Sciopero Scuola 2025: Tutte le Richieste dei Manifestanti tra Aumenti, Organico e Classi Piene
Indice
1. Introduzione allo sciopero scuola 2025 2. Chi sono i Cobas e quali richieste guidano la protesta 3. Il contesto economico: stipendi erosi e inflazione 4. La situazione nelle scuole italiane e il caso di Roma 5. Doppio canale e assunzioni: la questione del personale precario 6. Classi sovraffollate: le rivendicazioni sulla composizione degli alunni 7. La richiesta di un ruolo unico per i docenti 8. L’assegno pensionistico pari all’ultimo stipendio 9. Il ruolo dei collaboratori scolastici nello sciopero 10. Le prospettive future e le possibili ripercussioni 11. Conclusioni: Verso quale scuola?
Introduzione allo sciopero scuola 2025
Il 28 novembre 2025 rappresenta una data cruciale per il mondo dell’istruzione italiana. In questa giornata, in tutto il Paese, la scuola pubblica è stata al centro di uno sciopero generale che ha bloccato le attività didattiche, evidenziando la profonda crisi che affligge il settore. Ad aderire sono stati soprattutto i Cobas – la Confederazione dei Comitati di Base –, storicamente in prima linea nelle principali proteste della scuola italiana e nelle rivendicazioni sindacali degli insegnanti e del personale ATA.
Lo sciopero scuola 2025 non è stato un evento isolato, bensì il sintomo di un malessere diffuso che coinvolge docenti, collaboratori scolastici e personale amministrativo. Le motivazioni che hanno spinto migliaia di lavoratori a incrociare le braccia sono molteplici: dagli aumenti stipendiali giudicati insufficienti, alla precarietà del lavoro, fino alle condizioni difficili causate dalla cronica carenza di personale e dall’abnorme numero di alunni per classe.
L’allarme lanciato non riguarda solo la tenuta economica di chi lavora nella scuola, ma anche la qualità complessiva dell’offerta formativa destinata alle future generazioni.
Chi sono i Cobas e quali richieste guidano la protesta
I Cobas scuola sono tra i principali promotori dello sciopero odierno. La loro battaglia sindacale affonda le radici nella difesa della scuola pubblica, contro ogni forma di precarizzazione e riduzione dei diritti lavorativi. Secondo quanto dichiarato dagli stessi sindacalisti, "servono misure urgenti e radicali per rilanciare la dignità del personale scolastico".
Le principali richieste Cobas:
* Aumenti degli stipendi adeguati all’inflazione reale, superiore al 14% negli ultimi tre anni. * Superamento del doppio canale di assunzioni, giudicato discriminatorio e fonte di incertezza professionale. * Assunzione e stabilizzazione su tutti i posti vacanti di personale docente e ATA. * Classi con massimo 20 alunni (e massimo 15 in presenza di studenti con disabilità). * Un ruolo unico dei docenti, dai livelli dell’infanzia alle superiori, per evitare disparità di trattamento e garantire pari diritti. * Introduzione di un assegno pensionistico pari all’ultimo stipendio percepito, quale forma di tutela per chi termina la carriera.
Queste richieste si inseriscono nel più ampio dibattito su come garantire un sistema scolastico realmente inclusivo, efficiente e rispettoso dei lavoratori e degli studenti.
Il contesto economico: stipendi erosi e inflazione
L’elemento economico è forse il più rilevante tra le parole chiave delle proteste scuola in Italia. Il potere d’acquisto degli insegnanti e del personale ATA si è ridotto drasticamente negli ultimi trent’anni. Secondo una recente indagine sindacale, si parla di una perdita stimata del 30%, un dato che pesa sull’attrattività della professione.
Negli ultimi tre anni l’inflazione registrata in Italia ammonta al 14,8%, senza che il rinnovo dei contratti collettivi abbia garantito aumenti proporzionati. Gli aumenti salariali ottenuti finora, definiti "miseri" dai Cobas, non sono risultati sufficienti a recuperare il valore reale degli stipendi. Questo squilibrio si traduce in una crescente insoddisfazione e nella difficoltà di sostenere le spese di vita crescenti, specialmente nelle grandi città.
Perché gli aumenti sono considerati insufficienti?
Nonostante gli ultimi rinnovi contrattuali abbiano introdotto incrementi retributivi, questi sono stati erosi velocemente dall’aumento dei prezzi di beni e servizi. I docenti italiani figurano oggi tra i meno retribuiti in Europa, sia in termini nominali che reali, e la differenza rispetto ad altri paesi OCSE appare ogni anno più marcata.
La richiesta di un miglioramento delle condizioni retributive non è dunque solo una questione di equità, ma un’esigenza fondamentale per attrarre personale qualificato e motivato.
La situazione nelle scuole italiane e il caso di Roma
La mobilitazione ha avuto un impatto forte soprattutto nella capitale. Nelle scuole di Roma molte attività didattiche sono state sospese non solo per l’adesione dei docenti allo sciopero, ma anche per la mancanza di collaboratori scolastici. Questo dato riflette una delle questioni chiave della protesta: la carenza cronica di personale.
In diversi istituti, l’assenza di sufficienti membri del personale ATA ha portato alla chiusura temporanea di plessi scolastici interi, suscitando la preoccupazione di famiglie e studenti. Questa situazione, al di là delle singole giornate di sciopero, rappresenta la quotidianità per molte scuole italiane che faticano a svolgere le attività ordinarie a causa di organici insufficienti.
L’emergenza della scuola pubblica non può più essere ignorata, come testimoniano i dati e le testimonianze raccolte tra lavoratori e dirigenti scolastici nelle ultime settimane.
Doppio canale e assunzioni: la questione del personale precario
Uno dei punti più controversi riguarda il cosiddetto doppio canale di assunzioni scuola, meccanismo che prevede percorsi differenziati per l’immissione in ruolo a seconda della tipologia di graduatorie. I Cobas e altri sindacati di base chiedono una revisione radicale di questo sistema, da loro visto come fonte di precarizzazione professionale e squilibrio tra lavoratori.
Cosa comporta il doppio canale?
* Accessi differenziati tra graduatorie ad esaurimento e concorsi ordinari. * Tempi di accesso alla stabilizzazione spesso troppo lunghi. * Distinzione che genera incertezza tra gli aspiranti docenti.
La richiesta sindacale principale:
* Assunzione immediata su tutti i posti vacanti e stabilizzazione effettiva del personale scolastico, in modo trasparente e omogeneo.
L’obiettivo dichiarato è porre fine al fenomeno del precariato scolastico, che condiziona la programmazione didattica e mina la continuità educativa.
Classi sovraffollate: le rivendicazioni sulla composizione degli alunni
Il sovraffollamento delle classi è un altro tema caldo nelle proteste della scuola pubblica italiana. I Cobas richiedono che il numero massimo di alunni per classe sia fissato a 20 – e a 15 in presenza di studenti con disabilità. Secondo gli addetti ai lavori, la situazione attuale rischia di compromettere la qualità dell’insegnamento e la sicurezza negli ambienti scolastici.
Rischi e problematiche delle classi numerose:
* Difficoltà nella gestione della didattica personalizzata * Aumento dello stress psicofisico per docenti e alunni * Maggior rischio di dispersione scolastica * Impossibilità di garantire inclusione reale e attenzione a chi necessita di supporto
Una riduzione del numero degli studenti per classe rappresenterebbe una rivoluzione non solo per il clima d’aula, ma anche per l’efficacia delle strategie educative in ottica inclusiva.
La richiesta di un ruolo unico per i docenti
Una delle questioni innovative poste dalle richieste dei Cobas è la proposta di un ruolo unico per i docenti, dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori.
Attualmente, infatti, i docenti italiani hanno accesso a ruoli e trattamenti contrattuali diversificati a seconda dell’ordine e grado di scuola. Questo comporta disparità di percorsi di carriera, retribuzione e diritti accessori non sempre giustificati da reali differenze di responsabilità o competenze.
L’unificazione dei ruoli avrebbe come obiettivo principale quello di garantire omogeneità, maggiore mobilità professionale e crescita organizzata nel settore istruzione.
L’assegno pensionistico pari all’ultimo stipendio
In una fase di forti cambiamenti nel mondo del lavoro, la richiesta dei Cobas di un assegno pensionistico commisurato all’ultimo stipendio assume un significato particolare. Secondo i promotori dello sciopero, solo in questo modo si potrebbe tutelare dignitosamente chi arriva al termine di una carriera lunga e spesso faticosa.
L’attuale sistema pensionistico, infatti, non garantisce importi certi e spesso conduce a un abbassamento sensibilissimo delle entrate dopo il pensionamento.
Questa proposta, seppure complessa da realizzare per la sua incidenza finanziaria, rappresenta un elemento di dibattito che pone la scuola italiana al centro di una riflessione più ampia sulle condizioni dei lavoratori pubblici e sul riconoscimento sociale delle professioni educative.
Il ruolo dei collaboratori scolastici nello sciopero
Non va sottovalutato il contributo dei collaboratori scolastici alle proteste in corso. La loro assenza, specialmente nelle grandi città come Roma, ha paralizzato l'accesso e il buon funzionamento di molti istituti. Questa categoria lamenta da anni la scarsa valorizzazione economica e professionale, i carichi eccessivi e l’incertezza contrattuale.
Le richieste principali dei collaboratori scolastici:
* Adeguamento degli stipendi ai livelli europei * Stabilizzazione dei contratti a tempo determinato * Riconoscimento di nuove mansioni e responsabilità
La loro mobilitazione riflette il disagio di un’intera fascia fondamentale della scuola pubblica, spesso dimenticata dal dibattito pubblico e dalle manovre finanziarie.
Le prospettive future e le possibili ripercussioni
La giornata di sciopero ha avuto l’effetto di rimettere al centro dell’agenda politica e mediatica i problemi strutturali della scuola pubblica italiana. È ancora difficile prevedere quali saranno i prossimi passi da parte delle istituzioni.
Tuttavia, il rischio maggiore è che, in assenza di risposte rapide e concrete, il malcontento continui a crescere portando a nuove mobilitazioni, con ripercussioni sia sull’andamento dell’anno scolastico sia sulla percezione pubblica dell’istruzione.
Possibili scenari:
* Apertura di tavoli tecnici e negoziati con i sindacati * Nuove modalità di investimento nel settore scuola * Riforme legislative sulle assunzioni e la composizione delle classi
Il dialogo appare oggi più che mai urgente, perché dalla capacità di rispondere a queste richieste passerà il futuro della scuola pubblica italiana.
Conclusioni: Verso quale scuola?
Lo sciopero scuola 2025 rappresenta molto più di una semplice astensione dal lavoro: è il sintomo di un sistema a rischio collasso, che chiede a gran voce rispetto, valorizzazione e autenticità. Le richieste avanzate, da aumenti stipendiali a una nuova organizzazione delle classi, dalla stabilizzazione dei precari alla dignità pensionistica, sottolineano la necessità di una svolta radicale.
Come ricordano le migliaia di lavoratori e i numerosi studenti scesi in piazza, il futuro dell’Italia passa dall’investimento nella formazione e nel benessere di chi ogni giorno la scuola la vive.
Solo un ascolto attivo da parte delle istituzioni, unito a risposte concrete e lungimiranti, potrà restituire fiducia a chi ha fatto dell’istruzione non solo una professione, ma un impegno civile e sociale.
In conclusione, lo sciopero rappresenta un campanello d’allarme: investire nella scuola – e in chi la fa vivere – significa investire nel futuro stesso della società italiana.