra sempre più levigata, moderna e resistente alle tempeste della vita scolastica e personale.
Sintesi finale e prospettive future
L’esperienza della Fondazione Grossman, rivissuta attraverso la parabola del tagliapietre di McCarthy, mostra quanto sia urgente riscoprire il senso profondo della scuola come comunità di apprendimento e collaborazione, capace di accompagnare i giovani in un cammino di costruzione, non solo di conoscenze ma di umanità.
Riflettere su “come si fa scuola” oggi, alla luce della metafora del tagliapietre, significa rilanciare un’educazione attenta alla libertà, alla responsabilità, al senso del lavoro come compartecipazione al bene comune, ma soprattutto capace di obbedire al cuore dell’uomo: cuore inteso come luogo originario del desiderio di senso, di felicità e di relazione.