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Metodo Montessori nella scuola secondaria: nuovi orizzonti e vecchie critiche con la ripubblicazione di De Bartolomeis

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A settembre il metodo Montessori entra ufficialmente nelle scuole medie grazie alla legge 150/2024, ma la riedizione di un classico del 1953 rilancia il dibattito sulla sua scientificità e applicabilità

Metodo Montessori nella scuola secondaria: nuovi orizzonti e vecchie critiche con la ripubblicazione di De Bartolomeis

Indice dei paragrafi

* Introduzione: Una rivoluzione nella scuola secondaria * La legge 150/2024: Il via libera al Metodo Montessori nelle scuole medie * Il metodo Montessori: principi, obiettivi e peculiarità * Dubbio e scienza: la critica di Giuseppe De Bartolomeis * Ripubblicazione e attualità: il destino di un libro del 1953 * Le reazioni della comunità scolastica e degli esperti * Metodo Montessori scuole medie: opportunità e rischi * Il dibattito sulla scientificità: tra pedagogia e ricerca * Montessori e la storia dell’educazione secondaria in Italia * Applicazione pratica: cosa cambierà nelle aule da settembre * Maria Montessori e Giuseppe De Bartolomeis: due visioni a confronto * Conclusioni: sintesi e prospettive future

Introduzione: Una rivoluzione nella scuola secondaria

Il panorama dell’educazione italiana si prepara ad affrontare una svolta epocale: dal prossimo settembre, grazie all’entrata in vigore della legge 150/2024, il metodo Montessori potrà essere ufficialmente adottato anche nelle scuole medie. Questa novità, accolta da entusiasmo e curiosità in molte scuole, ha trovato un contrappeso nel dibattito critico rilanciato dalla ripubblicazione di un’opera storica: _Il metodo Montessori. Saggio critico_, pubblicato per la prima volta nel 1953 da Giuseppe De Bartolomeis. Oggi questo testo torna d’attualità, edito da due docenti che lo ripropongono proprio mentre il metodo Montessori varca le soglie della scuola secondaria.

La legge 150/2024: Il via libera al Metodo Montessori nelle scuole medie

Fino a poco tempo fa, l’applicazione del metodo Montessori si era limitata principalmente alla scuola dell’infanzia e alla primaria. Con l’approvazione della legge 150 del 2024, lo scenario cambia radicalmente: la normativa consente alle scuole pubbliche e paritarie di sperimentare, a partire dal prossimo anno scolastico, l’approccio montessoriano anche nella fascia d’età 11-14 anni, tradizionalmente quella della scuola secondaria di primo grado.

La legge, frutto di un lungo percorso di consultazioni e di richieste diffuse nella comunità pedagogica, stabilisce i criteri per la formazione dei docenti interessati a sperimentare il metodo Montessori nelle medie e prevede appositi fondi per la realizzazione di ambienti di apprendimento coerenti con i principi montessoriani. Non mancano, tuttavia, le voci critiche, come ricorda la recente riedizione del libro di De Bartolomeis, che invita a «non accettare per dogma ciò che dovrebbe essere oggetto di verifica scientifica».

Il metodo Montessori: principi, obiettivi e peculiarità

Prima di addentrarsi nelle polemiche, è importante chiarire quali siano i principi fondamentali del Metodo Montessori, che rappresenta uno dei capisaldi della pedagogia attiva. Ideato da Maria Montessori nei primi decenni del Novecento, questo approccio pone l’accento sull’autonomia del bambino, sul rispetto per i suoi ritmi individuali e sulla predisposizione di ambienti educativi stimolanti e ordinati.

Tra le caratteristiche distintive del metodo Montessori troviamo:

* L’assenza di giudizi e voti tradizionali, sostituiti da osservazioni continue degli insegnanti. * Il ruolo centrale dell’allestimento dell’ambiente, strutturato in modo da favorire la libera scelta delle attività. * L’utilizzo di materiali didattici specifici, pensati per promuovere l’auto-correzione e la scoperta autonoma degli errori. * Il rispetto dei tempi personali di apprendimento, senza forzature né accelerazioni. * La valorizzazione del lavoro individuale, spesso integrato da momenti di collaborazione spontanea tra pari.

Questi principi hanno reso il Metodo Montessori celebre a livello internazionale, ma la loro applicazione alle esigenze degli adolescenti della seconda fascia educativa resta ancora oggetto di dibattito.

Dubbio e scienza: la critica di Giuseppe De Bartolomeis

Giuseppe De Bartolomeis, figura di spicco della pedagogia italiana del Novecento, nel 1953 pubblicò un volume dal titolo significativo: _Il metodo Montessori. Saggio critico_. In esso, l’autore analizzava in profondità i nodi teorici, metodologici e scientifici dell’approccio montessoriano. Il suo intento era chiaro: «non negare i meriti della Montessori, ma interrogarsi sulla reale fondatezza scientifica delle sue proposte».

Secondo De Bartolomeis, il metodo Montessori rischiava di essere accolto da alcuni come una sorta di «religione laica» piuttosto che come metodologia di educazione soggetta a continua verifica. Tra le criticità individuate spiccavano:

* La mancanza di una sistematizzazione scientifica rigorosa. * L’insufficienza di dati comparativi a conferma dell’efficacia rispetto alla scuola tradizionale. * Il rischio che i materiali divengano fini a se stessi, piuttosto che strumenti per acquisire competenze trasferibili.

Le osservazioni di De Bartolomeis mettevano dunque in guardia dal vedere il Metodo Montessori come una panacea. Secondo lui, si trattava semmai di uno stimolo alla ricerca, alla sperimentazione continua e al confronto aperto, mai dogmatico.

Ripubblicazione e attualità: il destino di un libro del 1953

Oggi, a distanza di oltre settant’anni dalla sua prima uscita, il libro di De Bartolomeis viene ripubblicato da due docenti particolarmente sensibili alle questioni della didattica e della storia della scuola. La scelta non è casuale: proprio quando la legge 150/2024 offre la cornice legale all’introduzione del metodo Montessori nelle scuole medie, il “vecchio” saggio appare di straordinaria attualità.

L’intento degli editori contemporanei è duplice: da un lato, offrire agli insegnanti strumenti critici per valutare la portata delle innovazioni montessoriane; dall’altro, stimolare una riflessione sulle basi scientifiche delle scelte educative, in un’epoca in cui spesso le mode pedagogiche vengono adottate senza adeguata verifica.

Non sorprende dunque che la ripubblicazione abbia acceso un nuovo interesse per tematiche come:

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Le reazioni della comunità scolastica e degli esperti

La notizia della possibilità di attivare classi Montessori nelle scuole secondarie di primo grado, insieme alla ripubblicazione del volume critico, ha suscitato un vivace dibattito tra insegnanti, dirigenti scolastici, pedagogisti e genitori.

Favorevoli: molte realtà che da anni sperimentano il metodo nella scuola primaria salutano con entusiasmo l’allargamento del modello. «Montessori prepara alla vita, anche nella complessità dell’adolescenza», dichiarano alcune associazioni di settore, sottolineando come la personalizzazione degli apprendimenti e la libertà guidata possano rappresentare un antidoto alla dispersione scolastica e al disagio giovanile.

Critici: altri sottolineano le oggettive difficoltà di adattare un metodo nato per la prima infanzia alle problematiche relazionali e cognitive tipiche della preadolescenza. Numerosi tra questi richiamano proprio le tesi di De Bartolomeis: «Ben venga il rinnovamento, ma senza illusioni taumaturgiche. Serve soprattutto monitoraggio e confronto con la ricerca educativa attuale».

Metodo Montessori scuole medie: opportunità e rischi

L’introduzione del Metodo Montessori nelle scuole medie rappresenta indubbiamente una scommessa. Tra i principali punti di forza e criticità segnalati dagli specialisti compaiono:

Opportunità

* Possibilità di realizzare classi più inclusive e personalizzate. * Valorizzazione delle autonomie e delle competenze trasversali (_soft skills_). * Ambiente di apprendimento non competitivo, favorevole al benessere emotivo. * Sviluppo di responsabilità e autogestione, grazie alla cura degli spazi e dei materiali.

Rischi e criticità

* Possibile difficoltà di adattamento per studenti già abituati al modello tradizionale. * Necessità di formazione intensiva per i docenti. * Scarso coinvolgimento delle famiglie se non adeguatamente informate. * Rischio di idealizzazione del metodo a scapito della valutazione oggettiva dei risultati.

È evidente pertanto che una «trasposizione meccanica» del modello montessoriano dalla primaria alla secondaria sarebbe non solo difficile, ma anche controproducente. Occorre invece calibrare i principi di fondo sulle reali esigenze degli adolescenti.

Il dibattito sulla scientificità: tra pedagogia e ricerca

Uno dei temi centrali sollevati tanto da De Bartolomeis nel 1953 quanto dagli studiosi contemporanei riguarda la scientificità del metodo Montessori. In tempi in cui l’educazione si misura sempre più spesso con evidenze empiriche, sorge spontanea la domanda: il metodo Montessori nelle scuole medie è davvero efficace?

Dal canto suo la Montessori avviò numerosi esperimenti e raccolse dati, ma secondo vari critici questi non sarebbero mai stati sistematizzati in rigorosi studi longitudinali e comparativi. Oggi la ricerca educativa internazionale monitora con crescente interesse le esperienze montessoriane nella fascia 11-14 anni, distinguendo però tra aneddotica di successo e prove scientifiche validate.

Nel contempo, cresce la domanda di analisi critica metodo Montessori e di revisione delle pratiche alla luce dei più aggiornati paradigmi neuroscientifici e psicoeducativi. Il rinnovato interesse per De Bartolomeis rientra proprio in questa esigenza di «pensiero critico» dentro la scuola italiana.

Montessori e la storia dell’educazione secondaria in Italia

Per comprendere le ragioni del dibattito odierno è essenziale fare un passo indietro. In Italia, la storia del metodo Montessori nella scuola secondaria è recente e discontinua. Solo sporadici progetti pilota, spesso in contesti privati o paritari, hanno provato ad adattare i principi montessoriani agli adolescenti. La scuola pubblica, invece, non aveva mai conosciuto un riconoscimento normativo esplicito fino alla legge 150/2024.

Nel panorama internazionale la situazione è analoga: alcune scuole secondarie in Olanda, Francia, Germania e Stati Uniti propongono filiere montessoriane complete fino ai 16 anni, ma i dati relativi all’impatto su apprendimenti e crescita personale rimangono al centro di controversie.

Applicazione pratica: cosa cambierà nelle aule da settembre

Con l’approvazione della nuova legge, le scuole medie che sceglieranno di adottare il metodo Montessori saranno chiamate ad avviare realmente una piccola rivoluzione:

* Riorganizzazione degli spazi per favorire laboratori tematici e zone di lavoro libero. * Scansione flessibile dei tempi e superamento dell’orario rigidamente disciplinare. * Introduzione sistematica dei materiali montessoriani «ad hoc» per la fascia 11-14 anni. * Formazione obbligatoria per il personale docente e tutoraggio esperto nei primi anni di sperimentazione. * Coinvolgimento attivo delle famiglie e delle comunità territoriali per favorire la coerenza educativa.

Per le scuole che decideranno di aderire, la sfida sarà duplice: restare fedeli al pensiero di Maria Montessori, adattandolo però alle esigenze e alle condizioni odierne, mantenendo un occhio critico sulla scientificità e gli esiti dell’innovazione.

Maria Montessori e Giuseppe De Bartolomeis: due visioni a confronto

È interessante, a questo punto, mettere a confronto le due figure che animano il dibattito attuale.

Maria Montessori, medico e pedagogista, fondava la sua proposta sull’osservazione, sull’esperienza diretta e sul rispetto per la crescita autonoma del bambino. Si muoveva in un’epoca in cui le alternative erano poche e spesso repressive. L’entusiasmo per la «nuova scuola» ebbe grande successo in tutto il mondo, diventando sinonimo di scuole aperte, inclusive e creative.

Giuseppe De Bartolomeis, invece, figura rappresentativa della scuola italiana del secondo dopoguerra, credeva nella necessità del rigore critico, della comparazione empirica, del confronto costante con la realtà. Fu pioniere degli studi di pedagogia sperimentale e sollevò con coraggio molti interrogativi sul rischio di dogmatismo nei movimenti pedagogici innovativi.

Queste due anime della pedagogia possono essere viste non come antagoniste, ma come complementari: l’una portatrice di una spinta utopica e rivoluzionaria, l’altra garante della verificabilità scientifica e della riflessione critica.

Conclusioni: sintesi e prospettive future

La ripubblicazione del libro di De Bartolomeis si inserisce in un momento di grandi cambiamenti per la scuola italiana. Con la legge 150/2024 e l’avvio del Metodo Montessori nelle scuole secondarie, il sistema educativo si trova ad un bivio fra innovazione e tradizione, fra entusiasmo per la personalizzazione e la necessità di non perdere di vista i vincoli e le sfide della ricerca educativa.

Sarà compito delle scuole, degli insegnanti e dei policy-maker non solo applicare la legge, ma anche monitorare con trasparenza e rigore i risultati di queste scelte. Solo una comunità critica, informata e aperta al confronto potrà superare la tentazione di mitizzare o demonizzare il Metodo Montessori nelle medie.

Il vero valore aggiunto potrebbe proprio derivare dal dialogo tra le intuizioni pedagogiche di Maria Montessori e l’approccio critico di De Bartolomeis, per costruire una scuola che sia davvero a misura di ragazzo, inclusiva, efficace e scientificamente fondata.

Pubblicato il: 29 maggio 2025 alle ore 11:33