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Massimo Cacciari: "La politica deve entrare nelle aule scolastiche" – Riflessioni sulle occupazioni universitarie in solidarietà con Gaza

Il filosofo interviene sulle polemiche: "Negare la politica a scuola è una fesseria megagalattica". Analisi e approfondimenti sulle dichiarazioni rilasciate a Radio24.

Massimo Cacciari: "La politica deve entrare nelle aule scolastiche" – Riflessioni sulle occupazioni universitarie in solidarietà con Gaza

Indice

* La voce di Massimo Cacciari sulle occupazioni nelle università * Analisi del contesto: occupazioni studentesche e solidarietà per Gaza * Le critiche di Cacciari alle raccomandazioni ministeriali sulla questione Gaza a scuola * Il dovere culturale della discussione politica secondo Cacciari * L’idea di “politica fuori dalla scuola” come “fesseria megagalattica” * Il giudizio di Cacciari sulla reazione del governo Meloni * Le reazioni del mondo scolastico e universitario * Un confronto internazionale: politica e scuola fuori dall’Italia * La questione della neutralità a scuola e il dilemma dell’educazione civica * Il ruolo delle università come luogo di dibattito democratico * Sintesi e prospettive future

La voce di Massimo Cacciari sulle occupazioni nelle università

Massimo Cacciari, voce storica della filosofia italiana ed ex sindaco di Venezia, è intervenuto ai microfoni di Radio24 in merito alle recenti occupazioni studentesche che hanno coinvolto diverse università pubbliche italiane. L’azione degli studenti, in solidarietà con la Global Sumud Flotilla e, più in generale, con il popolo di Gaza, ha riportato sotto i riflettori il tema del rapporto tra politica, scuola e università.

Le dichiarazioni di Cacciari hanno rapidamente acceso il dibattito pubblico: secondo il filosofo, "la politica deve entrare nelle aule". La sua presa di posizione va direttamente contro la narrazione dominante e alle raccomandazioni giunte da chi, invece, teme che la scuola diventi terreno di scontro ideologico. Il suo pensiero, netto e tagliente, si è imposto come una delle analisi più discusse e condivise della settimana.

Analisi del contesto: occupazioni studentesche e solidarietà per Gaza

Le università italiane sono state recentemente teatro di occupazioni pacifiche organizzate dal movimento studentesco per esprimere solidarietà con la Palestina e, in particolare, con la popolazione di Gaza. Queste iniziative si inseriscono nel quadro delle proteste internazionali per chiedere la fine delle ostilità in Medio Oriente e sostenere l'accesso agli aiuti umanitari. La Global Sumud Flotilla, carovana internazionalista di supporto a Gaza, è stata citata come simbolo in tutti i comunicati delle assemblee universitarie.

Le occupazioni università Gaza hanno visto protagonisti studenti di atenei di Roma, Milano, Bologna, Napoli e altre città, impegnati in assemblee, incontri con docenti, eventi pubblici e produzione di comunicati. Gli studenti hanno chiesto l’interruzione degli accordi tra università italiane e istituti israeliani, sostenendo la necessità di una presa di posizione netta anche da parte delle istituzioni accademiche.

Il fenomeno non è passato inosservato: _docenti universitari_, personale tecnico-amministrativo e, in alcuni casi, rettori hanno preso parola sul diritto allo sciopero e sulla necessità che le questioni globali siano discusse anche tra i giovani e nei luoghi deputati alla formazione del pensiero critico.

Le critiche di Cacciari alle raccomandazioni ministeriali sulla questione Gaza a scuola

Proprio nel momento di massima tensione sociale, dal Ministero dell’Istruzione e da vari dirigenti scolastici e universitari sono giunte raccomandazioni – spesso lette come veri e propri “avvertimenti” –, intese a disincentivare la discussione di argomenti ritenuti divisivi come la guerra tra Israele e Hamas nelle aule.

Il principale timore, dichiarato dai promotori di queste direttive, è che la scuola e l’università diventino "strumento di propaganda" per una delle parti a scapito del pluralismo. Secondo Cacciari, tuttavia, questa linea interpretativa è “profondamente sbagliata”. In un passaggio dell’intervista, il filosofo afferma:

“Chi sostiene che a scuola non si debba discutere di Gaza o di Palestina non solo sbaglia, ma dimentica il senso stesso della scuola: la formazione dello spirito critico e civile dei ragazzi”.

Con queste parole, Cacciari inaugura una riflessione che non si limita al contingente, ma richiama principi di fondo su scuola, educazione e cittadinanza.

Il dovere culturale della discussione politica secondo Cacciari

Uno dei punti maggiormente sottolineati dal filosofo riguarda il _dovere culturale del dibattito_. Per Cacciari, la scuola e l’università sono – e devono essere – luoghi nei quali i problemi del mondo si affrontano e si sviscerano collettivamente, con tutte le complessità e i rischi del caso.

Ecco alcuni principi cardine espressi dall’ex sindaco di Venezia:

* Non censurare il dibattito politico nelle aule: la scuola non può ignorare le grandi questioni internazionali. * Formazione del pensiero critico: discutere di politica serve a prevenire l’omologazione e a sviluppare capacità democratica. * Responsabilità dei docenti: è fondamentale che gli insegnanti guidino, con equilibrio e competenza, il confronto tra diversi punti di vista.

Cacciari invita dunque ad abbandonare qualsiasi paura nei confronti del dibattito politico, purché guidato da un'etica della responsabilità e, al tempo stesso, dal rispetto della libertà di coscienza.

L’idea di “politica fuori dalla scuola” come “fesseria megagalattica”

Il passaggio più noto dell’intervista è certamente quello in cui Cacciari bolla come "fesserie megagalattiche" le idee e i regolamenti che vorrebbero escludere la politica dalle aule. Secondo il filosofo, questa posizione tradisce una visione antiquata e, di fatto, anti-democratica della scuola.

Le sue parole: “Dire che la politica debba restare fuori dalla scuola significa ignorare la natura stessa dell’istituzione scolastica. È una fesseria megagalattica, con la quale si vorrebbe ridurre la scuola a semplice trasmissione di nozioni e non a luogo di formazione della persona”.

Cacciari sottolinea come sia nella Costituzione sia nel pensiero pedagogico italiano la missione democratica della scuola. L’educazione alla cittadinanza, infatti, non può prescindere dal confronto sul presente e sulle sue sfide più scottanti.

Il giudizio di Cacciari sulla reazione del governo Meloni

Le parole di Massimo Cacciari non hanno risparmiato il governo guidato da _Giorgia Meloni_. A Radio24, il filosofo ha definito la reazione dell’esecutivo alle proteste universitarie e scolastiche come “una dimostrazione di debolezza”.

Secondo Cacciari:

"Il governo mostra una debolezza di fondo quando, invece di dialogare con gli studenti e con il personale universitario, preferisce dichiarare guerra alle occupazioni e alle manifestazioni pacifiche. Un potere sicuro di sé non ha paura della discussione né del dissenso".

Il filosofo invita le istituzioni, in particolare _il Ministero dell’Istruzione_, a riscoprire il valore del confronto. Altrimenti, il rischio, secondo Cacciari, è quello di "una scuola asettica e autoritaria, distante dalla realtà sociale e incapace di assolvere alla sua funzione formativa".

Le reazioni del mondo scolastico e universitario

Le dichiarazioni di Cacciari a Radio24 sono state riprese da diverse testate nazionali e hanno avuto un effetto catalizzatore nel dibattito pubblico. Tra le reazioni più significative:

* Sindacati degli insegnanti hanno sottolineato la necessità di difendere la libertà di insegnamento. * Alcuni rettori e presidi hanno ribadito l’importanza di mantenere le università come "zone franche" di libero pensiero. * Associazioni studentesche hanno espresso il proprio apprezzamento per le parole del filosofo, invitando le istituzioni ad ascoltare il malcontento diffuso.

A fronte di questi sviluppi, la polemica resta aperta: fino a che punto è lecito portare temi politici all’interno delle aule? Quali garanzie di pluralismo è possibile offrire?

Un confronto internazionale: politica e scuola fuori dall’Italia

Affrontare il tema Cacciari politica scuole impone anche uno sguardo comparato. In molti paesi europei e non solo, le esperienze relative alla presenza politica nelle scuole sono varie:

* In Francia esiste una netta distinzione tra scuola e militanza politica, ma il dibattito civile è incoraggiato nell’educazione civica. * Nelle scuole statunitensi i temi di attualità (dalla guerra al razzismo) sono spesso parte integrante del curriculum. * In _Germania_, alcune leggi regionali disciplinano la presentazione di eventi d’attualità in modo neutro, ma non escludono la dimensione politica dalla discussione in classe.

Il quadro emerge come sfaccettato, ma il filo conduttore sembra essere la capacità di trattare queste tematiche con serietà e rispetto della pluralità, piuttosto che attraverso esclusioni a priori.

La questione della neutralità a scuola e il dilemma dell’educazione civica

Uno degli ostacoli sollevati dai critici delle posizioni di Cacciari è quello della “neutralità scolastica”. Domanda cruciale: come può la scuola garantire rispetto tra posizioni diverse senza farsi portatrice di una sola visione politica?

Secondo Cacciari, questa è una falsa dicotomia. Una scuola neutra nei confronti della realtà – ovvero che tace davanti a ciò che accade fuori dalle sue mura – diventa, di fatto, _"complice dell’ignoranza"_.

Perciò l’obiettivo dovrebbe essere un altro: formare una cittadinanza attiva e consapevole, capace di assumere opinioni critiche sulle questioni globali. L’educazione civica va intesa come pratica di discussione, non come lista di nozioni asettiche.

Il ruolo delle università come luogo di dibattito democratico

Le _università_, storicamente, sono il crocevia del pensiero libero e del confronto tra idee. Anche in Italia, ricorda Cacciari, i movimenti studenteschi hanno spesso anticipato cambiamenti profondi della società civile (dai movimenti per i diritti negli anni ’60-’70 alle attuali rivendicazioni internazionaliste).

Ribadire la centralità del vero dibattito democratico – e il diritto alla protesta pacifica – significa garantire ancora oggi che le università non si trasformino in centri sterili di produzione di "competenze", ma rimangano luoghi di crescita umana, culturale e civile.

Sintesi e prospettive future

Le affermazioni di Massimo Cacciari sulle occupazioni università Gaza e, più in generale, sulla funzione politica della scuola, propongono una riflessione di grande attualità per l’Italia. Il filosofo richiama tutti – dirigenti, docenti, studenti, legislatori – alla responsabilità di una scuola aperta alla realtà e non chiusa nella paura del confronto.

In estrema sintesi:

* Escludere la politica dalla scuola è irrealistico e dannoso. * La formazione civica e critica richiede discussione, anche sulle grandi controversie internazionali. * Il governo, secondo Cacciari, dovrebbe reagire con apertura al dialogo, non con repressione. * L’esperienza delle proteste universitarie mostra che il sistema formativo italiano è ancora vivo e sensibile alle sfide della contemporaneità.

Se la scuola deve davvero formare cittadini, allora la politica dovrà essere parte integrante della vita scolastica. Dibattere di Gaza, discutere di democrazia, affrontare la complessità dei conflitti globali: questi sono compiti fondamentali per una società che voglia definirsi democratica e matura.

Pubblicato il: 5 ottobre 2025 alle ore 01:00